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Autore: kia_85    07/12/2010    2 recensioni
"Anche se si sforza di essere sempre spensierato, lo so che non è più lo stesso.
Da quando mamma non c’è più, ha uno sguardo spento, quasi assente.
Gli zii mi ripetono continuamente che se non ci fossi stata io, probabilmente avrebbe finito con il commettere una stupidaggine.
Invece la mia presenza lo ha fatto riprendere.
Vive solo per me adesso."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Li Shan In, Ryo Saeba/Hunter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Distretto di polizia di Shinjuku – Tokyo
Ore 18.15
Shan In
Siamo arrivate davanti al distretto dove lavora l’ispettrice Saeko Nogami.
Sono seduta su una sedia davanti alla sua scrivania, in attesa che lei ci raggiunga.
Il mio cuore batte veloce.
Non mi è mai stata particolarmente simpatica questa donna, visti i racconti che ho potuto carpire su di lei, però in questo caso sono disposta pure a prostrarmi ai suoi piedi purché mi dia una mano.
La zia Miki è seduta accanto a me, è visibilmente a disagio.
Un giorno o l’altro mi devo far raccontare cosa è successo tra loro.
Nemmeno lo zio Mick nomina mai la poliziotta.
Ad ogni modo i miei pensieri vengono interrotti dal rumore di tacchi che percorrono il corridoio.
Poi una mano si appoggia sulla maniglia della porta e la apre delicatamente.
Appare una donna alta più o meno come la zia, capelli neri, occhi blu come la notte e un vestito così aderente che lascia bene poco all’immaginazione.
Ci fissa per qualche secondo per poi andare a sedere al suo posto.
Appena si è messa comoda, incrocia le dita delle mani e sorride.
“Miki che sorpresa, come mai da queste parti?!”
La zia le sorride tirata, si vede che si sta sforzando di non essere sgarbata.
“Avrei bisogno di informazioni su un tale di nome Toshio Takashi. Puoi aiutarci?!”
La donna posa gli occhi su di me e mi sorride.
“E lei chi è?!”
Io mi giro verso la zia, che annuisce, così mi presento.
“Piacere di conoscerla, io sono Shan In Saeba”
La vedo sgranare gli occhi.
“La figlia di Ryo e Kaori?!”
Annuisco.
Il sorriso non è più sulle sue labbra.
Torna a guardare la zia e sembra diventata di ghiaccio.
“Mi dispiace, non posso aiutarvi”
Ora sono io che mi arrabbio.
Ma come fa ad essere così insensibile?!
E poi da quanto so, papà e mamma in passato le hanno fatto un sacco di favori.
Sto per dirgliene quattro, ma la zia mi anticipa.
“Insomma Saeko, non ti stiamo chiedendo niente di impossibile. Solo uno stupido indirizzo… mi sembra che in passato abbiamo fatto molto di più per te”
La poliziotta incassa il colpo in silenzio.
Però si vede che non ha gradito il riferimento.
Ci guarda per qualche secondo.
“Perché vi serve?! È un uomo molto importante e non desidera essere disturbato…”
La zia sbuffa.
Sembra che stia iniziando a spazientirsi.
Parlo io per lei.
“Perché è il padre di Miyuki, una mia carissima amica. Ho bisogno di chiedergli se sa dove posso trovarla”
Saeko mi guarda divertita.
“Parli di Miyuki Takashi?! La famosa modella?! Amica tua?! Ma per favore… inventatene un’altra…”
Questa donna è da strozzare.
Se non fosse l’unica nostra ancora di salvezza, me ne sarei già andata.
Esco dallo zaino la macchina fotografica e gliela porgo.
“Vedi questa bellissima donna bionda accanto a me?! Lei è Miyuki… la riconosci? O hai bisogno di un paio di occhiali per vederla meglio?!”
Sembra meravigliata del fatto che abbia detto la verità, ma sembra ancora dubbiosa.
Così le mostro altre due o tre foto.
In una c’è anche papà, mentre sorride per una mia battuta.
Saeko sbianca e io rimetto la macchina fotografica al suo posto.
“Allora puoi aiutarci sì o no?!” le chiedo irritata.
Lei sospira.
Abbassa gli occhi e la sento sussurrare.
“Tale padre, tale figlia”
Poi alzandosi si avvicina ad uno schedario.
