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Autore: emychan    07/12/2010    12 recensioni
AU,Reincarnation!Arthur.Merlin ha atteso quasi duecento anni, lo ha fatto perchè lo ha promesso come ogni volta, ma Arthur non sembra interessato a ricordare, nè a stare con lui. Che il loro destino sia finito, spezzato dal tempo?(merthur!)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Emrys'
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*I dialoghi in corsivo sono citazioni dagli scorsi capitoli!*

Cap.13: Nella mente del principe.

«Mi chiamo Merlin, piacere.»
Con quelle poche, semplici parole il mondo di Arthur Pendragon era stato completamente devastato.
Confusione, insoddisfazione... rimpianto... non aveva mai provato nessuna di quelle cose prima che Merlin Emrys piombasse nella sua vita con un sorriso idiota stampato sulla faccia e la mano tesa con l'aria speranzosa di un cucciolo da strada.
... E visto che lui odiava i cuccioli, era stato soddisfacente vedere la sua espressione passare dalla gioia alla delusione passando per confusione e forse un pizzico di rabbia, quando lo aveva mollato in stazione con un insulto e l'aria di chi avrebbe preferito buttarsi sotto a un treno piuttosto che fare amicizia con lui.
Le sue risate, però, avevano avuto vita breve...
Sembrava che una volta comparso nella sua vita Emrys, o la checca, come si divertiva a chiamarlo con gli amici, fosse impossibile da debellare.
Compariva dappertutto, a mensa, nei corridoi, vicino agli armadietti... era un'ossessione.
Un incubo su due gambe con l'aria da cucciolo bastonato, sempre intento a fissarlo come se Arthur gli avesse fatto chissà quale torto.
Lo irritava perfino stando zitto.
La cosa peggiore era che i suoi sguardi lo facevano sentire strano... quasi in colpa.
C'era una piccolissima parte di lui che voleva scusarsi per il modo in cui lo aveva trattato... e questo ovviamente lo obbligava a trattarlo anche peggio... in fondo lui era Arthur Pendragon e di certo non si avvicinava agli sfigati come quello.
Era anche vero che di solito non se la prendeva con gli altri in quel modo... poteva essere un bulletto un po' arrogante qualche volta, ma dopo un paio di giorni lasciava perdere la povera vittima in favore di qualche nuovo passatempo, non andava in giro a torturare la gente... sua madre lo avrebbe ucciso se le fosse arrivata voce di una cosa simile... però quel Merlin era una storia differente... proprio non riusciva a toglierselo dalla mente.
Perfino il suo migliore amico non faceva che prenderne le difese... 'Dovresti essere piú gentile con lui, in fondo non ti ha fatto niente' ... ed era vero, ma  Lancelot non era obbiettivo, difendeva la ragazzina solo perché aveva una cotta per Ginevra, la sua dolce compagna di corso che, casualmente, era amica di Merlin...
Merlin, Merlin, Merlin....
Un giorno non sapeva neppure chi fosse e il giorno dopo se lo ritrovava immischiato in ogni aspetto della sua vita,
pronto a cacciare ogni suo pensiero, ogni sua conversazione... ogni suo incubo.
Perché ovviamente, come in ogni buona storia senza senso, c'erano anche gli incubi a tormentarlo... Arthur non li avrebbe mai chiamati sogni... anche se alcuni erano distintamente piacevoli...
Fin troppo piacevoli...
Talmente piacevoli da essere quasi spaventosi.
Perché lui ovviamente non era gay e immaginarsi a fare certe cose con un tizio dalle buffe orecchie che neppure conosceva poteva classificarsi solo come incubo.
Punto.
Ma ovviamente il mondo non ne aveva a sufficienza e sperava di farlo impazzire.
Perciò i suoi voti facevano schifo, la sua media era un buco a perdere e se l'avessero buttato fuori dalla squadra di football probabilmente suo padre l'avrebbe costretto a dormire in giardino... al freddo.
Per fortuna il suo coach gli aveva dato un'altra possibilità, un paio di ripetizioni, qualche compito di recupero per far vedere la sua buona volontà... e tutto si sarebbe risolto.
Chi era per rifiutare un accordo simile?
Certo non aveva considerato il fattore murphy, ma andiamo... chi ci avrebbe mai pensato?
Merlin un genio?
Con quella faccia?
Poteva credere alla parte della goffaggine, della deficienza mentale, ma... i voti?
Assurdo.
Quando aveva aperto la porta dell'ufficio del suo insegnante e si era ritrovato davanti il volto pallido e schoccato di Merlin, la sua prima reazione era stata ridere.
La seconda era stata strapparsi i capelli gridando per la frustrazione, ma i suoi capelli erano cosí belli che sarebbe stato sinceramente un grande spreco...
E in fondo... perché affaticarsi tanto per evitare un tizio che neppure conosceva? Per qualche sogno  privo di senso? Era fatica sprecata, sicuramente era una fase, nulla di piú. Nulla di cui preoccuparsi.
E poi... Emrys arrossiva in modo stranamente delizioso...
E quando si arrabbiava i suoi occhi diventavano stranamente luminosi, quasi dorati.
Vederli  gli creava ogni volta una sensazione davvero piacevole nello stomaco, come una lieve scossa elettrica...
Che male poteva esserci in una cosa tanto stupida?
Chiaramente molto male...
Nel giro di pochi giorni, i suoi incubi invece di migliorare erano peggiorati a gran velocità, adesso non erano piú quei tipi di sogni, erano piú simili... a film fantastici.
Era come vivere nella storia infinita.
