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Autore: XShade_Shinra    10/12/2010    4 recensioni
*} FF on Demand per Fiamma Drakon {*
Cosa nasconde l'oscurità? Al di là di essa si deve sempre celare il male?
«Oh, no…» fece Krory, digrignando i denti, vedendo subito chi ci si nascondeva. «No, invero…».
«Complimenti» sentirono la voce bassa e sensuale del loro interlocutore, che finalmente sbucò allo scoperto. «Sono veramente compiaciuto di voi… Avete addirittura decapitato la mia dolce nipotina…».
«Tyki…» ringhiò Lavi, aggrottando le sopracciglia e guardandolo con odio.

[ Vamp - Shounen-ai - Krory x Lavi, Tyki x Allen, Tyki + Lavi ]
[ FanFiction classificata 2° al Contest "Presidente" indetto da NonnaPapera! sul forum di EFP ]
Genere: Avventura, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Arystar Krory/Aleister Crowley, Marian Cross, Rabi/Lavi, Tyki Mikk | Coppie: Tyki/Allen
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Drops of Blood-  
*} FF on Demand per Fiamma Drakon {*
Cosa nasconde l'oscurità? Al di là di essa si deve sempre celare il male?
«Oh, no…» fece Krory, digrignando i denti, vedendo subito chi ci si nascondeva. «No, invero…».
«Complimenti» sentirono la voce bassa e sensuale del loro interlocutore, che finalmente sbucò allo scoperto. «Sono veramente compiaciuto di voi… Avete addirittura decapitato la mia dolce nipotina…».
«Tyki…» ringhiò Lavi, aggrottando le sopracciglia e guardandolo con odio.
[Vamp - Shounen-ai - Krory x Lavi, Tyki x Allen, Tyki + Lavi]
FanFiction classificata 2° al Contest "Presidente" indetto da NonnaPapera! sul forum di EFP


-Autore: XShade-Shinra
-Titolo: Drops of Blood
-Personaggi: Krory Arystar III (Crowley Aleister III), Lavi, Tyki Mikk, Marian Cross, Allen Walker, Road Kamelot ed Eliade
-Pairing: Krory x Lavi, Tyki x Allen, Tyki + Lavi
-Genere: Avventura, Dark, Romantico
-Rating: Arancione (per scene un po’ crude)
-Lunghezza: One-Shot (7155 parole)
-Avvertimenti: Vamp, Non per stomaci delicati, AU, Shounen-ai
-Citazione scelta: 18 - “Che cosa c’è dietro al buio? Chissà. Puoi sperare o far male.
-Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come d’altronde i fatti in essa narrati. Inoltre questi personaggi non mi appartengono (purtroppo...), ma sono proprietà dei relativi autori; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro ma solo per puro divertimento.  
-Note:
Sui soprannomi
Kuro-chan è il soprannome che Lavi ha appioppato a Krory nella versione originale. Rispetto alla versione italiana "Crowlino", a mio parere, questa giapponese è più scherzosa, poiché Kuro significa nero (e poi mi ricorda tanto il gatto protagonista di "Cyborg Kuro-chan"), quindi, anche se la FF è una AU e non è ambientata nel paese del Sol Levante, userò comunque il diminutivo “Kuro-chan”. Scelta stilistica e nulla più.
Idem per quanto riguarda “Signor neo” e “Marcantonio”: questi due soprannomi li dà Lavi a Tyki nella serie.
Troverete scritto “Marianna Croce”, anziché “Marian Cross”, anche quello è un soprannome.
Per quanto riguarda Tyki, chiama Lavi sia “Lovely” che “Coniglietto”; il secondo soprannome è intuibile, l’altro un po’ meno: è un parto del fandom inglese, poiché la parola “Lovely” ha un suono abbastanza simile al nome “Lavi”.
Note Varie
Un’annotazione va anche riguardo Cross e Lavi: secondo delle dicerie popolari, le persone con i capelli rossi sono dotati di poteri magici, o comunque un certo feeling verso la magia, quindi erano viste fin dalla nascita come persone “particolari”, ecco perché sono stati scelti nel loro ruolo.
In ultimo, voglio far notare che Krory, esattamente come i Noah, ha le iridi dorate.  
Detto ciò, auguro buona lettura! ^^



- Drops of Blood -


In quella fredda notte di Dicembre senza né stelle né luna nel cielo, solo il rumore prodotto dagli stivali di un giovane dai capelli rossi si udiva per le vie deserte di quella cittadina londinese dove era stato chiamato.
L’illuminazione era data solo da delle lampade da miniera sparpagliate senza ordine logico per i vicoli, creando macabri giochi di luci sui mattoni anneriti di fuliggine – come se la propria ombra potesse essere quella di un assassino dietro l’angolo o un demone pronto a balzarti alle spalle.
Lavi Bookman, questo il nome del giovane, odiava quel tipo di lavoro. Lo odiava con tutto se stesso.
