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Autore: _Lethe    08/12/2010    2 recensioni
Continuo a camminare sul viale evitando invisibili pozzanghere di sangue ormai colato via. Sangue che scorreva caldo nelle sue vene fino a un mese fa. Sangue non più sporco.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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piombo vento maschere Piombo, vento, maschere.
La mia anima vola nell’aria col fumo del respiro condensato dalla mattina invernale.
Ora sì, sento freddo.
Cammino trascinandomi per le macerie deserte di una scuola morta da tempo e che non tornerà più in vita. Come lei del resto.
Alzo gli occhi che sembrano rispecchiare il cielo grigio appena rosato dal sole che sale.
Non vedo più nulla, ma forse non vedere sarà come non essere visto.
Sarò libero allora. Sì, trasportato dal vento soffierò languido sulla campagne dormienti.
Mi stringo nel cappotto. Cercavo il fuoco e mi sono scottato. L’ho cercato ancora e ho scottato lei. Che stupido. Ho cercato il fuoco tra i Babbani, questa volta.
Ha rapito tutte le mie lacrime. Ho imparato a piangere, solo per lei. Hermione.
Quando mi sono avvicinato furtivo a lei che era appena scesa dal treno che per sette anni ci aveva portati inevitabilmente allo scontro, aveva i capelli fluttuanti nel l’aria fresca di inizio estate. I suoi indomiti capelli dondolavano, come un invito. Perché non mi ha allontanato in quell’istante in cui la mia maschera brillava di aspettative e dolcezza? Perché invece mi ha sorriso? Perchè non mi ha insultato come faceva da sempre? Eravamo cresciuti entrambi, dopo la guerra.
Si sarebbe salvata, invece di legarsi al mignolo un filo rosso che l’avrebbe condotta a cadere.
Luci fioche si avvicinano, mi passano di fianco gridando tutto il mio dolore.
Non le vedo, non le sento.
Guardo per l'ultima volta l'unica torre rimasta coraggiosamente in piedi, com'erano coraggiosi i suoi abitanti. Abbasso lo sguardo e mi smaterializzo a Londra.
Continuo a camminare sul viale evitando invisibili pozzanghere di sangue ormai colato via. Sangue che scorreva caldo nelle sue vene fino a un mese fa. Sangue non più sporco.
Non doveva seguirmi. L’aria tremava e il freddo rendeva pesante il respiro che appena accennavo. Ma quel suo pazzo spirito grifondoro l'aveva portata a corrermi dietro, a smaterializzarsi subito dietro di me, anche se a casa l'avevo salutata con un bacio. anche se a casa le avevo sorriso.
Nuvole di disprezzo volavano cariche di rabbia sopra le macchine disposte a cerchio. In centro io e lui. Parlavamo “d’affari”.
Una montagna di piombo ci separava. Piombo tra me e lui. Tra lui e lei che, gridando, corse verso di me, strattonandomi, credendomi in pericolo.
Bum.
E il sogno di una vita vera cadde a terra con lei, accompagnato dal canto di mille sirene, accorse per noi.
Stringere i denti, ricominciare.
Ma come fare a sopportare il peso ogni giorno più alto, di una morte sbagliata e inutile?
Anche oggi finisco di percorrere il vialone contromano senza un graffio. Il sole ormai ha bucato il grigio e un suo pallido raggio mi illumina impertinente la via.
Cammino di nuovo, verso casa stavolta.
Indosso la mia maschera con la fluidoità di chi è abituato a compiere quel gesto mille e mille volte ogni giorno.
Chissà se accadrà domani, chissà se rivedrò quel sorriso, domani...

  
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