Solo che lui era il principe di un bel regno e Merlin era il suo servo... e un mago... e anche il suo amante...
Erano visioni cosí chiare e nitide che al risveglio si sentiva frastornato, sbagliato, come se realtà e sogno si fossero scambiate di posto.
La cosa peggiore era il non potersi confidare con nessuno.
I suoi amici l'avrebbero creduto pazzo e sua madre... sapeva già cosa gli avrebbe detto... e lui non aveva alcuna cotta per Merlin
Anzi... probabilmente tutta quella storia era colpa di sua madre.
Certo... ovviamente!
Come aveva fatto a non pensarci prima?
Tutte quelle favole, tutto quel parlare di Re Arthur e Merlin... di destini e monete.
O meglio ancora... la colpa era sicuramente di suo nonno: Damien de Bois.
In realtà Arthur non ricordava molto di lui.
Era morto quando aveva ancora otto anni lasciandogli un diario scritto di suo pugno sulle leggende di Re Arthur e il mago Merlin e un mucchio di stupidaggini nella testa.
Le storie che sue nonno raccontava non erano le stesse che si trovavano nei libri o su wikipedia o da nessuna parte in effetti.
L'Arthur di cui suo nonno parlava non era ancora un re, ma un ragazzino piuttosto arrogante ed egoista che imparava ad essere un grande re grazie all'aiuto e alla guida del suo servo... il mago Merlin.
Le sue, erano storie di amore e avventura, magia e combattimenti. Arthur le adorava.
Non gli era mai sembrato cosí strano che i protagonisti di quelle storie finissero con l'amarsi e vivere felici e contenti.
Dal modo in cui Damien le raccontava sembrava ovvio... naturale... come se non potesse essere altrimenti.
Una volta, quando Arthur aveva solo sei anni, aveva chiesto perché non ci fosse mai una principessa da salvare in quelle favole. Suo nonno aveva sorriso rispondendogli che non ce n'era bisogno, la storia era già completa cosí... non si deve aggiungere qualcosa a una storia già completa, si rischia di rovinarla irreparabilmente.
Arthur aveva già il suo Merlin, non aveva bisogno di una principessa e Merlin sarebbe stato lí per il suo re... sempre... anche dopo la morte, perché la vita è un ciclo continuo in cui si muore e rinasce, ma non per il mago piú potente di tutti... per lui la vita è una lunga linea in cui attendere e attendere che il suo re ritorni al suo fianco.
Da bambino Arthur lo aveva trovato un racconto fantastico, cosa che non avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura, crescendo aveva semplicemente gettato lo stupido diario sotto il suo letto e dimenticato ogni cosa.
Probabilmente suo nonno pensava che il suo nome fosse un immenso scherzo... come tutti del resto... e aveva trovato un modo nuovo per prenderlo in giro.
Essere figlio di Uther e Ygraine ovviamente non era sufficiente.
Suo nonno aveva inventato un mucchio di stupidaggini con cui riempirgli la testa... e a giudicare da quello che raccontava sua madre, probabilmente non era nemmeno molto sano di mente... chi giudica il proprio genero dal nome?
Assurdo.
Viveva in una famiglia di pazzi.
In cui sua madre non aveva problemi a chiamare il suo migliore amico per interrogarlo sul misterioso ragazzo che aiutava suo figlio con i compiti dopo le lezioni.
La scoperta di quel nome aveva reso la sua vita un inferno.
Era bastato uno sguardo per capire che lei sapeva.
I sorrisi, l'ammiccare continuo, le battute... era ovvio che sapesse... ed irritante.
'Perché non lo porti a casa e ce lo presenti?'  assieme all'ovvio ' Studiereste piú comodamente in camera tua Arthur' avevano cominciato a tormentarlo ogni giorno, ma Arthur non demordeva.
Darle accesso a Merlin avrebbe significato trovarselo in casa in ogni istante.
Perciò invitarlo a casa propria, seppur in condizioni di estrema necessità, era stato un grosso azzardo.
A sua difesa Arthur poteva dire di non aver pensato alle conseguenze, ancora una volta era successo tutto all'improvviso.
Un attimo era in biblioteca, a irritarlo come al solito, a punzecchiarlo e per una buona volta aveva perfino ragione a farlo, in fondo gli aveva fatto fare la figura dell'imbecille in classe.
Come minimo meritava un po' di sofferenza, giusto?
Un istante dopo si era ritrovato vittima di una specie di crisi isterica in piena regola...
Certo, fin dal primo istante Merlin aveva dimostrato una certa presenza di carattere, cosa che lo divertiva immensamente, anche se non l'avrebbe mai ammesso, ma questo era diverso...
Per la prima volta l'aveva guardato... con odio.
Con una rabbia tale e un tono cosí tagliente da impedire ad Arthur qualsiasi risposta.
Da renderlo quasi spaventato... non dalla rabbia in sè, non dalle grida... ma dall'idea di non vederlo piú.
Di aver tirato troppo la corda.
Di aver perduto qualcosa di importante prima ancora di sapere cosa essa fosse...
L'angoscia l'aveva divorato attimo dopo attimo fino a diventare un'ossessione.
Quella notte i suoi sogni avevano acquistato una nuova dimensione, diventando talmente intensi da influenzare il suo umore e i suoi pensieri.
Talmente nitidi da rimanergli impressi in ogni dettaglio perfino da sveglio.
Ormai non riusciva piú a distinguere cosa fosse un sogno e cosa un ricordo.
Stava impazzendo... e la cosa peggiore era che non sapeva se gli dispiaceva.
Ricordava di un'amore infinito, di una passione capace di travolgere ogni cosa, di una dolcezza capace di sacrificare tutto per un'altra persona.