«Non… non ne po—posso più…» sussurrò, balbettando appena, guardandosi attorno con fare guardingo dopo aver attaccato la schiena alla parete della prima casa disponibile una volta doppiato l’angolo di quelle puzzolenti e deserte stradine. «Maledetto Marianna Croce, come è potuto andare in osteria ad ubriacarsi durante una missione?!» mandò qualche sana maledizione al suo compagno d’arme, che aveva preferito lasciar dormire, vista la sbornia che si era preso. Tutte le scuse erano buone per lui pur di non alzare una paglia. Lavi era prima di tutto uno stratega, uno studioso, addestrato solo secondariamente al combattimento, al contrario di Marian Cross, il suo compare, che rappresentava “il braccio” della squadra, mentre lui era “la mente”.
C’era un’atmosfera degna del miglior scrittore di romanzi horror, ed era appunto ciò a spaventare Lavi, il quale, nonostante il lavoro che svolgeva, non era mai riuscito a farsi passare la paura per i fantasmi e per gli atavici mostri che pullulano nell’inconscio dei bambini – perché, in fondo, non era altro che un bambino troppo cresciuto – e non si era mai abituato a quelle inquietanti barriere di tenebra, impenetrabili dal suo unico occhio color speranza.
Tenendo ben stretti in mano i suoi inseparabili compagni – il paletto in legno di frassino ed il grosso martello dello stesso materiale –, nonché uniche armi realmente efficaci per combattere quelle creature della notte che andava cercando, continuò a camminare con circospezione, aggiustandosi la sciarpa arancione che teneva al collo per proteggere quel punto fin troppo vulnerabile ed esposto.
D’un tratto, però, sentì distintamente un rumore provenire dalla zona davanti a lui, dove il buio era talmente cupo da dare l’impressione di essere sempre più denso man mano che ci si addentrava.
Trattenne prontamente il respiro e cercò invano di aguzzare la vista per poter capire la provenienza di quel fruscio, ormai cessato.
La paura iniziale era ormai svanita dal suo occhio fiero, lasciando posto al coraggio e alla baldanza decisamente più tipici di lui. Non sapeva chi o che cosa si sarebbe potuto trovare di fronte, anche se sperava di tutto cuore che si trattasse dell’altro suo speciale partner, ma non ne poteva essere certo. Così, decise di restare fermo e passare all’attacco al successivo segno di una seconda entità assieme a lui, che non tardò affatto a ripresentarsi, accarezzando i capelli fulvi del guercio come una stola, frusciando sopra la sua testa. Senza perdere ulteriore tempo, Lavi scattò in avanti per sgusciare via dalle sue grinfie e agitò per aria il suo enorme martellone dove vi era placcato un ideogramma giapponese in argento, indirizzandolo nel punto dove credeva che il non-morto stesse cercando rifugio.
«Aspetta, invero!» gli disse però una voce a lui ben conosciuta, facendogli così fermare a mezz’aria l’arma.
«Kuro-chan?» chiese confuso, guardando un mantello nero fluttuare nell’aria e atterrare con grazia sulla strada di sampietrini, mostrando di spalle il suo misterioso interlocutore dai capelli neri.
«Sì, Lavi. Sono io… invero» rispose lui, girandosi lentamente verso il guercio, mostrando la pelle diafana, gli occhi di una strana sfumatura dorata ed un ciuffo di capelli bianchi che gli ricadeva sul volto, sul quale era spaccato un sorriso gentile, completamente in contrasto con l’aria tenebrosa che aleggiava attorno a quella creatura, figlia delle tenebre e della notte più oscura.
«Uff…» espirò Lavi, portandosi una mano sul petto, dove era appuntato il simbolo dei Rosacroce fatto completamente d’argento, con la punta inferiore aguzza. «Mi hai fatto prendere un colpo» lo sgridò gentilmente. «Non dovevi andare a controllare il cimitero fuori città?» gli domandò serio. Lui non aveva di certo voglia di farsi venire un infarto, girando a quell’ora per un luogo così terribilmente pregno di energia negativa quale un camposanto. Tra zombie, fantasmi e demoni, quel posto rappresentava la sua perfetta nemesi.
«Non ce ne sarà bisogno» disse, continuando a rimanere perfettamente sereno, aprendo piano la propria cappa, rivelando cosa vi celava: un cadavere femminile dalla testa mozzata completamente esangue, segno che Krory ci aveva già pasteggiato. Lo buttò a terra e guardò il proprio partner, che esaminava il corpo senza vita senza battere ciglio. Quelle visioni non gli davano per niente fastidio.
«Sei stato tu?» domandò, senza nemmeno attendere il cenno affermativo del capo di Krory, iniziando ad avvicinarsi a lui, abbassando l’arma.
«Non è una di quelli che hanno ucciso la mia dolce Eliade» rispose cupo, buttando con malagrazia il corpo dall’aspetto di gentile fanciulla a terra, in modo che Lavi potesse dargli il colpo di grazia. Bookman si accucciò vicino al corpo, minuto e bianco come la neve, rivolgendo poi lo sguardo al suo compagno.
