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Autore: A g n e    08/12/2010    4 recensioni
Hai idea di quello che mi hai chiesto? Hai idea del paradosso al quale mi hai legato?
Da quando aver cura di me è diventato impormi di firmare la mia condanna?

I pensieri di Severus un attimo prima di uccidere Albus. Ci ho pensato un po', questo quello che sono riuscita a scrivere. Come il mio solito non si capirà niente, ma ci provo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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“Severus…  per favore…”

È durato tutto un attimo. Un attimo solo tra quelle parole e le mie, maledette, intollerabili, assurde parole.

Una maledizione che uccide in un secondo, che non lascia scampo. La fine che volevi, Albus. Non ho lasciato fosse Greyback ad ucciderti. Un favore da nulla mi avevi chiesto, una promessa da nulla quella che ho mantenuto. Rapido. Probabilmente indolore.

Un attimo è stato quello che gli altri hanno visto: non un ripensamento, non un istante di indecisione, ma un gesto quasi chirurgico.

Mi avevi detto che l’anima del giovane Malfoy non era ancora corrotta e che egli non meritava l’ira di Voldemort. Ti ho domandato il tuo interesse per la mia anima. Mi hai risposto che sarebbe stato un gesto di pietas e non una colpa.

Ma non hai pensato che oltre che dal peccato la mia vita è torturata anche dal dolore, Albus? Non hai pensato a quello che voleva dire per me ucciderti?

Ucciderti, Albus.

Sono stanco di vedere le mie mani colpevoli del sangue di innocenti.

Tutto è successo in un attimo, ma dentro di me ho avuto il tempo di accorgermi.

Ho avuto paura di me stesso.

Ho creduto di non poterlo fare.

Ho voluto non farcela.

Mi sono fatto violenza, una volta ancora, una di più, nell’indifferenza del mondo.

Ucciderti.

Uccidere il mio mentore, l’unico che abbia avuto fiducia in me, l’unico pronto alle accuse di tutti pur di avere me dalla sua parte, l’unico che abbia perdonato i miei errori. L’unico per cui valessi qualcosa. Eppure mi hai chiesto di fare l’unica cosa che avrebbe potuto farmi ancora del male.

Hai idea di quello che mi hai chiesto? Hai idea del paradosso al quale mi hai legato?

Da quando aver cura di me è diventato impormi di firmare la mia condanna?

   
 
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