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Autore: scarlett white    09/12/2010    13 recensioni
Era morta. Morta. Senza vita. Non c’era più.
Il suo corpo era disteso sul letto del San Mugo, coperto dal camice dell’ospedale e dal leggero lenzuolo azzurro. Ma non vi era respiro o battito ad animarlo. Perché lei era morta.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Draco/Hermione, Lucius/Narcissa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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I can’t live without you.


E’ morta. Morta. Senza vita. Non c’è più.

Il suo corpo è disteso sul letto del San Mugo, coperto dal camice dell’ospedale e dal leggero lenzuolo azzurro. Ma non vi è respiro o battito ad animarlo. Perché lei è morta.

I maghi possono curare ferite che condurrebbero a morte certa, possono sconfiggere i tumori con un solo colpo di bacchetta, permettere ad un cuore colpito da un infarto tornare come nuovo, ma non sono stati in grado di curare una polmonite. Una semplice polmonite.

Lei, che è sopravvissuta ad una guerra, ad una tortura con la Maledizione Cruciatus, non è riuscita a battere la polmonite.

Ed il mio cuore ha smesso di battere col suo. I miei polmoni hanno smesso di respirare quando lei ha esalato il suo ultimo respiro. Sono morto anch’io con lei.

La mia Mezzosangue, il mio amore, non c’è più. E come posso io vivere senza di lei? Senza colei che mi ha cambiato la vita, donandomi l’amore che non ho mai avuto, insegnandomi ad amare, a perdonare, a cambiare.

Come posso io vivere senza colei che mi ha reso un vero uomo? Senza colei che mi ha guardato dentro e ha visto ciò che nessuno è riuscito a vedere. Senza lei, che mi ha amato, nonostante portassi il Marchio Nero, nonostante fossi un Mangiamorte, nonostante avessi assistito alla sua tortura senza muovere un dito.

La guardo, è immobile, pallida. È un cadavere, un corpo senza vita.

Mi inginocchio, è troppo il dolore, non riesco nemmeno a stare in piedi.

Urlo, per rabbia, disperazione, panico. Urlo tutto il mio dolore, tutto l’amore che provo per lei. Urlo e piango perché ora non so più che fare.

Senza lei sono perso.

In ginocchio sul pavimento freddo della stanza di questo ospedale, mi dispero, consapevole che ormai nulla sarà più come prima.

Alzo il viso per guardarla: i suoi occhi castani sono spalancati, nessun segno di vita in essi. La sua bocca è socchiusa, ha perso il suo colore roseo che tanto amavo. Il suo petto non si muove.

La tocco, è fredda. Non ha più il calore che ricercavo sempre, di notte, quando la stringevo a me per addormentarmi.

“Amore…” un sussurro impercettibile mi esce dalle labbra. Non la chiamavo mai così, solo quando facevamo l’amore. Solo lì, guardandola negli occhi, mentre ci amavamo carnalmente, le davo quel sopranome mieloso. Lei mi sorrideva e rispondeva “Ti amo”

Mi pento di non averla sempre chiamata così, perché lei era il mio amore, l’unico. Era il mio ossigeno, la mia droga, la mia acqua, la mia vita.

Sento dei singhiozzi nella stanza. Mi volto per vedere. La Weasley, la sua migliore amica, appoggiata al muro, morde, tra le lacrime, un fazzoletto.

Potter stringe le barre di ferro del letto, le guancie solcate dalle lacrime. I pugni stretti, le nocche sono diventate bianche. Si morde le labbra per non emettere nessun suono.

Weasley invece tira i pugni contro il muro, come a volerlo spaccare. Urla tra le lacrime “Non è giusto”.

L’infermiera che ha dichiarato il decesso se ne è andata. Ci ha abbandonato al nostro dolore.

Quando mi volto di nuovo verso di lei, sento di nuovo il dolore salirmi dal petto, come un conato.

Urlo, ancora, più forte.

