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Autore: Marsie Sinclair    09/12/2010    1 recensioni
Gli ingranaggi del mondo girano, i destini si intrecciano e presto le sorti di tutti dipenderanno dalle scelte di pochi. Che sia un bene o un male non ci è dato sapere.
Seguitemi,viaggiatori!
Che l'avventura cominci!
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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THE PATH- parte 4

Step 03† Illusioni e Inganni, lacrime scarlatte sotto la neve

     

La Città Imperiale era caduta in un lampo, del resto c’era ben poco da fare contro i golem di ghiaccio che il signor Ivan aveva scatenato contro i suoi nemici: era rimasto intatto solo il Palazzo Imperiale che il dominatore dei ghiacci aveva eletto a dimora per sé stesso e i suoi sottoposti, per il resto la bella distesa di tetti rossi e vicoli lastricati era praticamente irriconoscibile. Non era rimasto altro che gli scheletri degli edifici, spezzati e contorti come resti del pasto di una belva smisurata.

Per Toris quella mostruosa creatura aveva il nome e il sorriso di perfida innocenza del suo odiato padrone che torturava allo stesso modo nemici e alleati, anche se quell’essere crudele amava ricordare a lui e ai suoi poveri compagni che non erano altro che giocattoli tenuti in vita solo per capriccio.

Strinse con forza la mano attorno all’impugnatura della propria arma fino a sentire ogni singola irregolarità imprimersi nella carne, ormai era l’unico modo per dimostrare in maniera seppur minima le proprie emozioni; il suo intransigente – e folle- superiore non tollerava alcun segno di ribellione e tanto meno di essere contraddetto e, dopo aver pagato duramente ogni minimo sbaglio, aveva capito che poteva solo obbedire in silenzio.

Come aveva dovuto fare quel giorno: avrebbe voluto gridare basta a quell’insensata follia, dire che gli Eredi non erano scappati da soli, che li aveva lasciati andare perché lui non era un mostro, invece aveva chinato la testa lasciando che quelle povere creature finissero nelle grinfie della signorina Talya che in quanto a crudeltà non aveva nulla da invidiare a suo fratello. Non aveva fatto una piega neppure quando il signor Ivan aveva ordinato a lui e Eduard di sparire poiché, parole sue, doveva insegnare al piccolo Raivis cosa succede a chi non rispetta gli ordini.

Aveva passato il resto della giornata a misurare il pavimento di marmo dell’enorme stanza che condivideva con gli altri due sottoposti come un’anima in pena finché il suono dei suoi stessi passi non gli era divenuto insopportabile: non trovava pace pensando che in pochi attimi aveva segnato il destino di ben tre innocenti. Gli tornarono in mente le parole del suo primo vero amico “Devi proteggere le cose a cui tieni, cioè, se non lo fai diventi una roba schifosissima tipo una lumaca senza guscio! E a nessuno piacciono le lumache senza guscio, insomma sono troppo viscide! Smetto subitissimo di volerti bene se diventi così e non difendi i tuoi amici!” aveva perfettamente ragione, discorso contorto sulle lumache a parte, era diventato un vigliacco e si era comportato in maniera imperdonabile. Raivis si era sacrificato per proteggerlo e lui come aveva ricambiato? Abbandonandolo, ecco come! Non meritava proprio l’amicizia dei suoi compagni di sventure, volontariamente o no li aveva traditi troppe volte.

Si girò di scatto verso il compagno immerso nella lettura di un pesante – e probabilmente complicato- libro di magia, non si era mosso da quella sedia davanti alla finestra da ore mantenendo sempre quell’espressione calma e concentrata come se non esistesse nient’altro all’infuori del suo mondo di formule e simboli, con l’intenzione di dar voce ai propri timori ma poi rinunciò.

Non poteva mica saltar fuori di punto in bianco con un discorso del tipo scusa ma sono una carogna, oppure ho fatto scappare gli Eredi ma sono troppo vigliacco per assumermi le mie responsabilità, no di certo, ‘sei troppo vigliacco anche per ammettere di esserlo’ sibilò una vocina maligna in fondo alla sua testa che cercò – inutilmente- di ignorare.

 

La luna era alta nel cielo e diffondeva un chiarore spettrale che rendeva i contorni delle ricche decorazioni di quelli che erano stati gli appartamenti della Principessa Hesperia simili a cupe apparizioni, perfino il grande specchio intagliato rifletteva forme distorte e irreali che al giovane combattente non piacquero per nulla; complice la strisciante oscurità udiva – o credeva di udire- voci lontane, pianti disperati, inutili richiami che tentò in tutti i modi di cancellare dalla mente perché in quei suoni temeva di riconoscere le deboli invocazioni di pietà di Raivis o le grida di dolore dei troppi innocenti che per mano sua avevano perso la vita.

