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Autore: thewhitelady    06/12/2010    1 recensioni
- Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti gli incubi - Liam Keeran.
- Questo è solo la Genesi, dobbiamoa ncroa passare per il Levitico,l'esodo e il Deuteronomio prima d'arrivare a qualcosa - Eneas Clayton
Storia di una caccia al tesoro che si trasforma tra inseguimenti e una rapina in un museo in pericoloso gioco mortale. Storia di come un uomo scopre di essere ciò ch ha sempre combatutto, e della redenzione di un altro. Storia di due amici. Il tutto girando il mondo tra Inghilterra, europa dell'Est e estremo Oriente.
La mia prima storia, recensite ma soprattutto buon divertimento! :D
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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INFO & CO: come avevo già fatto per il capitolo "Aretha" a questo metto denomiazione ROMANTICO perchè è tutto incentrato su la dolce coppietta (ok, mi sento troppio smielata). Buona lettura e Buona serata!
Ps: 160 visite yepppiiiiii :D ora però fate sentire la vostra voce!!!
TO BE CONTINUED
The White Lady

I due giorni seguenti furono pieni di frenesia, dovevano spostarsi da Vienna a Budapest per allontanarsi almeno un po’ dal museo che avevano appena scassinato, la Shaztkammer, e  quindi dalla polizia locale che ancora stava dando la caccia a chi vi si era introdotto. Ma ancor di più Keeran aveva capito che era meglio per loro spostarsi ogni poco tempo continuando a zigzagare da una parte all’altra del Paese in modo tale da far perdere le proprie tracce ai loro inseguitori: Bill e compagni. Esattamente il pomeriggio dopo aver recuperato le pergamene Adam aveva trovato una cimice posizionata sul suo cellulare e computer, questa segnalava la loro esatta ubicazione, probabilmente gliela avevano messa all’aeroporto, l’unico posto dove aveva lasciato incustodite le sue cose.
Quel giorno erano sistemati nella soffitta di un vecchio palazzo storico di Budapest completamente rovinato dalla guerra e non ancora in restauro. Era sera e come di consuetudine stavano cenando guardando il telegiornale. Stavano mandando in onda il servizio sul furto avvenuto nella Camera del Tesoro austriaca che teneva banco da metà settimana, ma quel giorno c’era una novità: la polizia aveva trovato il filmato registrato da una telecamera di sicurezza appartenente ad una banca che immortalava due uomini che correvano come indemoniati lungo il Ring. Le riprese duravano pochi secondi, i volti non si vedevano neppure. Però per un paio d’istanti prima di visionare il filmato vi fu un po’ d’incertezza trai commensali seduti a tavola. Il capo della mobile viennese aveva anche rilasciato un’intervista dichiarando che ora sapevano per certezza che i due delinquenti erano di razza caucasica, un metro ottantasette e uno e novantacinque ed infine aggiunse che erano vicini ad una conclusione. Fang rise – Ehi, mio padre aveva ragione, Liam! Diceva che un giorno o l’altro saremmo finiti nel telegiornale della sera! Quasi quasi me lo registro e gliene mando una copia con gli auguri di Natale. E lui che voleva che diventassi avvocato! – esclamò divertito.
Keeran però era impegnato in qualcos’altro, non gli importava del telegiornale perché era intento ad osservare Lyn che scriveva su di una agenda, erano frasi a cui lui non sarebbe mai stato reso partecipe, pensieri appuntati che le appartenevano. Quel rito lo vedeva compiere dalla ragazza da sempre, era qualcosa d’intimo. Keeran avrebbe voluto sapere, essere in lei per capire quali parole, quali sensazioni per lei fossero così importanti ed indelebili da far in modo che le condividesse solo con se stessa.
Si sforzava ad immaginare ma non ci riusciva, eppure quei gesti lo catturavano, guardarla mentre era assorbita dalla scrittura era una cosa incredibile. Amava vedere le espressione o le smorfie che le si dipingevano sul volto quando credeva di non essere vista.
Quelli erano gli istanti che contavano veramente e che lo rendevano felice, sereno perché null’altro gli importava. Proprio come quando la notte stava sveglio, un po’ per l’assidua insonnia e un po’ solo per stare lì a sentirla respirare, vederla sorridere mentre lei dormiva o era lontana mentre sognava. Ed anche se ad un certo punto sopraggiungeva il sonno, non voleva cadere tra le braccia di Morfeo, non voleva chiudere gli occhi perché lei allora sarebbe scomparsa, persa anche solo per un istante.