Sento della mani piccole poggiarsi sulle mie spalle. Sono quelle di Ginny. Mi abbandono al suo abbraccio, appoggio la testa sul suo petto e singhiozzo come un bambino. Mi accarezza i capelli dolcemente, come una mamma.

Mi stacco da lei per sedermi sul letto. La guardo di nuovo e la mia mente vola a quando eravamo felici, solo pochi giorni fa. Penso alle nostre serate sul divano, lei leggeva un libro io guardavo quella cosa Babbana chiamata tv. Penso a lei che mi preparava il caffè tutte la mattine, che mi baciava ogni volta che mi vedeva. Penso a quando, di notte, mi svegliava per fare l’amore, per fare quel bambino che tanto volevamo. Penso al suo sorriso, che dopo cinque anni mi faceva perdere un battito ogni volta che appariva sul suo viso, talmente era bello. Penso alle nostre litigate che puntualmente finivano con Hermione che diceva “Malferret, sei un idiota ma io ti amo da morire, lo sai?”

Anch’io ti amo. Tanto.

La prendo tra le braccia, ma ovviamente il suo corpo non risponde al contatto. La testa cade all’indietro, le sue braccia penzolano. Sembra una bambola.

Con una mano la prendo per la nuca, porto la testa vicino al mio viso.

Con due dita le chiudo gli occhi. Ora sembra che stia dormendo. È sempre bellissima.

Appoggio la mia fronte sulla sua, è fredda.

Sento di nuovo l’ondata di dolore che mi sale dal petto e sfocia in un singhiozzo soffocato.

Non riesco più a restare in quella stanza, ho bisogno di fumare.
Appoggio il suo corpo delicatamente sul materasso. Mi alzo e mi dirigo verso la porta. Potter si avvicina e mi abbraccia.

“Mi dispiace, Draco” sussurra.

“Anche a me” gli do una pacca sulla spalla e esco.

Percorro il corridoio velocemente, quasi correndo. Arrivo alla porta finestra e la spalanco. Il freddo di febbraio mi invade. Punge sulla pelle del mio viso.

Mi accendo una sigaretta e un sorriso amaro appare sul mio volto, seguito da una lacrima. Odiava le sigarette, tutte le volte che stavo per accenderne una, me la rubava e la spezzava.

“Fumare fa male, Malfoy” mi ripeteva sempre.

Non avrei mai più sentito i suoi rimproveri, le sue parole dolci, la sua voce.

Hermione…

Non posso vivere senza di lei, non posso.

Devo riportarla indietro, deve vivere di nuovo. Non potrei sopravvivere a questo mondo nemmeno un minuto senza lei che mi guida.

Senza lei che mi ripete che sono un bravo ragazzo, che ero troppo giovane quando mi sono unito alle persone sbagliate, che sono cambiato.

Non posso vivere senza lei che mi prepara la cena e ascolta i miei sfoghi, quando torno incazzato dal lavoro.

Non posso vivere senza la sua testa appoggiata al mio torace quando dorme, le sue gambe intrecciate alle mie.

Non posso vivere senza le nostre litigate sul nome del bambino che ancora non era arrivato, ma che tanto aspettavamo.

Ci deve essere un modo, un modo per riportarla qui da me.

Ci dev’essere un modo per rivederla sorridere, per sentire le sue mani stringermi, le sue dita intrecciate alle mie.

Ci deve essere un modo.

E c’è.

Lo so che c’è.

L’avevo letto su un libro di magia oscura di mio padre.

La farò rivivere, perché la mia vita senza lei non è vita. È solo un peso, un dovere.

Getto via la sigaretta e mi smaterializzo nella biblioteca di Malfoy
Manor.

Guardo ogni libro, leggo i titoli cercando quello che mi serve. Butto a terra ciò che è inutile, e in pochi minuti la biblioteca di famiglia sembra un campo di battaglia.

Devo aver fatto un sacco di baccano perché dopo circa un quarto d’ora entra mia madre nella stanza.

