L’Avana, Cuba, 1977
Agosto
Katie era nervosa. E non aveva alcun
problema nell’ammetterlo. Aveva paura. Aveva paura di incontrare Javier, paura
di trovarsi a faccia a faccia con il proprio passato. Aveva paura che Javier le
rivolgesse la parola, e allo stesso tempo aveva paura di essere ignorata. Aveva
paura di non vederlo. “Forza, sorellina, non essere così tesa” le sussurrò
Lucy, stringendole la mano. “Prima o poi doveva succedere” aggiunse, abbassando
ancora la voce.
Entrarono, e come sempre si avvicinarono
al bancone. Isabella aveva comprato un nuovo vestito, piuttosto economico, di
un verde che faceva risaltare la sua carnagione. Si sistemò su uno sgabello e
iniziò a tormentare il ciondolo che teneva al collo, cercando con lo sguardo il
ragazzo che l’aveva invitata. Lucy prese posto accanto a lei, e Katie accanto
alla sorella. Luis si avvicinò per un saluto, ma rimase senza parole alla vista
di Katie. “Señorita Miller! È un piacere rivederla!”
“Salve, Luis” rispose lei, cercando
di sorridere in modo naturale.
“Sua figlia ha il suo stesso talento
nella danza, lo sa?”
Katie sorrise, cercando di evitare
una risposta. Non poteva saperlo, non aveva mai visto Isabella ballare. Lucy
decise di interrompere il silenzio ordinando da bere, ma nello stesso momento l’uomo
dietro al bancone decise di rendere nota a tutti la presenza di Katie.
“Signore e signori, un attimo d’attenzione!”
tuonò Luis. Katie si fece piccola sullo sgabello. Avrebbe voluto scomparire. “Dopo
diciannove anni, sono felice di annunciarvi che la Regina della Rosa Negra è
tornata! Dov’è il Re? Dov’è Javier?”
La musica si era bruscamente
interrotta, e il silenzio sembrava aver cancellato anche le voci della gente. Tra
tanta gente immobile, una figura si mosse. Dal centro della pista, Javier si
avvicinò al bordo, e di lì al bancone. Katie trovò il coraggio di alzare gli
occhi, scoprendo che Lucy aveva ragione: Javier non era cambiato. Era più
vecchio, sì, ma non era cambiato. Non erano cambiati i suoi occhi, ancora neri
come diciannove anni prima. Non erano cambiate le sue mani. Non era cambiato il
suo sorriso.
Stava sorridendo. E le tendeva una
mano. “Quieres bailar, mi reina?”
Katie rimase a guardarlo per una
manciata di istanti. Sapeva di non poter rifiutare. E poi Lucy la stava
spingendo già dallo sgabello. Katie non riusciva a staccare i propri occhi da
quelli di Javier. Ma davvero non si era accorto che Isabella era sua figlia? Erano
così simili… e i loro occhi erano praticamente identici.
Fece scivolare la propria mano su
quella di Javier. Lasciò che lui la stringesse. Lo seguì fino al centro della
pista. Indossava il vestito rosso, quello usato per la gara di ballo di vent’anni
prima. Incredibilmente, le stava ancora bene. Lucy lo aveva conservato con cura
e lo aveva infilato in valigia all’ultimo momento, sperando in un’occasione per
farglielo indossare.
Javier si fermò al centro della
pista. Lei si fermò. Javier si voltò e la guardò ancora una volta. Katie
trattenne il respiro, mentre la mano di Javier scivolava sulla sua schiena. Si
lasciò stringere, e finalmente trovò il coraggio di respirare di nuovo. E di
guardarlo davvero negli occhi. E di
pensare a qualcosa di intelligente da dire.
“Sei tornata” lo sentì sussurrare,
tra i brusii della folla.
Sentì la propria bocca piegarsi in
un sorriso, mentre l’orchestra ricominciava a suonare. Katie non ballava da
molto tempo, ma non aveva dimenticato niente. Ogni passo, ogni giravolta, ogni
mossa: era tutto inciso nella sua memoria, e pian piano tutto riaffiorava. Le mani
di Javier la guidavano sulla pista, sotto gli occhi di gente che li applaudiva,
di gente che sorrideva, di gente che inneggiava al “Rei y a la Reina de la Rosa Negra”.
Isabella, ancora seduta al bancone,
osservava rapita la madre, che mai avrebbe immaginato così in gamba. “Zia Lucy,
ma quella è davvero mia madre?”
Lucy annuì, incapace di dire
qualsiasi cosa. Nel vedere la sorella tornare a volteggiare sulla pista della
Rosa Negra insieme a Javier, non aveva potuto fare a meno di commuoversi. In fondo
al cuore, sapeva che sarebbe andato tutto a posto. In qualche modo, tutto si
sarebbe aggiustato. Sarebbe andato tutto a posto, perché il posto di Katie era
su quella pista, tra le braccia di Javier.