Non serviva a nulla ripetersi che non aveva fatto altro che obbedire, che un combattente del suo livello non poteva farsi intimorire da quattro gatti in calore – perché erano solo i richiami delle bestie notturne, dovevano esserlo- quei maledetti spiriti inquieti non volevano saperne di concedergli, almeno la notte, qualche ora di riposo; scivolò lentamente fuori dalle lenzuola cercando di fare meno rumore possibile e, visto che di dormire non se parlava neanche, decise di farsi una passeggiata per i corridoi deserti. Toris aprì piano la porta lasciando che la brezza leggera gli accarezzasse il viso accaldato; si udivano solo dei passi leggeri in lontananza e il ritmico ticchettio dei suoi stivali sul marmo intarsiato.

Ora, senza golem in giro o cortigiani in fuga da essi, gli saltavano all’occhio alcuni piccoli splendidi particolari come i parapetti dorati talmente fini da sembrare filati nel metallo, le vetrate che parevano fatte di carta da tanto erano sottili; nonostante quella fosse stata fino a poche ore prima la dimora di un Imperatore, più che un luogo di potere sembrava più una specie di grazioso nido e Toris non poté fare a meno di domandarsi se persone capaci di creare cose tanto belle fossero davvero malvagie come diceva il signor Ivan. Cominciava a capire quanto le parole del suo padrone fossero false e destinate solo a ferire come i suoi sorrisi e, più quel pensiero prendeva consistenza, più la vocina in sottofondo cresceva di intensità fino a diventare un grido di ribellione che, se avesse avuto voce, avrebbe chiamato alla rivolta perfino i nomadi del lontano Deserto Meridionale. Era una sensazione nuova ed esaltante come sentire il calore del sole dopo una lunghissima prigionia in una buia cella, avrebbe voluto ridere fino alle lacrime ma, vedendo cosa c’era – chi c’era- gettato in un angolo buio come una bambola rotta che ormai ha smesso di essere divertente, ogni speranza affondò come un sasso in un lago.

 

 

Non aveva idea – e neppure voleva averne- di come avesse fatto a trascinarsi lontano dagli appartamenti del suo padrone, sapeva solo che dopo quelli che gli erano sembrati secoli il signor Ivan aveva lasciato cadere la frusta e, con un’espressione allucinata che l’aveva spaventato più del solito sorriso curioso, gli aveva ordinato di andarsene a tirare le cuoia da qualche altra parte. Non era certo una novità che, ogni volta che il signore dei ghiacci avesse voglia di giocare, fosse il  piccolo Raivis a farne le spese, ma quella volta era stato terribile: non tanto le frustate – col tempo ci aveva quasi fatto l’abitudine-, quanto le cose orribili che il signore dei ghiacci gli aveva bisbigliato all’orecchio con sadico divertimento.

Non aveva la forza di reggersi sulle proprie gambe, si sentiva debole e inutile e oltretutto le ferite sulla schiena bruciavano in maniera insopportabile, tanto che implorò – in silenzio perché dopo tutto quel gridare la gola faceva malissimo- gli dei di porre fine alle sue sofferenze. Non era giusto, si ripeteva, che nessuno provasse a fermare il signor Ivan, lui non poteva certo ma aveva segretamente sperato che i piani ai danni dell’Impero dell’Ovest fallissero invece niente … quel mostro aveva vinto ancora. Il suo padrone diceva sempre che l’unica cosa che desiderava era un enorme giardino in cui fiorissero i girasoli tutto l’anno ma allora perché gli unici fiori sbocciavano solo sulle bandiere che i golem avevano sostituito ai vessilli imperiali? Non lo sapeva e aveva paura di formulare quel pensiero che da un po’aveva preso a ronzargli in testa come una zanzara fastidiosa. Cercò di perdersi in qualche ricordo felice, di riportare a galla immagini di quando ancora era libero e le minacce della guerra solo ombre lontane che non facevano più paura dei mostri delle favole; le ricordava ancora quelle belle storie in cui alla fine il cavaliere coraggioso, dopo aver affrontato mille pericoli, salvava la sua principessa e insieme vivevano per sempre felici e contenti. Ma poi aveva imparato che i mostri veri non avevano corna o ali da pipistrello e che i cavalieri coraggiosi, per quanto belli e nobili e invincibili, non potevano nulla contro esseri tanto malvagi.

Gli parve di vedere, lucente e bellissima, una dea che col suo sorriso dolcissimo prometteva pace e consolazione; non si domandò neppure se fosse reale o soltanto una visione, cercò di raggiungerla ma più lui strisciava avanti più la splendida creatura si allontanava finché non sparì del tutto nell’abisso oscuro a cui Raivis non oppose resistenza.