Quei pensieri lo facevano pure ridere, chissà cosa avrebbe pensato Fang se l’avesse saputo. Sfottimento a vita.
Fang si voltò verso Keeran visto che era più di mezz’ora che non dava segni di vita, non gli avrebbe detto niente, poi però esclamò – Attento! -. Troppo tardi. Keeran per poter meglio vedere Lyn era rimasto con la sedia solo su due gambe e non si era neppure reso conto di quanto si stesse sporgendo all’indietro, fino a che si era ribaltato. – Te l’avevo detto da Ian, stanno facendo qualche strano esperimento con il nucleare! Mi toccherà rispolverare il tight… – asserì fintamente sconsolato. Mentre Keeran si stava alzando dopo la caduta, Adam chiese confuso – Che sarebbe? –
- Plebeo… - mormorò snob Fang e soggiunse - Tranquillo agli abiti da cerimonia ci penso, sono un novello Carey Grant. Un maestro d’eleganza -. Adam lo guardò incredulo – Se lo dici tu – disse alzando le spalle. Ripresero a seguire il telegiornale continuando a commentare ironicamente i vari avvenimenti.
Lyn andò in corridoio, prese la giacca ed esclamò – Vado a farmi un giro -, pensava che nessuno l’avesse sentita invece Keeran caracollò nella stanza le rubò di mano le chiavi dell’auto e frenandosi di colpo aggiunse – Mi dispiace devo andare fare una commissione importante – detto questo uscì facendo le scale a gran velocità.
Per un pelo quasi se lo stava scordando e per fortuna Brass glielo aveva fatto venire in mente. Prese l’auto, purtroppo non avevano ancora avuto l’occasione di cambiare l’appariscente Cadillac, anche se infondo ormai si erano affezionati e quasi abituati agli sguardi incuriositi degli altri autisti. Quella era l’ultima notte che restavano a Budapest il mattino seguente sarebbero partiti per addentrarsi nella campagna ungherese e addio l’opportunità di fare certi acquisti. Nei due giorni precedenti si era studiato un paio di posti e aveva quasi preso una decisione.
Budapest di sera era ancor più magica di Vienna, l’atmosfera era impagabile: era come stare a Natale, con mille luci ad illuminare le facciate dei palazzi ed i profili dei ponti sul Danubio, come quello che aveva attraversato poco prima, il Ponte dei Leoni da cui appena s’intravedeva l’Isola Margherita. Il clima però doveva ammettere era decisamente più apprezzabile e temperato.
Passò per la via principale, lì gli edifici malgrado fossero in pieno centro erano in alcuni casi ancora martoriati, il governo sovietico e la guerra avevano lasciato una cicatrice che lentamente si stava cancellando sia dalla città che dalla mente dei cittadini di questa. Però Keeran riusciva ad apprezzare maggiormente la bellezza sfregiata e deturpata di Budapest che non quella di mille altri luoghi edulcorati.
Con lo sguardo stava passando in rassegna le vetrine poi individuò il posto giusto, sterzò a destra e parcheggiò. Si era fermato da Bulgari, la porta era incorniciata da una fascia di marmo scuro con inciso il nome della gioielleria in caratteri dorati. Entrò e chiese l’orario di chiusura poi uscì subito, aveva ancora un po’ di tempo per fare una certa telefonata che in quei giorni aveva sempre posticipato. Sulla tastiera del cellulare digitò un numero americano di linea privata, non lo teneva neppure in rubrica. Il telefono squillò più volte, Keeran sapeva che il proprietario del numero avrebbe risposto scocciato solo dopo svariato tempo, quello era il metodo di Clayton per scremare un po’ le telefonate importanti da quelli inutili, ma soprattutto per fare la prima donna.
