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Autore: EternallyMissed92_    06/12/2010    12 recensioni
Era un pomeriggio tranquillo e piuttosto noioso in quel di Los Angeles. Shannon era seduto sul divano del soggiorno a godersi una rivista tutta al femminile con gli auricolari nelle orecchie che sparavano musica rock a tutto volume. Tomo, seduto sulla poltrona, strimpellava dolcemente la sua Gibson Custom nera.
Ma quella tranquillità era destinata a durare ben poco. Quella pace stava per essere sopraffatta da una minaccia, un uragano vivente. E quell’uragano aveva nome e cognome: Jared Leto.
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutta colpa della vecchiaia
 
 
Era un pomeriggio tranquillo e piuttosto noioso in quel di Los Angeles. Shannon era seduto sul divano del soggiorno a godersi una rivista tutta al femminile con gli auricolari nelle orecchie che sparavano musica rock a tutto volume. Tomo, seduto sulla poltrona, strimpellava dolcemente la sua Gibson Custom nera.
Ma quella tranquillità era destinata a durare ben poco. Quella pace stava per essere sopraffatta da una minaccia, un uragano vivente. E quell’uragano aveva nome e cognome: Jared Leto.
“SHANNOOOOON!”
Tomo, per colpa dell’urlo sovrumano partito direttamente dalle corde vocali di Jared, rischiò di far cadere la chitarra. Shannon, al contrario suo, non si era accorto di nulla, un po’ per la musica che gli stava letteralmente trapanando i timpani, un po’ perché il suo subconscio era stato appositamente programmato per far finta di non sentire Jared e i suoi ululati.
“SHANNOOOOON!?”
Niente. Shannon era partito per un universo parallelo non appena aveva posato gli occhi sul seno piuttosto prosperoso della ragazza che riempiva la pagina di una pubblicità per l’intimo femminile.
“SHAAAAN, MI ASCOLTI!?”
Questa volta a trapanare le orecchie di Shannon non era più la musica, ma le grida del fratello che, prontamente, gli aveva sfilato un auricolare per farsi sentire.
“CHE HAI, JARED?” esclamò il batterista.
“GUARDA QUA!” e si indicò la testa con l’indice.
“Cosa dovrei vedere?”
“I MIEI CAPELLI! NON NOTI NIENTE!?”
Shannon si fece più attento nell’esplorare la folta chioma castana sparata in aria del fratello.
“Io non vedo nulla, neanche un pidocchio!”
Una vena fece la sua comparsa sulla tempia del cantante, segno che stava perdendo la pazienza.
“GUARDA MEGLIO QUI!” e afferrando l’indice destro di Shannon indicò di nuovo lo stesso punto di prima. “LO VEDI ADESSO?”
“Oh, ma che sarà mai un capello biondo? Non si vede neanche!”
“BIONDO? BIONDO?! QUESTO NON E’ BIONDO, SHAN! E’ BIANCO!”
“Ma che dici, Jared? Ti assicuro che è biondo!” mentì il batterista, sorridendo.
Sarebbero stati guai se solo gli avesse detto che quel capello, in realtà, era bianco, quindi meglio fingere per evitare il delirio del frontman. Ostentare indifferenza, ecco cosa ci voleva.
“TOMO!” lo chiamò Jared, furente.
“S-sì?”
“VIENI QUI E DIMMI DI CHE COLORE E’ QUESTO CAPELLO! ORA!”
Il chitarrista scattò in piedi e, con il cuore in gola, si diresse dal cantante come un condannato al patibolo.
“Bada a non mentirmi, croato, altrimenti ti troverai la testa pelata al posto di quei capelli lunghi cinquanta metri alla Jesus Christ, chiaro?” lo avvertì subito il cantante.
Tomo deglutì sonoramente e osservò con cura magistrale il capello trattenuto dalle dita di Jared, poi sospirò. Bene, anche lui aveva visto perfettamente che il capello era bianco, ma cosa doveva fare adesso? Contraddire Shannon oppure dire la cruda verità a Jared, evitando così di ritrovarsi senza capelli?
Passò lo sguardo da un amico all’altro, dubbioso. Poi decise: tutto, ma non pelato!
“È … è bianco…” ammise, infine.
L’avesse mai fatto. Le finestre traballarono alla furia del frontman.
“OH MIO DIO, LO SAPEVO! E’ LA FINE DELLA MIA CARRIERA! E’ LA FINE!” scoppiò teatralmente Jared, portandosi una mano sul viso.
“Jared, la finisci di fare il bambino?” lo pregò il fratello, esasperato.
“Non farne una tragedia! In fondo è normale avere un capello bianco in un caso come il tuo…” si intromise Tomo, con fare da sapiente.
Jared lo guardò, gli occhi lucidi e grigi.
“Che cosa vuoi dire?”
“Voglio dire che alla tua età, un capello bianco, può presentarsi benissimo… insomma, hai quasi 39 anni, quindi sei…”
“SONO VECCHIO, GIUSTO!? NO, PERCHE’ I CAPELLI BIANCHI VENGONO AI VECCHI!”
“No, non sei vecchio! È solo che…”
“AMMETTILO CHE SONO VECCHIO, AVANTI, BRUTTO…”
“Okay, okay, basta!” Shannon si parò davanti a Tomo, prima che Jared potesse sbranarlo vivo. “Hanno inventato la tinta, sai Jared? Se vuoi vado a prendertene una, così risolviamo la situazione.”
Il cantante si illuminò a quelle parole.
“Lo faresti davvero per me?”
“A patto che tu la smetta con le tue scenette da teatro!”
Jared gli saltò addosso, stritolandolo con amore.
“Grazie fratellone!”
 
