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Autore: Iris of Goodbye    06/12/2010    7 recensioni
"Se c'è una cosa che ho imparato in questi cinque anni lontana da te, è che niente torna come prima. Tutto cambia, ma devo ancora capire se tra me e te questo mutamento è stato positivo o Negativo."
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Traduzione, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Scusate per il ritardo. Dovevo riprendermi dopo essere tornata in questa *bip* di Italia. Ringrazio memy881 SplashedAlcoholic SchwarzeMeer483 o0edda0o e MakeSomeNoise

 

Capitolo 19

 

-isa..isa..per l'amor di Dio Isabelle rispondi!-
-Signore, ho già chiamato l'ambulanza- Avvertì un uomo abbastanza grasso in un inglese stentato.
-Grazie..- rispose atono il moro tenendo sua figlia tra le braccia.
Doveva essere svenuta, semplicemente svenuta.
Ma l' ansia e la pauta lo stavano corrodendo.
-Si muova! I servizi sanitari non sono per nulla buoni qui!- urlò sull'orlo di una crisi.
Si mise seduto accanto alla figlia senza lasciarle neanche per un istante la mano.
E poi la corsa in ospedale.
-Adesso lei aspetta qui, mentre noi facciamo tutto il necessario per controllare la bambina-
- Ma io ho bisogno di saperlo subito!- borbottò esasperato
Il medico lo guardò alzando gli occhi al soffitto voltandosi poi per andar via.
Il vocalist si lasciò cadere sulle sedie bianche in sala d'aspetto cercando di stabilizzare il suo battito cardiaco. Se avesse continuato così
il cuore gli sarebbe uscito dal petto.
- Lo faccio, lo devo fare..-sussurrò a se stesso prendendo il cellulare.
Cercò tra i contatti il numero che gli interessava e premette il bottone verde.
-Bill?- la voce dall'altro capo del telefono rispose.
- E si, sono io..-
-Dove sei?-
Prese un bel respiro e iniziò a parlare
-Tom...senti non fare domande e vieni con Amy all'ospedale vicino la Tour Effel.-
- Ospedale?..Bill? Bill che diavolo è successo? stai bene?-
-Tom.  Tom per favore vieni qui. Isa...- non riuscì a finire la frase e dovette pregare con tutto se stesso di non crollare proprio in quel momento.
- Ehi, ehi sta calmo. Arriviamo subito-
Il moro attaccò chiudendo gli occhi per un secondo. Era distrutto
Aveva una strana sensazione allo stomaco che non gli permetteva di respirare bene.
Isa. La sua piccola Isa era li dentro da più di dieci minuti ormai.
Pregò che fosse sveglia e che stesse chiedendo di lui e della sua mamma. Di tornare a casa per giocare con le sue bambole.
Ancora una volta chiuse gli occhi e cercò di non pensare al peggio.
- Tom, Si può sapere dove stiamo andando così di corsa?- Amy era seduta in macchina con la cintura malamente allacciata;
Tom aveva già superato tre semafori rossi senza neanche accorgersene e la sua espressione seria le metteva una certa paura.
- Tom, per l'ultima volta. Dove-stiamo-andando?- scandì lentamente le parole ma non riuscì ad udire risposta perchè proprio in quel momento l'audi si fermò nel parcheggio dell'ospedale Santa Fe.
La bionda trattenne il respiro per una manciata di minuti. Non voleva neanche immaginare che cosa fosse successo.
Solo un ginocchio sbucciato.
Continuava a ripetersi, ma in cuor suo sapeva che quella corsa per arrivare qui non prometteva nulla di buono.
Riprese coscienza di se e a tempo record si precipitò all' interno dell'edificio senza badare che Tom fosse dietro di lei o meno.
-Bill, Bill! che diavolo è successo?- si avvicinò al moro scuotendolo per le spalle - Dov'è Isabelle? Dov'è?- continuò penetrando quasi il suo giobotto di pelle con le unghie.
il vocalist tentò di risponderle vano. La bionda continuava a parlare e fare domande a raffica.
-Amy! Ti vuoi calmare?- la riprese Tom afferrandola per le spalle e facendola sedere - Se continui a parlare Bill non potrà spiegarsi-
- Stavamo al parco, E io ero seduto sulla panchina mentre Isa giocava. Poi deve essersi allontanata e .. e quando mi sono voltato ..quella macchina è comparsa dal nulla..-si portò le mani al viso.
- La mia bambina..la mia piccola bambina..- gli occhi verdi di sua madre si fecero improvvisamente lucidi.
- Non dovevo fidarmi così tanto. Lo sapevo- borbottò asciugandosi le lacrime.
-Ehi! Adesso non prendertela con me!-
- Per l'amore del cielo Bill! è Una bambina! Va tenuta d'occhio venti quattro ore su ventiquattro!-
- Io l'ho fatto!- si difese il moro
- Non abbastanza bene evidentemente.- Gli occhi si puntarono in quelle due pietre color nocciola trasmettendogli la verità dei propri sentimenti.
-Puoi anche tornare a casa adesso. A lei ci penso io- sussurrò quasi impercettibilmente stringendo le mani in pugno.
Odiava doverlo fare, odiava che le cose andassero storto proprio quando tutto sembrava aggiustarsi.
Un sorriso amaro le incorniciò il volto stanco. Ormai doveva esserci abituata.
- Signor Kaulitz?- domandò il dottore uscendo dalla saletta dove poco fa aveva portato la bambina.
Amylee scattò in piedi - Sono la madre della bambina la prego mi dica come sta.- scongiurò avvicinandosi.
Il medico sospirò appena guardando la cartella -Non ci sono danni permanenti. Ha subito un forte schock, e un lieve trauma cranico.La terremo qui per un paio di giorni- spiegò - La camera è quella, se vi volete accomodare-
- Grazie.- sussurrò la ragazza precipitandosi all'interno della saletta.
Dovette usare tutta la forza che le era rimasta per non crollare sul pavimento in un pianto senza fine mentre osservava il piccolo corpicino di sua figlia steso ed immobile sul letto bianco.
Bill guardò Tom e poi sospirò - Torniamo a casa?-
- Non..Non vuoi entrare?-
- Non sono il benvenuto..- sussurrò più a se stesso.
Si avvicinò alla porta e osservò la mano della madre carezzare dolcemente la pelle pallida sul dorso di Isa.
La bocca sussurrarle qualcosa decisamente incomprensibile per lui.
I suoi occhi si puntarono su tutti quei tubicini che avvolgevano sua figlia.
Che cosa aveva fatto?.
I sensi di colpa lo attanagliarono fino a fargli male al cuore. Non c'era spazio per lui in quella casa. Ne come fidanzato, ne come padre.
Lui non era all'altezza di tutto ciò.
-portami via Tom..- pregò con voce strozzata lasciandosi afferrare dal fratello.
Recuperò la giacca e uscì da quella struttura macabra appena in tempo per lasciare che le lacrime gli rigassero la guancia perfetta.
Quello era senza dubbio un altro ostacolo da superare.

  
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