- Che c’è? – era la voce aspra del suo capo che rispondeva indispettito ancor prima di sapere chi fosse, infondo era il suo metodo per chiederlo
- Sono Keeran - disse molto tranquillamente l’altro
- Allora è ancora vivo, gli altri due? – domandò Clayton. Keeran era certo che in quel preciso istante stesse sorseggiando del tè avvolto nella sua comoda poltrona di pelle, rigorosamente d’epoca
- Mi dispiace per lei però non può ancora toglierli dalla busta paga –
- In che guaio si è cacciato questa volta? – chiese un po’ contrariato il generale, quando aveva concesso un mese prima le ferie a Keeran era già sicuro che quello avrebbe cercato subito magagne.
Keeran aspettò un poco prima di rispondere, non avrebbe certo detto al proprio capo cosa stava facendo, almeno non direttamente, - E’ la stessa cosa che le stavo per chiedere io -.
- Prima lei mister Keeran – lo spronò Clayton.
- Ha visto ultimamente il telegiornale internazionale? – domandò malizioso l’altro. Clayton sorrise, Keeran insieme a pochi altri era l’unico ad avere il coraggio di farsi apertamente beffa di lui, per quanto lo nascondesse era una qualità che apprezzava, la sfrontatezza. Fang poi era un caso a parte, aveva un senso dell’ironia che rasentava la maleducazione.
- Sa questa domenica avevo intenzione d’andare a fare una partita a golf con il ministro degli esteri austriaco. Che ne dice? –
- E’ un’ottima idea, so che è un gran giocatore – asserì Keeran poi proseguì serio – Ma lei cosa mi racconta? –
- Niente di buono purtroppo. Avremmo bisogno lei, come d’altronde d’ogni uomo di casa. Però non interrompa la vacanza avrà già da lavorare abbastanza al suo rientro – disse, poi continuò greve – Ci sono state svariate morti in agenzie governative e aziende private, la CIA crede che non siano collegati tra loro, io invece sì –
– Cosa glielo fa credere? –
- Tutti ingegneri, chimici o uomini di scienza esperti. Tutti dati come morte accidentale o morte naturale. Io non ci credo, la cosa mi puzza di marcio. Tra di loro c’è anche Matthews – concluse fermo, la voce solo un po’ più bassa del normale. Keeran conosceva Metthews soltanto di vista, era il capo sezione di Fang, lavoratore meticoloso e puntuale.
– Chi sarà il prossimo in gerarchia? – domandò per farsi anche un’idea con chi avrebbe dovuto lavorare al suo ritorno. Clayton sospirò – In teoria Gillis ma non è pronto per un ruolo di spicco, troppo fragile. Anche se contro le opinioni degli altri, alla fine opterò per Fang – mormorò stanco.
Keeran sapeva che Clayton avrebbe voluto chiedergli un opinione, ma che non l’avrebbe mai fatto per pure orgoglio. Doveva pensarci lui.
- Dica pure addio a delle riunioni generali tranquille e civili… Comunque ci vedremo presto, penso di tornare entro un paio di settimane –
- Faccia pure con comodo, qui è ancora tutto da farsi. Questo è solo la Genesi, dobbiamo passare ancora per l’Esodo, il Levitico e tutto il Vecchio Testamento prima d’arrivare a qualcosa – affermò Clayton per poi proseguire curioso – Dove si trova esattamente? –
- Da Bulgari, e… – Keeran si morse il labbro, era alla canna del gas se doveva chiedere un consiglio al suo capo – Meglio un anello trilogy o un solitario? –, sentì Clayton con la sua risata potente
– Per stare con un tipo come lei è molto meglio un trilogy! Guardi che io non gliele do le ferie per andare in luna di miele! – esclamò.
Keeran all’improvviso si ricordò di una cosa che doveva riferire a Clayton, doveva dirgli un indirizzo, qualcosa che si era sempre scordato di fare con tutto il trambusto che c’era stato quella era l’ultima cosa a cui aveva pensato. L’indirizzo non lo rammentava a memoria, però gli pareva di averlo scritto su un foglietto che teneva nel portaoggetti della Cadillac. – Aspetti un secondo ho una cosa dirle, un attimo – disse tenendo con una mano il telefono e con l’altra le chiavi dell’auto.
