Fanfic su artisti musicali > Green Day
Segui la storia  |       
Autore: CloyingCyanide    09/12/2010    0 recensioni
"Lo sto crescendo nel migliore dei modi, con tanto amore che a volte nasconde la rabbia. Rabbia per un padre naturale che non vedrà mai. Rabbia per un uomo che invece vuole essere suo padre a tutti gli effetti, anche se Sam non ha nemmeno una goccia del suo sangue. Amore e rabbia, rabbia e amore."
MOMENTANEAMENTE INCOMPIUTA
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sono passati più di due mesi, e vi chiedo scusa per questo super ritardo. Purtroppo o per fortuna la mia ispirazione sembra essersi rivolta altrove, anche se non ha ancora abbandonato del tutto questa FF (che è già abbastanza vecchietta, ha un anno e due mesi *-*). Questo è ciò che ne risulta. Non sarà perfetto e lo riconosco ma... voglio postarlo oggi per fare a modo mio un regalo a quell'adorabile pazzoide.
Tanti auguri Trè :D



Sam ancora dorme, tutto accucciato contro il finestrino della macchina: mi sa che è il caso di svegliarlo, sta dormendo troppo! Un altro dettaglio che ha preso dal papà...

“Piccolo… sveglia” gli accarezzo i boccoli dorati. “Dai, Sammy, sennò stanotte stai in piedi.”
Eccolo che si stropiccia gli occhi. Mi guarda, poi, spaesato, dà un’occhiata attorno a sé per sapere dove siamo finiti. “Dov’è papà Trè?”
“Trè? Trè è andato via già da un po’, doveva riprendere l’aereo” spiego, calcando bene la parola ‘Trè’, senza metterci ‘papà’ davanti come fa lui da oggi. Questo particolare è da chiarire perché non so cosa accadrebbe se Chris ne venisse a conoscenza. E onestamente anche a me quell’appellativo sembra poco adatto a chi si è fatto vivo da qualche giorno, a discapito di chi c’è sempre stato.
“Quando ci rivediamo?”
“Non abbiamo ancora deciso. E’ molto impegnato, tesoro, e non è facile che abbia giorni liberi da passare con noi. Lui ha anche altri due bambini con cui stare, lo sai.”
“Ma io mi diverto tanto con papà Trè!”

Concordo in pieno. Anch’io mi diverto tantissimo con papà Trè, cucciolo di mamma, non sai quanto!!! “Certo, tornerà presto. Adesso però vieni con me, andiamo da papà Chris, ché ci sta aspettando” e lo sollevo, stringendolo tra le mie braccia, mentre lui mi si aggrappa al collo come una scimmietta.
Ah, come pesa! Sta diventando grande, ormai, il mio ometto! Bene, eccoci qui in palestra. Metto giù il bambino e lo faccio sedere alla mia scrivania, come sempre. Il posto per lui non manca mai, tantomeno qui. “Cucciolo, vado un secondo da papà. Vuoi venire anche tu, o rimani qui?”
“No, io sto qui. Mi dai un foglio, mamma? Voglio disegnare.”
Accontento Sam: fogli, pennarelli, matite e tutto ciò che gli occorre. Ovviamente tolgo di mezzo i documenti, sennò chissà come li concerebbe. Una volta mi ha disegnato un t-rex sulla ricevuta di pagamento del parquet nuovo. Ovviamente la colpa era mia, dato che non ero stata abbastanza prudente da metter tutto da parte. “Tesoro, fa’ il bravo. Torno tra due secondi.”
“Va bene!” e mi saluta muovendo la manina, dando quel tocco in più al sorriso che mai si sbiadisce dal suo volto. Ho dato anima e corpo perché potesse essere un bambino felice, e vedere il mio sogno realizzato mi riempie di gioia e soddisfazione; mi spinge a fare di più; mi convince del fatto che, nonostante tutto, io sia una buona mamma che sta crescendo suo figlio come meglio può.


I miei passi, calcati ritmicamente uno dopo l’altro, mi portano in poco tempo in sala boxe. Ma cosa..?
“Christopher” lo rimprovero come faccio con Sam, mettendomi le mani sui fianchi e battendo i piedi a terra, in segno di impazienza. “Chris, cosa mi avevi promesso?”
“Tranquilla, bambola, è tutto sotto controllo” e continua a star fermo, le mani aperte davanti al viso, a parare i colpi di un suo allievo. Sì, fare il punching-ball umano per lui è una cosa ordinaria.
Mi va il sangue al cervello, cavolo. Gli avevo detto di non fare sforzi! Possibile che a trentadue anni suonati non sappia ancora gestirsi da solo? Cosa devo fare, legarlo ad una sedia e controllarlo a vista? “Chris, siediti. Ti sei appena sentito male, non facciamo scherzi!”
“Va beh, ho capito” e stringe le dita attorno ai guantoni del ragazzo, bloccandogli i pugni. “Per stasera abbiamo finito, Josh. Ottimo lavoro. Vai a cambiarti” e mentre il biondino se ne va, lui afferra un asciugamano e se lo piazza attorno al collo.

