Parte VI: Quando il cuore torna a battere
Per Athena fu come se il tempo si fosse congelato. Davanti ai suoi occhi
sgranati Misa era immobile, sospesa nel vuoto. Non poteva accadere ciò che
stava accadendo, non doveva accadere. Non poteva lasciare che succedesse di
nuovo, lo aveva giurato anni prima. Non poteva permetterlo. No, la vita non le
avrebbe rubato un’altra volta la cosa più preziosa della sua esistenza.
Athena Kunuichi non era sempre stata la ragazza amante della vita e
sognatrice che era. Certo, era da sempre una ribelle, testarda, ostinata,
avventata e imprudente, ma prima del fatto le mancava il supporto per sfruttare
fino in fondo il suo carettere, prima non conosceva l’importanza dei sogni, non
sapeva apprezzare la vita fino in fondo.
A coprire questa sua lacuna c’era la sua migliore amica Elyon Phoenix, una
ragazza dolce, semplice, sempre allegra e ottimista, dalla contagiosa risata
cristallina. Le due erano legatissime e per la giovane con gli occhi smeraldo
Elyon era la cosa più preziosa al mondo. Ma anche tutti gli altri adoravano
quella ragazzina con i capelli dorati e gli occhi blu mare, sempre gentile,
sempre pronta a combattere per i suoi sogni, sempre coraggiosa e sorridente,
eppure in apparenza così fragile e delicata. Athena era sempre stata molto
protettiva nei suoi confronti e le aveva sempre dato man forte quando ce n’era
bisogno. E in cambio Elyon le insegnava la vita. In molti si erano chiesti se
quella creatura incredibile non fosse in realtà un angelo. La stessa fondatrice
dei Veri Illuminati se lo era chiesto. Elyon, da parte sua, rideva a quei
commenti e negava, diceva che lei non poteva essere un angelo perché se lo
fosse stata avrebbe portato via il dolore dal mondo e lo avrebbe reso il posto
meraviglioso che meritava di essere. Era evidente che non si accorgeva di
quanto bene faceva a chi le stava intorno e di quanta gioia dava con la sua
sola presenza.
Le due passarono insieme l’infanzia e l’inizio dell’adolescenza. Tra loro non
c’erano segreti né dissapori e mai ce ne erano stati, neanche una volta. Athena
parlava spesso ad Elyon dei suoi piani di fuga da casa, le descriveva la vita
che avrebbe voluto fare. L’altra ascoltava rapita e le prometteva che un giorno
sarebbero partite insieme verso l’ignoto, in un viaggio avventuroso per mari e
continenti. Che un giorno loro due avrebbero cambiato il mondo. Ma il Fato
distese la sua mano nera su quelle due giovani esistenze, non permettendo a
quel giorno tanto agognato di arrivare e a quei sogni di trovare la
realizzazione.
Quel pomeriggio Athena non lo avrebbe mai scordato, perché quel pomeriggio la
sua vita aveva preso una svolta dolorosamente inaspettata, perché quel
pomeriggio lei stessa era combiata. Pioveva a dirotto. L’acqua inzuppava i suoi
vestiti e quelli di Elyon. A distanza di anni poteva ancora sentire il freddo
di quell’acqua invaderle la pelle. Avevano avuto la brillante idea di uscire di
casa nonostante il cielo nero promettesse pioggia in abbondanza e ora erano
tutte bagnate. Era stata la ragazza con gli occhi smeraldo a proporre all’amica
di fare un giro al parco, per passare il pomeriggio insieme. Ci erano rimaste
un’oretta, poi le prime gocce avevano cominciato a cadere e loro erano scappate
alla fermata del bus scoprendo così che era stato cancellato a causa di un
guasto e al momento non ce ne erano altri disponibili. Elyon avrebbe voluto
aspettare, ma Athena aveva testardamente insistito per tornare a casa a piedi.
Dovevano fare solo un paio di chilometri ed entrambe conoscevano la strada.
Alla fine la ragazza con gli occhi blu aveva ceduto, anche se, mentre
camminavano, era rimasta molto turbata. La zona che erano state costrette ad
attraversare non era delle migliori e giravano voci secondo le quali era
frequentata anche da individui pericolosi. Di solito era molto affollata, ma
quel giorno, a causa del maltempo, era deserta.
“Qualcosa non va, Elyon?” aveva chiesto Athena, notando l’apprensione
dell’amica.
“No, è solo che ho un brutto presentimento, Athena. Forse non avremmo dovuto
venire qui” rispose lei incerta.
