Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: kia_85    08/12/2010    2 recensioni
"Anche se si sforza di essere sempre spensierato, lo so che non è più lo stesso.
Da quando mamma non c’è più, ha uno sguardo spento, quasi assente.
Gli zii mi ripetono continuamente che se non ci fossi stata io, probabilmente avrebbe finito con il commettere una stupidaggine.
Invece la mia presenza lo ha fatto riprendere.
Vive solo per me adesso."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Li Shan In, Ryo Saeba/Hunter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti...
La storia sta volgendo al termine.
Questo é il penultimo capitolo.
Sono stata in dubbio se spezzarlo in due parti o postarlo tutto insieme, ma visto come ho deciso di far andare le cose, ho optato per un capitolo unico.
Spero che vi piacerà...
Nel capitolo finale ci sarà una nota personale che spiegherà il perché ho preso delle decisioni in favore di altre..
Che altro dire?
Buona lettura...spero ;)




Clinica privata Honoko – Roppongi - Tokyo

Ore 20.10
Ryo
Sono arrivato in questo preciso istante davanti alla villa del padre di Miyuki.
Ho come la sensazione che Shan In abbia ragione.
Lei deve essere qui.
È come se sentissi la sua presenza e il suo profumo.
Arrossisco leggermente.
Suono il citofono e aspetto.
Dopo qualche secondo sento la voce di un uomo parlare.
“Chi è?!”
“Salve, scusi l’ora, sono Ryo Saeba. Avrei urgenza di parlarle. Si tratta di sua figlia”
Lo sento allontanarsi leggermente dal citofono e senza dire altro, apre il cancello.
Entro con la mia Mini e parcheggio proprio davanti al portone della villa.
Esco dalla macchina e faccio un lungo respiro.
Questo è il momento decisivo.
Appena alzo la mano per bussare, qualcuno mi precede aprendo.
Ad accogliermi c’è un uomo alto più o meno quanto me, con un fisico decisamente molto asciutto e ben allenato.
Gli darei una cinquantina di anni se non fosse per qualche capello bianco qua e la che lo invecchia un po’.
Però più lo guardo e più mi sembra di averlo già visto da qualche parte. Chissà dove?!
Gli porgo la mano.
“Scusi davvero per il disturbo. Avrei evitato se non fosse così importante”
L’uomo stringe la mia mano e mi invita ad accomodarmi.
“Piacere di conoscerla, signor Saeba. Io sono Toshio Takashi”
Annuisco.
“Venga nel mio studio, così potremo parlare con più calma”
Lo seguo lungo il corridoio e rimango allibito dalla bellezza di questa casa.
Ha uno stile molto semplice, ma di grande effetto.
Entriamo in una stanza bianca, caratterizzata da una scrivania in mogano antico e un lettino al suo fianco.
Vari macchinari depositati qua e la e infine un divano dal lato opposto della scrivania.
Ci accomodiamo lì e il dottore inizia a parlare.
“Allora cosa deve dirmi su Miyuki?!”
Faccio un lungo respiro.
“Beh ecco… è in pericolo di vita. Qualche giorno fa hanno cercato di ucciderla in un bar nel centro di Tokyo. Io ero con lei e ho impedito che la tragedia avvenisse. Da allora si è trasferita a casa mia e ho cercato di scoprire chi le volesse fare del male, senza però riuscirvi”
Mi fissa, senza parlare.
Così lo interpreto come un invito a continuare.
“Non so per quale motivo, ma Miyuki stamattina se ne è andata, lasciando due lettere striminzite a me e a mia figlia, dicendo che doveva ritrovare il suo passato. Ho pensato che forse lei sa dirmi dove posso trovarla”
Ho parlato così di furia e tutto insieme, che adesso ho la gola secca.
Il signor Takashi però non mostra segni di voler rispondere e si limita a massaggiarsi il mento distratto.
“Allora? Sa dove posso trovare Miyuki?”
È ben udibile una nota apprensiva nella voce.
L’uomo sembra ridestarsi dai suoi pensieri e mi sorride.
“Ne è innamorato?!”