– Mi dia qualcosa –, un vecchio si era avvicinato a Keeran chiedendogli le elemosina, non seppe rifiutare così tirò fuori dalla tasca posteriore degli spicci che gli erano rimasti – Ho solo euro, niente fiorini – disse dandogli poco più d’un euro, il vecchio lo ringraziò e gli baciò la mano, neanche gli avesse appena detto che aveva fatto una vincita milionaria. A guadagnarci a fare quel gesto fu però Keeran…
Si stava voltando per tornare all’auto quando questa esplose lanciando lingue infuocate e facendo un frastuono incredibile, fu proiettato all’indietro dall’onda d’urto creata dalla detonazione insieme ai mille pezzi di lamiera e alle schegge di vetro che erano esplosi. Andò ad urtare parecchi metri più addietro contro la vetrina della gioielleria, picchiò la testa con tale violenza che per parecchi minuti non ebbe coscienza di sé. Quando riaprì gli occhi si trovava all’interno del negozio di Bulgari, i commessi che avevano assistito all’evento l’avevano portato dentro e messo su di una poltrona. Fuori l’auto incenerita crepitava ancora sotto le fiamme che dardeggiavano fuori dal cofano e dei finestrini, una colonna di fumo nero si levava dalla sua carcassa; in lontananza si sentiva già l’ululato di una sirena, qualcuno aveva tempestivamente avvisato i pompieri.
Keeran non perse tempo, s’alzò, la mente ancora un po’ ondeggiante e confusa, nelle orecchie gli rimbombava il fragore prodotto dall’esplosione. Per quanto annebbiato fosse il suo cervello in quei trenta secondi aveva già elaborato tutto, si rivolse al commesso con cui aveva parlato poco prima – L’anello non lo porto via, lo invii a questo indirizzo – prese carta e penna, scarabocchiò una via e poi porgendolo insieme con una carta di credito aggiunse: – Si sbrighi -.
Doveva fare velocemente, presto con i vigili del fuoco sarebbe arrivata anche la polizia, e lui non aveva tempo da perdere con stupide deposizioni o denunce contro ignoti, quindi dopo essersi ripreso la sua American Express corse fuori. In quel momento voleva solo vedere gli altri, sapere che era tutto a posto. Subito dopo esser rinvenuto quasi ancor prima di rendersi ben conto di cosa era accaduto la prima cosa che gli era balzata in mente era che su quell’auto doveva trovarsi Lyn, se non le avesse rubato le chiavi di mano. Non ci voleva neppure pensare.
Si domandava come avessero fatto a trovarli, pensava di essere riuscito a far perdere le proprie tracce, invece…           
Svoltò in un altro viale alberato, le fronde dei platani ondeggiavano sotto il vento, quando finalmente arrivò al suo palazzo si lanciò nel pianerottolo e citofonò al numero del loro appartamento, premette il pulsante con foga. – La vuoi smettere?! – a parlare era stato Fang, Keeran tirò un sospiro di sollievo, avevano trovato solo la macchina, infondo non passava certo inosservato un mezzo del genere. – Scusa – asserì stancamente.
Cominciò a fare le scale, era stremato, un po’ per l’esplosione, la corsa ed i cinque piani del palazzo che avrebbe dovuto fare a piedi; ma soprattutto era consumato da una nuova certezza che gli stava maturando dentro: doveva fare una scelta che si sarebbe rivelata forse la più importante e dolorosa della sua vita. In quel momento capì che doveva crescere e convincersi che doveva scegliere la cosa migliore, saggia e responsabile.
 
 
Il mattino successivo Keeran si svegliò di buon ora quando tutti gli altri dormivano ancora. Sarebbe andato a noleggiare un’altra macchina, non aveva riferito a nessuno a parte Fang di quel che era successo la sera precedente, perciò avrebbe dovuto far credere a tutti che l’aveva soltanto cambiata, per trovare un modello che fosse più discreto.
A mezzo giorno stavano filando in mezzo alla campagna ungherese, passavano davanti a piccoli paesini rurali dove le casupole erano tutte dipinte di bianco, a Keeran ricordavano molto i racconti dell’infanzia di suo padre, quelli ambientati tra le colline irlandesi negli anni Sessanta. Il sole splendeva vivo tant’è che abbassarono pure la capote per meglio godersi l’aria fresca. Nemmeno loro sapevano bene dove erano diretti forse avrebbero attraversato il confine per andare nella Repubblica Slovacca, l’importante era macinare chilometri ed il più in fretta possibile sfruttando ogni singolo cavallo del maggiolino Volskwagen. Presto dovettero fermarsi per fare rifornimento di carburante e viveri, Adam e Lyn scesero a fare quattro passi per sgranchirsi un poco le gambe.
