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Autore: MadHatterInLove    09/12/2010    3 recensioni
Dal primo capitolo:
Era quella lettera il motivo per il quale Patrick Jane, non festeggiava più il Natale.
Dal secondo capitolo:
Detestava il Natale. Non aveva un reale buon motivo per essere piena d'amore. Nessuno lo era mai stata per lei! Eppure...
Dal terzo capitolo:
“Non sono ancora pronta, va bene?!” borbottò, alzandosi per allontanarsi da quella conversazione che aveva iniziato ad infastidirla. Jane la raggiunse, velocemente.
“Quando lo sarai, sappi che io ci sarò, Teresa” disse.
Dal quarto capitolo:
Aveva visto quella scena nel telefilm, poche ore prima, e l’aveva commentato come la solita scena stereotipata, eppure ora che la stava vivendo di persona aveva la pelle d’oca e sentiva qualcosa di fastidioso vorticargli nella pancia.
Piccoli momenti con tema natalizio.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cibo Italiano


Si alzò lentamente, e con la stessa lentezza andò alla porta. Quando l’aprì, un freddo ricordo lo avvolse, riportandolo al passato.
 
“Papà! Sei già a casa!” disse una biondina, alta più o meno mezzo metro, saltando addosso a quel uomo poco più giovane di qualche anno.
 
“Charlotte, tesoro, sei una signorina ormai, non devi più saltare al collo di tuo padre” disse, Angela, sorridendo dolcemente al marito. “Ciao, Amore!” continuò, poi, donando un dolce bacio alle labbra di suo marito. L’uomo si limitò a sorridere.
 
“Ma mamma! Diventare grande significa non dimostrare più il proprio affetto per chi amo?”
 
“Oh no! Potrai farlo sempre. Limitandoti però ai tuoi genitori. Nessun ragazzetto, Char! Ancora è presto. Potrai iniziare con quelle cose a 30 anni, minimo!” bofonchiò il padre, guardandola tra il severo e il divertito.
 
“Patrick, 30 anni? Non ti sembra un tantino esagerato?” lo rimproverò la moglie, sorridendogli amorevolmente. Charlotte li guardava attonita.
 
“No, anzi è anche troppo presto… Ma si deve pur lasciare andare la propria figlia, prima o poi…” borbottò, prendendo Charlotte in braccio e portandola vicino all’albero di Natale.
 
“Che te ne pare? Ti piace?” le chiese.
 
“Lo hai fatto tu?” chiese Charlotte, guardando intensamente il padre. Il padre le rispose, a modo “loro”, e lei continuò: “Oh papà, è stupendo!”
 
“Ma stai pensando che manca qualcosa” disse, bisbigliando. La figlia lo guardò con i suoi grandi occhi verdi. “Manca il tocco di Mamma, dici?” la guardò, mettendola a fuoco. “Va bene, va bene, ma non ti arrabbiare! Angela, amore, puoi venire?” urlò, il biondino, chiamando la moglie che era, nel frattempo, andata in cucina.
Quando li raggiunse, la moglie trovò padre e figlia che parlavano nel loro linguaggio, escludendola, così intervenne, intromettendosi nei loro continui scambi di sguardi.
 
“Patrick, Charlotte quante volte vi ho detto di non usare i vostri…metodi per parlare? Soprattutto tu, Patrick, potete semplicemente parlare come comuni essere mortali!” li rimproverò.
 
“Ma mamma, così è molto più semplice!”
 
“Ma è poco educato, Char. L’ultima volta l’avete fatto mentre eravamo a cena con i miei genitori. E non hanno gradito...Quindi smettetela!”
 
“Se è per questo, quando sei andata a far vedere il nuovo mobile alla nonna, papà ha cercato di farmi ipnotizzare il nonno. Sono riuscito a farlo abbaiare! Papà mi ha detto di non dirtelo, però…”
 
“PATRICK!” Urlò, Angela.
 
“Tesoro avevo detto che era un nostro segreto…” Disse, il biondino, riportando a terra la bambina e cominciando ad allontanarsi dall’albero, dove sua moglie si stava avvicinando con aria minacciosa.

 
Il ricordo scivolò via dalla mente di Patrick che finalmente riuscì a vedere chi era venuto a fargli visita.
 
“Lisbon, cosa… cosa ci fai qui?”
 
“Posso entrare?” chiese, la moretta.
 
Patrick si voltò a guardare la sua dimora completamente vuota, e tornò a fissarla con uno sguardo un po’ titubante.
 
“È necessario?”
 
Teresa si sentì ferita, esclusa. Patrick glielo lesse in volto.
 
“No, non è per colpa tua. Solo che… Oh va bene! Vieni, entra. Ma non giudicare...per favore” La supplicò.
Quando Teresa entrò, capì istantaneamente la riluttanza di Jane nel farla entrare. Viveva nel vuoto, ma si riscosse dai suoi pensieri, lo fece per il biondino che la guardava da dietro.
 
“ Beh, almeno non hai mai la casa sotto sopra. Dovresti vedere la mia…”
 
“Perché sei venuta, Lisbon?” chiese, ancora, Jane.
 
“È Natale, pensavo che non ti andasse di restare da solo…Oh andiamo, Patrick, non farmi mentire. Lo sai bene perché sono qui”
 
Jane non aggiunse nulla e la portò nell’unico punto della casa dove ci fosse qualcosa. Sul suo letto, disfatto, dove disegnato sopra al muro, vi era il marchio di John il Rosso.
 
