Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: Akuma    09/12/2010    1 recensioni
« Su la mano, chi non si è mai chiesto come ci si senta ad essere onnipotenti?
Non onnipotenti come il Padre Eterno, quella è roba superata! No, io parlo dell’illimitata facoltà di disporre di denaro e persone a proprio piacimento, di viaggi, di auto di lusso, di cibo prelibato, di donne mozzafiato.
Andiamo, chi non si è mai posto la questione?
Beh, a tutti coloro che almeno una volta hanno sognato tutto ciò, io posso rispondere senza troppa difficoltà.
E senza arroganza o presunzione, gente, semplicemente perché io sono Ryoma Hino, forse la rockstar più quotata di tutti i tempi dopo Angus Young.
Lui era stato eletto “individuo di bassa statura più importante del mondo”, io mi sono guadagnato il titolo di “persona dai capelli ossigenati più influente del pianeta”.
Persino Eminem è stato costretto a capitolare al mio cospetto.
Sono praticamente un mito, quindi fate largo, sarò io a rispondervi! »
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Juan Diaz, Luis Napoleon, Ramon Victorino, Ryoma Hino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

8TH TRACK - Side of a Bullet

La luce abbagliante del mio 72 pollici mi strappò dal tepore del sonno, proiettando dritto sul mio giaciglio da signore del porno il riverbero del notiziario delle sei.

La voce dell’annunciatrice riportava con tono accorato i dettagli dell’ennesima catastrofe naturale, questa volta consumatasi nella notte in un paese del Sud America dalle coordinate che non riuscii a cogliere.

A seguire, assolutamente da non perdere, avrebbero trasmesso le immagini di Angelina Jolie, la quale si era già mossa con tutto il suo camper di viveri e figlioletti per accorrere in aiuto delle sfortunate vittime. Com’era noiosa e scontata, certa gente.

Spensi la sveglia mattutina e mi stiracchiai, rimanendo immerso in un limbo di nulla finché non giunsi in sala di registrazione.

Lavorai tutta la mattinata spalla a spalla con Louis senza riuscire a rivolgergli uno sguardo diretto. Inutile, ogni volta che ci provavo, mi si proiettavano davanti agli occhi gli agghiaccianti fotogrammi di lui e Pierre avvinghiati sulla console.

- Ryoma.-

Quando pronunciò il mio nome, fui certo di non avere più scampo.

- Quindi, se sovrapponi questo suono e distorci quest’altro, io attacco con la chitarra e...-

- Ryoma?-

- Potrei anche attaccare in si bemolle...-

- Hey!-

- Oppure, senti questa, che genialata! Se...-

- Ryoma!-

Inutile, non avevo alcuna via d'uscita.

- Che c’è?- alzai finalmente la testa dallo spartito per specchiarmi negli occhi azzurri di Napoleon e solo allora mi resi conto che erano circondati da una corona piuttosto importante di occhiaie.

- Credo di essermi fatto...-

Non lo lasciai terminare, cadendo vittima dell’ormai celebre triplo senso che ancora non avevo imparato a gestire.

- Oh, diavolo, Napo! Come pensi di poter lavorare in questo stato! Chi te l’ha venduta?!-

Ma Louis scosse appena il capo, prendendo un gran sospiro e rilasciando in un sussurro la confessione che temevo.

- Credo di essermi fatto Pierre.-

- Ah.- cercai di non farmi sfuggire la chitarra di mano - Ah. Volevo dire... oh! Eh? Come? Cosa?-

Ero confuso.

Come potevo simulare sorpresa dopo averli platealmente colti in flagrante?

- Devo dirlo a qualcuno. Dio... sono così... sono così...-

- Sconvolto?- gli suggerii, tentando di dar voce alla sua espressione smarrita.

- Più che sconvolto! Stanotte non ho chiuso occhio!-

Ci atteggiavamo tanto a uomini vissuti sul palco e con la stampa, eravamo personalità pronte a tutto, navigati come non mai e invece... tra noi, tolte le maschere e spalle al muro, scoprivamo di soffrire delle stesse infantili paure.

- Devo parlare con te, non importa come mi giudicherai, ma mi si sono aperti gli occhi.- esclamò, afferrandomi per le braccia - Lo odiavo perché non potevo averlo, è stato così semplice capirlo che... ora che lo so mi sento sul ciglio di un burrone. Non posso credere che sia successo!-

Io mi scostai e mi sfilai la chitarra dalle spalle: era giunto il momento di parlare seriamente.

- Napo.-

Lui alzò il capo che aveva chinato in un moto di sconcerto, svelandomi tacitamente che la spacconeria sulla quale aveva costruito il suo personaggio altro non era che il suo proprio, personale modo di difendersi. Tutti ne abbiamo uno, è qualcosa che ci accomuna, che ci rende fratelli. Anche se siamo fatti di tutt’altra pasta gli uni rispetto agli altri, anche se viviamo agli antipodi del mondo.