«Kuro-chan, devi darmi la testa» gli ricordò.
«Non ti fidi di me, invero?» chiese lui, alzando le spalle, arretrando di un passo.
«Se non mi fidassi di te, credi che saresti ancora in vita?» domandò retorico Lavi, che ben sapeva giocare con le parole. «Avanti…» tentò di convincerlo gentilmente.
Sapevano bene entrambi che per verificare che quella ragazza fosse effettivamente uno di loro non potevano utilizzare lo stratagemma dello specchio, poiché quello, ormai, era semplicemente un cadavere.  
Krory, guardando il vicolo accanto – che vedeva perfettamente come fosse pieno giorno –, riaprì nuovamente il mantello gotico e prese da sotto un braccio una testa mozzata, dalla quale non stillava una sola goccia di sangue, e la lanciò a Lavi, che la prese al volo, un po’ schifato, senza neppure ringraziare.
Osservò gli occhi dorati sbarrati, velati dalla morte, e analizzò il collo della defunta, trovando due cicatrici invisibili per chiunque, tranne che per il suo occhio analitico e allenato per questo compito. Le cicatrici di due fori distanti pochi centimetri l’uno dall’altro; i segni di guerra risalenti a parecchi anni prima.
«Va bene» annuì, posando il capo, reciso come una rosa nera, a terra. «Più tardi lo bruceremo assieme al corpo, terremo le sue ceneri come antidoto per gli abitanti del villaggio che sono stati morsi e poi andremo al cimitero per cercare una foto» spiegò. Ecco il vero motivo per il quale voleva assolutamente vedere il volto del vampiro che aveva catturato e ucciso il partner: voleva poter informare il Vaticano della sua identità.
Krory annuì e guardò il rosso che posava la punta aguzza del paletto di frassino – silente complice e carnefice – sul petto del corpo della vampira, per poi prendere il martello e alzarlo al cielo, pronto a porre sicuramente fine all’esistenza di quell’essere, ma il rumore di passi proveniente dall’oscurità li fece voltare.
«Oh, no…» fece Krory, digrignando i denti, vedendo subito chi ci si nascondeva. «No, invero…».
«Complimenti» sentirono la voce bassa e sensuale del loro interlocutore, che finalmente sbucò allo scoperto. «Sono veramente compiaciuto di voi… Avete addirittura decapitato la mia dolce nipotina…».
«Tyki…» ringhiò Lavi, aggrottando le sopracciglia e guardandolo con odio.
«Sapevo che non ti saresti dimenticato di me, Lovely» sussurrò mellifluo, portandosi una sigaretta alle perfette labbra, carnose ed invitanti.
«Non chiamarlo così» ruggì Krory, mettendosi tra loro in un batter d’occhio. Nel suo sguardo si leggeva l’ira.
«Oh, poverino… Ha bisogno dell’avvocato, forse? È ancora traumatizzato per l’accaduto di qualche mese fa?» domandò con fare lezioso, accendendosi la sigaretta e respirandone il bianco veleno, riempiendosi i polmoni di catrame.
«Smettila!» ringhiò il guercio, alzandosi in piedi, pronto a combattere per difendere il proprio orgoglio… e la memoria del suo ex-compagno.
«Non muoverti, Lavi!» gli intimò Krory, ponendo una mano inguantata verso di lui. «Vuole il corpo della ragazza. Prendilo e fuggi» disse duro. Tutta la maschera di tranquillità che aveva prima era come andata in frantumi, distrutta in mille pezzi; sul suo volto si vedevano le venature della rabbia, gli occhi erano diventati più scuri, i capelli erano ritti come pelo di gatto – il suo ciuffo bianco non gli cadeva più buffamente su una guancia – e i canini erano diventati più lunghi rispetto a prima, spuntando rispetto a tutti gli altri come due pugnali.
«Ah, sagace…» soffiò sir Tyki Mikk, insieme al fumo della sua stecca. «Arystar Krory III, traditore di tutti i vampiri… Ora te ne vai a letto con un ammazzavampiri».
Lavi, intanto, non si era mosso di un millimetro e aveva afferrato più saldamente la propria arma, guardando il nuovo arrivato con odio.
«Smettila, Tyki!» gli disse. «Non ti permetterò di riprenderti questa vampira!».
Sir Mikk si concesse una lunga e cupa risata, mostrando agli altri anche i propri canini affilati e rilucenti.
«Ahahah! Certo, Lovely, certo…» lo prese palesemente in giro, per poi tornare serio. «Non sei riuscito a metterti contro di me quando ho ucciso il Piccolo Baro, perché dovresti riuscirci ora?».
Fu Krory a rispondere alla sua domanda pregna di malizia e cattiveria:
«Perché ora ha me, e tu sei fuori dalla sua vita!» ruggì, balzandogli addosso, pronto ad ucciderlo.