“Ma che diavolo.. Draco!” esclama appena mi vede.

Non rispondo, continuo a cercare quel dannato libro.

“Draco, tesoro, che è successo?” mi chiede. Non le rispondo.

“Draco?” continua.

“Draco!” urla e mi si para davanti.

Mi guarda e sbarra gli occhi. So di avere il viso sconvolto e questo l’ha turbata.

“Amore, che è successo?” mi chiede preoccupata.

Ancora una volta sto zitto, non ho il coraggio di dirle la verità.

“Draco..”

“E’ MORTA!” sbraito lanciando con violenza un libro contro la parete.

“E’ MORTA!” ripeto urlando.

Lei si porta le mani sulla bocca. Gli occhi le si riempiono di lacrime.

“Oh mio Dio” esclama in un sussurro.

Mi allontano da lei e appoggio la schiena al muro. Mi lascio scivolare fino a che il sedere non trova il pavimento.

Mia madre si avvicina, si inginocchia davanti a me. Mi prende la testa tra le mani e appoggia la sua fronte contro la mia.

“Mi dispiace tantissimo, amore” la sua voce trema.

Le piaceva Hermione. Diceva che mi aveva regalato il sorriso, e per questo l’adorava. Non le importava nulla del suo sangue. Mi aveva donato la felicità, le bastava questo.

Mi lancio contro di lei e l’abbraccio forte, sperando che il suo amore, l’amore materno, possa placare questo dolore che sento.

Scoppio di nuovo. Singhiozzi, lacrime, disperazione.
E mia madre mi culla, come se avessi ancora tre anni. Mi culla e mi protegge, come ha sempre fatto.

“Mamma..” la chiamo, per la prima volta.

“Amore..” mi risponde accarezzandomi la fronte.

Mi asciuga gli occhi e mi aiuta ad alzarmi. Mi prende per mano e mi porta fuori dalla biblioteca.

Mi conduce nel salone e mi fa sedere su una poltrona. Esce dalla stanza per ritornare dopo pochi minuti con una tazza fumante in mano.

“Bevi, è the, ti distenderà un po’ i nervi” parla, dolcemente.

Prendo la tazza e bevo un sorso. È bollente e mi brucia alla gola, ma non lo sento nemmeno quel dolore, paragonato a quello che ho nel cuore, ormai spezzato, distrutto.

“Vuoi che chiamo tuo padre?” sussurra.

“Sì” rispondo atono.

Si alza e va verso uno scrittoio. La vedo prendere una penna e scarabocchiare velocemente qualcosa su una pergamena. Chiama un elfo domestico e gli da il biglietto, dicendo di spedirlo immediatamente a Lucius Malfoy.

Ritorna da me. Si siede sul bracciolo e mi abbraccia.

Mi abbandono a lei, iniziando di nuovo a piangere.

Smetterà mai questo dolore? Passerà?

Se non riuscissi a riportarla in vita vivrò per sempre con questo dolore?

Mio padre entra velocemente nella stanza, getta il mantello e il bastone da passeggio su un divano e si dirige verso di me.

“Figliolo..” mia madre si separa de me per dare la possibilità a mio padre di abbracciarmi.

Sento le sue braccia che mi circondano le spalle. È la prima volta in ventiquattro anni che lo fa.

Allaccio le mie braccia intorno a lui, e di nuovo piango. Mi sento un debole a continuare a piangere, eppure non riesco a smettere.

“Padre, ho bisogno di un aiuto” lo guardo con serietà.

“Credo di sapere cosa vuoi” sussurra.

Mi alzo e lo seguo fuori dal salone fino al suo studio. Chiude la porta con un colpo di bacchetta e si siede dietro la scrivania.

“Ci sono tre tipi di incantesimi per riportare in vita i morti…” inizia.

“Uno è quello che è stato utilizzato per il Signore Oscuro, ma non è il caso che ci interessa, necessita che la persona morta abbia lasciato pezzi di anima sulla terra, e ovviamente Hermione non l’ha fatto”

Si ferma e sospira.

