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Autore: Ronnie02    09/12/2010    2 recensioni
Come si è trasformato Emmett? In Twilight c'è solo un accenno. Vediamo un approfondimento...
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emmett Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Ero in trappola ormai, contro l’orso che mi aveva attaccato non avevo speranze... ero caduto di fronte a lui e lo vedevo in posizione d’attacco. Sapevo che entro pochi minuti sarei morto sbranato.
L’animale saltò verso di me... sentivo la fredda morte che stava arrivando tramite quelle zanne feroci... che strano, con la morte non sentivo quei denti  affilati, ma le braccia di qualcuno che volava sul terreno.
Sentivo il vento che mi arrivava in faccia e sentivo una dolce voce che sussurrava in preda al panico.
Il viaggio durò poco, ma a quella velocità qualunque viaggio sarebbe durato poco.
Infatti mi ritrovai, dopo pochi minuti, mezzo morto e mezzo stordito in una stanzetta calda che sembrava la sala operatoria di un ospedale.
Colei che mi salvò pregava una voce maschile di aiutarmi in ogni modo possibile... anche di cambiarmi se necessario.
Non capivo... cambiarmi in cosa?
Continuava a ripeterlo, sembra in preda al panico, ma nessuno l’ascoltava, o nessuno le rispondeva.
Poi senti caldo, tanto caldo, un caldo infernale accompagnato da dei denti affilati che mi perforavano la gola.
Mi avevano per caso riportato dall’orso??
Finii come in fondo all’oceano o in fondo ad una pozza scura e non riuscivo a tornare alla luce alla luce del sole, non riuscivo a riemergere.
Il tempo passava ma nessuno fece niente.
Perché non capivano che stavo bruciando? Perché non mi salvavano come aveva fatto quella meravigliosa voce?
Poi la sentii che si scusava e che non voleva che soffrissi ma era necessario per continuare a vivere, anche se in modo diverso.
In modo diverso? In che senso “diverso”?
Perché continuavano con queste frasi strane e senza senso invece di salvarmi? Perché mi aveva salvato se poi voleva uccidermi con una tortura infernale?
Il dolore continuava e il caldo si fece sempre più potente, anche se non capii come fosse possibile, persi la voce, la cognizione del tempo e la capacità di muovermi a causa del dolore.
Solo dopo moltissimo tempo, che sembrava essere anni e anni, ripresi la cognizione del tempo e del movimento, ma non mi mossi per non far soffrire ancora di più quella voce amata che sembrava piangesse.
Sapevo che il tempo correva come al solito, sentivo l’orologio della stanza battere le ore, ma non sapevo quando sarebbe questa infinita e dolorosa tortura.
Avrei subito qualsiasi altra cosa piuttosto che subire di nuovo il dolore che mi tormentava in questo momento.
Ad un certo punto ricominciai a sentire le voci che mi circondavano.
Lei disse: - “Carlisle ho paura, non voglio che soffra ancora, quanto manca???”
Ecco una domanda decente e con un briciolo di senso. Finalmente! Ditemi quanto manca!!!
La voce maschile, forse l ’ uomo chiamato Carlisle, le rispose: -“Poco, anzi, vediamo se capisce già se gli parliamo oppure no.”
La voce amata mi disse: -“Ciao, come stai? Scommetto che stai soffrendo e mi dispiace... ora però ti devo parlare di una cosa importante che ti spaventerà a morte ma devi sapere che è tutto vero e non ti sto mentendo o prendendo in giro...”
Continuò dicendo che ora, dopo SOLO 3 GIORNI di dolore a causa della trasformazione, ero un giovane vampiro.
Sembrava un’ assurdità (un vampiro?), ma le credevo perché, oltre alla promessa fatta all’inizio, sentivo la sete che bruciava nella mia gola secca, sentivo la forza sovraumana di cui ero dotato e l’ampio spazio nella mia nuova mente.
Aprii gli occhi e riflessi nei suoi, color dell’oro, vidi che erano rossi cremisi , un po’ da paura, ma non mi spaventai. Mi abbracciò e io, già pazzamente innamorato di lei, ricambiai.