Senza colpo ferire, Tyki si abbassò prontamente, sfuggendo all’attacco del vampiro Arystar e scattando in direzione di Lavi, pronto a riprendersi il corpo della nipote a costo della “vita”, come stava dimostrando, ma il Bookman non si fece intimorire e lo attese al varco, pronto a colpirlo con il martello, in modo da mettere il corpo freddo di Mikk a contatto con l’argento, avvelenandolo.
«Non penserete che sia venuto disarmato» disse il vampiro, deluso dall’irriverenza dei due, portandosi la mano ad un fianco e sfoderando una spada con guardia a gabbia, celata inizialmente dal mantello che indossava.
Lavi digrignò i denti e affrontò il vampiro cercando di colpirlo violentemente alle gambe, in modo da avere la visuale libera per schivare gli stocchi, ma anche quella volta Tyki fu più veloce di lui e saltò l’arma anti-vampiro, pronto a colpirlo all’altezza del collo, per decapitarlo esattamente come la parente, ma Krory gli si avventò alla schiena e fermò l’avanzata di Mikk, buttandolo violentemente contro la parete vicina, continuando a trattenerlo.
Tyki ringhiò di dolore, ma non si fece impaurire dall’essere uno contro due, e continuò a combattere, cercando di colpire Krory con la propria spada, mente lui gli premeva la testa contro la parete.
«Porta via il corpo, Lavi!» urlò nuovamente al rosso. «Me la sbrigo io qua!».
Il guercio lo guardò incerto, ma annuì, deciso ad obbedire a quell’ordine, impartito perché la missione andasse a buon fine e lui potesse salvarsi; dopotutto Krory sapeva bene che Lavi sarebbe stato accecato dall’odio durante uno scontro, poiché ancora troppo vincolato a Tyki dal sentimento di profonda amicizia che li aveva legati prima del tradimento del vampiro portoghese.
«Ok!» fece, fissando il martellone dietro la schiena e raccogliendo il freddo cadavere, correndo via verso l’ostello dove avevano preso una stanza. “Buona fortuna, Kuro-chan” pensò, mentre il cuore gli si stringeva nel dover abbandonare il suo compagno contro un nemico che, sapeva, era forte e soprattutto furbo.
Quando la figura dell’ammazzavampiri sparì dietro un vicolo, Tyki sorrise bieco, e guardò il vampiro che lo stava trattenendo, come se avesse davanti la cosa più divertente del mondo.
«Stolto…» ridacchiò. «Mi hai solo facilitato le cose» ghignò, mentre Krory sentiva il suo corpo come scomparire dalla propria presa, e la sigaretta cadeva a terra assieme alla sua cenere.
In pochi secondi, sir Mikk si era tramutato in un pipistrello ed era così riuscito a sgusciare via dalla morsa di Krory, volando oltre i palazzi.
«Maledetto, non mi sfuggirai!» urlò il Conte Arystar III, assumendo anch’egli la forma da chirottero, partendo all’inseguimento del portoghese.

Intanto, Lavi correva tra i vicoli, scegliendo la strada più breve per tornare alla locanda, anche se non l’avevano mai percorsa; la sua innaturale memoria fotografica gli permetteva il vanto di non perdersi mai: in testa aveva l’intera cartina topografica con tanto di toponimi della città solo avendola vista una volta prima di partire da Città del Vaticano.
“Maledizione… doveva essere proprio una del clan Noah la vampira che ci hanno incaricati di uccidere?!” si chiedeva, notevolmente scocciato.
Solo i suoi passi affrettati risuonavano tra i vicoli deserti, come spari di cannone, rompendo quel silenzio dato dal coprifuoco, cercando di non stare troppo in pena per Krory; dopotutto aveva fiducia in lui, e sapeva bene che avrebbe potuto tenere testa a Mikk, anche se lo spettro della morte del suo amato non lo faceva stare per niente sereno.
Le parole di Tyki erano state veritiere: Lavi e Krory, infatti, erano amanti.
Fu una voce proveniente da un punto non illuminato della viuzza ad interrompere bruscamente i suoi pensieri:
«Pensavi davvero di riuscire a sfuggirmi, Coniglietto?».
Lavi guardò quel punto nero, senza vedere Tyki, ma si fermò, deciso a non scappare oltre, soprattutto perché la presenza del vampiro davanti a lui indicava una cosa ben precisa…
«Dov’è Krory?!» ringhiò, stringendo a sé il cadavere con maggiore forza, stando attento che la testa, posata sul ventre, non ruzzolasse a terra.
«Tsk, e chi lo sa… Forse è morto…» ridacchiò, uscendo finalmente allo scoperto.
«Non ti credo!» ringhiò Lavi, i cui polsi tremavano appena.
«Che tu mi creda o no è totalmente ininfluente» disse serio l’altro, camminando verso di lui. «Dammelo» pretese.