E sentiva come suo il dolore di una battaglia dove tutto era andato perduto, la speranza di una promessa che avrebbe superato anche la morte.
E sentiva la voce di Merlin nella mente e la sua promessa che qualsiasi cosa fosse accaduta lui sarebbe stato lí, ad attenderlo... per sempre.
Al risveglio, Arthur non riusciva a pensare ad altro se non a lui, sentiva il bisogno di vederlo, di sentirne la voce, di toccarlo.
Per una volta il bisogno era stato cosí forte da accantonare orgoglio e razionalità, ma sapeva di non poterlo chiamare senza una scusa, senza un motivo e scusarsi non era pensabile.
Era pur sempre un Pendragon e comunque non aveva fatto nulla di male... perciò aveva bisogno di un'altra strategia, qualcosa che fosse sufficiente a tenere lí Merlin, a parlargli e aggiustare le cose senza fargli capire di volerlo fare...
Molte ore dopo, con litri di caffè nel sangue e un mal di testa esplosivo, Arthur osservava compiaciuto i suoi esercizi di algebra.
Forse non erano perfetti... forse i risultati non coincidevano esattamente con quelli dei libri, ma ci aveva passato tutta la mattina... si era impegnato per una volta... e ad essere del tutto sincero, si sentiva quasi... soddisfatto con se stesso.
Era la prima volta che metteva tanta concentrazione su dei compiti, di certo Merlin non avrebbe potuto lamentarsi, giusto?
L'aveva chiamato incurante del tono quasi supplichevole della propria voce, incurante della pioggia torrenziale o dell'ora o di qualsiasi cosa non fosse il semplice bisogno di vederlo e solo quando lo aveva visto sulle scale, completamente fradicio e tremante in quell'assurdo abbigliamento, il suo cuore era tornato a battere normalmente e il nodo che gli impediva di respirare si era sciolto completamente...
Era stato l'inizio della fine.
Qualcosa in lui era come scattato.
Se prima le labbra di Merlin potevano sembrargli baciabili, adesso le trovava irresistibili.
Non poteva parlargli senza fissarle.
Non poteva guardarlo senza immaginare di accarezzargli il volto o di passargli le mani fra i capelli, Merlin era diventato come un'ossessione da cui non riusciva  a liberarsi.
Non era neppure tanto sicuro che i suoi sogni piú piacevoli avessero ancora per protagonista il mago della leggenda.
Perché adesso il Merlin di cui gridava il nome portava jeans stretti e converse colorate... e la biblioteca era decisamente troppo moderna per appartenere a Camelot...
In mezzo al caos di sentimenti e confusione che era diventata la sua vita, mentre Arthur cercava disperatamente di venire a capo di ciò che provava e scegliere di fare qualcosa... era arrivata la bella Ginevra a complicare le cose.
All'inizio la conosceva perché stava sempre in giro con Merlin, i due erano praticamente inseparabili, se non fosse stato convinto che il ragazzo fosse totalmente gay  e infatuato di lui per giunta, avrebbe detto che fossero fidanzati.
E poi c'era Lancelot.
Il suo amico non si innamorava facilmente, ma quando lo faceva diventava una noia mortale.
Non faceva che tesserne le lodi tutto il giorno, fissare nel vuoto con aria sognante, sorridere come un vero deficiente... un amore da manuale insomma...
Per questa Gwen poi, era stato un vero colpo di fulmine.
Dolce, gentile, bella come nessun altra... sembrava non esserci fine ai suoi pregi.
Finchè non l'aveva trovata tra le braccia di Merlin in una caffetteria.
E forse aveva esagerato, forse un abbraccio e un bacio sulla guancia non gridavano esattamente matrimonio in arrivo, forse era solo stanco e irritato perché mentre lui aveva passato la notte a trattenersi dal saltargli addosso mentre dormiva sul suo divano e la mattina a compilare una lista, tra l'altro ancora vuota, dei motivi per cui baciarlo sarebbe stato infinitamente stupido, Merlin se ne stava in una dannata caffetteria a farsi molestare dalla sua amichetta... fatto sta che qualcosa di viscido e violento aveva cominciato a scorrergli nelle vene, qualcosa che non riusciva a controllare e che voleva solo... vendicarsi.
Ferirlo.
Era una rabbia sottile e distruttiva, la vaga sgradevole sensazione di essere stato tradito, anche se Merlin di fatto, non gli doveva niente.
Però...
Però...
Non sopportava l'idea che quella Gwen avesse ciò che lui sognava ogni notte di avere.
Era come se ogni cellula del suo corpo si fosse messa a gridare in coro una sola parola... mio.
Voleva  punirlo, ferirlo, tradirlo com'era stato tradito lui.
« Anche io ti amo da impazzire Vivian »
Aveva provato soddisfazione nel vedere il colpo andare a segno, nel vedere l'altro barcollare e impallidire in un muto dialogo incomprensibile a chiunque tratte che loro due.
Non importava che quel ti amo fosse fasullo,  non importava che fosse diretto alla persona sbagliata.
In fondo... era stato Merlin a cominciare... era solo colpa sua.
Non si sarebbe sentito in colpa... non questa volta.
Nemmeno se i suoi sogni gli mostravano mille volte in cui aveva ferito i sentimenti dell'altro in una vita che neppure aveva vissuto, nemmeno se la sua follia lo torturava con le lacrime e i singhiozzi di un mago in un regno leggendario e lontano migliaia di anni...
