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Autore: phasesofthemoon    05/12/2010    1 recensioni
“Sei uno stronzo, Jacob Black ” La sentii mugugnare mentre si stringeva più forte contro il mio petto.
In quel momento ogni sua offesa era vana per me.
“Perché ti sono mancato,Nessie?” Le sussurrai la domanda all’orecchio, una delle mie due mani la accarezzava dolcemente i capelli.
Lei sussultò e si allontanò lentamente da me.
Era bellissima anche con gli occhi arrossati.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Quando raggiungemmo casa Cullen era circa l’una di pomeriggio.
In forma di lupo ero seguito da Edward, Emmet, Jasper e Carlisle che correvano al mio fianco.
Rallentammo in vista dello spiazzo dove si ergeva la bella casa dei  Succhiasangue, quindi mi nascosi lesto dietro ad un albero per riprendere la forma umana e indossare i vestiti che avevo lasciato lì poche ore prima.
“Jacob lo dirai tu ai Lupi vero?” Mi disse Carlisle mentre uscivo da dietro il cespuglio.
Osservai come un lampo i suoi occhi e annuii distratto, mentre ero intento ad osservare l’interno della casa.
Eccola.                                                         
Dissero la mia coscienza, la mia mente e il mio cuore all’unisono.
Il battito iniziò a crescere leggermente.
Emmett, Jasper e Carlisle si lanciarono un’occhiata fuggente, quasi impercettibile. Dovevano aver percepito il cambio di frequenza del battito.
Edward leggeva i miei pensieri, frugava nella mia mente, mentre le immagine dei nostri momenti insieme passavano fugaci come flash.
Odiavo che potesse entrare e leggere nei miei pensieri.
Lo odiavo.
Si limitò a scrutarmi con quel viso scuro, concentrato su di me.
“Vuoi smetterla?” Lo ripresi riluttante fissandolo e stringendo i pugni fino a quasi farmi male.
Edward mi restituì lo sguardo e senza aprir bocca si avvicinò a me.
“Ragazzi! Non fatemi intervenire!” Esclamò Jasper sull’orlo dell’esasperazione.
“Shh” Edward si portò un dito alla bocca e lo zittì.
Avevo proprio voglia di sentire cosa voleva il succhiasangue.
Erano passati 8 anni.
Non avevo perso l’abitudine di chiamarlo succhiasangue, ovviamente.
“Jasper, Em e Carlisle entrate in casa, per favore” Disse Edward con calma.
I tre non fecero commenti sconvenienti, né ripresero Edward; gli lanciarono un’occhiata ed entrarono.
Rimanemmo soli.
Io e Lui.
Bene, molto bene.
“Jacob Black già il fatto di dover sopportare che tu vivi per mia figlia” E sottolineò l’ultima parola con enfasi “Mi irrita, mi rende inquieto; per di più lei ormai è una sedicenne e per la conclusione del processo di crescita, suppone Carlisle, manca forse un anno o poco meno.”
Era tutto vero.
Ero felice che lei ormai fosse grande.
Avevo paura di dirle che in realtà l’amavo come nessun’altra, come nessuno avrebbe mai fatto con lei, che avrei dato l’anima per lei e che avrei dato tutto me stesso per lei, solo per LEI.
“Mi impedisci anche di pensare a lei ora?” Mormorai con uno smorfia stampata sul volto
“Non devi imporle nulla.Lo sai questo, è chiaro a te da molti anni”
“Lo so, non c’è bisogno che puntualmente lo ripeti.”
“Avanti entra, lei non vede l’ora di poterti abbracciare” Mi disse teso lui e,voltatosi, si diresse verso la casa, con un passo cadenzato e irrequieto.
Trattenni la rabbia verso il succhiasangue e velocemente mi diressi verso l’entrata della casa.
Sulle scalinate mi aspettava con un sorriso stampato sul viso, che dava luce e colore alla mia giornata.
 
“Jake” Gridò lei a pochi passi da me, si scaraventò giù dalle scale in legno e mi strinse forte.
La incatenai tra le mie braccia, inspirando il suo profumo e beandomi della sua presenza.
Ero in paradiso.
“Nessie”
“Ero in ansia…” Confessò lei, mentre scioglieva l’abbraccio.
Quella mattina eravamo dovuti allontanarci per raggiungere l’Alaska, dove, le Vampire del Clan di Denali avevano avuto bisogno di un aiuto a casa di impertinenti clan di passaggio, con le buone avevamo risolto tutto.
“Per me?” Le domandai scherzoso.
La adoravo.
Si limitò a tirarmi un pizzicotto sul fianco e io, per farla ridere, finsi che mi avesse fatto malissimo.
 
“Come è andata a scuola?” Le chiesi sovrappensiero mentre ci incamminavamo verso la riserva.
Mi prese a braccetto e mi trascinò più veloce ridendo come una pazza.
“Come al solito” Disse quando ebbe rallentato  “La maggior parte dei professori sono noiosi” Sbuffò e scosse leggermente la testa, facendo ondeggiare i lunghi capelli a boccoli sulla schiena.
“Mmh…” Mi limitai a rispondere.
Ormai non andavo più a scuola, non ne volevo parlare, in qualche modo mi vergognavo. Non ero nemmeno riuscito a finire il liceo. Dispiaceva a me, ma anche a mio padre, d'altronde.
“Di cosa stavate parlando tu e papà?” Mi chiese curiosa quanto finalmente arrivammo alla spiaggia e ci sedemmo su un grosso masso.
Ovviamente non le avrei detto la verità.
“Nulla di che” Mi limitai a rispondere, mentre però le sue parole mi echeggiavano nella testa.
Lei ormai è una sedicenne…Non devi imporle nulla…
Avevo paura che non avrebbe scelto me.
Un brivido mi attraversò la schiena mentre lei guardava il mare.
E se non avesse scelto me, cosa avrei fatto?
Sarei scappato per non soffrire?
Strinsi i pugni e inquieto incrociai le gambe.
Forse era arrivato il momento di dirle la verità.
La verità che io l’amavo, anzi, vivevo per lei da quando era nella pancia di sua madre.
Dovevo dirlo a lei.
E quello sembrava il momento perfetto, il luogo perfetto e la circostanza perfetta.
Schiarii la voce, ma le parole sembravano non voler uscire.
Sebbene non avessi mai avuto paura di dire le cose in faccia, in quel momento provai paura. Molta paura.
“Nessie…” Richiamai la sua attenzione, il mio cuore fremeva impazzito.               
“Dimmi Jake” Rispose allegra voltandosi verso di me e incastrandomi con quei suoi occhi scuri, uguali a quelli di sua madre quando era umana.
“Devo dirti una cosa…” Cercai di sorridere, forse invano.
“Eddai, avanti. Sono qui” Si mise comoda e mi osservò sorridendo e dondolandosi avanti e indietro come una bimba.
Dillo Jake. Urlò la parte impulsiva di me.
Tienitelo per te, stupido! Urlò la parte meditabonda di me.
Aspetta, Aspetta. Urlò la parte umana di me.
Prevalse la parte impulsiva.
“Ebbene…io voglio dirti che t-----“
“Jakeeeeeeeee! Nessieeeeeeeeeeeeeeeee!
  
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