Così sperduto, mi parve sincero più che mai.

- Trasforma quest’inquietudine in ebbrezza.-

Erano le parole di una mia canzone, mai state più vere.

Louis si passò una mano tra i capelli biondi e la posò sulle cuffie da deejay che portava attorno al collo.

- Ero così convinto di odiarlo e basta. Ero accecato, non credevo di essere capace di fare una cosa del genere.-

Allora fu il momento di dimostrarmi amico, senza nessun doppio fine o malizia.

- E’ proprio questo il bello.- gli strizzai l’occhio, poggiandogli le mani sulle spalle.

 

Juan Diaz pareva ancor più sbattuto di Napo. Nel senso di giù di corda - sperai che almeno lui non avesse consumato alla faccia mia, anche se ultimamente era la persona più improbabile su cui puntare.

- Bomber!- tuttavia mi accolse nel suo ufficio con il solito sorriso malandrino.

- Hey, Genio, cos’è quell’espressione esaurita?-

La bocca della verità mi faceva un baffo.

- Ah, ho avuto parecchio da lavorare. - mi rispose lui - A proposito, ho avuto modo di parlare con il capo commissione. Abbiamo tagliato fuori Naoko Hyuga con una scusa piuttosto mediocre, non sarà riconvocata.-

Oh, dei del cielo! Era la notizia più conciliante che avessi ricevuto negli ultimi tre giorni!

- Juan! Vieni qui, fatti dare un bacio!-

Talmente conciliante che rischiai di perdere il controllo.

Lui scoppiò in una delle sue tipiche risate lunghe e vivaci, rispondendo alla stretta energica del mio abbraccio ricco di gratitudine.

- Grande e grosso come sei non ti sai liberare da solo di una groupie assatanata!- continuò a sogghignare.

- Assatanata, hai detto bene! Non sottovalutare quest’aggettivo!-

Scemata l’ironia, il mio manager si schiarì la voce e si mosse per aprire il finestrone che dava sulla balconata. L’inebriante aria di mare e cocktail supercarichi ci invase i polmoni: a Los Angeles si folleggiava, questa era la parola d’ordine.

E Juan Diaz si era scelto proprio un bell’ufficio.

- Accidenti, ti ha impegnato tutta la notte!- buttai là di nuovo, appoggiando le mani sulla ringhiera bianca laccata dell’ampio balcone.

- Nah, per questo ci sono voluti dieci minuti.- alzò le spalle, poi aprì la cristalliera ed estrasse due calici di vino.

Io lo attesi mentre stappava la sua bottiglia di rosso preferito, poi mi raggiunse.

- Allora, hai sentito del terremoto?- cominciò, accostando il suo bicchiere al mio per farli tintinnare.

- Qualcosa.- risposi noncurante, dopotutto non avevo mai discusso con Diaz di cose che non fossero lavoro, donne o auto, per cui non immaginavo certo che volesse intavolare un dibattito serio.

A dire il vero, ammetto di non aver mai discusso di cose del genere “calamità naturali” con nessuno.

- Non hanno ancora quantificato quante migliaia di vittime abbia fatto, il numero cresce di ora in ora. I feriti non si contano neppure.-

Sorseggiando il suo vino, dall’alto della sua morbida camicia candida, Juan sembrava parlarmi da un’altra dimensione.

- Ho una proposta per te.- aggiunse poi, rivolgendomi uno sguardo complice.

Era stato in piedi per buona parte della notte con gli agenti delle più grandi star della musica e del cinema per mettere in piedi una delle maggiori missioni umanitarie che fossero mai state organizzate dall’industria di Hollywood.

Il progetto doveva essere lanciato al più presto, dal momento che prima partivi, prima salvavi delle vite. E prima avevi la possibilità di essere lodato dai media.

Il progetto si sarebbe chiamato semplicemente “Hands”, saremmo dovuti partire di lì a cinque giorni e trattenerci nel luogo colpito dalla catastrofe per altri tre, di modo da poter mettere in atto quanto avevamo studiato nel breve lasso di tempo che avremmo avuto a disposizione per prepararci.

Un po’ come dei soldati scelti: volevano noi.

Era così anche per noi stelle dell’Olimpo, una corsa agli armamenti. Chi arrivava per primo si guadagnava un posto in tribuna d’onore per la notorietà.

Falsi filantropi e benefattori annoiati, ecco cos’eravamo.

Era una seccante trasferta - almeno per molti di noi - l’accorrere in aiuto dei più sfortunati. Una sorta di straordinario sottopagato.

Tuttavia, non potevo rifiutare.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Akuma