L’Avana, Cuba, 1977
Agosto
Enrique Santoro aveva la stessa età
di Javier, e i due avevano addirittura frequentato la scuola assieme. Alla fine
Lucy aveva ceduto, e aveva accettato di essere accompagnata a casa dal figlio
di Luis. Era bello, sì. Era un bell’uomo. Ma quello che affascinava Lucy erano
i suoi occhi: così scuri, così profondi, così magnetici. C’era di che sentirsi
a disagio, a sapersi osservata da quegli occhi. Ma Lucy sapeva dissimulare le
emozioni piuttosto bene, e stava cercando in tutti i modi di non dare a vedere
le proprie paure.
“Allora, Enrique, lei di che cosa si
occupa?”
“Sono un pescatore. Ma a volte aiuto
mio padre alla Rosa Negra. Quando andrà in pensione prenderò il suo posto. Se mai
andrà in pensione” aggiunse, con una risatina.
Anche Lucy sorrise. “Sì, è un uomo
in gamba. Se penso che mi ha riconosciuta dopo diciannove anni, dopo avermi
vista soltanto un pugno di volte…”
“Forse perché ha un viso
particolare. Insomma, non si vede tutti i giorni una come lei. Insomma, quello
che voglio dire è che… ah, mi scusi, non credo di essere molto bravo con l’inglese.”
“No, non importa. Ho capito” lo
rassicurò lei.
“Lei di che cosa si occupa, invece?”
“Sono un’attrice. Di teatro”
specificò subito.
“Davvero? Sembra interessante.”
“Lo è. Mi piace molto.”
“Scommetto che è molto brava.”
“Me la cavo.”
Parlando, erano arrivati nei pressi
dell’hotel. Si fermarono a qualche metro dall’ingresso.
“Ecco. L’avevo detto a suo padre che
non mi avrebbero aggredita.”
“Non si è mai abbastanza sicuri, non
crede? Signorina Miller” continuò, senza darle il tempo materiale per
rispondere, “so che ci siamo appena conosciuti, ma crede che potremmo darci del
tu?”
“Oh, beh, io… io credo” iniziò lei,
balbettando. Quella richiesta la coglieva completamente alla sprovvista, “io
credo che potremmo, sì.”
Enrique annuì, sorridendo. Poi tornò
a posare gli occhi su di lei.
“Grazie di avermi accompagnata,
Enrique.”
“E’ stato un piacere… Lucy.”
Rimasero immobili a fissarsi.
“Credo… credo andrò nella mia
stanza. Ho bisogno di riposare.”
“Sì, anch’io devo… riposare.”
“Buonanotte, allora.”
“Buonanotte. Ah, Lucy?” la richiamò,
facendola voltare immediatamente.
“Sì?”
“Io…” iniziò, avvicinandosi, “io
speravo che magari potessimo… vederci. Domani.”
“Sarebbe carino.”
“Possiamo vederci alla Rosa Negra. Domani
sera.”
“Va bene.”
“Ok” sussurrò lui. Un attimo dopo,
annullò la distanza tra loro, e posò le labbra su quelle di Lucy. La donna sentì
le mani di Enrique racchiuderle il viso, e non poté fare a meno di abbandonarsi
a quel gesto.
Finì troppo presto. Enrique guardò
Lucy con i suoi grandi occhi brillanti, sorrise e le augurò di nuovo la
buonanotte. Lucy lo guardò allontanarsi, finalmente sorridente. Poi si voltò e
si rifugiò in hotel. Non voleva illudersi, ma… quell’illusione la affascinava.