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Autore: darkrin    08/12/2010    2 recensioni
Quando Draco la coglie con le mani nelle tasche del suo mantello, Rose pensa: adesso mi uccide e seppellisce il mio corpo in giardino, e anche: mamma e papà mi vendicheranno o mi uccideranno loro, e ancora: ho dodici anni e sto per morire, Merlino!
(Storia partecipante all'iniziativa: '2010: A year togheter', indetta dal Fanfiction Contest - Collection of Starlight)
(Rose Weasley & Draco Malfoy)
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rose Weasley
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Titolo: tema del 30 Novembre 2010 della community 31 days («Stephen King, The Dark Tower I: The Gunslinger»).
Nota: storia partecipante all'iniziativa: '2010: A year together' indetta dal Fanfiction Contest - Collection of Starlight.
Tema: 233. Dietro ogni ruga c'è un racconto di vita.
Beta: quella bellissima anima pia di alexluna :*
Parole: 1141 (W)

 

Only enemies speak the truth

(16 agosto: una scommessa andata male)


È una cosa a cui non pensa subito, Rose Weasley, di essersi avventurata nella tana del mostro cattivo delle favole per una misera scommessa di cui sua madre non sarebbe per niente fiera. È una cosa a cui pensa solo dopo – quando Draco Malfoy la fissa con acredine dall’alto della sua scalinata e sembra volerla schiacciare sotto il tacco delle sue scarpe come uno scarafaggio, e anche in quel momento il primo pensiero che le passa per la mente è: Merlino!, ho perso la scommessa, Albus e James non mi daranno mai pace,ed anche questa è un fatto di cui sua madre non sarebbe per niente fiera – perché all’inizio di tutto, l’idea di entrare dentro Malfoy Manor di soppiatto, solo per il gusto di fare un dispetto a un ex Mangiamorte e peggior nemico di suo padre, le pare piuttosto divertente.

Quando Draco la coglie con le mani nelle tasche del suo mantello, Rose pensa: adesso mi uccide e seppellisce il mio corpo in giardino, e anche: mamma e papà mi vendicheranno o mi uccideranno loro, e ancora: ho dodici anni e sto per morire, Merlino!, ma Malfoy si limita a fulminarla con lo sguardo – e non con la bacchetta, Merlino grazie, considera Rose – e a sibilare:
«Weasley».
«Io… io… non è come pensa» balbetta Rose.
Draco inarca un sopracciglio, scettico.
«Immagino di no».
«No, certo che no. Io… io sono venuta a chiederle informazioni sulla guerra, sì… il suo punto di vista sulla caduta di Voldemort, sa, per scuola…» sputa tutto d’un fiato, con il volto più rosso dei suoi capelli.
«E il mio punto di vista lo cercavi nelle tasche del mio mantello?»
Il cuore di Rose batte dieci volte, prima che lei riesca a racimolare il coraggio necessario ad affrontare lo sguardo sarcastico di Draco e a parlare di nuovo.
«Signor Malfoy, la prego…»
Draco sa che potrebbe scacciarla e spaventarla tanto da non farla tornare mai più, per cui è davvero inspiegabile sia per lui che per Rose il modo in cui la inviti a raggiungerlo con un gesto seccato della mano e ringhi:
«Cinque minuti, non uno di più».
Rose, improvvisamente, torna a respirare normalmente. Macina i gradini a due a due, mentre sente Malfoy borbottare: «muoviti, però,» e ringrazia il cielo di portare sempre con sé un taccuino e una penna o la sua giustificazione sarebbe risultata più assurda di quanto già non sia.

Cinque minuti, ovviamente, non bastano – è inevitabile che non lo facciano –: sono appena sufficienti a parafrasare le parole che Rose ha letto centinaia di volte sui libri di Storia della Magia, e che Draco deve aver imparato in un qualche interrogatorio o incontrato in qualche articolo di giornale. È per questo che il giorno dopo, Rose si ripresenta alla porta di Malfoy Manor con un sorriso timido, il volto tondo arrossato e un pacco di biscotti sotto braccio – perché sua nonna le ha insegnato che non ci si può presentare a casa d’altri, non invitati, senza portare almeno un dono. E i doni culinari sono i più apprezzati da tutti.
Draco Malfoy l’accoglie come si accolgono le disgrazie annunciate: con tutta la rassegnazione e l’esasperazione del mondo.
Mentre varca la soglia dell’abitazione, Rose non può far a meno di scoppiare in una risata un po’ isterica: si è cacciata in una situazione assurda, pensa, e ha fatto tutto da sola.
Draco la fulmina con lo sguardo, prima di precederla per le scale e su, nel suo studio.