«No!» negò, senza scuotere il capo, arretrando di qualche passo.
«Non ti ho chiesto il culo, ma il cadavere» ci tenne a fargli notare. «Non posso permettere che il suo corpo finisca in mano vostra».
«Scordatelo!» ringhiò Bookman, per poi allargare l’occhio in modo innaturale, guardando alle spalle del Noah. «Oh, cazzo…» balbettò, perdendo colorito.
«Eh?» fece Tyki, guardandosi un attimo alle spalle, preoccupato di trovare un’altra creatura delle tenebre, vedendo invece… un bel nulla!
«Addio, signor Neoooo!» gridò Lavi, mentre scappava a gambe levate tra i vialetti secondari, lasciando Tyki con un palmo di naso, ma non fece in tempo a percorrere nemmeno altre tre povere vie, che il vampiro riapparve dinnanzi a lui, decisamente arrabbiato per lo scherzo d’asilo giocatogli.
«Non ti vergogni alla tua età, Lovely?» ringhiò, afferrando il ragazzo per il collo, guardandolo con cipiglio severo e notevolmente imbestialito.
Senza perdere ulteriore tempo, Lavi lasciò cadere a terra il corpo della giovane e sollevò una mano per poter afferrare il suo martello, ma Tyki fu più veloce di lui e gli afferrò il polso, bloccandogli poi l’avambraccio dell’altro arto.
«Abbiamo combattuto insieme per anni… Conosco le tue mosse…» gli sussurrò a pochi millimetri dalle labbra.
«Sei un essere repellente…» ringhiò il rosso, mentre sentiva che il vampiro lo spingeva all’indietro, verso il muro della panetteria là accanto – dopo aver scavalcato il cadavere, stando attento a non calpestarlo.
«Eppure non avresti detto così qualche mese fa» gli ricordò, facendogli sbattere la schiena al muro per poi bloccargli entrambi i polsi con una mano sola, sopra la testa, in un calibrato gesto di sottomissione nella quale Tyki prese il martello in frassino per il manico utilizzando la mano libera per poi buttarlo lontano, spogliando Lavi della sua arma. «Ora sei in mano mia, Lovely…» gli sussurrò ad un orecchio, respirando l’odore dei suoi capelli di fuoco tenuti dalla bandana, mente poggiava il bacino contro il suo, strusciandolo appena.
«Togliti!» ringhiò Lavi, pensando a quanto Krory sarebbe montato in mille furie a vedere Tyki così appiccicato a lui.
«Perché? Non dirmi che non ti sarebbe piaciuto venire a letto con me, almeno una volta… So bene che sentivi me e il Piccolo Baro che lo facevamo durante la notte… Una volta avrei voluto invitarti con noi, ma il tuo amico non voleva…» gli sussurrò sulle labbra. «E poi… che ci trovi di bello in quel vampiro?» gli domandò, leccandogli il contorno delle labbra.
«Che lui è una persona affidabile, stronzo!» gli urlò, mordendogli la lingua con rabbia, facendolo allontanare d’un passo, portandosi il dorso della mano alla bocca. «Non osare nominarlo in mia presenza, chiaro?!» sibilò tetro.
Tyki lo guadò con aria di sfida e gli portò nuovamente una mano alla gola, sbattendogli la testa al muro.
«Ah, cos’è? Il bel vampiro è davvero riuscito a fare breccia nel tuo cuoricino raggrinzito?» chiese con la pazzia negli occhi. «Io e Allen pensavamo che non saresti mai riuscito ad innamorarti… Lui invece mi amava tanto… E ha continuato a starmi vicino anche quella notte che ho ultimato la mia trasformazione in vampiro».
Quella visione… Allen buttato a terra come la carcassa di un qualsiasi anonimo animale e Tyki in piedi davanti a lui, con i canini in vista e un rivolo di sangue che gli colava fino al mento… non l’avrebbe mai dimenticata.
«Ci hai traditi! Perché?!» urlò, con il cuore spaccato a metà dal dolore.
«Perché la vita è troppo breve… così, invece, potrò vivere per sempre».
«Hai ucciso Allen! Era un nostro compagno! Era il tuo amante!» gridò, dandogli un calcio alla bocca dello stomaco, mandandolo così a terra.
Tyki non accusò il colpo e alzò il busto, rimanendo seduto.
«Avevo semplicemente fame e lui era la persona più vicina a me, inoltre era debole per essere rimasto a vegliarmi tutti quei giorni. Uno spuntino perfetto» rise compiaciuto.
Tyki era stato un ammazzavampiri proprio come Lavi e Allen, che si era unito alla loro “coppia” e aveva rubato il cuore del giovane inglese, ma poi la tenebra nel suo cuore, quella parte nera che ostentava compiaciuto, aveva preso il sopravvento in lui e si era venduto al Conte del Millennio, capostipite della casata dei Noah, per poter essere un vampiro e vivere in eterno.