Sento il fruscio della carta sfregata.
Probabilmente sta cercando l’indirizzo.
“Questa è un’informazione riservata. Il dottor Takashi dopo che ha abbandonato il suo lavoro di medico dieci anni fa, ha messo su una delle ditte farmaceutiche più importanti del Giappone. Da un anno è andato in pensione ed è tornato al suo vecchio lavoro, aprendo una clinica privata all’interno della sua villa. L’indirizzo è ‘Via Sonoko 32, quartiere di Roppongi, qui a Tokyo’ ”
Le sorrido.
“Grazie sei stata davvero molto gentile”
Rimette il fascicolo al suo posto e chiude lo schedario con un colpo secco.
“Ora se potete scusarmi, ho molto lavoro da sbrigare”
Io rimango shockata da tanta arroganza, mentre la zia non mi sembra tanto sorpresa.
Si alza e prendendomi per mano, ci dirigiamo alla porta.
Poco prima di uscire però, zia Miki si gira.
“Addio Saeko” lo dice con un tono così duro, che sembra davvero che non voglia più rivederla.
La poliziotta è rimasta di spalle e non si volta nemmeno.
Io sospiro e mi faccio trascinare dalla presa ferrea della zia.
Ci incamminiamo verso casa e guardando l’orologio noto con sorpresa che abbiamo fatto abbastanza presto.
“Zia? Posso farti una domanda?!”
Lei si gira per guardarmi e legge sul mio volto la mia curiosità.
“Vuoi sapere perché io, papà e gli altri siamo arrabbiati con Saeko vero?!”
Annuisco.
Devo ammettere che ora che l’ho conosciuta, la curiosità mi sta divorando.
Sbuffa leggermente, evidentemente sta cercando di capire quale è la cosa giusta da fare.
Appena arriviamo a casa, ci sediamo sul divano e la vedo rattristarsi.
“Io non dovrei raccontarti questa storia… sei ancora così piccola e Kaori probabilmente non vorrebbe…”
Si passa una mano tra i capelli lunghi, sembra in imbarazzo.
“Però capisco anche la tua curiosità…”
Io le metto una mano sulle sue.
“Zia prometto che non dirò mai a nessuno che me l’hai raccontata”
Mi faccio una croce sul petto.
“Giuro”
Lei sorride e mi accarezza una guancia.
“E' successo circa 7 anni fa. Ryo e Kaori avevano deciso la data del matrimonio ed erano molto indaffarati con i preparativi. La mattina in cui si sarebbe dovuta svolgere la cerimonia, Saeko si presentò al Cat’s Eye molto presto. Tuo padre era già lì perché aveva passato la notte da noi. Perché come sai la notte prima delle nozze i due sposi non devono dormire sotto lo stesso tetto”
Sospira.
“Saeko ci disse che erano arrivati in Giappone delle persone molto cattive che volevano fare del male alla tua mamma e al tuo papà. Così decidemmo che era meglio rinviare le nozze. Quando chiamammo Kaori per dirglielo, non ne fu particolarmente felice, ma ingoiò la notizia senza lamentarsi, come era solita fare. Ryo il giorno stesso partì per andare a caccia di queste persone e con lui andarono anche lo zio Falcon e lo zio Mick. Dopo solo un paio di giorni furono di ritorno, dicendoci che in realtà non era vero nulla. Che le persone che Saeko c’aveva segnalato erano tutti in carcere negli USA e che non potevano nuocere in alcun modo. Ryo furioso fece venire Saeko qui a casa vostra per chiedere spiegazioni e lei ne approfittò per…”
Si blocca e mi guarda preoccupata.
Sa che probabilmente quello che sentirò non mi piacerà affatto.
Sospira un’altra volta.
Ormai ha iniziato, sa che deve assolutamente continuare.