Non basta neanche una settimana, un mese o un anno: non si può parlare in breve di una guerra o di una vita umana, e la cosa si complica ancor di più quando si cerca di parlare di una vita umana e di una guerra – o di una vita umana che è una guerra. Tocca lasciare che i fili della storia si dipanino secondo i loro ritmi; tocca essere pazienti.
Rose impiega un anno a smettere di saltellare sulla sua – ed è una cosa un po’ assurda, a pensarci – poltrona nello studio di Draco Malfoy, a causa dell’ansia e della tensione. Un altro anno è servito a Draco per smetterla di tentare di saltar passaggi e trascurare dettagli. Sette anni ci sono voluti per raccontare la storia di una vita.

Il giorno dppo la pubblicazione del libro di Rose, Draco Malfoy si trova il giardino invaso da giornalisti delle più disparate testate e di svariate nazionalità. Vorrebbe potersi stupire e scrutarli con un sopracciglio inarcato, ma non ci riesce e può solo rassegnarsi ad accettare il fatto che il suo maniero sia diventato un porto di mare per maghi falliti, aspiranti pezzi grossi e mezzosangue.
Prima di arrivare nel suo studio, Draco ha già la testa piena di domande assurde e isteriche. Quando gli viene posto per la decima volta lo stesso quesito – Signor Malfoy, perché ha deciso di far scrivere la sua biografia a Rose Weasley? –, Draco si rende conto che quella è una domanda che non può ignorare.
«Non è una biografia.»
– “non ignorare”, non significa dare una risposta
«Ah no?»
«No.»
«Signor Malfoy…»
«Scusi, ma…»
«Ma sembra davvero…»
«Sembra male.»
«Signor Malfoy, scusi, ma…»
«Ma allora cos’è?»

C’è un’immagine tra le mura di quella stanza: Rose stava seduta sulla sua poltrona di pelle, con i lunghi capelli rossi bagnati dalla pioggia e le ginocchia raccolte contro il petto. Le fiamme, che danzavano nel caminetto, le illuminavano il volto pallido e gli occhi spalancati.
Draco ricorda le parole:
«È proprio vero che dietro ogni tua ruga si nasconde un racconto di vita»;
ricorda le risate alla sua replica oltraggiata:
«Come osi, ragazzina? Portami rispetto»;
ricorda il silenzio;
e altre parole:
«Perché non farne un libro? Voglio dire di quello che mi hai raccontato… Una storia della guerra dal punto di vista di una persona vicina ai Mangiamorte. Sarebbe sicuramente interessante e utile, forse, per capire davvero come Voldemort abbia potuto fare quello che ha fatto e com’è possibile che sia stato tanto seguito…».
Draco ricorda di aver affermato che era una cosa assolutamente fuori questione, ricorda di aver detto: no, assolutamente no. Non esiste proprio. E non ti illudere. Non riuscirai mai a convincermi.
(E infatti Rose non l’aveva convinto: aveva agito di testa sua, come sempre.)

Quando gli chiedono – e Draco non sa chi sia stato a porgli quella domanda e non gl’interessa con quale giornalista dovrebbe prendersela, tra i venti che hanno piantato la tenda nel suo studio –: «Perché ha fatto entrare Rose Weasley in casa sua?», Draco potrebbe dire: «Perché non avevo nulla da perdere», o: «Perché volevo vendicarmi», o ancora: «Perché volevo fare un dispetto alla Granger», invece risponde: «Perché mi divertiva il fatto che la figlia di Weasel e della Granger fosse una Tassorosso».
(E non è poi una bugia così grande).

   
 
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