Aveva creduto che fosse sufficiente, aveva pensato che Merlin avrebbe capito a chi apparteneva e finalmente gli avrebbe lasciato il tempo di decidere in santa pace se lo voleva oppure no, ma ovviamente aveva sbagliato...
E quella Gwen non era altro che una bugiarda traditrice.
Un giorno stava tra le braccia di Merlin e il giorno prima, a quanto pareva, stava comodamente appiccicata alle labbra di Lancelot.
Disgustoso.
Ma gli aveva creduto? No... quell'idiota aveva osato difenderla a spada tratta, sbattendogli in faccia il suo amore per quella ragazza, aveva preferito credere a lei piuttosto che a lui.
Quella discussione lo aveva ferito ad una profondità che non riusciva neppure a spiegare.
Lo aveva fatto sentire perso e disperato, lo aveva letteralmente spinto al limite.
Un limite dove aveva involontariamente incontrato le labbra di Merlin.
E che incontro era stato.
L'altro non aveva risposto, ma a chi importava? Quando un semplice contatto era in grado di scatenare una simile scossa... quando ogni cosa sembrava placarsi e portare la pace e la tranquillità piú assoluta... nessuno poteva negare la perfezione di quell'istante, neppure Merlin Emrys.
La magia però, era durata il tempo di un istante... la realtà lo aveva colpito in modo violento e spaventoso.
Aveva ceduto.
Aveva ceduto e non sapeva neppure perché volesse cedere.
Amava Emrys?
O era solo quella storia dei sogni a renderlo pazzo?
E se l'avessero visto... cosa avrebbero pensato i suoi compagni di squadra... e Vivian? Cosa avrebbe detto a Vivian?
Nel calore del momento, Arhtur aveva fatto una cosa che mai, mai aveva fatto prima di allora... era scappato...
La fuga piú breve della storia a pensarci bene...
Sua madre aveva provveduto a mettervi fine con una semplice chiamata, come gli avesse rubato il numero e l'indirizzo di Merlin ancora non lo aveva capito, ma comunque avesse fatto, solo poche ore dopo il bacio piú maldestro della storia, il suo peggior incubo era comparso nella sua sala da pranzo.
Col solito sorriso da imbecille e l'aria piú innocente che mai.
Sembrava quasi essersi dimenticato l'accaduto, averlo messo da parte come una cosa di poco conto.
Come un errore da niente da lasciarsi alle spalle.
Arthur era furioso.
L'aveva affrontato nella sua stanza, l'aveva pungolato e schernito sperando di farlo reagire, sperando di vederlo capitolare e ammettere che quel bacio l'aveva scosso e lui cosa aveva fatto?
Aveva. Scosso. Le. Spalle.
Cosí, come se niente fosse.

E dannazione, non era cosí semplice. Non bastava un va bene. Non bastava un sorriso.
Perché quel bacio era stato devastante e Merlin l'aveva sentito... doveva averlo sentito...
Perciò chi poteva biasimarlo per quello che aveva fatto dopo?
La colpa in fondo, era tutta di Merlin. Solo sua.
Non avrebbe dovuto sfidarlo a quel modo.
Voleva solo dimostrargli cosa poteva avere, tutto qua... voleva solo mostrargli quanto anche lui lo desiderasse... e dal modo in cui aveva risposto al suo bacio, era chiaro ad entrambi.
Forse era stato arrogante a dirglielo cosí sfacciatamente, forse non aveva considerato i suoi sentimenti, forse aveva scelto il momento meno appropriato, ma andiamo... non era mica una ragazza.
Chiaramente Merlin non se n'era accorto.
Era uscito dalla stanza gridando di odiarlo tra tutte le cose, quasi piangendo, lasciando Arthur confuso e terribilmente insoddisfatto.
Non sapeva esattamente cosa avesse pensato in quell'istante, probabilmente non era neppure la sua testa a pensare... non del tutto almeno.
Sapeva solo di essere confuso, arrabbiato e stufo di tutta quella storia.
Perché Merlin lo trattava come se gli dovesse qualcosa, quando in realtà quasi non si conoscevano.
Perché lui si sentiva come se dovesse qualcosa a Merlin quando in realtà sapeva di non dovergli proprio nulla.
Perché ogni volta che lo vedeva, che gli stava vicino, che lo toccava, c'era quella voce che gli gridava di prendersi ciò che era suo e scordare tutto il resto.
Solo che non poteva... non poteva e questo lo rendeva matto...
E in mezzo a tutta quella follia si era ritrovato a marciare nella stanza dell'altro, a gettargli addosso tutto ciò che provava e sentiva.
Probabilmente la metà delle sue parole non avevano neppure senso, ma non gli importava.
Non gli importava di nulla se non di Merlin e della sua bocca e del suo corpo e di ogni cosa che fosse lui...
Lo voleva come non aveva mai voluto altro ed era cosí forte e irrazionale che nella rabbia perse ogni controllo di sè.
Una rabbia che si placò solo quando finalmente si trovò davvero unito all'altro.
Tra la prima dolorosa spinta e la seconda qualcosa in lui sembrò mutare lentamente.
La voglia di punire Merlin si trasformò in qualcosa di piú dolce, in un bisogno piú profondo e sereno, i suoi gesti risposero di conseguenza, facendosi meno violenti, meno veloci e i suoi baci divennero quelli di un amante e le sue spinte lunghe e profonde.
Il volto di Merlin e quello dei suoi incubi si fusero in un solo viso, le loro voci divennero una sola e tutto in Arthur Pendragon... rabbia, confusione, tradimento, tutto trovò un senso e andò al suo posto.
Tutto si placò portandogli una pace e una serenità che mai prima di allora aveva provato.