“Il secondo è una pozione, da somministrare entro 72 ore dalla morte. Molto difficile da preparare, magia oscura. Inoltre chiunque la beva avrà un’anima dannata, in eterno.” sospira guardandomi.

“Il terzo modo è un patto con la morte. Una vita in cambio di un’altra. Un semplice scambio” conclude.

Deglutisco sentendo la speranza che riaffiora di nuovo nel mio cuore.

“Io ti consiglio la pozione, ti aiuterò io a prepararla se vuoi. Devi mettere in conto però che sarà dannata e forse non le piacerà”

“Grazie, padre.”

Mi sorride. Si alza e apre un anta dell’armadio dietro la scrivania.

Quando si gira ha in mano un libro, molto vecchio, e capisco con una sola occhiata che è di magia oscura. Lo riconosco: è quello che cercavo.

Me lo porge.

“Qui dentro sono spiegati dettagliatamente i tre modi per resuscitare i morti. Mi raccomando Draco, usa il cervello”.

Detto questo esce dalla stanza lasciandomi solo.

Apro il libro e vado direttamente alla pagina che spiega come preparare la pozione.

Potum resurrectionis’ ‘la bevanda della resurrezione’ cita il titolo.

È davvero difficile da preparare, ma per riaverla questo e altro.

Preparare la pozione significa riaverla con me, dannata.

Sono un egoista, solo ora me ne rendo conto. Per portarla indietro sono disposto a dannare la sua anima in eterno, e non posso.

Lei è pura, una creatura perfetta.

Ma deve vivere. Deve vivere perché il mondo è migliore se c’è anche lei.

Inizio a far scorrere le pagine e arrivo al terzo metodo.
Mors mea vita tua’ ‘morte mia vita tua’

Il patto con la morte. Una vita in cambio di un’altra.

Leggo veloce fino a quando non arrivo a ciò che mi serve.


Per evocare la Morte è necessario possedere tutti e tre i doni, una volta in possesso di questi la Morte apparirà di fronte al possessore e sarà possibile effettuare lo scambio’


Ho bisogno di Potter.



Mi materializzo davanti a Grimmauld Place. Potter abita qui con Ginevra.

Suono il campanello e la Weasley mi apre la porta. Ha gli occhi rossi quasi quanto i suoi capelli.

“Draco” dice sorpresa “Entra pure”.

Si sposta per farmi entrare. Aspetto che chiuda la porta e le chiedo

“Dov’è Potter?”

“In salotto, vieni ti accompagno” mi fa strada.

Potter è seduto sul divano, le mani intrecciate e il mento appoggiato sopra. Fissa il camino smarrito.

“Harry, c’è Draco” sussurra dolcemente la moglie.

Potter si gira e si alza porgendomi la mano. Dopo averla stretta ci sediamo sul divano.

“Dimmi tutto” dice.

“Ho trovato il modo per farla tornare, ma ho bisogno dei Doni della Morte”.

Annuisce e non fa domande. Meglio.

Si strofina gli occhi sotto gli occhiali, sbuffa e poi si alza.

“Vieni, li tengo in soffitta”



In soffitta non c’è nulla tranne un baule, vecchio, in legno.

Potter muove la bacchetta e il baule si apre con uno scatto.


Mi avvicino e trovo tutti i tre Doni li dentro: il Mantello dell’Invisibilità, la Pietra della Resurrezione e la Bacchetta di Sambuco.

“La pietra l’avevo persa durante l’ultima battaglia. L’ha recuperata Ron” dice. Annuisco e prendo tutti i doni con me.

“Appena ho fatto te li riporto” dico andando verso la porta.

“Non fare stronzate, Malfoy. Lei non te lo perdonerebbe” si raccomanda.

Chiudo la porta dietro di me lasciandolo solo in soffitta.



Appena arrivo a casa sistemo i Doni sul pavimento.

