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Autore: xlairef    08/12/2010    0 recensioni
Dicembre 2012: da mesi le notti di Delia sono turbate da incubi inspiegabili e sinistri. Poi le cose precipitano, troppe persone si interessano a lei, come Anatol, un amico di cui non ci si può fidare, come Paul, l’affascinante padrone di una vecchissima drogheria, come Anna, la psicologa preferita di Delia…Ma perché Claudia, la sua migliore amica, è scomparsa? E a chi appartiene il gatto mostruoso che ogni notte monta la guardia al balcone di Delia? Qual è il segreto del talismano al collo della ragazza? Tante domande a cui solo quattro esseri vincolati da un inganno e pronti a tutto in cambio della libertà saprebbero rispondere…Ma potrebbe essere troppo tardi per fermare il corso della prossima apocalisse…
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E’ stata bastarda!!” sbottò Claudia non appena la prof se ne fu andata.
Delia alzò gli occhi dal banco vuoto che aveva fissato per tutta la durata del compito: poiché era entrata tardi in aula, l’arpia le aveva consegnato la versione del compito, ma non le aveva concesso di prendere in prestito vocabolari. Per cui dopo cinque minuti, Delia aveva consegnato il foglio in bianco, con grande soddisfazione della prof in questione, che con un sorriso enorme sul volto avvizzito le aveva augurato di fare più attenzione in futuro.
“E potevi dirle che quel deficiente ti ha fregato il dizionario!” aggiunse la sua migliore amica, in tono polemico, passandosi le dita tra le extension rosa fluo che erano il suo più grande orgoglio da cinque giorni e mezzo prima.
“Si, e ovviamente mi avrebbe creduto, vero?”
“Beh, tu non hai nemmeno provato…”
“Piantala, oggi non è giornata, se vuoi litigare accomodati pure!”
Claudia si calmò e la scrutò indagando, non era nel carattere dell’amica arrabbiarsi in quel modo. Di solito restava calma, senza perdere il controllo, soprattutto verso la sua best friend. “Mmm…c’è qualcos’altro che dovrei sapere?”
“Niente che ti interessi!” Non sono affari tuoi, lasciami in pace!
“Benissimo, se non vuoi parlarne neanche con la tua migliore amica…” Claudia non finì la frase.
L’altra si girò verso il muro, raccogliendo le sue cose: la lezione successiva sarebbe stata ginnastica, nella palestra della scuola.
“Mia madre era a casa, questa mattina.” Sussurrò così piano che perfino lei faticò ad udirsi.
Claudia riuscì a capire. “Ah.” E questo fu tutto sull’argomento. Delia sapeva che l’amica avrebbe compreso.
“Ti accompagno al lavoro quando finiamo?” chiese Claudia dopo un momento.
Delia alzò la testa: “Se proprio vuoi… Non so se il capo sarà in negozio, però…” osservò guardando di sottecchi l’amica.
Claudia arrossì: “Non ti accompagno certo per vedere lui…” cominciò, ma di fronte allo sguardo di Delia ammise: “Va bene, va bene… Ma che ci posso fare se il tuo capo è così….così…” e si perse nei suoi sogni con aria estatica.
“Lasciamo perdere…”
 