Teresa Lisbon, pensò di aver fatto un grande errore ad andare lì, ma sapeva che entrambi avevano bisogno l’uno dell’altro.
Patrick si sedette sul ciglio del letto e poi le fece segno di imitarla. Con un po’ di titubanza, Teresa si sedette accanto a lui, con ancora l’albero tra le mani.
Calò il silenzio. Entrambi fissavano il vuoto, senza sapere cosa dire o fare. La mora, tornò a fissare l’albero e solo allora prese parola.
 
“Tieni, l’ho portato per te. Spero ti faccia piacere, insomma credevo…”

“Grazie” disse semplicemente lui, guardandola con tutta la gratitudine che poteva esprimere in quei momenti.

Era assolutamente sbagliata quella situazione. Ma avere accanto a se qualcuno, gli faceva piacere, soprattutto se questo “qualcuno” era lei, Teresa.
 
Calò di nuovo il silenzio, e nessuno dei due seppe cosa dire. C’era imbarazzo da entrambi. E nessuno sapeva prendere con decisione la situazione in mano.
Dopo cinque minuti di silenzio, però, Patrick ebbe un’idea.
 
“Che ne pensi di andare a cena fuori?”
 
“Un’idea grandiosa” disse, quasi all’istante, la donna, anche se aveva già cenato.
Si alzarono entrambi nello stesso istante, e il caso volle che si sfiorassero dolcemente, in quel gesto improvviso.
Rabbrividirono, come scossi da una carica di elettricità che li aveva colpiti. E si guardarono, occhi negl’occhi.
Patrick pensò agl’occhi di Charlotte, così simili a quelli di Lisbon, ma pensò, anche, quanto Teresa fosse bella quella sera.
Teresa, non pensò a nulla. Si sforzò di non farlo o lui l’avrebbe saputo.
Anche se così facendo, sapeva che si stava sforzando di non pensare.
Infatti lo vide sorridere e poi incamminarsi verso la porta dell’ingresso.
Uscirono entrambi.
E insieme si incamminarono verso l’auto di lei.
Ordinarono italiano e decisero di portarlo via per andare a casa di Lisbon, visto che, come aveva potuto ben vedere la mora, a casa di Patrick non c’era nemmeno un posto per sedere e mangiare.
Quando entrarono in casa di Teresa, l’imbarazzo che avevano avuto in casa del biondo sembrava essergli completamente estranea perché continuarono a chiacchierare tranquillamente, ogni tanto beccandosi, come era naturale che fosse tra i due.
 
“Te l’ho detto che quel cameriere ci stava provando spudoratamente, Lisbon!”
 
“Lo dici solo per negare l’evidenza, ci provava con te! Hai dimenticato come ti ha chiesto che cosa desideravi? Con quel aria maliziosa.” lo imbeccò, Teresa.
 
Sorrisero entrambi, accomodandosi sul tavolo della cucina.
 
“Perché non sei andata a trovare i tuoi fratelli?” chiese, Patrick, dopo cinque minuti che avevano iniziato a mangiare.
 
“Non iniziare, Jane” borbottò, mangiando un’altra forchettata di spaghetti.
 
“A fare cosa?” mangiando anche lui, le sue pennette all’arrabbiata, bevendo poi un sorso d’acqua.
 
“Ad interrogarmi. Non ne ho voglia” continuò, Teresa cercando di afferrare dal piatto del mentalista una pennetta. Jane, divertito dal furto non riuscito della donna che aveva di fronte, fece, in un gesto istintivo, per imboccarla con la sua forchetta. Dopo un po’ di esitazione, dovuta all’offerta, che poteva destare fraintendimenti, accettò e le mangiò.
“Pizzica! Come fai a mangiarle!” disse, il secondo dopo.
 
“È il peperoncino che le rende buonissime! Fammi assaggiare i tuoi spaghetti, invece” Cercò anche lui di imitarla, ma non ci riuscì. Quindi, senza pensarci anche lei, imitò il gesto che aveva fatto poco prima l’uomo, e lo imboccò con la sua forchetta.
 
“Mmm, decisamente deliziosi. Ma sono più buone le mie penne all’arrabbiata!”
 
“Non insultare la mia carbonara!” concluse Teresa, sorridendo.
 
Dopo qualche secondo di silenzio, Jane riprese il cosiddetto “interrogatorio”. “Allora?”
 
“Allora cosa?” chiese, finta tonta, Lisbon.
 
“Perché non sei andata a festeggiare con i tuoi fratelli?”

“C’era del lavoro da sbrigare qui, e ho preferito rimandare.”
 
“Ah, quindi partirai”
 
“No”
 
“Ma hai detto…”
 
“So cosa ho detto. E ti ripeto, anche, di smetterla”
 
Jane non rispose. Sapeva perfettamente come riuscire nel suo intento. Perciò sorrise quando Teresa cadde nella sua trappola.
 
“Non sono ancora pronta, va bene?!” borbottò, alzandosi per allontanarsi da quella conversazione che aveva iniziato ad infastidirla. Jane la raggiunse, velocemente.
 
“Quando lo sarai, sappi che io ci sarò, Teresa” disse.
 
La mora fu colpita da quelle parole, rimanendo interdetta, poi si girò all’istante credendo, però, che il biondo fosse più distante. Così, nel voltarsi se lo ritrovò troppo vicino, con il volto a pochi centimetri da lei.
 
 
Continua.
 

Eccoci qui…ma non sono teneri *_*
Penso di concludere questa storiella con il prossimo capitolo.
Ancora non ho bene in mente come concluderla, ma staremo a vedere…:)
A presto!
 

 
   
 
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