Toris dimenticò all’istante ogni pensiero riguardo al non far rumore e si precipitò accanto al compagno sollevandolo dolcemente in modo da non fargli ancor più del male inavvertitamente, gliene aveva già procurati fin troppi di guai e ora voleva solo rimediare. Si sentiva terribilmente in debito verso quella povera creatura che si era sacrificata mille volte per qualcuno che chiamava amico. E che non meritava nulla invece.

Solitamente toccava ad Eduard rimetterli in sesto del resto prima di essere preso stava studiando per diventare guaritore ed era perciò logico che l’unico che sapesse aggiustare avesse il gravoso compito di aggiustare i giocattoli del signor Ivan.

Ma non questa volta, non sarebbe stato giusto che qualcun altro si facesse carico di una sua responsabilità.

 

Aprire la doppia porta della loro stanza con entrambe le mani occupate non fu affatto semplice ma alla fine, dopo un paio di tentativi il giovane combattente riuscì nel suo intento; non pensò neppure di richiudere per timore di svegliare l’altro compagno che – beato lui- dormiva della grossa.

Stando ben attento a passare solo sui tappeti attraversò la grande stanza fino ad arrivare al grande letto candido che nessuno di loro aveva osato toccare finora: l’idea iniziale era di lasciare tutto come l’avevano trovato – un piccolo gesto in onore della Principessa che, non certo per volontà loro, era rinchiusa da qualche parte nelle segrete- ma le cose erano cambiate.

Certo gli dispiaceva rompere quella specie di promessa a senso unico, ma Raivis era molto più importante di quattro stupidi stracci di lusso!

Toris si sedette sul bordo scostando la quantità incredibile di cuscini decorativi in modo da avere più spazio e, con tutta la delicatezza di cui era capace, iniziò a sfilargli lentamente la camicia leggera sussultando ogni volta che sfiorava inavvertitamente la pelle candida del più piccolo. Non si era mai reso conto di quanto Raivis fosse minuto, troppo esile per la sua età, e ora sentirne personalmente le linee spigolose ma aggraziate gli dava un misto di sensazioni bizzarre e contrastanti: voleva proteggere quella povera creatura, difendere qualcuno che – era dura ammetterlo- era diventato una parte importante del suo mondo e, tanto per rendere il tutto ancor più complicato, quell’onnipresente vocina ribelle di sottofondo gridava vendetta. Toris faceva l’impossibile per ignorare quelle sensazioni inopportune, soprattutto la vocina che pareva sussurrargli malignamente all’orecchio che quella era l’ultima goccia e che quella belva non meritava di restare in vita dopo ciò che aveva fatto a tutti loro. Sapeva d’altra parte, lo percepiva con la stessa chiarezza con cui sentiva il vento notturno, che qualcosa stava cambiando e che presto, molto presto, il loro momento sarebbe giunto.

Nel frattempo non restava altro che attendere il momento buono per agire e magari mettere insieme un buon piano.

L' agenzia informa

 Salve a tutti!

Et voilà, ho sfornato il quarto capitolo ad essere sinceri si è scritto da solo ma causa casini vari pubblico in scandaloso ritardo, excusez-moi! 

Comunque alla fine eccoci qua: vorrei ringraziare dal profondo del cuore la mia unica e affezionatissima fan, un saluto e un grazie specialissimo va anche alla mia insostituibile socia che puntualmente si assume l'arduo compito di dare un minimo senso a quel che ho in testa! Certo la mia gratitudine va anche a coloro che leggono -e spero apprezzino- in silenzio! 

Certo che però un commentino piccino potreste anche lasciarmelo, daaaaiii ... non costa nulla a voi e renderebbe me estremamente felice! Mi aiutereste moltissimo a migliorare perciò date via libera alle vostre penne taglienti!

Sai che ci hai pienamente azzeccato questa volta, perciò complimenti per l'intuito! In quanto vincitrice - e purtroppo unica partecipante- al mio piccolo concorso hai diritto a chiedermi di inserire un personaggio a tua scelta perciò chiedi e sarai esaudita!

Passiamo ora ai prossimi indizi:

1- PIUME

2- RAGNATELE

3- APPARENZE

Ultimo piccolo appunto e poi scappo: dopo essermi lungamente consultata con le mie insostituibili e competentissime socie ho deciso di cambiare un pochino l'ambientazione, da medievale in stile Signore degli Anelli a fantasy steampunk perciò tenetevi forte!

Arrivederci al prossimo capitolo dal titolo " Sotto lo stesso cielo, cerchiamo ... Cosa?"

Il viaggio continua!

Sickminded S.

  
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