Poche ore dopo, le due amiche camminavano a passo svelto sotto la pioggia: Delia aveva giusto il tempo di un panino prima di cominciare il turno. Lavorava part-time in una piccola drogheria del centro per un paio di pomeriggi la  settimana: in questo modo poteva fare a meno di chiedere soldi per le piccole spese a sua madre. Non era un lavoro molto impegnativo: principalmente si trattava di servire i pochi clienti e di sistemare la merce negli scaffali, al resto pensavano Davide, il commesso vero e proprio, e il proprietario, che ogni tanto compariva in negozio per controllare i suoi impiegati, con grande gioia di Claudia, che era disposta a saltare il pranzo per avere l’occasione di vederlo.
Ben presto le due ragazze arrivarono davanti alla piccola vetrina zeppa di strane mercanzie: bottiglie di liquori dai nomi curiosi, colori ad olio in polvere, saponette, marmellate, spago, porcellane…Delia spinse la porta ed entrò: l’interno era pulito e ordinato, gli scaffali erano allineati alle pareti ed erano ricolmi di articoli bizzarri, dietro al bancone lunghe file di vasi in ceramica bianca contenevano centinaia di tipi di tè e di spezie, provenienti da tutte le parti del mondo grazie ai viaggi di Paul, il capo di Delia, l’uomo che in quel momento stava guardando Davide arrampicarsi su una scala traballante per prendere un barattolo di spezie dalla mensola più alta.
“Buongiorno…”
Al suono della voce delle ragazze Paul si girò (permettendo al povero Davide, che soffriva di vertigini, di scendere velocemente dalla scala e di scappare al sicuro nel magazzino): era un uomo pallido e alto, che sembrava avere la capacità di entrare nella mente di chi lo fissava nei penetranti occhi blu, una cosa che metteva a disagio Delia, obbligata a stare in sua compagnia, ma che inspiegabilmente mandava Claudia in brodo di giuggiole.
“Delia, sei in ritardo.” La salutò Paul. “Vestiti e va in magazzino a cercare il sapone di Aleppo che ho portato qui la settimana scorsa”
Delia sospirò e si rivolse a Claudia: “Ci vediamo domani, se riuscirò ad uscire dal magazzino…Non mi stai ascoltando, vero?”
Infatti Claudia stava fissando la schiena di Paul, che nel frattempo era salito a cercare ciò di cui aveva bisogno, come se stesse assistendo ad un miracolo. Come se avesse percepito quello sguardo adorante, Paul si voltò. “Posso esserti utile?”
Balbettando d’eccitazione Claudia rispose: “Ecco…io…vorrei…vorrei…Si, vorrei del tè, e del pepe nero…e…”
“Claudia, ci vediamo…” Delia scosse la testa rassegnata e, sotto gli occhi ironici di Paul entrò nel buio del magazzino.
 
 
 
 
Il caldo la faceva sudare tra le braccia del suo cavaliere, un obeso signorotto più basso di lei, stretto in un abito troppo caldo per quelle latitudini.
Non riusciva a ballare bene il valzer: la sala era una piena di ospiti, i vestiti delle dame, i loro profumi intensi e l’ancora più acre aroma del loro sudore le facevano lacrimare gli occhi durante la danza.
Finalmente l’uomo si congedò, e lei poté ritornare con sollievo malcelato alla sua seggiola accanto alla finestra. Non si sedette, tuttavia, ma raggiunse la porta a vetri e uscì sotto gli sguardi critici di alcune vecchie megere. I raggi di luna erano più forti di come lei li avesse mai visti in Inghilterra, molto di più. Stava per avviarsi verso il palmeto, un angolo verde annesso alla sala da ballo dell’albergo “Hannah! Sei qui, dunque!”
Di nuovo la voce che odiava.
“Non ti permetto di farci perdere la faccia in questo modo! Dove credi di essere? Torna subito dentro, e comportati come devi!”
Un braccio ingioiellato si posò sulla sua) sua spalla, poteva sentire le unghie trafiggerla sotto il pizzo del vestito.
“E ricordati: tu devi trovare un marito. Non spenderò un centesimo di più per te.”
“Si, mamma.” Sussurrò la ragazza,  mentre l’afrore della sala da ballo tornava ad avvolgerla…
 
A chi assomiglia questa ragazza?
 