«E ora sei venuto qua per uccidere anche me, dopo aver ucciso anche Krory?» chiese Lavi con ira, pronto a difendersi con le unghie e con i denti, in mancanza della sua arma.
«Suvvia, il tuo vampiro non è morto, rilassati. E poi sai benissimo che non ti potrei mai fare del male, Lovely. Lui mi ucciderebbe» disse, mettendosi in piedi.
«Lui chi?» chiese Lavi, sospirando di sollievo per Krory.
«Non farti domande…» sussurrò. «Sei così appetitoso… ma non ho altro tempo da perdere con te» disse andando a prendere il cadavere. Voleva solo divertirsi un po’ a stuzzicare il suo bel ex-compagno di squadra, prima di fare ciò per cui lo aveva inseguito. Ma appena diede le spalle al ragazzo, sentì i suoi passi avvicinarsi e, dopo, un tremendo dolore al braccio.
Urlò, saltando via da lui, tenendosi la spalla ferita, non capendo cosa fosse successo; l’arma di Lavi era parecchio lontana da loro. Girandosi, notò che il rosso teneva in mano la propria Rose Cross, con l’aguzza parte terminale stillante di sangue.
«Pensavo sapessi bene tutte le mie mosse» sorrise furbetto, mettendo una mano in tasca ed estraendone un vasetto da confettura a tenuta stagna che tirò a terra vicino al cadavere, in modo che si rompesse e spargesse per la strada almeno due dozzine di teste d’aglio sotto spirito. «Non ti lascerò scappare. Non lascerò impunito il tuo tradimento!» gli disse deciso, mettendosi nuovamente la mano in tasca ed estraendo una fialetta, che stappò, impregnandosi la sciarpa dell’incolore contenuto.
«Maledetto… è acquasanta» capì il vampiro, sempre più arrabbiato.
«Ora… combatti!» lo stuzzicò, facendogli cenno di avvicinarsi con una mano.
Tyki non se lo fece ripetere due volte, non potendo nemmeno avvicinarsi facilmente alla nipote per via dell’aglio che la circondava; non poteva nemmeno contare sulla spada che aveva dovuto abbandonare per sfuggire a Krory ed era ferito, ma ciò non gli importava. Affrontò Lavi in un attacco diretto, colpendolo con calci e pugni – nel corpo a corpo era sempre stato molto bravo –, cercando di mandarlo al tappeto il più velocemente possibile, ma notava qualcosa di strano nel guercio: il sorriso che ostentava sul volto, una smorfia di un qualcuno che si stava divertendo molto. Giustificò quello strano comportamento con l’idea che Lavi, essendosi protetto il collo per bene, fosse certo di avere la vittoria in pugno poiché l’aveva già colpito, ma non gli quadrava.
«Tyki, era bello quando eravamo amici, sai?» gli sussurrò il rosso, mentre parava un suo calcio utilizzando il simbolo dei Rosacroce.
«Tsk, era una semplice vita da essere umano che mi avrebbe portato a morire» rispose lui, aprendo poi mostruosamente la bocca per cercare di morderlo ad una mano.
«Meglio un giorno da leoni che cento da pecora, signor Marcantonio» sorrise, buttando a terra l’arma, potendo così utilizzare l’effetto sorpresa per estrarre il secondo pezzo che componeva il suo kit in frassino da ammazzavampiri: il paletto, che custodiva gelosamente sotto la propria uniforme, riuscendo a prenderlo e puntando direttamente al cuore di Tyki. Anche senza martello per conficcarglielo, sarebbe servito, se non ad ucciderlo, minimo a paralizzarlo il tempo necessario per sconfiggerlo subito dopo.
Un colpo preciso e mirato riuscì a trapassare il pesante mantello di Tyki, sgualcendogli la camicia bianca che indossava sotto di esso, all’altezza del pettorale sinistro.
Il vampiro spalancò gli occhi, conscio di averla scampata bella. Lavi non era cambiato di una virgola in quei mesi, nonostante la perdita dei suoi ex-compagni lo avesse inizialmente distrutto.
«Era bello quando sentivi il corpo caldo di Allen sotto il tuo?» soffiò come una serpe, guardandolo con quel suo unico occhio. «Sai che lui ha pianto tutte le notti mentre tu stavi diventando vampiro e io uscivo per scovare colui che ti aveva morso per ucciderlo e farti tornare umano?» chiese triste. «Prima non ti ho colpito perché speravo che fossi dispiaciuto per quello che avevi fatto… ma non hai mostrato il minimo cenno di pentimento. Come posso avere pietà di te, Tyki?!» gli chiese, continuando a brandire quell’arma contro di lui.
Il Noah sogghignò e lo afferrò per il polso, specchiandosi nel suo smeraldo.
«Tu credi davvero che non sapessi quanto mi amava?» chiese, mentre gli occhi gli si velavano di lacrime. Lacrime di coccodrillo, false come l’ottone, che servirono solo per far incespicare la baldanza di Lavi il tanto giusto per afferrarlo più saldamente al polso e girargli completamente il braccio, sbattendolo con forza a terra e fermandolo con il suo stesso peso.
