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Autore: DaughterOfDawn    06/12/2010    5 recensioni
Questo è una sorta di flusso di pensieri con la punteggiatura che ho scritto in una giornata un po' particolare...Parla della sensazione di sentirmi in una gabbia, isolata dal resto del mondo che provo qualche volta quando sono da sola in un posto affollato. Sentirsi soli tra la folla, invisibili agli altri, inuditi ed inudibili, non potendo mai essere veramente noi stessi...
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prisoner

Le prime luci dell’alba cominciavano a filtrare tra la rete delle sbarre che sprangavano le finestre, chiuse da doppi vetri antiproiettile, eternamente a specchio.
Nessuno mi poteva vedere, nessuno poteva percepire la mia presenza
Me ne stavo in piedi, in silenzio, le mani intrecciate tra i quadratini di ferro formati dalle sbarre della mia prigione, a guardare il sole nascente e la vita della città che si svegliava.
Ero solo, nessuno sapeva della mia esistenza.
Urlare non mi sarebbe servito, nessuno poteva sentirmi. Da tempo, poi, la mia rabbia era stata sostituita dalla rassegnazione e da una calma glaciale.
Non avevo più motivo di gridare, di dibattermi, di colpire le pareti perché avrei ottenuto solo di ferire me stesso.
Tanto nessuno sarebbe arrivato a liberarmi, ero condannato a restare prigioniero per l’eternità. Soprattutto perché la Prigione vera non era quella in cui era chiuso il mio corpo, ma quella che richiudeva, e rinchiude tuttora, la mia anima, il mio essere, la mia essenza.
Sono solo, non ho amici, non ho parenti, nessuno può volermi perché nessuno può capirmi.
Sono prigioniero di me stesso, la mia Prigione non è solo di cemento e vetro, le sbarre non sono solo di ferro. Lei, la mia Prigionia, non è materiale, non è finita, è eterna, avvolge il mio spirito. Nessuno poteva soccorrermi e nessuno lo voleva perché nessuno mi conosceva. Solo io conosco la mia natura, anche se non so quanto a fondo. Per questo sono solo. Nessuno mi ama, nessuno potrebbe farlo, solo e diverso, straniero nella mia stessa casa, rinnegato dalle mie stesse origini, prigioniero del mio stesso essere.
Non posso provare sentimenti positivi perché nessuno me l’ha mai insegnato. Non posso ridere perché nessuno mi ha mai mostrato come si fa. Posso solo sorridere amaramente alla mia triste Sorte perché è stata proprio Lei a insegnarmelo. So anche piegare le mie labbra esangui e mostrare i miei denti, tutti più appuntiti del nomale, per fare ghigni cattivi, divertiti o assassini come Lei, la mia Prigionia, mi ha insegnato. Conosco inoltre l‘odio, la rabbia, il rancore, la tristezza, il terrore, l‘angoscia, l‘ansia, il dolore perché Lei me li ha mostrati. Sono anche capace di piangere. Sono diventato ossessivo, egocentrico, insensibile, cattivo.
Nessuno mi può cambiare, è passato troppo tempo ormai.
Come filtrava la luce, filtravano anche i suoni esterni, ma erano ovattati, come sotto una coltre di neve. Di notte nella mia prigione regnava il silenzio. Io stesso non osavo muovermi per paura di turbarlo con qualche azione distratta e rumorosa. Cercavo anche di respirare nel modo più leggero possibile.
Nessuno ci avrebbe fatto caso perché io ero invisibile e incorporeo.
Quanto alla Prigione che c’è dentro di me, in quella è sempre notte, vi regna un buio che non si può rischiarare e un silenzio che non si può rompere. In alcun modo. Lei non lascia che la mia mente riposi, né quando dormivo sul freddo pavimento di pietra, né quando ero in viaggio e nemmeno ora che dormo in un letto vero. Ho solo diciannove anni ma è come se fossi al mondo da secoli.
Sono umano, almeno credo, ma mi sento straniero su questa Terra. Ora sono l’essere più libero del mondo, ma allo stesso tempo, sono perennemente prigioniero. I miei occhi, i miei capelli i miei vestiti sono più neri di un baratro senza fondo, mentre la mia pelle ha il colore candido e lucente della Luna. A guardarmi, sembro ancora un bambino ingenuo e innocente, ma la mia anima è nera come una notte senza stelle e senza Luna. Sono un insieme di contraddizioni che, in teoria, non potrebbero convivere in un unico essere. Sono l’eccezione che conferma ogni regola.
Una volta speravo che qualcuno mi trovasse, ora non voglio più essere liberato, non voglio più che qualcuno faccia breccia nella mura della mia Prigione interna, non voglio più che qualcuno ne distrugga le mura, perché da troppo tempo vivo nel buio e la luce mi ucciderebbe. E poi, se la mia Prigione venisse aperta quando è buio, allora io ucciderei chi l’ha aperta perché ormai non sono più quello che ero, sono un’anima nera, un mostro.
Dato che sono perennemente rinchiuso, io nel mondo non esisto. Ma, allo stesso tempo, se non fossi prigioniero di me stesso non sarei io, quindi non esisterei. Ciò che vedono gli altri dal fuori, mentre io vivo la mia non-esistenza, sono ologrammi, copie fasulle di me stesso, tutte completamente diverse tra loro e completamente diverse dal vero me. Quindi nessuno può conoscermi e, di conseguenza, capirmi.
Sono destinato a essere solo. Sono condannato a vivere una non-esistenza in tanti diversi non-me. Devo vivere nel buio e nel silenzio. Devo rimanere prigioniero di me stesso per l’eternità. Io non posso essere capito o aiutato o amato.
Io sono solo.
Io sono prigioniero.
Io non esisto.

  
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