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Autore: reby    08/12/2010    9 recensioni
Improvvisamente, tutto il tempo che erano stati lontani sembrò piombare tra di loro come invisibili macigni, inducendolo quasi a credere di trovarsi un estraneo davanti agli occhi.
La colpa in verità non era affatto sua, e Yamato lo sapeva bene. La spirale che gli aveva portati a separarli era stata iniziata da lui.
Lo sapevano tutti.
Ma due mattine prima, quando Tai l’aveva cercato in ufficio aveva capito quanto fosse migliore di lui.[...]
Il destino aveva voluto farli rincontrare in quelle circostanze orribili, ponendogli di fronte la più grande e triste verità.
La realtà non aspetta mai.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mimi Tachikawa, Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt | Coppie: Mimi/Matt, Sora/Tai, TK/Kari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il piccolo Taichi dormiva ancora quando Sora e Tai giunsero all’albergo di Izzy e Mimi.
L’aria frizzante dell’inverno si agitava per le strade, facendo stringere i passanti nei loro cappotti ed il sole faceva capolino con i suoi raggi -che tuttavia non riuscivano a riscaldare come avrebbero dovuto- dietro le nuvole cariche di neve.
Tai si fermò sulla soglia, stringendo con più forza la mano di Sora mentre Izzy li guardava con un sorriso.
-Ha il sonno lungo, eh?- sussurrò Izzy e Sora si ritrovò ad annuire, sentendo il cuore leggero ma completamente saturo di emozioni.
Emozioni forti, di quelle che ti lasciano a terra. Carezzò piano le dita di Tai strette tra le sue, mentre entravano lentamente nella stanza: era con lei. Di nuovo.
Tai senior aggirò il letto per sedersi sulla sponda dove il piccolo dormiva beato con i ciuffi castani che coprivano il volto, senza staccare gli occhi da lui.
Era come ipnotizzato.
Per la prima volta, dopo tutti quei giorni, si soffermava davvero a guardare quel bambino.
Lentamente avvicinò la mano a quel viso paffuto e delicatamente scostò la ciocca di capelli che gli coprivano il volto.
A quella scena Sora sentì scoppiarle il cuore.
Per quanto tempo l’aveva immaginata?
Da quanto sperava in un miracolo del genere?
Tai alzò gli occhi e le sorrise. Un sorriso dolce, colmo di parole non dette e di amore.
La ragazza si guardò intorno, vedendo Izzy che trafficava nella valigia alla ricerca di qualcosa.
Gli si avvicinò- Mimi dov’è?-
Lo sentì sospirare.- Nella hall.-
-Non l’abbiamo vista…- mormorò Sora, mettendo a fuoco l’ambiente visto qualche minuto prima.
-Forse non avete visto all’angolo bar-.
Duro, come una pietra.
La ragazza sobbalzò a quella frase.- All’angolo…-
Izzy si voltò e dopo aver scoccato un’occhiata a Tai che contemplava suo figlio, la prese delicatamente per un polso trascinandola in bagno.
Accostò la porta.
-Ieri ha incontrato Matt,- mormorò finalmente e la ragazza sbiancò- hanno parlato da quanto ho capito.
Diciamo che le cose non sono andate come Mimi sperava.-
-Che intendi Izzy?- chiese, poggiandosi al lavandino.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli corti.- Beh lei.. un po’ come te riguardo Tai credo, si è sempre sforzata di dimenticarlo. Io le sono stato vicino e credimi, non la riconoscevo più. Non mangiava né voleva parlare con nessuno i primi tempi dopo il trasferimento. L’aveva piegata in due.-
Sora tremò a quelle parole, sentendosi dannatamente in colpa.
L’aveva abbandonata.
Si erano abbandonate entrambe, chiudendosi nel proprio dolore.
-Naturalmente poi il primo ingaggio come modella l’ha salvata,- riprese Izzy – ma non l’ha mai dimenticato. Si era ripromessa però prima di tornare qui, che non l’avrebbe mai ammesso. Era convinta di tenergli testa, ma…-
-Ma non ce l’ha fatta,- concluse Sora. Infondo, nemmeno lei era riuscita ad arginare tutte le emozioni che l’avevano investita quando aveva rivisto Tai.
Izzy sospirò, tuttavia con un piccolo sorriso.- Già-.
-E se la conosco come credo, adesso si starà odiando a morte.-
Nuovamente, Izzy annuì.
-Vado a parlarle,- concluse la ragazza avviandosi verso la porta.
-No Sora aspetta,- la bloccò il ragazzo trovando il suo sguardo perplesso.- Di là c’è la tua famiglia. Il tuo posto è con loro.-
Sora si aprì in un radioso sorriso.- Ho una vita da trascorrere con loro. Adesso c’è la mia migliore amica che ha bisogno di me-.
 