«Ahn, maledetto!» ruggì Lavi, che si vide portata via anche quell’altra sua arma.
«Tsk…» sputò, mentre rideva dei suoi goffi tentativi di colpirlo con le gambe. «Pensavi che davvero mi sarei commosso pensando a lui? O a te? Stupido» lo derise, prendendogli il paletto di frassino e puntandolo verso la sua schiena, dalla parte del cuore. «Lo sai che anche un essere umano muore se gli si viene conficcato un paletto nel cuore?» gli chiese, sbattendogli più volte la testa sui sampietrini, facendolo sanguinare e risvegliando così le sue voglie da vampiro, che lo portarono ad inspirare profondamente. «Ah, che odore inebriante…» sussurrò, come se stesse facendo sesso.
La vista di Lavi era offuscata e un forte dolore gli faceva pulsare la testa, facendogli perdere lentamente le forze.
«Ku—Kuro-chan…» sussurrò, chiamando il nome del proprio amato.
«Che scena patetica» ghignò il Noah. «Non penserai mica che quel vampiro venga a salva—aaah!» uno sparo in lontananza, e Tyki ringhiò di dolore, buttandosi a terra in preda agli spasmi, mentre si teneva il braccio colpito poco prima da Lavi.
Il ragazzo a terra non ebbe la forza di alzarsi, ma riuscì a girare il capo abbastanza per poter intravedere una  sagoma.
«Final—mente…» sussurrò, abbozzando un sorriso.
«Ma è mai possibile che finisca per cacciarti sempre nei guai?!» urlò Marian Cross, il suo nuovo compagno, decisamente infastidito dal fatto di dover essere sceso in campo e dover sguainare addirittura la sua Judgment, una pistola interamente forgiata in argento purissimo, con i proiettili dello stesso materiale, dentro i quali vi era una camera che conteneva aconito imbevuto di acquasanta.
Bookman non fece nemmeno in tempo a rispondere, che una figura vestita con un nero mantello gli calò addosso, difendendolo da ulteriori attacchi del Noah, che continuava ad agitarsi e grugnire di dolore. La ferita causata dal proiettile di argento sparato dalla pistola di Cross stava lentamente avvelenando il corpo di Tyki.
«Lavi, stai bene, invero?» chiese Krory, decisamente preoccupato.
«No, non toccarmi la sciarpa, Kuro-chan…» soffiò preoccupato, prendendo l’accessorio arancione e sfilandoselo dal collo per non arrecare danno all’amato vampiro, che lo stava gentilmente raccogliendo da terra, prendendolo tra le braccia.
«Cosa ti ha fatto?» chiese, con gli occhi neri di ira, senza attendere risposta da Lavi. Il Conte Arystar III si voltò verso Tyki, mentre Cross si avvicinava con passo lento e annoiato, tenendo la canna della pistola puntata verso il cielo, intanto che fumava una sigaretta.
«Come ci si sente con una pallottola nel braccio, Mikk? Ha calmato i tuoi bollori?» chiese il pistolero dai lunghi capelli rossi e metà del volto coperta da una maschera bianca per nascondere le cicatrici causate dall’attacco di un lupo mannaro.
«Dannato! Dannato!» ringhiò Tyki, pestando un pugno a terra fin quasi a fracassarselo a causa del dolore.
Krory tenne Lavi stretto a sé, gli leccò via il sangue che si andava rapprendendo sulla tempia del suo compagno e sussurrò a Cross:
«Signor Marian, lasci che ci pensi io…» disse serio. «Ho un conto in sospeso con lui».
Il nuovo arrivato annuì, grattandosi la testa con il calcio della pistola: meno c’era da lavorare e più lui era contento. Era stato già abbastanza seccante essere stato buttato giù dal letto da Krory, che chiedeva aiuto.
«Grazie, Kuro-chan» sorrise Lavi, girando il capo per guardare Tyki, che ormai non avrebbe più potuto fare nulla per salvarsi, quando, all’improvviso, accadde una cosa del tutto inaspettata.
Una seconda figura avvolta in un mantello comparve in aria – probabilmente prima era trasformata in un chirottero e non era stata notata dagli ammazzavampiri – atterrando accanto al corpo in preda a dolorose convulsioni del Noah.
Prima che chiunque dei tre testimoni potesse fare qualcosa, la misteriosa figura si caricò in spalla Tyki con velocità e senza il minimo sforzo, li guardò per un attimo – un solo minuscolo istante – e si rese come invisibile, inglobato nelle tenebre della via, per poi doppiare l’angolo e sparire dagli occhi dei cacciatori. Solo Krory sembrò notare quell’ultimo movimento; buttò Lavi tra le braccia di Cross con malagrazia, dimentico delle ferite del ragazzo, e corse ad inseguirlo, trovando solo la via deserta all’altezza della stradina dove quel vampiro era sparito assieme al compagno.