“Quanto sei sudato da 10 a 10?”
“Lo sai che sudo anche se sto fermo.”
“E vedi di beccarti pure un raffreddore, mi raccomando!”
“Ah, come sei apocalittica! Sembra sia successo chissà cosa” beve un po’ d’acqua dalla sua bottiglietta, lasciata sulla panchina. “Non devi spaventarti per ogni sciocchezza, Corinne, rilassati!”
“No, non… non è quello il problema. E’ che se c’è qualcosa che non va…”
“COSA? COSA C’E’ CHE NON VA, CORINNE? STO BENE, NON LO VEDI?”
“Ma io mi preoccupo a prescindere, Chris, quindi… dai ascolto a quello che ti dico, fammi questo favore. E smettila di urlare.”
“Scusa” si asciuga il viso, sudatissimo, ma la fronte è ancora imperlata di sudore. E’ il caso che io lo aiuti, come sempre.
“Adesso ce ne andiamo a casa, ti preparo la cena e ti metti subito a letto.”
“Altrimenti mamma Corinne si angoscia, non è vero?”
“Esattamente. Fatti la doccia, ché andiamo” vado a portare l’asciugamano nella piccola lavanderia della palestra, e mentre mi allontano mi rendo conto che il telefono sta vibrando nella mia tasca. “Pronto?”
“Ciao, bellissima.”
“Hey!” chiudo la porta della lavanderia alle mie spalle, mentre il petto mi si gonfia di gioia.

E’ Tré.

No, non l’avevo dimenticato, per quanto possa esser stata sconvolta da ciò che è successo a Chris. “Tutto bene?”
“Io sì, sono a casa già da un po’. Voi? E’ da una mezz’ora che provo a chiamare, ma non rispondi.”
“Davvero? Scusami, non ho proprio sentito, c’è stata confusione in palestra e...”
“Fa nulla. L’importante è che sia tutto ok. Come ti senti?”
“Io? Io benissimo! Cioè, in alcuni momenti mi sento un po’ in colpa, ma mi rendo conto che... che in realtà non aspettavo altro da anni” stringo forte le dita attorno al telefono, stritolandolo per lasciar defluire la tensione. “Trè, quello che è successo per me significa molto, e non posso... non posso sopportare di nuovo che tu scompaia dalla nostra vita. Quindi, ti prego, ora che ci sei, non mi abbandonare più” accosto il dorso di una mano al bordo dei miei occhi, appena in tempo per frenare un paio di lacrime. “Né me, né Sam. Abbiamo bisogno di te, specialmente ora che lui sta crescendo e sta iniziando a capire che gli manchi anche se non ci sei mai stato, perché io non gli basto, e Chris sotto molti punti di vista è troppo fragile per sostenerlo, e...”
“Respira, tesoro. Con calma. Lo sento che soffri: non sforzarti a parlare, è solo peggio. So già tutto quello che vuoi dirmi.”
“Anche che ti amo?”
“Sì, anche che mi ami.”
Mi mordicchio le unghie, imbarazzata, rintanandomi in un angolino di questa minuscola stanza.
“Tré...”
“Dimmi”
“Torna presto. Mi manchi già.”
“Certo che lo farò. Mi manchi anche tu, piccola.”

E piombiamo nel silenzio, quello denso d’imbarazzo, di timore di parlare per non dissacrare la magia del momento. Finché non sento una lacrima rigarmi il volto e rinfrescarmi le labbra.

“Stai piangendo, lo sento dal respiro.” Mi ha scoperta. Non che ci volesse molto, dopotutto. “Come faccio a farti felice ancora, senza fare l’idiota come al solito? Non so se l’hai notato ma stavo quasi provando a fare la persona seria! Non ho detto nemmeno una cosa stupida, da quando siamo al telefono! E se l’ho detta, non volevo! Mi sto facendo un mazzo quadrato per evitarlo!”
Sorrido amorevolmente, come faccio con Sam quando mi fa notare che si impegna a non far finire i Lego sotto al letto. “Non c’è bisogno, Trè, di’ quello che vuoi.”
“Tanto sei abituata a sentirmi delirare, giusto?”
“Giustissimo.”

Nuovo silenzio. Non è da noi, e soprattutto da lui, che non smette di parlare nemmeno se sedato!

“Che avete da fare te e Sammy, settimana prossima?” domanda poi senza paura, come se nulla fosse.
“In teoria niente.”
“E in pratica?”
“Nemmeno, credo.”
“Ti do un compito, allora. Prepara le valigie per te e per il nanetto, ce ne andiamo a sciare in Colorado.”

CHE COOOOOOOSA??? Mi vuole morta?

“Sammy c’è mai stato? Tu, ci sei mai stata? Vi porto ad Aspen! Ci divertiremo come pazzi!”
Oh, cavolo. Sarebbe bellissimo, il tipico quadretto da famigliola felice che passa l’inverno tra guerre a palle di neve e ettolitri di cioccolata calda. Peccato solo che... “Houston, abbiamo un problema.”
“Sì, sì, lo so, c’è Karate kid.  Ma chi se ne fotte! Vi lascerà partire, no?”
“Dubito fortemente, Trè, credimi.”
“Tu prova a chiederglielo, tanto per cominciare. E se ti dice di no, sfodera il tuo asso nella manica, il tuo  fidato amico Pokemon: Zia Franka, scelgo teeeee!”
Rido,e lui con me, e mi fa strano sentire le nostre voci unirsi anche se a distanza. “Ci lavorerò su, te lo prometto.”
“Brava, amore. E ricordati che Zietta è sempre a tua disposizione!”
“Va bene, Zia, ora ti lascio. Un bacione grande e grazie della chiamata!”
“Grazie a te, e salutami la piccola peste.”
“Lo farò. A presto.”
“Ciao, bellissima!”


Allontano il telefono dal mio orecchio, premo il tasto rosso e contemporaneamente lancio un sospiro. Sarebbe stupido e inutile negare quanto mi faccia star bene anche solo con una telefonata di poco conto. L’invito ad Aspen? Oh, beh, quello rimarrà praticamente inascoltato, io lo so, ma in fondo cosa mi vieta di provarci? A parte un marito geloso tanto da essere ossessivo, si intende. 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Green Day / Vai alla pagina dell'autore: CloyingCyanide