 
 
Un quarto d’ora più tardi, Shannon e Tomo si trovavano a girovagare per la profumeria del centro alla ricerca di una tinta adatta a Jared.
“Io ancora non riesco a capire perché mi hai portato qui con te!” sbuffò il chitarrista, rivolto all’americano. “Tu volevi prendergli la tinta, non io!”
“Se tu stavi zitto e non dicevi a Jared che il capello era bianco, adesso non ci saremmo trovati qui! Questa è la tua punizione! La colpa è solo tua!”
“Che colpa ne ho io, adesso, se Jared è vecchio!?”
“Ecco, bravo, evita di dirlo davanti a lui, sennò ci tocca comprargli pure una crema antirughe!”
Svoltarono verso destra e finalmente arrivarono allo scaffale delle tinte. Ce n’erano di tutti i colori: nere, bionde, rosse, castane, addirittura rosa e blu.
Shannon si avvicinò e, dopo aver osservato le varie confezioni, optò per una tinta castana senza ammoniaca.
“Bene, direi che abbiamo portato a termine il nostro compito!” annunciò, sorridendo a Tomo.
In quel preciso istante, il Blackberry del batterista prese a suonare. Lo sfilò dalla tasca e se lo portò all’orecchio dopo aver premuto il tasto verde.
“Che c’è, Jared?”
“Sei ancora in profumeria?”
“Sì, perché?”
“Non è che mi prenderesti anche una schiuma per capelli? Sai, per renderli più morbidi e lucenti…”
Shannon alzò gli occhi al cielo. Cosa gli toccava sentire!
“D’accordo…”
“Ah, quasi dimenticavo: non prendere una tinta soltanto.”
“E quante dovrei prenderne, allora?”
“Almeno una decina.”
Shannon sgranò gli occhi.
“Una decina?!”
“Sì. Perché, non va bene?”
“No, no, va bene…” tagliò corto il batterista, rassegnato, chiudendo la comunicazione.
“Beh? Che ha detto?” chiese curioso Tomo.
“Ha detto che vuole una schiuma per capelli e una decina di tinte…”
“Una decina?!”
“L’hai detto! Senti, tu resta qui un attimo. Torno subito.”
“Come vuoi.”
Pochi minuti dopo, Shannon tornò munito di carrello.
“A che ti serve?” gli domandò immediatamente il chitarrista.
L’americano non lo ascoltò nemmeno e afferrò tutte le confezioni di tinta sullo scaffale, senza badare minimamente ai colori, e le buttò nel carrello.
“Voglio vedere adesso se Jared ha ancora il coraggio di lamentarsi!” esclamò, un sorriso malefico apparve sulle sue labbra. “Forza, andiamo a prendere quella dannata schiuma e poi filiamo a casa!”
Raccattata anche la schiuma, i due si diressero al bancone col carrello pieno zeppo fino all’orlo. La commessa li guardò di traverso.
“Volete svaligiare il negozio, forse?”
Shannon cercò di sorriderle il più innocentemente possibile.
“Sa, stiamo aprendo un negozio per parrucchieri…” si affrettò a dire, servendosi di una balla colossale.
La commessa non smise di guardarli male, ma sembrò credere a Shannon.
“Sono 393 dollari.”
Shannon pagò, senza reclamare sul prezzo esagerato, e insieme a Tomo uscì come un razzo dal negozio.
 
