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Autore: EffieSamadhi    10/12/2010    1 recensioni
[Dirty Dancing II]
Con la salita al potere di Fidel Castro, Katie e la sua famiglia sono costretti a lasciare Cuba. Nonostante le promesse, Katie e Javier vanno avanti con le loro vite. E così, mentre Katie si sposa e ha una figlia, Javier apre un'officina e diventa il re della 'Rosa Negra'.
Passano gli anni (diciannove, per l'esattezza), e il destino gioca le sue carte, riportando Katie a L'Avana. Accompagnata dalla sorella Lucy e dalla figlia, Isabella, che rivela un inaspettato talento per la danza, e sembra dimostrare una certa simpatia per il fattorino dell'hotel, tale Ricardo Suarez...
***
La ff presenta alcune "incongruenze" rispetto al film, e inoltre ho sbagliato nell'inserire il nome della sorella di Katie, che nel film si chiama Susie: lo so, dovrei cambiarlo, ma ormai per me il personaggio si chiama Lucy. =)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Recordar. Dolerse. Volver

L’Avana, Cuba, 1977

Agosto

 

            L’alba arrivò troppo presto. Isabella si svegliò ancora stretta nell’abbraccio di Ricardo. Erano ancora soli nel loro angolo di spiaggia. Ricardo le scostò una ciocca di capelli dagli occhi, poi le posò un bacio sulla fronte. “Buenas dias, americana” sussurrò.

            “Buongiorno” sussurrò lei in risposta, mettendosi a sedere e spazzandosi via un po’ di sabbia dal vestito. Il sorriso le si cancellò dal volto non appena il suo sguardo incontrò il mare.

            “Che succede?” le domandò preoccupato il ragazzo, mettendosi a sedere a sua volta.

            “Mia madre mi ucciderà.”

 

            Katie si fermò e lesse l’insegna, per assicurarsi di essere nel posto giusto. Sì, era l’officina di Javier. Katie sospirò, fece un passo avanti, poi dietrofront. Si voltò di nuovo verso l’officina, sospirò ancora e si avvicinò. Mancavano circa cinque metri all’ingresso. Poteva ancora girare i tacchi e andarsene senza farsi problemi: in fondo, secondo Lucy, Isabella sarebbe tornata in hotel al massimo entro quel pomeriggio. Ma il suo istinto di madre fu più forte.

            Il brusco passaggio dalla luce del sole alla penombra dell’interno le creò qualche problema, ma dopo qualche istante i suoi occhi iniziarono ad abituarsi alla luce. Javier era sdraiato sotto una grossa auto. Katie si schiarì appena la voce. Javier si affrettò a rialzarsi. “Buenas dias, que…” iniziò, per interrompersi alla vista di Katie. “Ciao” concluse, strofinandosi le mani con uno straccio.

            “Ciao, Javier.”

            “Non pensavo di vederti da queste parti.”

            “Beh, non era… non era previsto, ma…”

            “Posso fare qualcosa per te?” la interruppe, senza toglierle gli occhi di dosso.

            Katie cercò di fissare lo sguardo su qualcos’altro. “Beh, ecco… Isabella, mia figlia… ieri sera è uscita di nascosto. Non è tornata, e ho pensato che potesse… beh, che forse poteva essere…”

            “…con Ricardo?”

            Katie annuì, la gola asciutta.

            “Ricardo non è rientrato. Non so dove sia.”

            “Non sai dove sia tuo nipote?”

            “Ha ventidue anni” ribatté Javier. “Non è necessario che gli stia con il fiato sul collo in ogni momento. Sono ragazzi, bisogna lasciarli crescere” proseguì, rimettendo le mani nel motore di una vecchia Ford. “Comunque non devi preoccuparti per tua figlia, sempre che sia con Ricardo. È un bravo ragazzo.”

            “Sì, certo” borbottò Katie.

            “Dico sul serio” ribadì lui, fissandola. “Gli ho insegnato ad avere rispetto per le donne. Mi pare di essermi sempre comportato bene.”

            “Sì, questo è vero.”

            Ci fu una lunga pausa, durante la quale Javier continuò a lavorare. Nonostante il nodo che avvertiva alla gola, Katie sapeva di dover parlare. Pregando che non fosse troppo tardi. No, non poteva essere tardi. Isabella era una ragazza per bene e Ricardo… sì, voleva fidarsi anche di lui. “Javier…” cominciò, titubante.

            Lui alzò la testa. “Sì?”

Erano a due metri di distanza. Quando si erano avvicinati? “Javier, la ragione per cui non voglio che Isabella passi il suo tempo con Ricardo è che lui è tuo nipote.”

“E allora?” Sì, in effetti non aveva senso.

“Ricardo è tuo nipote, e Isabella… Isabella è tua figlia.”

Silenzio. Ti prego, Javier, dì qualcosa. Dì qualcosa, per favore.

Javier scoppiò in una risata fragorosa. Katie lo osservò per qualche istante, senza capire.

“Javier, che cosa…”

“Tranquilla, non sono cugini.”

“Come?”

“Non sono cugini” ripeté Javier, asciugandosi una lacrima. “Ricardo non è figlio di Carlos.”

   
 
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