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Autore: adamantina    06/12/2010    2 recensioni
Vanessa, Blake, Damien, Lily, Charlotte e Jonathan sono diversi.
Non si considerano speciali; i loro "doni" non sono per loro altro che una maledizione che impedisce loro di avere una vita normale come un qualsiasi altro teenager.
Vanessa, Blake, Damien, Lily, Charlotte e Jonathan vivono al Queen Victoria's College, scopo del quale è addestrarli al controllo dei propri superpoteri -perchè è di questo che si tratta, nonostante il termine non risulti loro gradito-, a come sfruttarli, a come nasconderli.
Ma una serie di particolari eventi e un nuovo, strano preside li porteranno a chiedersi se il Queen Victoria's non sia, più che una scuola, una sorta di prigione...
E se lo fosse, sarebbe forse peggiore del mondo esterno, con i suoi schemi, le sue regole e i suoi ottusi pregiudizi?
Genere: Avventura, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Queen Victoria's College'
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~the cure~

 

[Jonathan]

 

Non appena mi sveglio, vorrei non averlo fatto.

Il dolore è ai limiti del sopportabile. Ogni parte del mio corpo brucia, in particolare la schiena e il petto. Mi sembra di andare a fuoco.

Apro gli occhi e vedo Charlotte seduta accanto a me.

-Charlie-, mormoro, la gola secca.

Lei sussulta.

-Sei sveglio! Come stai?-

La parola “bene” mi esce di bocca automaticamente, anche se non potrei essere meno sincero.

-Te la sei vista brutta-, dice, alzandosi per prendere un bicchiere d’acqua. –Ricordi qualcosa?-

Stringo gli occhi, cercando di mettere ordine nei miei pensieri confusi e distinguere i ricordi dai sogni.

-La rete, naturalmente. E poi Blake … -, rivedo la sua preoccupazione mentre cerca di liberarmi, e Vahel che lo richiama … - E Vahel-, dico a denti stretti, carico d’odio.

Charlotte mi porge il bicchiere d’acqua. Mi sforzo di mettermi seduto, ma il mio corpo protesta vigorosamente, strappandomi un ansito al distendersi improvviso delle ferite non ancora cicatrizzate.

-Stai fermo-, mi impone Charlotte.

Non ho la forza di contraddirla. Mi aiuta con delicatezza a sollevare la testa per bere.

-Sei un angelo-, sospiro con gratitudine.

Charlie arrossisce e questo mi fa sorridere.

-Blake ha avuto dei problemi?-, chiedo.

Charlotte esita, rigirandosi il bicchiere vuoto tra le mani.

-Vahel lo ha chiamato nel suo laboratorio e gli ha scaricato nel corpo dell’energia elettrica ad alto voltaggio per più di due ore-, dice infine, tutto d’un fiato, come se così la notizia dovesse essere più facile da digerire.

Spalanco gli occhi.

-Che cosa?-, grido.

-Sta bene-, si affretta a specificare Charlotte.

-Come può stare bene se veramente ha … -, non riesco neanche a dirlo, sconvolto dal fatto che Blake abbia dovuto sopportare una cosa del genere per aver aiutato me.

Charlotte, con calma, mi spiega la correlazione tra il potere di Blake e l’elettricità, ma la ascolto con un orecchio solo.

-Come mai i professori non fanno nulla?-

-Il presidente ha approvato i metodi di Vahel. Non possono opporsi.-

Non replico, pensandoci su. Il silenzio dura a lungo, quindi Charlotte interviene:

-Dovresti essere davvero molto grato a Blake. Ti ha salvato la vita mettendo a rischio la sua.-

-Lo sono.-

La porta si apre e ne entra il signor Hayez, il medico.

-Oh, è sveglio-, dice. –Come si sente?-

Il fatto che Charlie sia ancora qui mi costringe a rispondere:

-Bene.-

-Certo-, replica il medico, per niente convinto. –Signorina Miller, sarebbe così cortese da rifare lei le fasciature? So che ha tante credenziali quanto me.- Le fa l’occhiolino e Charlie annuisce. –Bene. Gli dia anche un altro antidolorifico. Io vado a visitare il signor Gray.-

-Signor Hayez-, lo ferma Charlotte, -Si ricordi di fare attenzione alla distensione muscolare.-

-Naturalmente, collega.-

Hayez esce ridacchiando.

-Ok-, esordisce Charlotte, un po’ impacciata. –Vediamo … -

Va alla ricerca di nuove bende mentre io chiudo gli occhi per un secondo. Sono esausto e il dolore non fa che peggiorare ad ogni movimento. Non vedo l’ora di ricevere quell’antidolorifico … ma non posso certo dirlo a lei.