 
 
Quando tornarono a casa, Jared non era più in salotto.
“Jared?” lo chiamò il fratello, appoggiando le borse a terra.
“Ehi, guarda un po’ là!” gli disse Tomo, indicando la porta del bagno, dalle cui fessure usciva uno strano vapore.
Shannon si avvicinò alla porta e bussò.
“Jared, che stai facendo lì dentro?”
Alcuni secondi dopo la porta si aprì e il vapore si fece più intenso tanto da riuscire a non far vedere più niente né a Shannon né a Tomo.
“Dio, che paura!” sussurrò il croato, attaccandosi al braccio del batterista.
“Mollami!” esclamò Shannon, scrollandosi Tomo di dosso.
Jared, con una bruttissima maglietta con la scritta ‘I hope you die soon if you don’t give me your cock right now!’ e la faccia completamente coperta da una maschera verde acido da far invidia a The Mask, comparve sulla porta.
“Oddio, chi sei tu?” urlò Tomo, spaventato. “Che ne hai fatto di Jared?”
Shannon gli mollò uno scappellotto sulla nuca.
“Idiota, è lui Jared!”
“Oh…” mormorò solamente il croato, che non parve affatto tranquillizzarsi.
“Che cavolo hai in faccia, Jared?” tornò a guardarlo il batterista. “Sai che Tomo è sensibile! Gli hai quasi fatto venire un colpo apoplettico!”
“È solo una maschera che aiuta ad aprire i pori e a distendere le rughe” spiegò sinteticamente il cantante. “Comunque… hai preso le tinte?”
“Sì.”
“E la schiuma?”
“Anche.”
Jared sorrise, strofinandosi le mani.
“Bene, allora portami qui tutto il necessario!”
“Agli ordini…”
Non appena ebbe tutto l’occorrente tra le mani, Jared sparì immediatamente in bagno, sghignazzando.
“A noi due, capello bianco!”
Shannon fece appena in tempo a notare la scritta sul retro di quella sua orrenda maglietta: ‘I’m the God of Fuck, baby!’.
“Bella maglietta comunque, Jared!” fece, sarcastico.
“Grazie! È un regalo che mi ha fatto la produzione finite le riprese di ‘Fuga da Seattle’!” gli rispose il fratello, al di là della porta.
Certo che Jared, il sarcasmo, non lo capiva proprio!
 
 
 
Continuava ad essere un pomeriggio abbastanza tranquillo e un poco noioso in quel di Los Angeles. Shannon era tornato a godersi la rivista comodamente svaccato sul divano. Tomo si era messo vicino a lui, appoggiando la schiena e la testa contro il sedile morbido, rilassandosi.
Ma quella apparente tranquillità era di nuovo destinata a durare ben poco. Quella pace stava per essere nuovamente sopraffatta da un’altra minaccia, un altro uragano vivente. E quell’uragano aveva lo stesso nome e cognome del precedente: Jared Leto.
Corse fuori dal bagno come una furia, sbattendo la porta talmente forte da far sobbalzare Tomo, il quale stava per addormentarsi, e si piazzò davanti a Shannon.
“Che roba è questa?”
Il fratello alzò lo sguardo dalla rivista che stava ‘leggendo’ e lo puntò sull’oggetto che Jared aveva in mano.
“Una schiuma per capelli, non lo vedi?”
“E ti sembra normale?”
Shannon osservò la bomboletta da tutte le angolazioni possibili, ma non notò nulla di strano.
“Perché, cos’ha che non va?”
“Te lo dico io cos’ha che non va: non è ecologica!”
“E allora?”
Jared mise la mano libera sul fianco, stizzito.
“E ALLORA ADESSO MUOVI IL CULO, APRI QUELLA DANNATA PORTA E TE NE RITORNI IN PROFUMERIA A PRENDERMI UNA SCHIUMA CHE SIA E-CO-LO-GI-CA!” sbraitò, scandendo l’ultima parola.
“Ma non puoi andarci tu, stavolta?” si lamentò il batterista.
“Sei pazzo?! Non mi sono ancora fatto la tinta! Ti rendi conto che ho un capello bianco? Come potrei uscire in una condizione simile?”
“Parli come se fossero tutti lì a guardare te e il tuo stupido capello bianco…”
Jared sorrise furbamente.
“Ovvio che tutti mi guardano: d’altronde sono bellissimo!”
Shannon lo guardò con occhi imploranti.
“Ma davvero vuoi che io, tuo fratello, torni indiet….”
“SI’!” lo bloccò Jared.
“Se continui così, li farai venire anche a me i capelli bianchi!”
“Allora, già che ci sei, prendi delle tinte anche per te!”
 