“…per confessargli i suoi sentimenti… diciamo così… gli disse che l’aveva fatto per il suo bene, che avrebbe commesso solo un grande errore nello sposare Kaori, incatenandola ad un mondo che presto o tardi l’avrebbe uccisa. Continuò insinuando inoltre che Kaori non era una partner degna per lui e che invece lei lo fosse, così Ryo non ci vide più e non ascoltò ragioni. Le disse di non farsi più né vedere né sentire, che se lei era convinta di quello che aveva detto, non aveva più nessun motivo per continuare a far parte del nostro gruppo. In quel preciso istante entrammo in casa io e Kaori. Lei era già incinta di te. Saeko presa da un impeto d’ira le si avventò addosso. Lei indietreggiando per schivarla, mise un piede in fallo e cadde dalle scale, ruzzolando giù per due piani. Quando io e tuo padre ci rendemmo conto della situazione, andammo subito a soccorrerla. A causa della caduta aveva perso conoscenza e oltretutto iniziò a perdere sangue. Chiamammo un’ambulanza, che arrivò in breve tempo, e la trasportò in ospedale. Lì la ginecologa di Kaori ci informò sul suo stato di salute. Ci disse che la caduta era stata molto brutta, ma che per fortuna sia tu che lei stavate bene. Solo che Kaori fu costretta a proseguire la gravidanza a letto, perché scoprimmo con nostro dispiacere che era comunque a rischio di aborto. Poiché la placenta si era un po’ staccata. Ad ogni modo tua madre si riprese velocemente e non si buttò certo giù per una cosa del genere. Ryo rimase profondamente deluso del fatto che Saeko in quel frangente non aveva fatto niente per aiutare Kaori. Non si fece nemmeno sentire per sapere le sue condizioni. Da allora per tuo padre quella donna è diventata praticamente inesistente”
Rimango a bocca aperta.
Non avrei mai creduto che fosse questo il segreto.
Ora capisco perché papà la detesti così tanto.
Ha cercato di fare del male alla mamma e a me.
Mi sento quasi in colpa per essere andata a chiedere aiuto proprio a lei.
La zia intuisce i miei pensieri e mi prende una mano.
“Stai tranquilla, non gli diremo che siamo andate al distretto. Semmai potremmo dire che è stato un mio caro amico a darci la dritta” e mi fa l’occhiolino.
Io sorrido, più tranquilla.
Forse ha ragione.
È inutile fargli rievocare questo brutto ricordo.
“Ok, affare fatto” e le stringo la mano riconoscente.
A questo punto mi alzo per prendere una cartina dalla libreria e distendendola sul tavolo del soggiorno, cerco di capire dove si trova la clinica privata di cui ci ha parlato Saeko.
“Deve essere qui” e indico un punto sulla mappa.
La zia traccia il percorso da seguire e sorride.
“In effetti non è tanto lontano. In una mezz’oretta ci si arriva”
La guardo negli occhi, ma lei scuote la testa.
“Non ci pensare nemmeno. Io non ti ci porto. Prima ne devi parlare con tuo padre”
Sbuffo sconsolata, ma infondo ha ragione.
Non posso far preoccupare papà anche con la mia fuga.
Mi siedo sul divano di nuovo e aspetto che torni, magari deciderà di andarci oggi stesso.

Casa Saeba – Tokyo
Ore 19.15
Ryo
Ho rivisto tutti gli informatori che conoscevo che sono rimasti in piazza, ma nessuno ha saputo dirmi dove poter trovare Natasha Urameshi.
È certo però che qualcuno ha assoldato un killer per uccidere una donna.
Di più non è stato possibile sapere.
Il mio istinto dice che quella donna è Miyuki e che il mandante è la stilista.
Qui però bisognerebbe trovare il movente e qualche prova.
Apro la porta di casa sconsolato.
Almeno sapessi dove si è nascosta Miyuki, potrei farle qualche domanda e capire se lei ne fosse a conoscenza di questa ipotesi.
Sospiro.
Quando entro però vedo Miki e Shan In sedute sul divano, che mi fissano in modo strano.
La prima sembra in ansia, l’altra anche troppo euforica.
“ciao! Come è andata qui?!” dico per spezzare l’atmosfera tesa che si è creata.
Mia figlia si alza velocemente dal suo posto e mi raggiunge con pochi passi.
“Papà dobbiamo assolutamente parlare”
Oddio e adesso cosa è successo?!
Cerco di restare calmo.
“Dimmi. Che c’è!?”
Fa un lungo respiro e inizia a parlare.
“Sappiamo dove è andata Miyuki”
Eh?! Ma come…?!
“Stai scherzando?!”
Guardo Miki e leggo nei suoi occhi la stessa determinazione che c’è in quelli di mia figlia.