“Preferisci che torniamo indietro e aspettiamo il pullman?”.
“Sì, è meglio”.
Ma non avevano fatto in tempo a fare un paio di metri che tre ragazzi sui
diciottanni erano sbucati da dietro una svolta e avevano cominciato ad
avvicinarsi minacciosamente a loro. La ragazza con gli occhi verdi aveva
prontamente afferrato per un braccio la sua compagna ed aveva iniziato a
correre per il labirinto di vicoli tirandosela dietro. I tre, dopo un attimo di
sorpresa, le avevano inseguite.
Athena non avrebbe saputo dire per quanto tempo era scappata disperatamente
lungo quelle stradine, senza sapere dove stava andando. Sentiva solo il respiro
affannato di Elyon e i passi dei ragazzi dietro di sé. Nella mente un unico
pensiero: salvare la sua migliore amica. A tutti i costi. Si era maledetta per
non averla ascoltata e aver insistito per passare di lì. Se le fosse successo
qualcosa, la colpa sarebbe stata soltanto sua. Poi la fine. Aveva svoltato e si
era trovata davanti un vicolo cieco. Le due ragazze si erano voltate spaventate
verso i loro aggressori. Athena si era parata davanti a Elyon. Doveva farsi
venire un’idea. E in fretta.
“Non lo sapete che girare in certi posti da soli è pericoloso?” aveva
ridacchiato uno dei tre sogghignando. “Soprattutto per delle ragazzine carine
come voi”.
“Avanti, dateci i soldi e nessuno si farà male”aveva ordinato brusco un altro.
“Noi…non ne abbiamo” aveva risposto la ragazza con gli occhi verdi, cercando di
mantenere ferma la voce.
“Non ci credo. Mi hai preso per scemo, ragazzina? Quelle sgualdrinelle come voi
hanno sempre della grana con sé” aveva ringhiato il terzo avvicinandolesi e
afferrandola per un braccio. Lei si era divincolata selvaggiamente e, visto che
non riusciva a liberarsi, aveva colpito il giovane con un violento calcio nello
stomaco. Quello l’aveva mollata subito ed era caduto in ginocchio tenendosi la
pancia.
“Brutta puttanella!” si era infuriato a quel punto uno dei suoi due compagni.
“Ti faccio vedere io cosa succede a quelle che non sanno stare al loro posto!”.
L’aveva colpita con forza in volto ed aveva estratto una pistola. “Muori,
bastarda!”.
Athena aveva visto la propria vita scorrerle davnti agli occhi offuscati dal
dolore alla testa. Era la fine, l’aveva sentito chiaramente. Ma, prima che il
ragazzo potesse premere il grilletto, Elyon gli si era gettata addosso urlando.
I due erano caduti a terra, i corpi che lottavano convulsamente. Poi uno sparo.
Athena, ancora stordita dal colpo, era riuscita a distinguere la voce di quello
che aveva mandato a terra dire: “Ma sei scemo? L’hai ammazzata! Via, presto! Ci
hanno sentiti!”.
Aveva sentito un rumore di passi che correvano via. E poi nulla. “Elyon” aveva
chiamato a bassa voce. “Elyon!”. Si era alzata barcollando e aveva raggiunto il
punto in cui era distesa la sua migliore amica. Una pozza di sangue. Il vestito
bianco era diventato purpureo. “Elyon”. Lacrime. Bollenti, incontrollabili.
“Elyon!”.
“A-Athena” la voce dell’altra la raggiungeva a stento. Era solo un sussurro.
“Elyon, perdonami, è colpa mia, solo mia. Quella pallottola era per me. Perché
l’hai fatto? Perché? Non dovevi farlo, non dovevi!” aveva urlato Athena tra le
lacrime.
“Invece dovevo, Athena. Tu mi hai resa felice per tutti questi anni, mi hai
donato tutto il bene del mondo. Sono felice di aver avuto il priviligio di
essere tua amica. Non potevo permettere che ti facessero del male. Tu hai
ancora tanto da fare” aveva mormorato Elyon accarezzandole il volto. Era chiaro
quanto le costasse parlare.
“Non è vero! Sei tu quella che aveva ancora tanto da fare! Sei tu quella che fa
felice le persone, quella che sa vivere e che insegna la vita! Io…io non servo
a nulla!”.
