Ombre
Il tuo silenzio mi stupisce.
Ancora.
Dopo tanto tempo dovrei essermi abituata, non credi?
Solo ombre scivolano furtive fuori dalle tue labbra chiuse, le parole non dette sono un peso da portare nel cuore, ogni giorno più pesante.
Chiudo gli occhi, cercando di vedere, di vederti.
Ma intravedo a malapena la tua ombra, che si allontana, confondendosi sempre più con l’oscurità che sopraggiunge, veloce.
Tu, che ti allontani da me, inesorabilmente.
Stavolta davvero.
Sento il suono dolce del tuo respiro stanco. Un sussurro, solo uno, chiedo.
Un segno che io esisto e che tu mi percepisci.
Mi sto perdendo in un labirinto di vecchi sentimenti che credevo dimenticati, sommersi ormai dall’edera folta del tempo, che non lascia passare la luce.
Impercettibilmente scuoto la testa, allontanando pensieri molesti che, come le falene ronzano leggiadre intorno alla lampada, volano attorno a me, guardandomi con compassione.
Perché non mi senti?
Sto urlando.
Ma tu non ascolti.
Ancora.
Barcollo tra le ombre del rimpianto, delle parole non dette…
Forse sono troppo lontana per essere salvata.
Sicuramente troppo per essere salvata da te, che porti via la luce.
Abbandonarti?
Potrei svegliarmi finalmente da questo sogno, rischiando però di dimenticare ciò che fu.
C’era qualcosa nei tuoi occhi spenti che mi teneva legata a te, prigioniera in me stessa.
Vivevamo tra mille colori, ora siamo solo un caleidoscopio rotto, vedo tutto in bianco e nero.
Il nostro passato insieme è sbiadito, bagnato dalle mie lacrime.
I contorni si perdono nel cielo assassinato di questo freddo tramonto.
Sto sprofondando lentamente nel nero dell’oblio, tendendo la mano verso di te, che non mi vedi.
Ancora.
E allora vado.
Sono stanca di affondare nelle ombre.
Voglio imparare a nuotare.