“No, è tutto vero. Ho chiesto alla zia di aiutarmi e lei, tramite un tizio che conosce, ha scoperto dove abita Toshio Takashi, il padre di Miyuki. Sono sicura che lei è andata da lui. Ci metterei la mano sul fuoco. Ora bisogna raggiungerla e convincerla a tornare qui da noi”
Sorrido.
È tutta sua madre.
“Sei proprio una testona”
Lei mi sorride tranquilla.
“Lo so e ne vado fiera”
Sento Miki sogghignare e non posso non imitarla.
“Ok, mi arrendo…dove stanno?!”
Mi sento spingere verso il tavolo del soggiorno dove è depositata una mappa.
Guardo il percorso che ci è stato disegnato sopra e noto la destinazione.
Il quartiere di Roppongi.
Interessante.
“Sembra che il padre di Miyuki abbia aperto una clinica privata nella sua villa e sia tornato alla sua vecchia passione di medico. Perché non andiamo a parlarci?!”
Shan In è tutta eccitata e non vorrei deluderla, ma è ovvio che non la porterò con me.
È troppo pericoloso.
Devo saperla al sicuro per potermi muovere con tranquillità.
“Ascolta piccola, avete fatto un ottimo lavoro, ma credo che sia il caso che ci vada da solo a parlarci”
La vedo sgranare gli occhi.
Ora arriverà la vera battaglia.
Convincerla che è meglio così.
“No!!!! Voglio venire anche io. Sono sicura che Miyuki non ti ascolterà, invece se ci parlo io, tornerà con noi”
Sorrido.
È proprio cocciuta.
Come Kaori.
Mi sembra di rivivere uno dei tanti scontri con lei...
“Grazie per la fiducia, ma rimango dell’idea che è meglio così…”
Vedendo il broncio farsi strada sul suo volto, continuo imperterrito.
“Ti giuro che non tornerò a casa senza averla convinta, ma per favore, ho bisogno di sapere che sei al sicuro per poterla aiutare e difenderla dalle persone cattive che le vogliono fare del male”
La vedo fissarmi negli occhi, per capire se sto dicendo la verità.
Aspetto qualche secondo, alla fine dei quali la sento sospirare e annuire.
“Ok, rimarrò con la zia Miki”
Poi però avvicinandosi a me, mi obbliga a scendere alla sua altezza e fissandomi bene negli occhi, continua.
“Però se ti azzardi a tornare senza di lei, giuro che me la paghi papà!”
L’ha detto con un tono che non ammette repliche.
È lo stesso che usava Kaori quando stavo per fare qualcosa di stupido.
Deglutisco a fatica.
Spero di riuscire a risolvere questa faccenda senza troppi problemi.
Le do un piccolo bacio sulla guancia per suggellare la nostra promessa e mi incammino verso la porta.
“Miki forse è meglio se andate al Cat’s Eye e mi aspettate lì. Non so quanto ci metterò e preferisco che non lasci troppo tempo Umibozu da solo”
Le faccio l’occhiolino ed esco di casa velocemente.
Ho una missione da compiere e nessuno mi potrà fermare.
Almeno spero.

Clinica privata Honoko – Roppongi - Tokyo
Ore 19.30
Miyuki
Vedo mio padre scendere dalla sua BMW nera.
Ha la faccia stanca, tipica di quando ha avuto una giornata molto dura.
Mi dispiace un po’ disturbarlo.
Ma ho troppo bisogno di sapere.
Mi avvicino lentamente.
Appena sono a pochi passi da lui, alza la testa nella mia direzione.
“Chi c’è?”
Sorrido, in effetti con questo buio è difficile poter scorgere il mio volto.
“Va bene che non ci vediamo da quasi un anno, ma ti sembra il caso di scordare di avere una figlia?!”
Appena sente la mia voce, si avvicina emozionato.
“Miyuki che bella sorpresa, fatti abbracciare”
È così bello stare tra le sue braccia.
Mi sento al sicuro, protetta.
Papà è più alto di me di una decina di centimetri.
Ha un corpo atletico e slanciato.
Non dimostra minimamente i suoi 68 anni.
Se non fosse per qualche capello bianco qua e la, gli si potrebbero dare 10 anni in meno, come minimo.
Mi allontano leggermente da lui, portando un braccio intorno alla sua vita.
“Allora papà, come procedono le cose da queste parti?”
