L’Avana, Cuba, 1977
Agosto
“E’ andata da lui, ne sono sicura!”
esclamò Katie, asciugandosi una lacrima e scattando in piedi. “E’ andata da
lui!”
“Katie, adesso calmati” ribatté
Lucy, incredibilmente calma. “Siediti.”
“Lucy, mia figlia è scomparsa! Dobbiamo
avvisare il signor Ruiz, chiamare…”
“Katie, siediti!” ripeté Lucy, alzando il tono.
L’altra donna obbedì, e si lasciò cadere sul bordo della
poltrona con aria affranta. “Lucy, io devo trovarla…”
“Innanzitutto, dobbiamo essere razionali. Sicuramente sta
bene. E non deve essere molto lontana. Non è passato molto tempo da quando
siete rientrate…”
“Dove potremmo cercarla?”
“Non lo so. E non conosciamo Cuba così bene, quindi non
conviene avventurarci in giro da sole.”
“E allora che facciamo?”
Lucy smise di passeggiare su e giù per la stanza e si voltò
verso la sorella, incrociando le braccia. “Noi non faremo un bel niente.”
“Ma…”
“Presumi che sia con Ricardo Suarez? Allora devi cercare
lui. E sai benissimo dove puoi trovarlo.”
Katie scosse la testa, con aria decisa. “No. No, Lucy. No. Non andrò da Javier.”
Lucy represse un sorriso. Stava giocando con le paure di sua
sorella. Sapeva che Katie era terrorizzata all’idea che accadesse qualcosa tra
Isabella e Ricardo, eppure continuava a tacerle la verità sui loro rapporti. Katie
l’avrebbe uccisa, nello scoprire che lei era al corrente della verità. Lucy era
consapevole che avrebbe dovuto parlare, ma non intendeva farlo. Tacere sarebbe
servito a spingere la sorella verso Javier. “Katie, Javier lo conosce da vent’anni.
Sicuramente saprà dirti dove potrai trovarlo. E dove potrai trovare Isabella…
sempre che sia con lui.”
“E dove altro potrebbe essere?”
Lucy fece spallucce.
“Ma non posso andare da lui adesso. È l’una di notte!”
“E allora aspetta domani mattina.”
“Ma Isabella…”
“E’ in gamba. Credo troverà un posto dove passare la notte.”
Ricardo passò un braccio attorno alle spalle di Isabella,
aiutandola a sistemarsi contro di lui. Le loro mani si ricongiunsero sul petto
di lui. La spiaggia era deserta, il solo rumore quello delle onde che si
infrangevano lungo il litorale. “Mi dispiace di non poterti dare di più…”
sussurrò lui.
“Mi basta questo. Solo perché mio padre era un avvocato, non
vuol dire che io sia una viziata.”
“Hai ragione, non lo sei.” Fece una pausa. “Tua madre sarà
preoccupata.”
“Non mi importa.”
“Non dire così. Non lo merita.”
“E invece sì. Mi ha trascinata via dalla Rosa Negra senza
spiegarmi perché. Si comporta in modo strano, da quando siamo a Cuba. E lei e
zia Lucy… beh, credo abbiano litigato. O che stiano per farlo.”
“Io credo… credo che non dovresti preoccuparti di loro. Insomma,
sono adulte, sanno quello che fanno.”
Isabella non rispose, e strinse di più la mano di Ricardo.
“Qualcosa non va?”
“Sono un po’ preoccupata. La nostra vacanza è quasi finita.”
Ricardo non rispose.
“Ho paura… ho paura di non vederti più. Ho paura di
dimenticarmi di tutto questo.”
“Non devi avere paura, Isabella. Mi rivedrai.”
“Forse… forse non dovrei andare al college. Il prossimo mese
sarò maggiorenne, potrò decidere della mia vita. Potrei restare qui.”
“No, questo non te lo permetterei mai. Tu devi andare al college, Isabella. Hai faticato
tanto per andarci, non puoi rinunciare. Troveremo una soluzione per noi. Per me
sarà difficile lasciare il Paese, ma potresti venire qui per l’estate. Fino a
quando non ti sarai laureata. Poi ci penseremo. Ma non roviniamo questo momento
con le nostre preoccupazioni.”
“Ricardo… hai detto noi?”
Il ragazzo sorrise. “Sì, ho detto noi.”
“Quindi ci sarà un noi?”
“Se lo vorrai, ci sarà.”