- Tralasciando l’ultima parte del racconto, ieri sera com’è andata da Bulgari? – chiese Fang
- Ehi, io non ho mai detto d’esser andato da Bulgari! – esclamò Keeran, era stufo che tutti sapessero di tutto.
- Non dovresti lasciare i preventivi e le ricevute nel portafoglio, certi loschi individui potrebbero impossessarsene con facilità! L’hai preso o no l’anello? –.Keeran si guardò intorno, non c’era nessuno – Dan non possiamo andare avanti così! Dannazione ieri nella Cadillac doveva esserci lei! Non sono disposto a rischiare così tanto – asserì scuotendo la testa e rimontando in macchina dopo aver fatto benzina.
- Sai che lei non se ne andrà mai, vero? –
Keeran si passò una mano sulla fronte madida di sudore – Lo so è per questo che dovrò… - non trovava le parole adatte per non far parere la cosa così terribile – Dovrò cacciarla via -. Fang corrugò la fronte, aveva capito il pensiero dell’amico e per quanto fosse corretto il ragionamento avrebbe voluto fargli cambiare idea – La vorresti far arrabbiare perché se ne vada - non era una domanda ma un’affermazione, poi proseguì – Non farlo Liam. E’ la cosa più stupida che tu possa scegliere di fare, ti fa onore però se la perdi adesso è andata per sempre. Non ci sarà una terza possibilità, pensaci! –.
- L’ho messa io in mezzo a questo brutto affare e ora troverò il modo non farle pagare un mio errore. So che è la cosa giusta da fare – affermò irremovibile, non ci sarebbe stata parola di Fang in grado di fargliela pensare in altra maniera.
- Te l’ho già detto, così faresti solo violenza su te stesso! – esclamò Fang, gli sembrava di dover frenare un treno in piena corsa verso un dirupo con il solo ausilio d’un dito.
Testardo! Ti spaccherei quella testaccia contro il cruscotto!  
Keeran si voltò a guardare l’amico che se ne stava seduto sul sedile del passeggero, lo fissò con veemenza – Senti, qua non c’è in ballo quello che faresti tu! La cosa è quanto mai pericolosa, cosa importa come starò dopo che l’avrò mandata via, non riesco ad immaginare come mi sentirò. Però so bene quel che potrebbe accadere se restasse ancora poco tempo -.
Fang lo corresse – Hai usato il condizionale, magari non accadrà nulla -
Keeran gli fissò ancora una volta la spalla, poi pensò alla propria gola, prima che si fermasse completamente l’emorragia c’era voluta un’ora buona, ed infine all’auto, a quel punto non c’era più spazio per i se ed i ma.
 - Ormai ho deciso – concluse infine.
La storia che si ripete…pensò Keeran colmo di rammarico, la gioia che l’aveva pervaso in quei giorni stava già per tramutarsi in un piacevole ricordo.
- Le azioni stupide che compiamo sono sempre quelle che nascondono gli scopi più nobili alla fine – ammise Fang, avrebbe dovuto rispettare la scelta dell’amico però aggiunse: - Certo che è incredibile! –
Lyn e Adam stavano arrivando verso l’auto, Keeran infilò le chiave nel quadro e girò, il motore sei cilindri cominciò a scoppiettare melodiosamente. – Ti sbagli, ciò che è incredibile è che Charlie Chaplin abbia partecipato ad una competizione per imitatori di Charlie Chaplin e che sia arrivato soltanto terzo. Questo si che è improbabile! Io sono solo umano – ribatté inserendo la prima e poi la seconda, Lyn era salita e ora gli stava seduta accanto nel posto del passeggero, aveva chiuso gli occhi e si stava godendo il tepore del sole che le baciava la pelle. Keeran la guardò per un attimo, poi distolse lo sguardo. Gli sembrava di tradirla, le aveva promesso che per lei ci sarebbe sempre stato, e Fang aveva ragione anche sul suo conto, aveva la netta sensazione di star tradendo pure se stesso. Catturò come al solito ogni  battito di ciglia, lei se ne sarebbe anche andata ma Keeran non era disposto a dimenticarla.