Non ho ancora finito di pensarlo che Charlotte mi porge un bicchiere d’acqua con una pastiglia. Le sorrido con gratitudine prima di ingoiarla.

-Adesso devo disfare le fasciature-, dice. –Riesci a sollevarti un po’? Ecco, così. Perfetto.-

Con un po’ di imbarazzo abbassa coperte e lenzuola e comincia a togliere le bende. Fisso il mio sguardo su un punto vuoto nel muro, determinato a non guardare per non deprimermi.

La mia mente si perde ad osservare l’ombra di Charlotte sul pavimento di piastrelle bianche. I lunghissimi capelli formano strane onde intorno ad essa.

La sento prendere un respiro più profondo, ma ancora non oso guardare.

-È tanto brutto?-, voglio sapere.

-No, no-, si affretta a replicare lei. –Voglio dire, migliorerà … col tempo.-

Adesso ho veramente paura di guardare.

Ma mi faccio forza e abbasso gli occhi.

È ancora peggio di quanto avessi pensato. Il mio petto è coperto di lunghe ferite violacee, sottili ma numerose, più o meno dappertutto. Qualcuna sanguina ancora e tutte hanno un aspetto pessimo. Al pensiero che siano anche sulla schiena, sulle gambe, sulle mani, sul viso mi viene la nausea. Torno a guardare il muro.

-Jonathan.-

-Sì.-

-Guardami.-

Mi costringo a portare gli occhi sul suo volto.

-Ascoltami-, insiste Charlotte. –Miglioreranno. Tra una sola settimana sembrerà già molto meno drammatico.-

Annuisco, ma la mia convinzione è pari a zero.

-Jon-, Charlie non desiste e mi prende il viso tra le mani. Mi piace questo contatto. –Ti prometto che andrà tutto bene. Resteranno poche cicatrici.-

-Se lo dici tu, ci credo.-

Ed è la verità.

Charlotte mi guarda negli occhi con tanta convinzione che mi è impossibile non crederle. Non mi ero mai accorto dei riflessi dorati dei suoi occhi.

Scuote la testa.

–Non dovrebbe essere così importante, comunque.-

-Ah, no?-

-È quello che c’è dentro che conta-, mi ricorda con un sorrisetto.

Sbuffo.

-Dicono tutti così.-

Charlotte inizia a tamponare le ferite con del disinfettante. Restiamo in silenzio a lungo, e sono io il primo a spezzarlo, quando ormai lei ha finito il lavoro.

-Grazie-, le dico.

-Per cosa?-

-Per essere qui.-

-È un piacere.- Arrossisce appena. –Non che sia un piacere che tu sia qui. Intendo dire che … -

-Charlie-, la interrompo.

-Sì.-

-Sono convinto che tu sia un genio, non farmi cambiare idea.-

Lei ride, e io faccio una cosa stupida.

Impulsiva e decisamente fuori luogo.

Ma che posso farci? È semplicemente successo.

Le prendo il viso tra le mani e la bacio.

Così, senza preavviso, improvvisamente.

Anche se so che non dovrei.

Ma in questo momento tutto ciò a cui penso è a quanto è bella, e a quanto mi piace la sua risata, e a quanto è stata carina con me oggi.

Lei si irrigidisce ma poi si lascia andare.

Non ci allontaniamo l’uno dall’altra per un tempo che a me sembra molto lungo.

Poi Charlotte si ritrae, il mio cervello riprende a funzionare e mi rendo conto di cosa ho fatto. La guardo con un certo timore della sua reazione.

Charlotte batte le palpebre, fa per dire qualcosa ma si interrompe, mi osserva, quindi si alza e mormora:

-Devo andare.-

Ed esce quasi di corsa.

Rimasto solo, mi do dello stupido.

Non avrei dovuto.

Due anni fa, quando siamo arrivati qua, il vecchio preside ci aveva messi in guardia dall’instaurare rapporti più profondi di un’amicizia.

L’amore porta litigi, i litigi portano all’odio, l’odio porta al tradimento.

Io non ero mai stato particolarmente favorevole a questo, ma devo ammettere che non ci avevo mai pensato sul serio.

Abbiamo sempre rispettato questa regola. Cosa direbbero gli altri se lo sapessero? Capirebbero? Dovrei forse dimenticare quello che è successo?

Certo che sì.

Però … Dio, Charlotte è così bella. E simpatica, e intelligente, e stupenda.

Non voglio dover rinunciare a lei.

Non è giusto.

Sospiro e cerco di mettermi comodo, ma l’antidolorifico non ha ancora fatto effetto se non per provocarmi una certa sonnolenza.

Mi addormento, sulle labbra ancora il sapore di Charlotte.

   
 
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