 
 
Shannon e Tomo stavano gironzolando per la stessa profumeria del centro alla ricerca di una schiuma ecologica. La commessa dietro al bancone li aveva fulminati con lo sguardo non appena li aveva visti varcare la soglia del negozio.
“Quella donna mi incute terrore… continua a guardarci!” bisbigliò Tomo.
“Per forza, nessuna donna resiste al mio fascino!” chiarì Shannon, malizioso.
“Stai prendendo la sindrome della primadonna come tuo fratello, lo sai?”
Il batterista ridacchiò e si dedicò allo scaffale delle schiume. Ne adocchiò una per metà azzurra e per metà rosa. La prese in mano e lesse il davanti:

 

HAIR MOUSSE EXTRA STRONG
AGLI ESTRATTI DI TE’ VERDE E ALOE VERA
SOSTEGNO A LUNGA DURATA
ECOLOGICA.

Voltò la bomboletta e prese a leggerne il retro, soffermandosi su una frase che gli piacque decisamente:
 

PRECAUZIONI D’USO:
TENERE AL RIPARO DA QUALSIASI FONTE
DI CALORE, LONTANO DA
FIAMME O SCINTILLE.
 

“Penso che potrei far diventare Jared un falò vivente se solo accendessi un fiammifero vicino a lui mentre ha in testa questa roba!” sentenziò, con un ghigno assassino, mettendo tutte le bombolette dello scaffale nel carrello.
“Che hai detto?” gli chiese Tomo.
“Niente, lascia perdere. Non voglio renderti partecipe del mio delitto perfetto.”
Di nuovo, appena giunti davanti al bancone, la commessa li guardò male.
“Ancora voi?”
Shannon sorrise, malizioso.
“Come si fa a dimenticare un viso bello come il mio, eh?”
“Veramente mi ricordo di te solo per merito del tuo amico! Sembra Gesù Cristo in persona!”
Tomo alzò gli occhi al cielo, scocciato.
“Ma perché tutti mi dicono la stessa identica cosa?”
“Perché è la verità!” esclamò sarcastica la donna. “Esistono le forbici, non lo sai? Le hanno inventate da un sacco di anni… ma forse, tu, sei ancora fermo all’età della pietra!”
Shannon si trattenne a stento dal ridere.
“Io non mi tratterrei e riderei il più possibile se fossi in te!” gli suggerì la commessa.
“E perché?”
“Perché quando vedrai quanto dovrete sborsare, dubito che avrai ancora la forza di ridere!”
Il batterista deglutì, stavolta realmente preoccupato, mentre la donna gli passava lo scontrino con il totale.
“150 dollari?! Ma…?!”
“Vi ho fatto anche lo sconto, quindi non osate lamentarvi! Ora sganciate!”
“Io mi rifiuto di pagare un prezzo del genere! È una truffa! Con quello che abbiamo speso prima arriviamo quasi a 600 dollari!”
“Se non pagate chiamo la polizia, intesi?”
Shannon sospirò poi, sorridendo, decise di sfoderare la sua arma migliore: fare lo Shanimal. Si appoggiò con le mani al bancone e si protese in avanti, assumendo un’espressione a dir poco sensuale.
“Che ne dici se risolviamo la questione questa sera, magari a cena? Noi due, soli soletti, al lume di cand…” non terminò la proposta che si trovò la mano della commessa stampata in faccia.
“Paga. Adesso!” ordinò lei.
Il batterista si massaggiò la guancia, poi tirò fuori il portafoglio e pagò senza dire o fare più niente.
“Grazie, è un piacere fare affari con te!” lo derise la donna. “Spero di rivederti molto presto!”
All’uscita del negozio, Tomo non resistette più e proruppe in una risata canzonatoria.
“Che cavolo hai da ridere?” sbraitò l’americano, infastidito.
“Menomale che nessuna donna resiste al tuo fascino, eh!”
“Quella non è una donna! È un mostro!”
“Guarda in faccia alla realtà, Shan: sei vecchio e anche il tuo fascino ne sta risentendo!”
Shannon gli rifilò una gomitata nel fianco.
“Senti da che pulpito viene la predica! Ti sei visto allo specchio come sei conciato ultimamente? E comunque, anche se sono vecchio, non ho ancora i capelli bianchi, al contrario di mio fratello!”
“Stai tranquillo che verranno anche a te!”
 