Eh?! Ma mi ha ascoltato fino ad ora?!
“Scusi?!”
Sogghigna leggermente.
“Si è per caso innamorato di mia figlia?!”
Decisamente no.
“No. Io amo mia moglie. Miyuki è una cara amica e Shan In, mia figlia, si è molto affezionata a lei”
Il mio interlocutore sembra confuso.
“Ha una moglie?!”
“Ce l’avevo. È morta in un incidente stradale tre anni fa”
Ehi un momento.
Ecco a chi assomiglia.
Al dottore del pronto soccorso.
Quello che mi disse che Kaori era morta.
“Ma lei ha lavorato al pronto soccorso dell’ospedale di Tokyo per un po’?!”
Lo vedo annuire e quando sbianca, capisco che si è ricordato anche lui chi sono.
Si alza di scatto, allontanandosi da me il più possibile.
“Lei è il marito di Kaori Makimura?!”
“Si ricorda ancora?”
Impallidisce ancora di più e se non fosse per il muro che lo sta sorreggendo, credo che potrebbe cadere da un momento all’altro.
Prima ancora che possa dire qualcosa, si apre la porta dello studio ed entra colei che sto cercando disperatamente da qualche ora.
“Miyuki, finalmente ti ho trovata”
Mi avvicino per poterla vedere meglio e solo ora mi accorgo che sta piangendo.
Distoglie lo sguardo da me per posarsi su suo padre.
Gli si avvicina e lo aiuta a sorreggersi.
“Tutto bene papà?!”
L’uomo annuisce e lo vedo sorridere debolmente.
“Ti ama. Cosa aspetti a dirgli la verità?!”
Lo guardo sconcertato.
Allora non ha capito un tubo di quello che gli ho detto?!
“No guardi si sbaglia. Le ho già detto che…”
Ma mi interrompe prima di poter finire di parlare.
“Che ama sua moglie… ho capito. Non sono sordo”
Non lo seguo.
Che vuole dire?!
Miyuki lo adagia sul divano e finalmente torna con i suoi occhi su di me.
Sospira leggermente.
Sembra imbarazzata e turbata.
“Ryo dobbiamo parlare”
Questa tonalità di voce, quest’espressione seria.
Se non fosse che é impossibile, potrei giurare che quella che ho davanti è Kaori.
“Dimmi”
È la prima volta che le do del ‘tu’, ma non sono riuscito a controllarmi.
“Io…”
E torna a guardare suo padre.
Lui le intima di continuare con un cenno del capo e facendo un lungo respiro riprende.
“Io non sono Miyuki Takashi!”
Rimango un attimo sorpreso da questa affermazione.
“Che vuol dire?!”
Lei arrossisce e non riesco a capire cosa stia succedendo.
“Io… ecco tre anni fa ho avuto un incidente. Sono stata ricoverata all’ospedale di Tokyo. Al pronto soccorso. Toshio Takashi era il medico di guardia. C’è stato un errore di identificazione e mi hanno scambiata per un’altra. In realtà io non sono Miyuki Takashi”
Ok e allora?!
“Quindi chi sei?!”
Mi guarda impaurita.
È come se volesse che ci arrivassi da solo.
Ma non capisco.
“Quindi?! Chi sei?!” ritento per la seconda volta.
Abbassa lo sguardo e risponde in un sussurro.
“K… Kaori Makimura”
Ora a impallidire sono io.
Non è possibile.
Perché mi sta facendo una cosa del genere.
Cerca di avvicinarsi, ma io mi allontano.
“Non ci provare…. Kaori è morta tre anni fa. Non dire stronzate!”
La vedo rialzare gli occhi su di me e se mi venisse un colpo, ci rivedo lo sguardo sofferente di mia moglie.
Ma che mi sta succedendo?!
“Dice la verità signor Saeba. E la colpa di quello che è successo è solo mia”
È stato il signor Takashi a parlare.
Evidentemente si sono messi in combutta.
“Non sono in vena di scherzi questa sera”
Poi tornando a guardare Miyuki riprendo.