Lo sento ridere di gusto e mentre ci incamminiamo verso casa, inizia a raccontarmi dei pazienti che sta seguendo.
Ci sono due signori anziani con problemi alle gambe, un bambino che deve essere operato agli occhi e infine una donna con un parto trigemellare molto delicato.
Insomma le solite cose.
Sorrido al pensiero che qui il tempo sembra fermarsi.
Ci accomodiamo nel suo studio, sedendoci sul divano.
Papà deve aver intuito che ho bisogno di parlargli in privato di qualcosa di delicato.
Sospiro, non so nemmeno da dove iniziare.
“E te Miyuki? Come stai? Se devo essere sincero non hai una bella cera, lo sai?!”
E mi passa una mano sulle mie occhiaie sempre più evidenti.
“Già… non sto troppo bene in effetti”
Con queste parole ho definitivamente catturato la sua attenzione.
“Che hai?! È successo qualcosa di brutto?!? Ti prego parla!!! Non lasciarmi sulle spine”
Mi sistemo meglio.
Gli prendo una mano nella mia e decido di guardarlo fisso negli occhi.
È l’unico modo che conosco per capire se sta mentendo.
“Ho iniziato a ricordare qualcosa” dico in un sussurro.
Sento il suo corpo irrigidirsi.
Questo è decisamente un brutto segno.
“Cosa intendi per qualcosa?! Quanto hai ricordato?!”
Sospiro.
“Sono come flash, immagini che durano da pochi secondi a svariati minuti. Il problema è che sto iniziando a credere di non essere quella che credevo di essere”
Lo guardo con attenzione.
Ora è decisamente il momento di sapere.
Lui mi fissa preoccupato.
Sospira.
Credo si sia arreso all’evidenza.
Allontana la sua mano dalla mia e se la passa tra i capelli con fare nervoso.
“Cosa vuoi sapere?!”
Io scuoto la testa, non troppo sorpresa da questa frase.
“Vorrei che mi aiutassi… a ricordare… sei l’unico che può farlo…”
Sospira ancora.
Evidentemente ha capito che non lo lascerò in pace finché non mi avrà detto tutta la verità.
Annuisce.
“Da dove vuoi iniziare?!”
Io mi alzo, dirigendomi verso la finestra che da sul parco.
“Dalla cosa più semplice. Quale è il mio vero nome?!”
“Kaori Makimura”
Sgrano gli occhi.
Quindi avevo ragione.
Rimango di spalle e continuo.
“Come mi sono salvata dall’incidente di tre anni fa?!”
“Beh ecco… io…”
“PAPà!!!! Non balbettare!!!” gli ho praticamente urlato addosso, ma mi sta innervosendo.
Vorrei solo che parlasse chiaro per una volta.
“E va bene… hai ragione… è arrivato il momento che tu sappia tutto”
Congiunge le mani e appoggia i gomiti sulle gambe.
Lo sguardo perso in un punto a caso, per concentrarsi sui ricordi di quel terribile giorno.
“Quando sei arrivata in ospedale dopo l’incidente, io ero il medico di turno al pronto soccorso. Insieme a te fu ricoverata un’altra donna, più o meno della stessa età e corporatura. Quel giorno ci fu un tale casino in reparto che non so come, confusero le vostre cartelle, compreso le vostre identità. L’altra donna morì quasi subito dopo il suo arrivo, e credendo che si trattasse di Kaori Makimura, lo comunicai ai suoi familiari. Erano così disperati che non vollero nemmeno vedere il corpo. Così non ebbi subito un riscontro di quel maledetto errore”
Fa un lungo respiro e continua.
“Anche tu rischiavi di fare la stessa fine, così decisi di tentare il tutto per tutto, così ti somministrai un farmaco creato da me, ancora in fase di sperimentazione. Rispondesti così bene, che in pochi mesi ti svegliasti dal coma in cui eri entrata, riprendendoti velocemente. L’unico problema fu che avevi completamente perso la memoria. Rimanesti in ospedale per altre lunghe settimane dopo il risveglio, te lo ricordi?!”
Annuisco.
Anche se quel periodo è ancora un po’ confuso.
Lui sorride leggermente, capendo il mio disagio e prosegue.