Era tornato a casa  infine...

La mattina non era stata altrettanto gentile con lui.
L'Arthur che si era svegliato era un Arthur del tutto diverso.
Un Arthur con tutti i suoi ricordi che soffriva di un orribile mal di testa e una lunga astinenza di piú di duecento anni.
Un Arthur che avrebbe voluto rimediare ad entrambe le situazioni, ma che a quanto pareva non poteva farlo perché gli mancava qualcosa di fondamentale.
Il suo mago di corte.
Nonché  amante e completo idiota.
Il lato del letto occupato dall'altro era già freddo, i suoi vestiti spariti e nessuno lo aveva visto.
Arthur cercò di ingoiare il nodo di ansia e tensione che gli si era formato nello stomaco.
Non c'era nulla di strano.
Forse era in imbarazzo per via di sua madre... forse doveva fare qualcosa di importante, prendere qualcosa da casa.
Forse era con Gwen...
A qell'ultimo francamente disgustoso pensiero , Arthur si buttò sotto l'acqua gelata della doccia maledicendo il mago in tutte le lingue del mondo.
In sostanza il principe che arrivò a scuola quella mattina, non era un principe felice... anzi.
Aveva atteso Merlin all'entrata per piú di mezz'ora in mezzo al freddo.
Aveva la faccia congelata e il naso arrossato, non sentiva piú le dita delle mani e le sue orecchie facevano cosí male da temere di perderle.
Per un attimo rimpianse di non aver messo il cappello, ma i suoi capelli ne avrebbero pagato il prezzo e lui voleva essere al meglio quella mattina.
Non che fosse vanitoso sia ben chiaro, ma non c'era niente di male a preoccuparsi del proprio aspetto ogni tanto.
Certo poteva capire il sarcasmo di chi girava con delle enormi orecchie e la faccia da idiota... e che per altro non si degnava neppure di farsi trovare in una scuola di soli tre piani!
Arthur non era un tipo paziente, ma questo andava oltre ogni limite.
Iniziava a considerare l'idea di farlo chiamare dagli altoparlanti come il moccioso che ovviamente era.
Che diavolo aveva per la testa? Lo faceva apposta? Lo stava ... evitando?
Il pensiero era un po' sconcertante. Che motivo aveva Merlin per evitarlo?
Si, era stato un vero cretino, un asino per citarlo, ma la sera prima credeva di aver sistemato tutto, no?
Gli aveva spiegato come si sentiva, perché si comportava in quel modo assurdo. Certo Merlin non era la mente piú sveglia del mondo, forse non aveva capito niente...
«Arthur, buongiorno»
Lancelot aprì l'armadietto accanto al suo sospirando come se fosse ferito mortalmente.
In risposta, Arthur brontolò qualcosa di simile ad un saluto armeggiando inutilmente col proprio lucchetto, quella mattina non voleva saperne di aprirsi. Sicuramente era colpa di Merlin, non sapeva come o perché, ma sicuramente era vittima di qualche suo magico disastro che gli stava rovinando la giornata. Tipico.
Tutto sommato non aveva alcuna voglia di parlare con Lance in quel momento nè di sentire un'altra lista dei pregi di Ginevra, tra tutte... il pensiero della ragazza però, gli fece venire un'idea.
Fingendosi del tutto interessato si volse verso l'amico «Hai già visto la tua Ginevra oggi?» di certo se la ragazza era in giro, Merlin sarebbe stato con lei, poteva essere la sua occasione di rintracciarlo.
Il fatto che stesse con Gwen invece che con lui come doveva, l'avrebbe affrontato in seguito, quando la voglia di ucciderli entrambi fosse passata... forse.
Inaspettatamente, Lancelot non sorrise alla menzione del suo grande amore, anzi... chinò il capo come se il solo pensare a lei lo ferisse troppo.
«L'ho vista ieri sera...» mormorò guardando dappertutto tranne che verso Arthur «Lei... mi ha rifiutato»
A quelle parole Arthur si dimenticò completamente del suo lucchetto... e di tutto il resto.
Gwen aveva rifiutato Lancelot?
Era assurdo.
Quei due erano come Romeo e Giulietta.
Destinati a stare insieme fin dai tempi di Camelot.
Perfino quando Gwen era sua moglie.
Il che ancora lo feriva un po'... non che lui fosse stato del tutto onesto e fedele con la storia di Merlin, però...
«Ne sei sicuro?» chiese quindi stupidamente cercando di capire cosa stesse succedendo tutto intorno. Non poteva restarsene morto per un paio di secoli che tutto andava in malora!
Lancelot annuì con aria ferita «Me lo ha detto chiaramente... c'è già un altro nel suo cuore»
Se l'idea che Gwen non amasse Lancelot era preoccupante, l'idea che amasse qualcun altro gli piaceva anche meno... era cosí... impensabile «Un altro?» chiese sospettosamente Arthur.
Da un angolo della sua mente l'immagine di Merlin e Gwen abbracciati in una caffetteria tornò a tormentarlo, ma venne subito catalogata come assurda e stupida.
Il mago lo aveva sempre accusato di essere troppo geloso... 
«Si... e chiaramente intende dire Merlin, era ovvio in fondo»
Arthur non rispose.
Avrebbe voluto dirgli che era un'idiota... che era impossibile si trattasse di Merlin... però...
Non era cosí impossibile, no?
Avrebbe spiegato tutto.
Merlin non aveva risvegliato i suoi ricordi.
Non gli aveva spiegato cosa stava succedendo, non aveva detto la verità.
Per la prima volta il suo mago l'aveva solo... lasciato andare.