“Come puoi farmi questo?! Dopo tutto quello che ci siamo confidati, che ci siamo detti… non ha significato nulla per te?!”
La mia voce è isterica.
Vedo il viso di Miyuki ricoperto di lacrime e mi si stringe un nodo in gola.
“Posso provartelo” dice piano.
A questo punto mi paralizzo.
E questo cosa vorrebbe dire?!
Si alza leggermente i capelli e scoprendosi la spalla dalla felpa, mi fa vedere la cicatrice che ha sul lato destro.
Rimango allibito.
È la stessa di Kaori.
Quante volte l’ho baciata e accarezzata.
Ma infondo può essere solo una coincidenza.
“Quello non prova nulla”
Lei abbassa i capelli.
“Me la sono fatta cadendo da cavallo ad una lezione che ho preso di nascosto quando avevo 16 anni. A Hideuki avevo detto che ero inciampata lungo le scale”
Scuoto la testa.
Potrebbe averglielo raccontato chiunque.
Anche Shan In conosce questo episodio.
“Non attacca”
Sospira leggermente, ma per nulla rassegnata.
Si abbassa leggermente i pantaloni della tuta e si gira per mostrarmi qualcosa sul fianco.
È una cicatrice dovuta ad un colpo di striscio di un proiettile.
Lei si riveste velocemente e sempre più rossa in faccia, riprende.
“Non ricordo bene come me la sono fatta.. ma sono sicura che eravamo insieme... dopo quella volta hai preso in considerazione l'ipotesi di smettere di fare City Hunter”
Ok, questo è un colpo basso.
“Ma chi diavolo sei, eh?! Perché continui con questo gioco?! Kaori è morta e smettila con questa storia”
Mi alzo e mi dirigo verso la porta per andarmene, quando improvvisamente la sento parlare.
“Mi hai detto per la prima volta ‘Ti amo’, dopo il matrimonio di Miki e Umibozu, quando il generale Cruz mi ha rapito per attirarti in una trappola. Per proteggerti mi sono presa la pallottola che era destinata a te e tu mi hai rivelato i tuoi sentimenti. Ci hai messo otto lunghissimi anni per farlo”
Come fa a saperlo?!
Le avevo raccontato a grandi linee cosa era successo quando ho confessato a Kaori i miei sentimenti, ma non avevo accennato né al matrimonio di Miki e Falco, né al generale Cruz.
Sono cose che solo una persona può sapere.
Il mio cervello ricollega tutti le informazioni del momento e solo ora mi rendo conto che le coincidenze sono davvero troppe.
Mi giro verso di lei e noto con stupore che si è avvicinata a me.
Le prendo una mano e la appoggio sul mio petto.
Il mio cuore batte all’impazzata.
La mia Kaori.
È tornata.
“Kaori…”
La vedo illuminarsi e riscopro il suo sorriso.
Quello delle situazioni speciali.
L’attiro a me in un secondo e l’abbraccio forte.
“Oddio non posso crederci, sei tu…”
Non so come, ma i miei occhi si inondano di lacrime.
La stringo così forte che mi sembra di poterla spezzare da un momento all’altro, ma non riesco a fermarmi.
La accarezzo, ripercorrendo ogni parte del suo corpo.
E la sento cedere ad ogni mio tocco.
Sorrido, non è cambiato nulla.
Mi chino su di lei e prendo possesso delle sue labbra.
Anche baciarla è senza dubbio più bello e intenso di quanto mi ricordassi.
Le sfioro i capelli, gli occhi e mi rendo conto che voglio che torni come era prima.
Questo look da bionda sexy non le si addice.
Ma non glielo dico.
Non voglio rovinare questo momento.
Quando improvvisamente sento arrivare un pericolo.
Mi butto su di lei e sul signor Takashi giusto in tempo per evitare che vengano colpiti da una pioggia di proiettili.
Prendo la mia fedele Phyton e cerco di capire chi ci sta sparando.
Kaori è vicina a me, tiene la mia mano sinistra nelle sue, infondendomi quel coraggio di cui ora ho veramente bisogno.
Non posso permettermi di perderla un’altra volta.
Sono disposto a fare qualsiasi cosa.