Mi dispiace…
Si concentrò sulla strada, distrasse la mente senza lasciarle la possibilità di sgattaiolare via e cercare vecchi rimpianti.
Alla fine del loro lungo peregrinare erano riusciti a rimediarsi dei posti letto in una minuscola pensione che faceva Bed&Breakfast, non avrebbero mai potuto nemmeno immaginare l’esistenza d’un tale luogo proprio nel cuore della gelida campagna slovacca. D’altronde non sapevano come avessero fatto ad arrivarci  o quanto avrebbero dovuto pagare alla fine del soggiorno; il loro slovacco era un po’ scricchiolante.
Keeran assorto nei suoi pensieri però si stava chiedendo come mai dopo una bottiglia di rosso e una birra scura lui fosse ancora così lucido e vigile. Va bene che era per metà irlandese e che aveva iniziato a bere i primi sorsetti a nove anni però così era troppo!
Avrebbe voluto sprofondare in una sorta di trance in cui a tenerlo per mano e a condurlo sarebbe stato soltanto l’alcol, invece il suo corpo sembrava proprio non ne voler sapere d’assopirsi: più beveva e più restava sveglio. Non era mai stato il tipo da affogare i rimpianti negli alcolici però quella sera sperava tanto di dimenticare, non un errore compiuto ma uno sbaglio che doveva ancora adempiere. Sapeva che era questione di minuti, forse persino di secondi e sarebbe arrivata Lyn a fargli compagnia come tutte le sere, infatti poco dopo la ragazza arrivò e Keeran era ancora in alto mare, non sapeva cosa dire o fare. Così quando cominciò a sentire il passo leggero di lei che calpestava l’erba e che gli si avvicinava da dietro prese subito una decisione: doveva essere diretto, brusco, indifferente e crudele. In altre parole doveva fare lo stronzo, magari pure con una punta di cinismo. 
Lyn non fece neppure in tempo a mettersi accanto a lui che Keeran esordì: - Senti, te lo dico chiaro e tondo: vattene -. Lei corrugò la fronte perplessa, non afferrò subito il senso di quelle parole perciò disse – Ok, se vuoi restare da solo non c’è mica bisogno d’esser così scontroso -.
- No non hai capito, intendo che tu devi andartene via da qui, lasciarmi in pace – la voce di Keeran era asettica e metallica, sapeva che piano piano avrebbe raggiunto il suo intento.
Lyn vide le due bottiglie che stavano ai piedi dell’uomo – Sei ubriaco? - la domanda le sorse spontanea anche se sapeva che Keeran non era il tipo, beveva ma non superava mai il limite, forse però nella situazione di stress continuo a cui era sottoposto aveva alzato un po’ troppo il gomito senza nemmeno rendersene conto.
Keeran scoppiò in una risata rauca – Non sono ubriaco bella, ti sto solo dicendo la verità, mi hai rotto. Devo forse gridarlo al mondo? Mi hai rotto le palle! – si alzò e fece una giravolta su se stesso, Lyn lo guardò confusa, era quello lo stesso uomo che le aveva giurato di amarla? Cos’era quell’essere meschino a cui si trovava di fronte?   
Si mise in piedi a sua volta, le gambe un po’ molli, si sentiva abbandonata – E allora a Vienna quel pomeriggio, cosa ha voluto dire per te? -
- Oh dài bambina che pensavi? Tutte quelle frasi stucchevolmente dolci, quei baci… - ghignò Keeran. Doveva riuscire a ferirla il più possibile, non si sarebbe fermato fino a quando non avesse avuto la certezza matematica che lei non sarebbe tornata indietro. Avrebbe continuato stilettata su stilettata, anche se sapeva quanto l’avrebbe fatta soffrire. – Insomma mi serviva un po’ di divertimento, no? Prova tu a fare quel che faccio io e non aver mai una valvola di sfogo, un passatempo – proseguì Keeran, poi scoppiò nuovamente in quella sua gelida risata – Non ti credevo così idiota da pensare che ci fosse dell’altro. Era solo sesso… e neppure poi così buono devo ammettere -.