 
“Delia! Delia!”
La mia testa…
“Cosa succede? Ti senti male?” La voce preoccupata di Davide la risvegliò dalla visione: si accorse di essere sdraiata a terra. “Deve essere stata la polvere che c’è qui dentro, a me dà certe allergie…” continuò il commesso, “Vieni a bere un po’ d’acqua, su…”
Uscendo dal magazzino, Delia vide che Claudia era ancora lì: con i gomiti poggiati sul bancone, guardava rapita Paul.
“….Cardamomo e pepe di Caienna, per pesce e carni bianche…oppure….” Stava dicendo l’uomo, mostrandole varie miscele di spezie, “…altrimenti chiamata erba di  San Giovanni, utile per vedere quel che è nascosto…” continuò mentre Claudia si sporgeva verso di lui.
Delia tossì.
Claudia si girò in fretta. “Delia…” cominciò, ma vedendo il viso cadaverico dell’amica si bloccò “Cosa è successo?” chiese andandole incontro.
“Credo sia svenuta, forse per il freddo…” rispose Davide.
“Preparale una tazza di tè.” Ordinò Paul, senza alzare la testa, e iniziò a  rimettere in ordine i barattoli di spezie, mentre Davide e Claudia si occupavano di Delia. La campanella sopra il portone suonò per annunciare l’ingresso di un cliente: “Buongiorno! Sono venuta per quella miscela per il curry…Delia? Che cosa ti è capitato?” Anna era entrata nella bottega e fissava con un’espressione ansiosa Delia, la quale rabbrividì per il vento freddo che la donna aveva portato con sé dall’esterno.
“E’ stato il freddo…” replicò Delia debolmente.
 Davide tornò dal retrobottega con una tazza fumante di tè: “Ecco qui, con questo andrà meglio, spero…”
Delia bevve in silenzio, osservando Paul, che aveva estratto da sotto il bancone un sacchetto rosso, contenente le spezie per Anna. I due si misero a confabulare riguardo al modo corretto di usare la miscela, senza più badare a Delia e agli altri. Claudia, con uno sguardo che si incupiva a mano a mano che la conversazione tra il negoziante e la donna bionda continuava, cominciò a giocherellare con i vasetti di spezie abbandonati sul banco, aprendo i coperchi e annusando il contenuto.
Ad un tratto starnutì: “Che strano profumo…” commentò rivolta a Delia, poi si girò verso Paul e Anna. Delia vide il corpo dell’amica irrigidirsi all’improvviso, come se fosse diventata di pietra: per un lungo istante rimase immobile, gli occhi sgranati che a poco a poco  si riempivano di terrore.
Accorgendosi del silenzio Paul e Anna interruppero la loro conversazione, e si voltarono verso le ragazze.
“Tutto bene?” domandò gentilmente Anna, allungando una mano verso Claudia.
“Non mi tocchi” bisbigliò la ragazza, indietreggiando bruscamente, ma Anna avanzò ancora verso di lei, confusa.
“Non mi tocchi!!!” urlò Claudia, con voce isterica, e in un attimo era già uscita dal negozio, lasciando tutti a bocca aperta.
“Claudia...!” provò a chiamarla Davide, ma la ragazza era ormai scappata.
Un silenzio imbarazzato cadde nella stanza: “I miei capelli devono essere un disastro, se somiglio a tal punto ad una strega…” buttò lì Anna, abbozzando un mezzo sorriso.
“Non capisco cosa le è preso…” sussurrò Delia scossa.
“Non è un mio problema: tornando alla miscela….” Riprese Paul, e presto la sensazione di disagio scomparve.
“Sei ancora lì?” L’uomo rimproverò Delia, non appena Anna se ne fu andata con le sue spezie. “Non ti pago per stare seduta…Torna in magazzino, e compila questi moduli.” Delia si alzò e si spostò in magazzino, preparandosi a passare un pomeriggio tra conti e numeri.
Paul rimase solo a sistemare i vasi di spezie e di erbe che poco prima aveva mostrato a Claudia: “Le avevo detto di non toccare nulla…” borbottò tra sé avvitando ben bene i coperchi e posando ogni barattolo sulla mensola giusta.
 
 
All’esterno, la pioggia mista a ghiaccio nascondeva le lacrime di una ragazza nascosta in un androne del muro.
“Tutto bene, Claudia?”
Lei sollevò gli occhi, rossi per il pianto, verso la mano tesa.
 
  
  
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