Non voglio sprecare questa seconda possibilità che mi è stata donata.
“E’ solo uno… deve essere il killer professionista che è stato ingaggiato per ucciderti…”
La vedo sgranare gli occhi.
“Addirittura?! E chi si prenderebbe tanto disturbo per farmi fuori?!”
Ecco la mia Kaori, decisa e sicura.
“Credo che il mandante sia la stilista …”
“Intendi Natasha?!”
Annuisco solamente, mentre cerco di rispondere al fuoco, sparando al vuoto.
C’è troppo fumo per individuarlo.
“Ma è impossibile. Perché lo farebbe?! È vero che non abbiamo mai legato in modo particolare, ma credevo ci rispettassimo a vicenda”
Scuoto la testa.
In questo non è cambiata di una virgola.
Si fida troppo delle persone che la circondano.
“E’ gelosa marcia del tuo successo. Ho chiesto un po’ in giro e da quanto ho capito ti odia dal più profondo. Dal suo punto di vista, le hai rubato fama e potere. Credo che la ragazza abbia qualche problema mentale …”
Annuisce decisa.
Però per ora bisogna pensare al killer che sta distruggendo lo studio del signor Takashi.
Poi improvvisamente i colpi si placano e ho come la sensazione che stia per arrivare lo scontro diretto.
Armo la mia pistola e chiedo gentilmente a Kaori e al dottore di nascondersi dietro alla scrivania.
Mi obbediscono senza fiatare, mentre io mi appiattisco al muro, concentrandomi su ogni possibile rumore.
Tutto tace, finché sento lo scricchiolio del parquet sotto il peso di qualcuno.
Mi avvicino alla porta e la apro nel momento in cui so che il killer è dietro.
Ci disarmiamo a vicenda, con due rapide mosse di karate.
Iniziamo così una lotto corpo a corpo.
Senza esclusioni di colpi.
Per un attimo mi distraggo e questo mi è fatale.
Il mio avversario mi da un calcio allo stomaco che mi atterra dolorante, mentre lui ne approfitta per riprendere in mano la sua pistola, intimandomi di stare fermo.
Poi si gira verso Kaori.
“Tu bellezza, alzati”
Lei mi guarda terrorizzata, ma esegue l’ordine senza reagire.
“Mi dispiace ma sono stato ingaggiato per ucciderti. Dì addio ai tuoi amici”
Di punto in bianco il rumore del grilletto premuto echeggia nella stanza.
Il resto scorre molto veloce.
Io che mi alzo più in fretta che posso per disarmarlo, ma arrivo troppo tardi.
Il colpo è già partito.
Il mio cuore perde un battito all’idea che perderò Kaori un’altra volta.
Invece improvvisamente qualcuno prende il posto di mia moglie.
È il signor Takashi.
Quando il killer si accorge dell’errore, cerca di sparare di nuovo, ma questa volta lo blocco con un destro all’altezza della mascella.
Gli assesto altri tre colpi in punti vitali e lo vedo svenire ai miei piedi.
Dopo mi occuperò di lui.
Intanto ancora un po’ dolorante per le percosse subite, mi precipito accanto a Kaori, intenta a tamponare la ferita che il dottore ha riportato all’addome per proteggerla.
“Ryo bisogna aiutarlo. Ti prego”
Non capisco come faccia a nutrire ancora dei sentimenti di affetto per l’uomo che l’ha allontanata da me e da sua figlia, ma la assecondo comunque.
Farei qualsiasi cosa per lei, ora e per sempre.
L’aiuto a posizionarlo sul lettino che c’è nella stanza e dopo aver legato il killer alla poltrona in modo che non possa fuggire, iniziamo a medicare la ferita nel miglior modo possibile.
Il proiettile è rimasto dentro e devo farlo uscire, prima che si infetti.
Sospiro e facendomi aiutare da Kaori, inizio a operarlo.
Sento il corpo del dottore rilassarsi sotto l’effetto del cloroformio.
Ho tutto l’occorrente per medicarlo, grazie ad Eriko che si è precipitata subito per darci una mano appena ha sentito la voce della sua amica chiamarla.