Era stato Arthur a baciarlo, era stato Arthur a spingerlo in una direzione nella quale chiaramente l'altro non era interessato ad andare.
E adesso lo evitava.
Perché non voleva affrontarlo.
Perché non se la sentiva di dirgli in faccia che ormai non lo amava piú... che adesso amava lei.
Arthur deglutì nervosamente «Mi dispiace Lance» gracchiò a fatica cercando di restare razionale, cercando di tenere sotto controllo le sue emozioni senza crollare lí, davanti a tutti.
«Non fa niente, è una brutta delusione, ma mi riprenderò... non è che fosse amore eterno, no?»
rise l'altro dandogli una pacca sulla spalla, era ovvio che soffrisse ancora, ma aveva ragione... si sarebbe ripreso... almeno lui...
«Devo andare a parlare al coach» se ne uscì parlando troppo in fretta e quasi scappando dall'amico.
Voleva solo trovare il suo mago.
Per parlargli e risolvere ogni cosa.
Non doveva farsi prendere dal panico, era già accaduto in passato che rabbia e gelosia prendessero il sopravvento facendolo giungere a conclusioni sbagliate.
Anche se tutto sembrava coincidere non era detto che avesse ragione.
Sicuramente Merlin meritava la possibilità di spiegarsi... di dirgli la verità... sicuramente c'era una spiegazione per ogni cosa.

Una settimana dopo tutte le convinzioni di Arthur e i suoi tentativi di restare calmo iniziavano a crollare lasciandolo in uno stato quasi pietoso.
Non riusciva a dormire, non riusciva a concentrarsi.
I suoi voti se possibile erano peggiorati ancora di piú... e Merlin lo stava ancora evitando.
Era inutile farsi illusioni, era quella la verità.
Lo aveva cercato in mensa, lo aveva cercato in biblioteca, lo aveva aspettato fuori dalle lezioni e non era riuscito neppure a vederlo.
O lo evitava o era scomparso dalla faccia della terra.
E la seconda teoria era stata smentita da Lancelot che, a quanto pareva, lo aveva visto insieme a Ginevra nei corridoi... sorridenti e allegri.
Beh... se era tanto felice con Gwen a lui stava bene, davvero... ma almeno doveva avere la decenza di dirglielo in faccia.
Quel venerdí, a causa di una fortunata pioggia, gli allenamenti vennero sospesi.
Era l'occasione che cercava.
Si svegliò all'alba, anche se svegliarsi era un parolone considerando che non dormiva quasi piú e arrivò a scuola con piú di due ore di anticipo.
Conosceva Merlin e svegliarsi presto non era mai stato il suo punto forte.
Non sapeva come avesse fatto ad evitarlo tutta la settimana, ma quel giorno... avrebbe perso.
Sua madre sarebbe stata fiera di lui se lo avesse visto.
All'apertura dei cancelli era stato il primo ad entrare sotto gli occhi sgranati del portiere e senza esitazione si era letteralmente appostato poco distante dall'armadietto di Merlin, pronto ad aspettare tutto il tempo necessario.
Mezz'ora dopo i suoi sforzi erano stati ripagati.
Il mago era da solo e a giudicare dalla sua espressione tranquilla, l'ultima cosa che si aspettava era un'imboscata da parte di Arthur.
Senza fermarsi a riflettere su cosa avrebbe detto per non farsi venire dubbi dell'ultimo minuto, il ragazzo uscì dal suo nascondiglio con aria decisa avvicinandosi a lui in pochi passi.
«Merlin dobbiamo parlare» pronunciò dopo essersi schiarito la voce due volte, l'altro gli dava le spalle, indaffarato a cercare chissà cosa nel suo armadietto, ma non appena sentí la sua voce, Arthur lo vide sobbalzare come spaventato e irrigidirsi subito dopo, nemmeno lo avesse colpito.
«Non ho niente da dirti» gli rispose infine, senza nemmeno voltarsi.
Arthur contò mentalmente fino a dieci per trattenersi dall'afferrarlo e scuoterlo fino a fargli tornare il buon senso.
«Ti prego Merlin» mormorò invece, posandogli una mano sulla spalla e placando così il desiderio di stringerlo a sè, di obbligarlo a guardarlo, a sorridergli... ad amarlo. «Ci vorrà solo un minuto, me lo devi» continuò, sapendo di suonare disperato, sentendosi disperato. Perché per una volta non sapeva cosa fare.
Lui non era bravo coi sentimenti, non lo era mai stato.
Non sapeva esprimerli, non sapeva metterli in parole e soprattutto... non sapeva controllarli. Era sempre stato Merlin quello sentimentale, quello in grado di capire senza parole.
Ma ora sembrava che niente riuscisse piú a raggiungerlo.
Era colpa sua?
Aveva sbagliato una volta di troppo?
Aveva perduto per sempre il suo mago senza neppure rendersene conto?
Poteva essere stato cosí cieco da non accorgersi che gli affetti del suo amore erano ormai diretti ad un'altra persona?
«Io...» pronunciò infine l'altro chinando la testa e finalmente... voltandosi a guardarlo «che c'è?» chiese fissandolo dritto negli occhi, lasciando Arthur senza fiato.
C'era cosí tanto dolore in quello sguardo, tanta rassegnazione e la colpa, lo sapeva, poteva essere solo sua.
Con la sua arroganza era finalmente riuscito a distruggerli per sempre?
Aprì la bocca per chiedere spiegazioni, per avere finalmente una risposta.
Pronto ad affrontare tutto, compreso il rifiuto pur di mettere fine a quell'agonizzante attesa.