“No, Athena. Io sono troppo fragile per sopravvivere in questo mondo. Forse
avevate ragione, forse sono un angelo. E gli angeli non possono stare qui. Il
male che io combatto mi avrebbe distrutta prima o poi. Ma tu sei diversa. Tu
sei forte, Athena. Tu puoi riuscire là dove io avrei fallito. Promettimi che
continuerai a vivere per me e che lotterai per difendere i sogni, le speranze,
la vita tua e di chi lo merita. Promettimi che porterai avanti quello che io ho
iniziato. Tu puoi davvero cambiare le cose”.
“Elyon, io…”.
“Promettilo, Athena”.
“Te lo giuro”.
“Allora posso morire in pace. Addio, Athena. Sei speciale. Non scordarlo mai”.
La mano di Elyon aveva lasciato il viso dell’amica e i suoi occhi si erano
chiusi per sempre. Ma il sorriso le era rimasto sulle labbra, sereno come
sempre.
“ELYON!!!” aveva urlato Athena con tutto il fiato che aveva in gola e poi aveva
stretto a sé il corpo dell’amica. Era davvero finita. Ma quello era solo il
tramonto che precedeva una nuova alba. “Non ti dimenticherò mai. Io combatterò,
difenderò la vita e i miei sogni. E lotterò per te, Elyon. Non lascerò che il
Destino mi sconfigga un’altra volta. Io salverò tutti. Non mi farò battere. Ho
pagato per i miei errori. Non accadrà più. Lo giuro su di te, angelo mio”.
Ciò che era accaduto dopo erano solo una serie di ricordi confusi. Polizia,
ambulanza, ospedale, medici, casa, la sua stanza chiusa a chiave. Ci era
rimasta per una settimana, quasi senza mangiare e bere. Poi, quando ne era
uscita, era una persona diversa, migliore. Dentro di sé portava lo spirito di
Elyon.
Athena scattò in avanti in un gesto disperato. Per un tempo che le sembrò
infinito avvertì solo il battito del proprio cuore. Poi le sue mani si
strinsero intorno al polso di Misa. La bionda gridò spaventata, ma la giovane
con gli occhi smeraldo la tenne e la tirò su. Si abbracciarono strettissime,
piangendo di sollievo.
“Non farmi mai più uno scherzo simile!” esclamò Athena. “Ho perso dieci anni di
vita!”.
“Puoi giurarci! Io ne ho persi venti!” rispose Misa ansimando.
Si guardarono e scoppiarono a ridere, stringendosi ancora di più.
“Ti devo la vita, Athena. Mi hai salvata due volte”.
“L’ho fatto con immenso piacere, Misa, credimi. Sono felice di averti con me”.
“Anche io”.
I loro sguardi si incontrarono ed entrambe arrossirono. Poi la fondatrice prese
con delicatezza il viso dell’amica tra le mani e la baciò dolcemente. “Ti amo,
Misa”.
“Anch’io, moltissimo” rispose lei in un soffio rispondendo con passione al
bacio.
Finalmente. Questo fu ciò che pensò Misa baciando la ragazza della sua vita.
Finalmenete era tornata a vivere. Ora non avrebbe più sofferto. Ne era sicura.
Quello era un nuovo inizio. Il passato era finalmente solo passato. Avevano
superato tutte le prove, aveva pagato il conto per i suoi crimini. Aveva vinto.
Ora c’era solo da godersi il premio. Finalmente la vita le sorrideva.
Si presero per mano e si diresso verso le scale. Athena si voltò indietro a
guardare la balaustra. Seduta su di essa, con le gambe portate al petto, c’era
una ragazza dai capelli dorati e gli occhi blu mare. Si guardarono per un
attimo e si scambiarono un sorriso.
‘Ho imparato a vivere. Ho vinto io ‘sta volta. Ho rispettato la mia promessa,
Elyon’.
L’angelo, dalla sua posizione raggomitolata, le rivolse un cenno di saluto,
sempre sorridendo beata nella luce rossa del tramonto.
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Salve a tutti!! E con questo capitolo concludo questo mio piccolo
racconto…Spero che vi sia piaciuto e che non vi abbia annoiato!! ^^ Immagino
che continuerò a postare nuove storie perché scrivere è una delle mie più
grandi passioni e vorrei coltivarla con tutte le persone che, come voi,
condividono questa mia passione. Un grazie a tutti quelli che hanno letto (e
recensito) la storia e a quelli che lo faranno in futuro. Per me è molto
importante. Un bacio e un ringraziamento speciale a Vi Vanish, che è stata la prima a commentare il racconto, e
soprattutto a DANYDHALIA, che ha
pazientemente seguito e recensito la storia capitolo per capitolo.
Ciao a tutti! Alla prossima!! (spero)