Ci ha portato garze, disinfettanti e i ferri del mestiere.
Kaori mi aiuta ad aprire la ferita per estrarre il proiettile.
In passato avrebbe fatto una smorfia di disgusto alla vista di tutto quel sangue, ma evidentemente avendo passato molto tempo a casa di un medico, deve essersi abituata.
Sospiro e torno ad occuparmi del signor Takashi.
Appena sono riuscito a trovare il bossolo, disinfetto velocemente e ricucio il taglio.
Sento il respiro del dottore farsi più regolare e la temperatura del suo corpo scendere e capisco che il peggio è passato.
Accarezzo la guancia di Kaori e le sorrido.
“Si riprenderà presto, non preoccuparti”
Lei si avvicina e mi abbraccia forte.
“Grazie. So quanto sia stato difficile per te capire”
In effetti non ho ancora capito perché ha insistito tanto per salvarlo, ma in questo momento non mi importa.
Poterla avere tra le braccia, vale più di qualsiasi altra cosa. (ndKIA:per tutto il resto c’è mastercard.. scusate ma ci voleva XD!)
Poi improvvisamente mi ricordo del killer ancora svenuto sulla poltrona e decido che è arrivano il momento di chiudere definitivamente questa storia.
Gli butto addosso un bicchiere d’acqua e lui si sveglia immediatamente.
“Allora chi ti ha ingaggiato?!”
Glielo chiedo con un tono talmente duro che per un attimo mi sembra spaventato.
“Devo ripeterti la domanda?!”
Mi guarda preoccupato e facendo un leggero sospiro, lo sento cedere.
“Una donna. Non so chi sia”
Inizio a perdere la pazienza.
Chiedo a Kaori e Eriko di portare il signor Takashi in un’altra stanza e di lasciarmi solo con il nostro ospite.
Eriko obbedisce senza replicare, trascinando il lettino con sé.
Kaori invece sembra titubante.
Mi giro per guardarla e le sorrido.
“Non preoccuparti, ci vorrà solo qualche minuto. Va di là, ti raggiungo tra un attimo”
Lei annuisce e sparisce dietro la porta, chiudendosela alle spalle.
Torno dal mio caro amico e gli punto la pistola in fronte.
“Dicevamo… una donna… e non sai proprio darmi nessuna informazione utile?!”
Il mio ghigno sadico non passa inosservato.
In effetti è da tanto che non tiro fuori questo lato del mio carattere.
Quello spietato e vendicativo.
Decido di sfruttarlo al massimo, in modo che da fargli provare il vero significato della parola paura.
“Hai osato fare del male alla mia donna e io in passato ho ucciso per molto meno, quindi ti conviene aiutarmi a capire chi ti ha ingaggiato, altrimenti potrai dire addio alla vita”
E gli punto la pistola in mezzo agli occhi.
Lo vedo sudare freddo.
“Io… io non so nulla… lo giuro… so solo che a fine lavoro devo chiamarla per avere il resto del pagamento. Il numero è scritto su un foglio nella tasca destra dei miei pantaloni”
Sta tremando e questo mi provoca una certa soddisfazione.
Allora sono ancora bravo nel mio lavoro.
Mi avvicino e cerco il foglio di cui mi ha parlato.
Lo trovo e me lo metto in tasca.
Sorrido e rinfodero la pistola.
“Spero per te che l’informazione sia giusta, perché se così non fosse ti verrò a fare una visitina in carcere e sicuramente non sarà di piacere”
Così dicendo mi allontano, dirigendomi alla porta.
Prima di raggiungerla e aprirla, lo sento chiedermi in un sussurro.
“Ma tu chi diavolo sei?!”
Mi giro verso di lui, scuro in volto.
“City Hunter”
L’uomo impallidisce in un secondo e mentre esco lo sento balbettare.
“Non è possibile…”
Mi reco nella stanza di fronte dove trovo Eriko accanto al letto dove giace addormentato il signor Takashi, mentre Kaori è vicina alla finestra, mentre osserva l’oscurità della sera.