Stendo il mantello sul parquette, appoggio nel mezzo la Pietra e posiziono la Bacchetta in verticale, sopra di essa.

Invoco te mors mihi praestes” sussurro.

Quando alzo la testa una donna bionda bellissima è davanti a me. Indossa un vestito nero, accollato. I capelli sono raccolti in una crocchia.

“Dimmi, possessore dei Doni, cosa vuoi?” dice la Morte con una voce meravigliosa.

“Uno scambio. Una vita in cambio di un’altra”



Sono sdraiato sul suo letto. Non ho permesso alle infermiere di portarla nella camera mortuaria.

Le accarezzo il viso, dandole dei baci ogni tanto, sulle palpebre, sulle guancie, sulle labbra.

Aspetto che si svegli. Il patto è funzionato. La Morte ha accettato.

Abbiamo suggellato il tutto con una bacio. Lo ha voluto lei.

Mi ha detto che nel giro di poche ore lei si sarebbe svegliata. E ora aspetto.

“Vivrai di nuovo, amore” le sussurro all’orecchio.

Sorrido. Vivrà.

Non riesco a respirare bene, dev’essere l’emozione di riaverla.

Sento che il cuore batte piano, troppo piano.

Appoggio una mano sul suo petto. Sento un lieve battito, lento.

Sorrido, si sta svegliando.

Il respiro è sempre più corto, il cuore batte sempre più piano.

Il suo riprende a battere.

“Svegliati” sussurro col respiro affannato.

Dopo pochi secondi Hermione spalanca occhi e bocca. È viva!

Respira velocemente e rumorosamente.

Si guarda intorno smarrita.

Il mio cuore rallenta, velocemente, troppo velocemente.

Il respiro si fa sempre più corto. Mi manca l’aria.

“Amore” dico.

Lei si gira.

“Che è successo?” Dio, quanto amo la sua voce.

“Ti ho riportata in vita” le rispondo affannato. Mi sembra di aver corso per chilometri.

Sento che il cuore perde un battito ogni secondo.

“Che hai fatto?” mi guarda spaventata.

Non rispondo, non ho fiato per parlare.

“Amore, che hai fatto?” le lacrime le pungono gli occhi.

“Una… vita… in cambio… dell’altra” riesco a dire tra un respiro e l’altro,

“Oddio, Draco, amore, che hai fatto?” piange il mio amore.

Ha capito.

Una vita in cambio di un’altra.

La mia vita in cambio della sua.

Il mondo è posto migliore se c’è lei.

Lei ha tanti altri al mondo, io no. Ho solo lei.

E senza di lei non posso vivere.

Perdonami, amore.

Chiudo gli occhi, sto morendo.

Ma la Morte ha mantenuto la sua promessa, qualche minuto per farmela salutare.

“Draco, resta con me!” urla tra le lacrime.

“Ti amo” sussurro.

“Non mi lasciare! No! Non mi lasciare!”

“Ti amo” ripeto.

“Resta con me! Ti prego”.

Lei preme le sue labbra sulle mie. Un ultimo bacio.

Muoio felice.
Apro gli occhi e vedo i suoi occhi.

“Ti amo” sussurra sulle mie labbra.

“Regalami un ultimo sorriso” la supplico.

Il suo sorriso e poi il buio.






Angolo dell'autrice

Eccovi questa one-shot.
So che è super depressiva ma ho avuto l’ispirazione durante la lezione di matematica (tutto piuttosto che studiare i limiti!)
Faccio un paio di precisazioni:
- le frasi in latino le ho prese da google traslation, visto che sono una capra in questa materia :D
Se ci sono errori, please fatemi sapere!!!
- Per quanto riguarda la disposizione dei doni per evocare la morte mi sono ispirata al simbolo utilizzato nel film.

Un bacio a tutte voi che avete letto questo piccolo disastro, grazie per il tempo che mi avete dedicato.

XOXO

Sarahoara



Vi bacio ancora! :D
   
 
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