«Arthur?» la voce di Vivian gli fece morire ogni domanda tra le labbra.
La ragazza comparve come dal nulla,  abbracciandolo fin troppo stretto «Ti aspettavo all'entrata, perché te ne sei andato?»
Arthur sospirò mentalmente, doveva aspettarselo.
Da quando aveva recuperato i suoi ricordi, non si era comportato bene nei confronti della ragazza.
Sapeva fin da subito di doverla lasciare, di dover essere sincero, ma il pensiero di perdere Merlin, la paura di non riuscire a ricucire le cose tra di loro, era stato cosí consumante da impedirgli di pensare a qualsiasi altra cosa.
Vivian era rimasta relegata in un angolo della sua mente, un problema secondario da risolvere solo in seguito.
Sapeva che era arrogante, che l'avrebbe ferita col suo egoismo, ma era Merlin...
Però, quando la ragazza cercò di baciarlo come accadeva tutti i giorni, Arthur si rese conto di aver aspettato già troppo.
Doveva dirle la verità... o almeno la parte di verità che poteva capire... e l'avrebbe fatto, subito dopo aver parlato col mago.
«Ora no Vivian, devo parlare con Merlin» le disse forse con tono piú irritato di quanto volesse, di quanto lei non meritasse, facendo un passo indietro in modo da evitare sia il suo abbraccio che le sue labbra.
Dallo sguardo della ragazza, capì subito di aver sbagliato tecnica.
Vivian aveva un pessimo carattere e se c'era una cosa che detestava era essere messa da parte e ignorata.
«Oh, devi parlare con Merlin adesso» mormorò con voce melliflua, ma si vedeva che era infuriata e a un passo dal fargli una scenata davanti a tutti «E ieri dovevi cercare Merlin perché dovevi parlargli... si può sapere cosa ti prende? Sei impazzito per caso?» gli sibilò furente.
«Vivian...» sospirò Arthur nel vano tentativo di placarla, ma sapeva bene quanto fosse impossibile. Vivian non era in grado di trattenere la rabbia.
«No, Arthur... adesso sono io che devo parlarti e ti conviene ascoltarmi se non vuoi che mi metta a gridare qui davanti a tutti» pronunciò col viso già arrossato dalla rabbia.
Incapace di decidere a chi dare priorità tra i due, Arthur spostò la sguardo dalla ragazza pronta a schiaffeggiarlo in mezzo al corridoio, al ragazzo che aveva cercato disperatamente per tutta la settimana, se lo avesse lasciato andare, sarebbe riuscito poi a ritrovarlo? O avrebbe ricominciato ad evitarlo come la peste?
Sfortunatamente per lui, fu lo stesso Merlin a scegliere lanciandogli un'occhiata esasperata e sbattendo lo sportello dell'armadietto.
Arthur dovette rassegnarsi a guardarlo allontanarsi chiaramente furioso, incapace di seguirlo dato che Vivian lo teneva per un braccio quasi gridando «Dove pensi di andare?»
Il ragazzo sospirò passandosi una mano sulla fronte «E va bene, dovevo parlarti anche io in fondo» mormorò infine e Vivian sorrise vittoriosa conducendolo lungo il corridoio, in un'aula vuota.
Per lo meno, non avrebbero dovuto discutere davanti a tutti.
«Vuoi dirmi che sta succedendo? E' quasi una settimana che non ti degni di chiamarmi o rispondere ai miei messaggi. In compenso te ne vai sempre dietro a quel Merlin come un cucciolo bastonato» andò subito al sodo la ragazza chiudendosi la porta alle spalle.
Sentendosi vagamente insultato, Arthur infilò le mani nelle tasche dei jeans cercando un modo per dirle la verità senza ferirla, cosa probabilmente impossibile data la natura di quella conversazione. «E' solo che...» si interruppe incapace di proseguire.
Non poteva davvero dirle che amava Merlin, no?
«Solo che... cosa Arthur? Davvero non capisco... ci conosciamo da tutta una vita e stiamo insieme da... da sempre... e adesso tu... sembri quasi un estraneo»
«Forse lo sono» mormorò il ragazzo sentendosi all'improvviso esausto.
Era stufo di sentimenti e dichiarazioni. Avrebbe dato tutto per riavere un'armatura, una spada e un mostro da abbattere.
Vivian lo guardò confusa avvicinandosi di un passo, alzò le mani come per toccarlo, ma subito le riabbassò, come se non fosse piú sicura di poterlo fare.
«Io credo che... dovremmo finirla qui» sospirò, non c'era modo di non ferirla, non c'era modo di alleggerire il colpo. Poteva solo darle questo, onestà. «Non posso piú stare con te Vivian»
«Come?» non c'era piú rabbia nel suo tono, nè arroganza.
Solo un'infinita confusione... e il dolore del tradimento.
Arthur chiuse gli occhi chinando il capo, rifiutandosi di guardarla crollare davanti ai suoi occhi, sentendosi un verme per ciò che le stava facendo «C'è un'altra persona. Non posso dirti chi è perciò non chiedermelo... e comunque... è colpa mia. Sono io che non avrei mai dovuto impegnarmi con te, perciò odia me se devi, ma non...» abbassò la voce fino a un sussurro, lasciando la frase sospesa a metà. Non sapeva come continuare e immaginava di essere già stato chiaro in fondo.
Vivian lo fissò in silenzio, incredula, prima che tutto il suo volto... il suo bellissimo volto... si contorcesse in una smorfia di sorpresa e dolore.
Le sfuggì un singhiozzo e poi le lacrime scesero copiose. Arthur avrebbe dato tutto ciò che aveva per poterle cancellare, per poter chiudere la ferita che le aveva procurato.