Mi avvicino a lei e la stringo da dietro.
Ho bisogno di sentire il suo calore.
Di non perdere il contatto con la sua pelle.
Mi è mancata così tanto che non mi sembra ancora vero che lei è sana e salva.
Qui, con me.
Lei si gira lentamente e capendo all’istante le mie emozioni, si alza in punta di piedi e posa le sue candide labbra sulle mie.
Rispondo al bacio, felice.
E stringo la presa, incurante del mondo che ci circonda.
Ora vivo solo per lei.
Non mi importa di nient’altro.
Appena rimaniamo a corto di ossigeno ci separiamo, con il respiro irregolare e i battiti del cuore sempre più frenetici.
Ci fissiamo negli occhi per qualche secondo, quando finalmente ho l’onore di sentire di nuovo la sua stupenda voce.
“Allora?! Ha parlato? Ti ha detto chi è il mandante?!”
Annuisco, perso nel suo sguardo.
Lei mi da un pizzicotto e mi sveglio improvvisamente dal mio trance.
“Potresti essere più preciso per favore?!”
Sbuffo.
Perché non possiamo mai goderci un momento di sano romanticismo in pace, senza avere assassini, rapitori o drogati con il fiato sul collo?!
Perché?!
Appoggio la mia fronte sulla sua e sospiro.
“Mi ha dato un numero di telefono. Non sa nient’altro…”
La sento irrigidirsi.
Probabilmente è stanca di tutta questa storia.
E posso capirla.
Deve essere ancora frastornata e confusa e quest’ansia non deve certo giovare al suo sistema nervoso.
La accarezzo sulla guancia, cercando di tranquillizzarla.
Sembra funzionare, perché si abbandona al mio tocco e sorride estasiata.
Continuo finché Kaori alza i suoi occhi su di me e sospira.
“E’ ora di andare… voglio sistemare questa faccenda prima di riprendere in mano la mia vita da dove l’ho lasciata”
Dicendo questo si allontana da me e si avvicina al signor Takashi.
“Eriko per favore stagli vicino… posso fidarmi solo di te. Ho chiamato un’ambulanza, dovrebbe arrivare a momenti, insieme alla polizia. Lo so che ti chiedo troppo, ma…”
La ragazza le sorride complice.
“non preoccuparti, mi inventerò qualcosa per evitare grane a me e a tuo padre. Tu però cerca di capire chi è che ti vuole uccidere e dagli una bella lezione, ok?!”
Kaori annuisce e l’abbraccia di slancio.
“Grazie… sei davvero unica Eriko”
“Sei la mia migliore amica, Kaori. Farei qualsiasi cosa per te, lo sai. Ora andate…”
Si scambiano un ultimo abbraccio e tenendoci per mano, usciamo dalla villa dirigendoci verso il centro della città sopra la mia Mini rossa.

Strade di Shinjuku – Tokyo
Ore 22
Ryo
Rimaniamo in silenzio per un po’, cullandoci solo della presenza l’uno dell’altro.
Appena trovo un semaforo rosso, mi fermo e decido che è il momento di ascoltare di nuovo la sua voce.
“Eriko sa che tu non sei Miyuki?”
Kaori gira lo sguardo verso di me, mentre io riparto quando scatta il verde.
“Sì, le ho raccontato tutto mentre stavi interrogando il killer. Era più preoccupata per la mia salute che per il fatto di averle rivelato di non essere la persona che credeva che fossi. È anche vero che lei dà importanza solo a come una persona si pone agli altri, che non al suo nome o al suo conto in banca. È per questo che abbiamo legato subito. Diventando grandi amiche, quasi sorelle. Ogni volta che avevo bisogno di qualcuno c’era sempre lei…”
Ad essere sincero, sono un po’ geloso del rapporto che si è instaurato tra loro.
Ed è stupido lo so.
Ma sapere che lei ha confidato le sue paure, le sue angosce, le sue emozioni e la sua felicità ad una persona che non fossi io… beh mi da fastidio.
Sono da manicomio.
Ormai è un dato di fatto.
Scuoto la testa per levarmi questi pensieri dalla mente.