 
 
 
 
La trovò seduta da sola ad un tavolino appartato, con una tazza da cappuccino vuota ed un bicchiere con un liquido incolore tra le mani sottili.
Lo girava e rigirava, senza berne nemmeno un sorso.
La sala era abbastanza piena: uomini d’affari in giacca e cravatta parlavano concitati tra loro oppure ad una auricolare discreta, coppiette si scambiavano effusioni dolci al di sopra di cornetti e caffè.
Sora ordinò un caffè ristretto al cameriere e si diresse verso la sua migliore amica.
Quando si sedette al tavolo Mimi sobbalzò, guardandola dritta negli occhi. Poi, sorridendo mesta, riabbassò il capo.- Izzy non riesce mai a tenera la bocca chiusa.-
Sora ridacchiò.- No, a quanto pare proprio non ci riesce.-
Mimi rialzò lo sguardo su di lei, scrutandola in silenzio.- Sei radiosa-, concluse semplicemente.- Allora, hai sistemato tutto con…?-
-Si-, annuì l’altra con gli occhi pieni di allegria.
Senza una parola Mimi si sbilanciò verso di lei abbracciandola. Senza parole, senza bisogno d’aggiungere altro.
Quando pochi minuti dopo si allontanarono, trovarono il cameriere imbarazzato che le guardava e dopo aver posato il caffè di Sora sul tavolo si allontanò immediatamente.
Rimasero in silenzio per un po’.
Sora girava il cucchiaino nella tazza e Mimi rigirava il bicchiere pieno di vodka tra le mani.
-Tu vai più sul forte- sentenziò Sora, accennando all’alcolico.
Non rispose.
-Mimi..- la richiamò dolcemente, sfiorandole una mano con la propria.
-Cosa vuoi sentirti dire Sora?- sbottò improvvisamente la modella, riavviandosi i capelli con la mano tremante.
Sora aggrottò le sopracciglia ma non disse niente.
Ora doveva ascoltarla.
-Che sono ancora innamorata di lui?Che non l’ho mai dimenticato in tutto questo tempo nonostante il male che mi ha fatto?Si, è vero. Lo amo ancora- concluse la ragazza scuotendo il capo e sentendo improvvisamente qualcosa premere dietro le palpebre.- E gliel’ho anche detto.-
Sora sgranò gli occhi. Allora era vero, aveva confessato davanti a lui.
-Cosa..cosa ha dett..- mormorò incerta poi, ma Mimi la interruppe.
Alzò le spalle.- Che ha scoperto d’amarmi. Buffo, eh?Se n’è accorto adesso dopo cinque anni-.
Sora sorrise. Inconsciamente, ma lo fece.
Era convinta di questo.
Nessuno poteva dividere loro due, nemmeno il passato, nemmeno il tempo.
Proprio come lei e Tai.
Sentì un fremito nel pensare a lui, che ora era di sopra con loro figlio.
Arginò quei pensieri e si concentrò sulla sua migliore amica, che ora ingoiava un sorso di vodka e quasi contemporaneamente una lacrima solitaria scendeva dall’occhio destro.
-Mimi non devi sopprimere niente di tutto questo. Non puoi, semplicemente. Ed odiarti non è la soluzione-.
La vide tremare e pensò di non averla mai vista in quello stato.
-Il perdono non è facile..-
-Io ricordo quando me lo disse. Non ci credevo…non volevo crederci…non con te..- disse Mimi, ormai tra i singhiozzi.
Qualche altro cliente del bar si voltò verso di loro ma non ci fecero caso.
-T..tu eri incinta e..e stavi per sposarti..l..lui diceva di amarmi ed invece…-
-Mimi devi dimenticare queste cose. Se vogliamo ricominciare dobbiamo cancellare tutto il male che ci ha distrutte.-
Mimi allora sollevò lo sguardo offuscato su di lei.- Tu ci sei riuscita perché Tai ti ha sempre amata…sempre, lo sappiamo entrambe.- Tirò su col naso, tamponando il mascara che colato con un tovagliolino.- Ma Matt…mi ha tradita. Ha tradito la mia fiducia, il mio amore..-
Sora sospirò. Aveva ragione.
Anche se non avevano consumato, l’intenzione di Matt era stata chiara a tutti.
Il dolore, l’orgoglio…avevano portato alla divisione delle loro strade.
-Lo ami come dici?-
Mimi strabuzzò gli occhi a quella domanda. Era l’ultima che si aspettava.
-S..si, certo.-
La vide sorridere, mentre rispondeva.- Allora vai da lui. Digli tutto questo, digli tutto Mimi. Nell’amore ci vuole coraggio e bisogna dimenticare l’orgoglio. Non è facile dimenticare, non lo è mai..- sospirò Sora, massaggiandosi le tempie, come a ricordare il suo di dolore,- ma bisogna volere ardentemente per ottenere la felicità che in cuor nostro ci auguriamo. Volere semplicemente non basta.*-
Mimi non rispose.
Si limitò a fissarla in silenzio, soppesando ogni parola che l’amica le aveva detto.
Aveva già rimesso tutto in gioco quando si era decisa a tornare in Giappone, infondo.
Non avrebbe più avuto un’altra occasione, lo sapeva bene.
Poteva continuare a piangere nel suo letto, a sognarlo, a ricordare ogni momento insieme oppure…
Fu un istante: si alzò, afferrò la borsetta e dopo aver mormorato nell’orecchio di Sora un grazie, fuggì via.
 