 
 
Varcarono la soglia di casa un’ora più tardi. E, ovviamente, Jared era rinchiuso in bagno.
“Jared, siamo tornati!” urlò il batterista.
La porta del bagno si spalancò come se fosse stata spinta da una violenta raffica di vento in pieno inverno.
“AH!” gridò il croato, nascondendosi, come poteva, dietro a quel tappo che era Shannon. “Chi diavolo è quello?”
L’americano guardò in direzione del bagno, gli occhi fuori dalle orbite.
“Jared, cosa è successo ai tuoi capelli?”
Un Jared piuttosto incazzato, con la maschera facciale impiastricciata sul viso, questa volta rosa shocking, uscì definitivamente dal bagno, mostrando in tutta la sua oscenità il danno inferto alla sua povera chioma. Ben sette strati verticali che partivano dal colore rosso acceso, passavano per l’arancione, il giallo, il verde, l’azzurro, il blu e terminavano con il viola gli incorniciavano il volto incatramato manco fosse stato l’arcobaleno.
“NON LO SO!” sbottò il cantante, il fumo che gli usciva dalle orecchie per la collera. “DIMMELO TU COSA E’ SUCCESSO AI MIEI CAPELLI VISTO CHE SEI STATO PROPRIO TU A PRENDERMI LE TINTE!”
“Nessuno ti ha detto di usarle tutte in una volta sola!” si difese il fratello.
“SI’, MA ALMENO POTEVI STARE UN PO’ PIU’ ATTENTO AI COLORI, CRETINO!”
“E tu potevi prestare più attenzione ai colori che erano scritti sulle confezioni prima di utilizzarle, imbecille!”
Il cantante fremette di rabbia.
“HAI VISTO CHE COSA MI HAI FATTO FARE, EH?! COSA DIRANNO LE MIE FAN QUANDO MI VEDRANNO?”
Shannon sbuffò pesantemente. Questo era davvero troppo! Era giunto il momento di mettere la parola fine a tutta quella assurda faccenda, prima che i 30 Seconds To Mars si trovassero senza il cantante per mano sua.
“Guarda che stai benissimo con quei capelli! Ti fanno sembrare ancora più giovane! Sei molto meglio tu di quando ce li aveva così Richard Gere in ‘Se scappi ti sposo’!”
Jared lo guardò con gli occhi a forma di cuoricino.
“Davvero?”
“Sì!” mentì spudoratamente il batterista. Tutto pur di farlo smettere.
“Allora vado a postare su twitter una foto con il mio nuovo look!” esclamò, felice come una pasqua, chiudendosi di nuovo in bagno.
 
 
 
Forse, se tutto andava bene, finiva per essere un pomeriggio per lo più tranquillo e un poco movimentato in quel di Los Angeles. Jared, per fortuna, non se n’era uscito dal bagno con un’altra nuova e stravagante idea. Shannon era ritornato a godersi la sua rivista, mentre Tomo si era addormentato sulla poltrona, stremato da quella faticosa giornata.
Dopo un’ora, tutto ancora taceva. Niente minacce, niente uragani viventi. Dal bagno non provenivano urla o rumori molesti, per cui si presumeva che a Jared stava andando tutto a gonfie vele. Shannon posò la rivista sul tavolino di vetro davanti a lui e sorrise.
Sì, forse finiva davvero per essere un pomeriggio per lo più tranquil…
“SHANNOOOOOOOOOOON!”
… ne siamo sicuri!?

 
 

FINE 
 

   
 
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