Concluso l’abbraccio l’uomo che riconobbi dalla voce mi parlò: -“Ciao, come ti chiami giovane? Io sono Carlisle e la ragazza, mia figlia adottiva, che hai appena abbracciato si chiama Rosalie”.
Lo stavo ascoltando, ma intanto fissavo un giovane ragazzo dai capelli bronzei che se ne stava tutto solo contro lo stipite della porta. Era bellissimo, ma i suoi occhi erano di un color miele intenso, molto diverso da quelli di Rosalie.
Carlisle mi disse che si chiamava Edward ed era l’altro suo figlio adottivo, il primo.
Il ragazzo se ne andò e al suo posto entrò una donna dai capelli color caramello. Chissà perché ma erano tutti bellissimi!
Rosalie mi disse che si chiamava Esme ed era la sua madre adottiva e quella di Edward, chiaramente, nonché moglie di Carlisle.
Io ero molto curioso e tutti loro, tranne il ragazzo dai capelli rossi, mi raccontarono la loro storia. La storia più interessante era quella di Carlisle. Mi chiese poi se accettavo il loro stile di vita e risposi che andava benissimo. Poi fu il mio turno e iniziai a raccontare la mia storia: mi presentai e raccontai ciò che ricordavo del mio passato, la mia vita da umano persa per sempre. Avevo pochi ricordi ma dissi ciò che ricordavo. Era come se i miei vecchi ricordi fossero immersi in una pozza di fango. Ricordare era come scavare dentro la pozza.
Comunque non ero triste della mia ormai perduta mortalità, mi andava benissimo anche perché conoscevo finalmente la mia metà: ROSALIE.
Lei e Carlisle mi dissero che era meglio se andavo a caccia con loro. Acconsentii.
Non fu difficile imparare a cacciare e quindi tornammo a casa in fretta anche se ero tutto sporco di sangue animale. Chiaramente non ero molto pratico.
La prima cosa che feci al ritorno, oltre a cambiarmi gli abiti, fu parlare con il mio nuovo fratello: EDWARD.
Avevo il presentimento di essere odiato da quel ragazzo. Quale altro significato poteva avere la sua occhiataccia di quella mattina?
Però appena entrai in casa, convinto a palargli, lo vidi suonare al pianoforte vicina alla porta della sala da pranzo. Non lo interruppi, era veramente bravo a suonare quel piccolo pianoforte, ma appena mi avvicinai per complimentarmi mi ringraziò subito ridendo. Ero confuso. Come faceva a sapere cosa volevo dirgli? E perché rideva se mi odiava?
Forse avevo frainteso la sua occhiata.
Vedendomi confuso Rosalie mi spiegò che Edward sapeva leggere nella mente di chiunque gli fosse vicino, ma non me ne preoccupai più di tanto. Quando pensavo che dovevo fare qualche cosa la facevo subito quindi non ci sarebbero stati problemi.
Edward lasciò la tastiera del piano e mi venne incontro con un gran sorriso dicendomi: “Benvenuto in famiglia Emmett, io sono Edward.”
Finalmente mi raccontò la sua storia e, portandomi lontano da Rosalie in momento, mi raccontò anche di cosa pensava la mia amata di lui e della vita da vampiri.
Risi molto nel conoscere la causa dell’ antipatia di Rosalie per lui.
La giornata passò molto velocemente perché parlammo solo dei vampiri e delle loro abitudini.
Prima di andare in camera con Rosalie decidemmo di cambiare il  suo cognome: invece di Cullen, come ora mi chiamavo io, lei ritornò al suo cognome originale.
Mi piaceva il suono del suo nome: Rosalie Hale.
E a tutti piaceva il mio nuovo nome: Emmett Cullen.
Ero contentissimo di far parte di quella straordinaria famiglia e di portare quel nome con orgoglio.
Salutai tutti mentre Rosalie mi accompagnava per farmi vedere la casa e la nostra nuova camera.
Mentre facevo il giro continuavo a sentire la meravigliosa melodia, composta apposta per l’occasione, del mio nuovo fratellino Edward.
 
 
   
 
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