“Ti fa ancora male la testa?!” le chiedo dolcemente.
Sospira.
Brutto segno.
“Sì… però per ora è un dolore tenue, si intensifica solo quando mi ricordo qualcosa. Questo però succede all’improvviso, quindi non è proprio facile prevederlo”
Le accarezzo una guancia, preoccupato per la sua salute.
Mi sorride, tipico di lei affrontare la sofferenza con coraggio.
“Stai tranquillo, non è niente di impossibile da affrontare… e poi mi basta saperti accanto per fare qualsiasi cosa”
Parcheggio in una via laterale ed estraggo il foglio che mi ha dato il killer.
Il prefisso è della zona in cui ci troviamo.
Apro il cruscotto dalla parte di Kaori e ne esce un computer portatile grande quanto un libro.
Gli affari mi hanno permesso di fare qualche modifica alla mia macchina.
Digito il numero che ho e premo invio.
Il programma che mi ha installato Mick permette di individuare con certezza il luogo a cui appartiene un qualsiasi numero, attraverso un collegamento clandestino con la rete informatica della polizia.
Il mio migliore amico è un genio in queste cose.
Il computer ci mette qualche secondo, ma alla fine ci da un indirizzo poco distante da dove siamo.
Scendiamo dall’auto e prendendo una sacca dal bagagliaio, le stringo la mano.
“E’ ora… te la senti?!”
Annuisce solamente, così accentuo la presa e ci incamminiamo.
Percorriamo qualche isolato a piedi, fino a ritrovarci davanti ad un edificio di dieci piani.
È questo il posto che stavamo cercando.
Mi dirigo verso l’edificio di fronte e saliamo con l’ascensore fino all’ultimo piano, dove si trova la terrazza.
Mi avvicino al cornicione e estraggo dal borsone un fucile di precisione, quello usato dai cecchini.
Mi metto in posizione e chiedo a Kaori se può chiamare il numero dal mio cellulare.
Lei ubbidisce in silenzio.
Appena sente squillare a vuoto, mi porge l’auricolare.
Al quarto squillo sento la voce di una donna rispondermi.
“Fatto?!”
Io controllo l’appartamento che il computer mi aveva indicato e la vedo.
Poco distante dalla finestra, mentre sta fumando una sigaretta nervosamente.
“C’è stato un fuori programma” dico piano.
La donna sembra meravigliata e inizia a urlare attraverso il telefono.
“Che cazzo vuol dire un fuori programma?! L’ha fatta fuori sì o no?!”
Prendo la mira e sparo.
La sigaretta che aveva in mano ora è divisa a metà.
“Vuol dire che l’uomo che ha ingaggiato a quest’ora sta marcendo in galera… se fossi in lei mi dimenticherei dell’esistenza di Miyuki Takashi, se non vuole fare la fine della sua Malboro”
Vedo una goccia di sudore bagnarle il mento.
Sento Kaori posarmi una mano sulla spalla e farmi cenno di smetterla.
L’ho spaventata abbastanza.
Ma voglio essere sicuro che abbia recepito il messaggio.
“Se dovessi scoprire che si è di nuovo avvicinata alla signorina Miyuki, le giuro che la troverò in capo al mondo…”
E sparo un nuovo colpo, sfiorandole i capelli.
“siamo intesi?!”
Detto questo riattacco, prima che possa replicare qualsiasi cosa.
Sono sicuro che questo le è bastato.
Sorrido soddisfatto.
La mano di Kaori è rimasta dove era e sento il calore del suo tocco avvolgermi totalmente.
Lei sorride e appena mi alzo, mi abbraccia felice.
“Finalmente anche questa storia è chiusa. Che ne diresti di tornare a casa?!”
La fisso per un momento, che sembra interminabile.
Vorrei poterla accontentare, ma prima voglio accertarmi di una cosa.
“Sì…però prima devi fare una cosa per me!”
La vedo sgranare gli occhi e guardarmi meravigliata.
“Cosa devo fare?!”
Scuoto la testa e la prendo per mano.
“Lo scoprirai quando saremo arrivati”
Lei sbuffa.