“Io ne approfittai per farti un check-up completo, per essere sicuro che tu non avessi riscontrato nessun danno cerebrale permanente a causa del farmaco che ti avevo somministrato. Per fortuna i test risultarono perfetti, tanto che sfruttai il tuo episodio per pubblicizzare l’efficacia del mio farmaco e riuscendo anche ad accelerare i tempi per la sua immissione sul mercato. Però dai risultati delle analisi emerse che tu non eri colei che credevo, perché i valori erano completamente diversi dal previsto, il gruppo sanguigno per primo. Così feci un’indagine più accurata e scoprii dello scambio delle cartelle. Ma ormai era troppo tardi per comunicare ai tuoi parenti che eri ancora viva, così approfittai della tua completa amnesia, per ricostruirti una vita da zero. Visto che mi ero preso cura di te e mi sentivo in colpa per quello che era successo, decisi di farti credere di essere mia figlia, in modo che avessi comunque un punto di riferimento. Il resto della storia la sai…”
Sono paralizzata.
Tutto questo è un incubo.
Ora mi sveglierò e tornerò alla mia vita normale.
Chiudo gli occhi e attendo qualche secondo.
Quando li riapro scopro che in realtà è tutto vero.
Purtroppo.
“Perché non mi hai detto nulla in tutto questo tempo?! Non ti sei sentito un verme?!”
Lo sento passarsi una mano tra i capelli.
“Sì, ma con il tempo mi sono così tanto affezionato a te, che ho creduto davvero di aver trovato una figlia, io che sono sempre stato da solo. Senza nessuno che mi donasse un po’ di amore. Quando ti sei trasferita qui e hai iniziato a fidarti di me, regalandomi tanti sorrisi, ho pensato di aver fatto la scelta giusta. Ogni notte però pensavo ai cari che ti avevano perso e mi sentivo in colpa…”
Faccio una smorfia.
Il dolore che hanno provato Ryo e Shan In non è comparabile ai suoi sensi di colpa.
“E' per questo che mi hai consigliato di tingermi i capelli e di mettermi le lenti a contatto? Per fare in modo che le persone che mi conoscevano non mi riconoscessero?”
Annuisce colpevole.
Lo sguardo basso, gli occhi spenti.
Un po’ mi fa pena.
Infondo senza di lui a quest’ora non sarei nemmeno più qui.
Sospiro.
“Avevo un marito e una figlia, lo sapevi?!”
Mi guarda meravigliato.
“C-cosa?”
Sorrido appena e una lacrima solca il mio viso.
“Già…”
Mi volto verso di lui e mi avvicino.
Mi siedo al suo fianco e non so bene cosa fare adesso.
Lui appoggia una mano sulla mia, sembra sinceramente dispiaciuto.
“Mi dispiace, davvero… io non pensavo… non avrei mai immaginato che…”
Scuoto la testa e gli metto una mano sulla bocca.
“Ho capito. Non avevi cattive intenzioni. In un certo senso ti devo anche ringraziare… è merito tuo se sono ancora viva. Però ora sono un po’ confusa e disorientata. Capisci cosa voglio dire?!”
Scoprire di essere una persona completamente diversa da quella che credevo, beh può risultare un po’ stressante.
Devo ammetterlo.
In un attimo un altro ricordo affiora.

Kaori era in ospedale in attesa di fare la sua prima ecografia.
Era agitata e un po’ spaventata.
Nonostante il medico le avesse detto chiaramente che era meglio avere sempre qualcuno vicino durante le visite, lei aveva preferito lasciare Ryo a casa a dormire.
Gli aveva ricordato fino alla nausea che quel giorno aveva quell’analisi da fare, ma lui non era uno che ricordasse a mente questi particolari.
Il giorno prima Kaori decise di non dirgli nulla, infondo sapeva che la cosa interessasse poco il socio e così si era svegliata presto come sempre e si era recata in ospedale in perfetto orario.
Era seduta sul lettino in attesa che il medico fosse pronto per procedere.
L’infermiera era stata gentilissima e l’aveva tranquillizzata meglio che poté.
Quando il dottore diede inizio all’esame, premette una sorta di spazzolino sulla pancia piatta della paziente.
In pochi secondi si diffuse nella stanza il dolce suono di un tamburo.
Deciso e veloce.
Kaori sorrise e una lacrima scese sul suo volto.
Avrebbe voluto avere accanto il suo compagno.
