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Autore: Mokuren    08/12/2010    10 recensioni
Si trattava solo di un personaggio inventato, disegnato al computer da qualche ispirato illustratore.
Tutto vero, certo, ma allora cos'era quell'insistente campanello d'allarme che risuonava a festa nella sua testa?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimer: questa fanfiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, la storia e i personaggi di Labyrinth appartengono ai rispettivi proprietari.
Note dell’autrice:
questa storia è un piccolo missing moment del terzo volume del seguito cartaceo di Labyrinth - Return to Labyrinth - ambientato tredici anni dopo i fatti del film.
Ho inserito l’avvertimento spoiler proprio perché ci saranno riferimenti al sequel ancora inedito in Italia.



Fiori di loto e reami arrugginiti




Di fronte all’ultima delirante trovata di Ryan – Mr. Capitano della squadra di rugby – Anderson, Sarah decise di “deporre le armi”, appoggiando al tavolo la sua penna rossa preferita.
Le continue arrampicate sugli specchi, i giri di parole per evitare di rispondere in modo decente alle domande del test e, come se non bastasse, una grafia talmente sgraziata da risultare quasi illeggibile, la convinsero a prendersi una meritata pausa per quella giornata.
Emicrania da guinness dei primati permettendo, naturalmente.
Già, visto che riprendere a correggere i compiti dei suoi studenti era del tutto fuori discussione, si ritrovò a sfogliare distrattamente una rivista che Toby aveva dimenticato da lei qualche giorno prima.
Videogiochi, praticamente il chiodo fisso del fratello. Il suo grado d’interesse verso l’argomento invece era notoriamente pari a zero, ma le immagini, alcune talmente realistiche da sembrare quasi delle fotografie, catturarono completamente la sua attenzione. Si lasciò trascinare come non le succedeva ormai da anni, pixel dopo pixel, da un universo all’altro, fino a quella particolare pagina che apparentemente non sembrava affatto diversa dalle altre.
Un re di nero vestito sull’orlo di un precipizio, l’oro pallido dei suoi capelli scompigliato da un vento sinistro.
Le parole riecheggiarono nella sua testa, risuonarono nell’aria grazie alla sua stessa voce, lasciandola in balia di una sensazione bizzarra ma stranamente familiare, qualcosa che sapeva di favole antiche sopraffatte dalla polvere, ruggine e pesche dalla buccia così vellutata da ricordare la seta.
Trattenne il respiro per qualche istante, scostandosi una ciocca di capelli scuri dal viso, riprendendo a guardare l’immagine che aveva catturato la sua attenzione e ripetendosi di non lasciarsi andare a divagazioni del tutto prive di senso.
La didascalia sotto la figura ammantata di nero recitava: “Il mago Morigen alle prese con la furia degli elementi. La terra dei maghi, sesto livello”.
Perché le era venuto in mente proprio un re? Morigen, o come si chiamava, non portava di certo una corona in testa né una pelliccia di ermellino sulle spalle, quindi… Si massaggiò le tempie, cercando di tenere a bada le fitte di mal di testa ormai sul punto di sbriciolarle il cervello, sfregandosi poi le mani divenute improvvisamente gelide come il ghiaccio.
Diede un’ultima occhiata all’illustrazione, a quella creatura irreale che sembrava sussurrarle qualcosa che non riusciva né a sentire né a capire, prima di richiudere il giornale con uno scatto secco, gettandolo sul divano, lontano da sé.
Non fece neppure in tempo a chiedersi il perché di quella reazione che qualcuno bussò alla sua porta.
Un colpo, due secondi di silenzio e poi altri tre colpi ravvicinati.
Vista l’ora tarda, pensò di salire in camera a prendere la mazza da baseball che teneva per le emergenze, ma l'ennesimo colpo la convinse definitivamente ad aprire e fronteggiare lo scocciatore che “omaggiava” la sua porta con quella insistenza.
Una volta girata la maniglia si ritrovò semplicemente a fissare gli occhi più straordinari che avesse mai visto. Erano di due colori diversi, uno più chiaro – azzurro forse? – e uno più scuro, sottolineati da quello che sembrava essere un alone argentato quasi impercettibile. Posò poi lo sguardo su un viso elegante e spigoloso, circondato da ciuffi di un biondo cenere chiarissimo. Sembrava completamente e del tutto assurdo ma quell'eccentrico tipo in abiti scuri, uno strano miscuglio tra un direttore d’orchestra e l’inspiegabilmente irritante mago-re visto sulla rivista di Toby, la stava osservando a sua volta e non accennava minimamente a smettere.
Non accennava a svanire come i sogni ad occhi aperti che ormai non faceva più da tempo, da quando aveva messo a nanna i peluche e smesso di recitare per essere sempre e solo…
«Ciao, Sarah»*.




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*Battuta di Jareth ripresa dal fumetto.

Qui
è possibile leggere un'anteprima del terzo volume.

Un grazie a tutti i lettori e agli amanti di Labyrinth che hanno deciso di passare da queste parti!
  
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