Non le è mai piaciuto essere all’oscuro dei miei piani.
Ma non importa.
“Vieni, fidati”
Kaori si lascia trascinare, sospirando solamente.
Percorriamo le strade di Tokyo a velocità normale.
Dentro di me non vedo l’ora di poter portare la mia dolce mogliettina a casa e poterci perdere nel nostro amore, ma devo aspettare.
C’è qualcosa di più urgente ora.
Finalmente scorgo l’edificio di mio interesse e inizio a rallentare.
Appena Kaori capisce dove la sto portando, sembra arrossire.
Forse ha intuito quello che volevo chiederle.
Mi prende la mano che tengo sul cambio e sospira.
“Sei proprio cocciuto, lo sai?!”
Io annuisco, ma non posso farci niente.
Voglio sapere.
“Se è per farti stare più tranquillo…ma sappi che è tempo perso. Io sto benissimo”
Le sorrido.
So che dice la verità.
Non potrebbe mentirmi anche volendo.
Sono sempre riuscito a leggerla dentro, solo guardandola negli occhi.
Quei suoi splendidi occhi nocciola che ora invece sono celesti.
Sospiro.
“Ti giuro che Doc ci metterà poco, ma ho bisogno di sapere che è tutto a posto. Ti prego!”
La vedo rilassarsi e seguirmi dentro la clinica del mio vecchio amico.
Un dottore che ho conosciuto all’epoca della guerra in Ex Jugoslavia.
Mi ha salvato la vita varie volte e mi fido ciecamente di lui.
Ogni tanto gli ho portato Shan In per degli abituali controlli, ma niente di così importante.
Dopo aver abbandonato il lavoro di City Hunter, non ho più avuto bisogno di lui nelle vesti di dottore.
Solo in quelle di amico.
Quello credo che non riuscirò più a farne a meno.
Lo troviamo seduto sulla poltrona nel suo studio, intento a leggere una rivista di medicina.
Il suo tipico passatempo.
“Ehi Doc, da quanto tempo…”
Lui alza lo sguardo su di noi e si apre in un enorme sorriso.
“Saeba, qual buon vento?! È da un po’ che non ti facevi vivo da queste parti… non dirmi che diventare il proprietario di una grande azienda di antifurti ti ha fatto dimenticare degli amici, vero?!”
Sorrido, non cambierà mai.
Sempre a prendermi in giro con questa storia della ditta.
Mi ha sempre ripetuto che ero sprecato a lavorare lì.
In parte sono d’accordo con lui, ma dall’altra so che ho fatto la scelta giusta.
Almeno adesso potrò godermi la mia famiglia in santa pace.
“Ho bisogno di un enorme favore”
Diventa serio e ci indica di accomodarci davanti a lui.
“Dimmi, di che si tratta?!”
“Vorrei che le facessi un po’ di analisi di controllo”
E le indico Kaori al mio fianco.
Probabilmente non l’ha riconosciuta, perché continua a guardarmi in modo strano.
Sembra sorpreso.
Abbassa gli occhi e rimane a fissare per qualche secondo le nostre mani ancora incrociate.
“Lei?!”
Annuisco e sorrido.
Sono sicuro che ora gli prenderà un colpo quando gli racconterò la verità.
Sto per aprire la bocca per parlare, ma Kaori mi interrompe.
“Aspetta. Vorrei discutere con il dottore da sola. Ti dispiacerebbe attendere fuori?!”
Perché? Cosa mi sta nascondendo?!?
Allora avevo ragione a controllare…
Lei alza gli occhi al cielo, capendo i miei pensieri e sbuffa.
“Non preoccuparti. Il risultato di tutte le analisi che farò passeranno da te. Te lo giuro! Però ora vorrei parlare a Doc da sola… fidati!”
E mi sorride tranquilla.
Storco il naso e mi alzo, sotto gli occhi sempre più meravigliati del dottore.
Esco dal suo studio e mi siedo su una delle poltroncine della sala d’attesa e rilassato dal silenzio intorno a me, cedo alla stanchezza accumulata in tutta la giornata.
   
 
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