Si girò dalla parte del monitor e lo vide.
Suo figlio.
Si accarezzò il ventre dove era posizionata la testolina e sorrise.
In quel preciso istante la mano di qualcuno si appoggiò alla sua.
Lei si voltò si scatto.
Lui era lì, accanto a lei.
Con i pantaloni stropicciati, la camicia abbottonata male e i capelli spettinati.
Sembrava si fosse svegliato da pochi minuti.
Gli sorrise e tornò a guardare il monitor.
Ryo fece lo stesso e si commosse nel vedere suo figlio per la prima volta.
“Sa già dirci di che sesso è, dottore?!”
La sua voce così roca e rotta dall’emozione, diede un senso di calore al cuore di Kaori.
“ancora no, mi dispiace. Vedrà che alla prossima ecografia sarà possibile saperlo. Dovrete avere ancora un po’ di pazienza. Comunque per il momento la gravidanza procede a gonfie vele. State tranquilli.”
Il medico sorrise a quella strana coppia e uscì dalla stanza per stampare i risultati dell’esame.
Mentre Kaori era intenta a ripulirsi l’addome dal gel che il dottore le aveva cosparso, Ryo le si sedette accanto.
“Scusa, ho fatto un po’ tardi… ma tu potevi anche svegliarmi però…”
Lo disse con un tono di falso rimprovero, un po’ dispiaciuto di aver fatto soffrire nuovamente la donna di cui era innamorato.
“Dormivi così bene… e poi ieri sera hai fatto tardi, non volevo disturbarti”
“Ma che vai dicendo?! Da quando in qua andare all’ecografia della propria ragazza è un disturbo?!"
La socia lo guardò sorridendo.
"Ancora faccio fatica ad abituarmi alla tua dolcezza sai?!"
Lui si avvicinò e la baciò.
"Ti amo"
Lei iniziò a singhiozzare e lo strinse a se in un abbraccio.
"Anche io... non hai idea quanto..."


“Ehi tutto bene?!”
È la voce di papà a farmi tornare al presente.
Oddio definirlo papà a questo punto è un po’ strano, ma infondo sono sinceramente affezionata a quest’uomo, nonostante quello che ha fatto.
Mi ha accudito, mi ha protetta e sono sicura che mi ha voluto davvero bene.
Mi massaggio le tempie indolenzite.
“Sì…sono solo molto stanca”
Si avvicina con l’intento di accarezzarmi la testa, ma si blocca a mezz’aria.
Forse non è sicuro che io apprezzi ancora la sua vicinanza dopo le ultime rivelazioni.
Sospiro leggermente e prendo una decisione molto repentina.
Azzero la distanza che c’è tra noi e appoggiando la fronte sul suo petto, lo abbraccio spontaneamente.
“Sarai sempre il mio papà, vero?! Anche se non sono veramente tua figlia?!”
Lo sento stringermi a lui e qualcosa bagnarmi il viso.
Alzo lo sguardo su di lui e noto le lacrime che stanno scendendo copiose dai suoi occhi.
“Non mi odi per quello che ti ho fatto?!” mi chiede meravigliato, con la voce rotta dal pianto.
Gli sorrido debolmente e accentuando la stretta rispondo.
“Come potrei?! Mi hai fatto sentire amata e protetta in un momento della mia vita in cui ero sola e indifesa. So che a parte mio marito e mia figlia, non ho più parenti in vita e aver vissuto con te, mi ha dato la possibilità di rivivere la gioia di avere un padre che mi vuole bene. Spero solo che appena avrò avuto modo di sistemare la mia vita, tu decida di continuare a farne parte, come hai fatto fino ad ora”
Lo vedo sorridere e questa per me è una grande soddisfazione.
È vero, quando mi ha detto la verità una parte di me l’avrebbe voluto picchiare per quello che mi ha fatto, allontanandomi dalle persone che amo.
Però d’altro canto sono viva grazie a lui.
Scuoto la testa e gli stampo un bacio sulla guancia.
“Ti voglio bene papà!”
“Anche io Miy…”
Tossisce leggermente.
“Volevo dire Kaori”
È strano sentirmi chiamare con il mio vero nome, ma è decisamente una bella sensazione.
Sto per dire qualcosa, ma vengo interrotta dal suono del campanello.
E adesso chi sarà?
   
 
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