 
 
 
Si può piangere per tante cose.
Una canzone, un film, un ricordo, un’emozione.
I sogni fanno piangere.
I sogni che si realizzano fanno piangere di più.
Sora guardava suo figlio e Tai che parlavano allegramente.
Ferma sulla soglia della camera si asciugò lentamente le due lacrime che erano sfuggite al suo controllo con la manica del maglione.
I due non si erano nemmeno accorti di lei. Tai senior gli scompigliava i capelli ed il bambino era come ipnotizzato sentendolo parlare di calcio e del suo passato da attaccante provetto.
Poco più tardi erano tutti e tre nella solita caffetteria, a sorseggiare cioccolata calda.
O meglio, il piccolo ne ingurgitava in quantità industriali mentre i genitori lo guardavano in silenzio.
Tai carezzava lentamente il dorso della mano di Sora.
Il piccolo Taichi alzò il capo dal tazzone, guardando le mani intrecciate di sua madre e quel nuovo amico.
Gli stava simpatico. Molto.
Era decisamente più allegro di Yamato.
-Tai..- lo richiamò, con la vocina bassa, tipico di quando stava per chiedere qualcosa che lo imbarazzava. Ed era tutto dire, vista la sua sfacciataggine.
Suo padre lo guardava incuriosito e con un sorriso dolce che nascondeva molto più di quello che il bambino riusciva a cogliere.
-Dimmi, Taichi.-
-Tu e la mamma vi volete bene?- riuscì infine a chiedere il piccolo.
Tai e Sora si guardarono per un attimo. Sora rigirava il tazzone tra le mani in difficoltà. Sapeva che il momento di dover affrontare il tutto sarebbe arrivato, ma non pensava così presto.
Come l’avrebbe presa Taichi?Avrebbe accettato Tai come suo padre?
Fu l’affermazione di Tai a distoglierla dai suoi pensieri.
Si era alzato in piedi e tendeva una mano al piccolo.- Andiamo campione, facciamo una passeggiata tra maschi.-
Il bimbo subito scattò in piedi, contento di quella proposta- vista la sua indole dinamica-.
E così, dopo aver afferrato cappotto e sciarpe sparirono oltre la porta del locale.
Tai sorrise a Sora prima di uscire e lei, come sempre del resto, si fidava completamente di lui.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Molto probabilmente non riceverò nessuna recensione e credo di meritarmelo..Sono imperdonabile, lo so!
Mesi di ritardo nonostante le 6 bellissime recensioni ricevute lo scorso capitolo..beh, in questo non c’è nessun colpo di scena ma nel prossimo si.
E’ agli sgoccioli davvero,proprio non mi decido a finirla questa fan fiction =.=
Che altro dirvi se non..alla prossima e ingenuamente,spero di sentirvi!
Sabrina

 
 
 
 
   
 
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