Serena solitudo
Avvolse bene la sciarpa di lana colorata attorno al collo. Per essere ancora a novembre l’aria era davvero molto rigida, più del solito, quell’anno. Un venticello freddo scompigliava i capelli biondi.
Luna
ultimamente si rintanava spesso sulla Torre di Astronomia, dove
poteva distaccarsi dal mondo reale, come le piaceva tanto fare,
ancora più tranquillamente del solito, senza nessun disturbo.
Senza persone che la guardassero straniti o che parlassero male di
lei. Lì poteva andare nel suo mondo in pace, fantasticare e
riflettere su tutto. Spesso portava con sé una copia del
Cavillo che le veniva puntualmente recapitato da un gufo dall’aspetto
strampalato, proprio come lei, con le penne di un colore che andava
dal bluastro al grigio(1). Si metteva a sfogliarlo con
entusiasmo, anche ripetutamente, viaggiando in mondi fantastici da
lei sola conosciuti.
Ogni tanto, però, avvertiva
improvvisamente una strana sensazione. Si sentiva un po’
sola.
Certo, aveva degli amici che le volevano bene. Harry,
Neville, Ginny, Ron, Hermione. Ma infondo, se ne rendeva conto, non
potevano capirla completamente. Ne aveva parlato ogni tanto con
Ginny, che le aveva confessato, con il tatto necessario, certo, che
ogni tanto era considerata lievemente pazza dagli altri
studenti. Luna solitamente sorvolava, non che gliene importasse, ma,
quando si ritrovava da sola a pensare, questi pensieri le tornavano
in mente e non poteva fare a meno di affrontarli. In molti casi però,
alla fine, concludeva comuqnue che non aveva importanza. Insomma,
quanto era importante il pensiero degli altri? Ormai ci era abituata,
e scacciava via senza troppi problemi tutte quelle paranoie.
Quella sera, a circa un mese prima delle vacanze di Natale, fu una di quelle occasioni in cui si mise a pensare a tutto questo. Velocemente, si mise a pensare ad altro, soffermandosi ad ammirare il meraviglioso panorama che le era offerto dall’altezza della torre. La grande foresta proibita si estendeva non molto lontano, misteriosa e scura. Era così tranquilla che non avrebbe mai detto che ospitasse tutti quei pericoli per i quali gli insegnanti avevano sempre raccomandato di non addentrarcisi per nessun motivo. Fece qualche passo lungo il diametro della cima della torre, fino a trovarsi di fronte alla grande distesa del Lago Nero. La tenue luce dei riflessi lunari splendeva immobile sulla superfice delle acque placide, ad esclusione dell’armonioso luccichio che produceva.
Ad un certo punto qualcosa, un minuscolo particolare – che probabilmente nessun altro al di fuori di Luna avrebbe potuto notare – interruppe la tutta quella pace, frammentando il riflesso in piccole scintille di luce.
“Oh, un Plimpy(2)” Esclamò pacata la ragazza, lasciando trasparire un’emozionata sorpresa. “Non ne avevo mai visto uno di lago”.
“Accio Cavillo” Il giornale, che Luna aveva appoggiato sul pavimento della torre, si sollevò in aria e fluttuò lentamente verso di lei. Lo afferrò e si apprestò a scendere le scale, diretta verso il dormitorio di Corvonero. Si portò una mano alla bocca, per nascondere un silenzioso sbadiglio.
“Un Plimpy di lago…” Disse tra sé, ripensando a quello che aveva visto quella sera.
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(1)
Non essendo presenti nei libri della Rowling informazioni a
riguardo, ho azzardato una descrizione del gufo di Luna (non per
forza il suo personale, quello che le recapita la posta, insomma)
(2) Pesce sferico a chiazze con due lunghe zampe gommose e
piedi palmati. Solitamente Luna si diverte a pescarli nel torrente
vicino a casa sua.