Vivian era superficiale, arrogante, a volte un po' infantile... ma in fondo credeva di averla amata davvero.
Forse se Merlin non fosse esistito, se lui non fosse stato Arthur... le cose sarebbero finite in modo diverso tra di loro.
Ma la realtà era ben diversa... e nessuno poteva sostituire Merlin.
«Tu... come puoi farmi questo Arthur? Non puoi uscirtene all'improvviso con... tu... Com'è possibile? Fino a ieri dicevi di amarmi e io... pensavo che...» gli si avvicinò tra le lacrime, guardandolo con una disperazione che gli faceva stringere il cuore nel petto «Io ti amo» mormorò ad un soffio dalle sue labbra e Arthur sapeva cosa sarebbe accaduto, ma non la fermò.
Perché le doveva anche questo.
L'ultimo contatto.
L'ultima carezza.
L'ultimo bacio...
E si sentì un verme quando, al contatto con le sue soffici labbra, l'unica cosa che pensò fu quanto quel momento fosse sbagliato... perché quelle erano le labbra sbagliate, non erano le sue labbra.
E immaginò Merlin in quel momento, seduto da qualche parte a piangere per lui, convinto che lo tradisse con Vivian.
E si sentì un'idiota perché probabilmente non era affatto cosí, probabilmente era con Gwen e non pensava affatto ad Arthur o a loro.
Un attimo dopo la afferrò per le spalle allontanandola da sè con dolcezza «Mi dispiace Vivian» le disse fissandola negli occhi lucidi, passandole il dorso della mano sulle guance per raccogliere parte delle sue lacrime e magari del suo dolore.
«Anche a me» rispose lei e una fiamma di rabbia, del suo solito carattere si riaccese in lei.
Arthur quasi gioì quando con un sonoro schiaffo Vivian lo lasciò solo nell'aula.            
Se non altro si sarebbe ripresa in fretta.

Come temeva sarebbe accaduto, Merlin scomparve di nuovo.
Nel vano tentativo di rintracciarlo, Arthur lo aveva atteso fuori dall'aula dove aveva lezione, ma non c'era traccia del mago, sebbene sia Gwen che Morgana fossero presenti.
«Bene bene, se non è Arthur Pendragon... che succede, ti sei perso?»
Morgana sorrise avvicinandosi a lui con aria divertita.
Era strano, cosí strano... sapere ciò che sapeva, ricordare ciò che ricordava... e non poterlo condividere.
Dover fingere di essere per loro l'estraneo che era.
«Stavo cercando Merlin» brontolò fingendosi seccato, come se il ragazzo avesse saltato qualche importante appuntamento con lui.
«Oggi non è venuto a scuola, ritenta un'altra volta, vuoi?»
A quelle parole Arthur rimase stupito, l'aveva visto solo poco prima... perciò non le aveva neppure incontrate?
Era semplicemente andato a casa?
«Gana» Gwen fissò storto l'amica ottenendo in cambio uno sbuffo e una scossa di spalle, Arthur non era interessato ai loro dialoghi silenziosi, di quelli ne aveva già troppi a casa sua...  voleva solo parlare col suo mago... possibile che fosse un'impresa cosí difficile?
«Grazie lo stesso» mormorò a denti stretti con la mente da tutt'altra parte.
Questa volta non sarebbe finita cosí, Merlin non poteva sparire a quel modo, non quando aveva già accettato di parlargli.
Se non voleva starlo a sentire allora lo avrebbe obbligato a farlo.
Se voleva lasciarlo, se voleva liberarsi di lui, allora glielo avrebbe detto in faccia.
Adesso.
O Arthur non avrebbe piú risposto delle sue azioni.
Fu un principe deciso e sul piede di guerra quello che piombò nell'appartamento di Merlin Emrys poco meno di un'ora dopo, trovandosi davanti un ragazzo riverso per terra e un libro aperto su una pagina che non gli piaceva affatto... una pagina che gli fece congelare il sangue nelle vene...

Tbc...

* Il nome del nonno di Arthur è inventato. Il cognome è quello di Ygraine o almeno wikipedia e il sito della BBC dicono cosí, il nome l'ho scelto a caso... volevo chiamarlo Draco, ma poi faceva troppo HP... e Kilgharrah non era proprio adatto...*

Eccolo finalmente qui. Temevo non finisse mai, è decisamente il capitolo piú lungo  e impegnativo della storia. L'ho riscritto tre volte prima che mi convincesse e anche cosí è venuto talmente lungo che all'inizio volevo dividerlo in due parti, ma visto che vi ho fatto aspettare tanto per leggerlo, ho pensato di premiare la vostra pazienza!xD
Spero di aver reso i pensieri di Arthur nel modo piú chiaro e logico possibile, anche se il poveretto non è esattamente razionale visto quello che sta passando!:PP
Quanto a Vivian, alla fine mi è dispiaciuto molto per lei, in fondo non è altro che una vittima del destino! Spero che con questo l'abbiate perdonata un po' per i capitoli passati e che abbiate perdonato anche il nostro principino... chissà magari adesso riuscirà a rimettere le cose a posto!xDD
Bene... Dopo tutta questa faticaccia spero commenterete in tanti!!xDD

Come sempre, un bacio a tutte le lettrici, a chi commenta e anche a chi segue la storia in silenzio!!

Come avrete visto, ho già risposto a tutte le recensioni tramite la sezione apposita, perciò... niente spazio risposte stavolta!Alla prossima!!!xD





   
 
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