Lyn era esterrefatta, non poteva credere che tali parole potessero uscire da quella bocca, non le riusciva neppure di pensare che tutto ciò fosse vero, le sembrava una farsa dai modi gretti e crudeli oppure un incubo paradossale. Tutto ciò che Keeran aveva detto meno di due settimane prima era l’antitesi delle frasi che stava pronunciando in quel momento. Lyn era furente ma non poteva assolutamente arrendersi, era impossibile quel che le stava accadendo, si avvicinò a Keeran un po’ di più – Tu mi ami? -. L’altro non si voltò neppure, doveva riuscire a darsi contegno, mai come in quel momento sarebbe stato difficile mentire: con quel diniego avrebbe messo fine ad un capitolo della sua esistenza però avrebbe probabilmente messo al sicuro una vita. – No – asserì, la recita gli riuscì benissimo, le parole gli uscirono quasi spavalde. 
- No tu me lo dici guardandomi negli occhi! – ordinò Lyn, la voce strozzata e un poco stridula, ma non gli avrebbe dato la soddisfazione di piangere malgrado stesse ingoiando le lacrime e le bruciasse la gola. Keeran era determinato a portare a termine la cosa perciò si voltò, la fissò negli occhi umidi e come sempre luminosissimi, e solo allora lei gli chiese – Liam, tu mi ami? -.
A Keeran ci volle tutta la sua forza d’animo, sei parole qualche sillaba e diciassette lettere che se però dette avrebbero strappato via un’intera parte della sua vita. – Io non ti ho mai amato -.
Lyn allora istintivamente gli sferrò un calcio all’inguine con quanta più forza aveva nelle gambe, si sentì puerile quando lo fece ma in quel momento non voleva altro che far assaggiare a Keeran anche solo un centesimo del dolore che lui le stava recando. Era conscia che non sarebbe servito a niente però era quel che meritava un mostro di tale categoria, perché una persona che parla a quel modo e che gioca con i sentimenti degli altri non può che esser chiamata altresì che bestia. Lyn se ne andò definitivamente marciando con passo imperterrito sull’erba umida di rugiada.
Keeran concluse l’atto, da terra le gridò – Bimba se cambi idea fammi uno squillo. Io sono sempre pronto -.
Nei dieci minuti successivi la ragazza prese il suo bagaglio e convinse il vecchio proprietario della pensione a portarla alla stazione più vicina. Ed anche se le dispiaceva un po’, non salutò neppure Adam e Fang perché chi sta con lo zoppo impara a zoppicare.
Keeran invece rimase per parecchio tempo sdraiato nel prato, esattamente dove era crollato dopo aver ricevuto il calcio di Lyn, l’impeto l’avrebbe portato a correre in casa e a dirle che era tutto falso che quella sera non aveva fatto altro che dire menzogne, invece rimase lì disteso nell’erba. Forse avrebbe potuto farlo davvero, avrebbe potuto prendere la ragazza scappare via e mandare al diavolo tesoro e lavoro. Eppure non lo fece, magari per carattere o forse perché doveva succedere così.
Stava lì supino a fissare le stelle, avrebbe tanto voluto essere una di loro, un freddo insensibile ammasso di gas e polveri. Invece no. Le stelle fissavano lui e le tribolazioni umane in generale, a migliaia di anni luce di distanza, non vi partecipavano e quelle poche volte che erano tirate in causa dall’uomo, era solo per essere ammirate. Non conoscevano problemi, angosce, passioni e tempo, forse però non conoscevano davvero nulla del mondo. Maledisse se stesso e quelle stelle che stavano lassù a fissarlo, le maledisse perché erano troppo belle o forse perché troppo lontane. Lontane come d’altronde tutto nella sua vita.
Keeran sentì il rumore d’un motore, quello del pick-up dello slovacco che si allontanava nella campagna, era sicuro che su quell’auto ci fosse Lyn. Si morse il labbro finché non sentì il dolciastro sapore del sangue invadergli la bocca, poi finalmente si alzò, prese le bottiglie e ritornò in casa. La moglie del proprietario, sebbene il cameratismo femminile non esista in natura, lo seguì con sguardo acido; Fang invece non commentò, almeno non direttamente, ricominciò a suonare la sua chitarra, quel che eseguiva era un pezzo degli Oasis, Champagne Supernova. A Keeran il testo ricordava un po’ la sua vita e quel che era appena successo. How many special people change, how many life living strange…
Infondo Fang ed il suo giradischi non facevano altro che suonare sempre la colonna sonora della sua esistenza. 
   
 
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