L’occhio di Lavi, intanto, aveva notato una cosa, un solo ed unico particolare che lo aveva risvegliato di colpo dallo stato di torpore in cui si trovava a causa delle botte ricevute alla testa: una cicatrice sull’occhio sinistro di quel vampiro, una cicatrice che terminava in fronte con un pentacolo rovesciato.
Rimase in completo silenzio, ingoiando a vuoto. Incredulo di ciò che aveva appena visto. Conosceva solo una persona che aveva avuto quel simbolo, a causa di una missione dove furono implicate delle bestie di Satana: Allen.
Cross guardò in tralice Krory che tornava da loro scrollando il capo, restituendogli un Lavi piuttosto sconvolto.
«Toh!» gli fece scocciato, tirando la sigaretta, arrivata quasi al filtro, andando poi verso il cadavere coperto da uno sgradevole olezzo d’aglio, disinteressandosi dei due amanti. Tyki era riuscito a fuggire facendo perdere le proprie tracce e non aveva alcuna intenzione di giocare a stanarlo, soprattutto perché la vampira che terrorizzava il villaggio era quella che aveva già catturato e ucciso Arystar. Il resto non era compito loro.
«Lavi…» sussurrò Krory in tono molto dolce, prendendo Bookman come una sposa – la sua sposa. «Grazie al cielo… Come stai, invero?» chiese ancora, sentendolo strano.
«Kuro-chan… quel vampiro…» sussurrò a bassa voce, scandendo bene le parole per essere certo di non doverlo ripetere.  
«…Era Allen, vero?» gli sussurrò Arystar all’orecchio. Anche i suoi occhi erano riusciti a scorgere quella cicatrice, nonostante il buio.
Lavi lo guardò allargando appena l’occhio.
«Allora… è vivo…» sussurrò felice, posando la fronte sul petto muscoloso e protettivo del vampiro, che gli accarezzò piano quei lapilli di lava. «Tyki… sei davvero un bastardo…» sussurrò, capendo tutto quello che era successo ai suoi due ex-amici, sorridendo appena.
Krory lo tenne per qualche attimo sentendolo mormorare un flebile “Chissà se almeno stanno bene quei due idioti…”, al quale lui rispose a bassa voce: «Che cosa c’è dietro al buio? Chissà. Puoi sperare o far male, invero» facendogli capire che se voleva veramente saperlo e togliersi ogni dubbio si sarebbe dovuto trovare di fronte ad un bivio.
«Voglio sperare» rispose, alzando il volto e guardandolo in viso. «Allen era… è davvero innamorato di lui…» sussurrò, sentendo poi la lingua di Krory leccargli di nuovo la tempia, dalla quale stillava ancora un po’ di sangue.
«Ora non ci pensare e riposati, invero» gli suggerì il vampiro, scendendo con le labbra al suo lobo, giocando con il suo orecchino, stuzzicandolo.
«Come… come avete fatto a trovarmi?» chiese Lavi, tremando a quelle carezze.
«Ho sentito l’odore del tuo sangue. Lo sai che è il mio pasto preferito, potrei trovarti ovunque» fece le fusa nel suo orecchio.
Per istinto, Bookman si portò una mano al collo, dove aveva i segni del morso di Krory, una volta che gli aveva fatto un succhiotto un po’ troppo profondo a letto, durante l’amplesso, facendolo spaventare a morte.
«Già, ricordo…» sbuffò, dandogli un buffetto al naso. «Quella volta pensai davvero di crepare o diventare vampiro».
«Esagerato… invero» borbottò Krory, camminando verso Cross, che intanto aveva piantato un paletto nel corpo della vampira e aveva raccattato le armi di Lavi, sbuffando.
Lavi e Krory si erano conosciuti pochi mesi prima, in concomitanza con il “tradimento” di Tyki...
Lui, Allen e il portoghese erano in missione per conto del Vaticano in Romania. Dovevano mettere fine alle uccisioni di un gruppo di vampiri dai lineamenti grotteschi. Durante il tragitto, però, Tyki fece il silente patto con i vampiri della casata Noah e il trio fu costretto a chiedere riparo proprio nel castello del Conte Arystar III e della sua bella compagna, preoccupati per la febbre del portoghese. Krory si fingeva un Conte malato, caduto in disgrazia e accudito dalla sua infermiera, celando la loro vera natura. Ma il vampiro in realtà era buono e utilizzava le sacche di sangue per sfamarsi.
Qualche notte dopo, Tyki completò la sua trasformazione e uccise Allen, e, prima che venisse l’alba del giorno seguente, i vampiri che andavano cercando si mostrarono, attaccando il castello di Arystar che tanto desideravano possedere per farne la loro base operativa, uccidendo Eliade e appiccando fuoco al maniero, una volta capito che non sarebbero riusciti ad impossessarsene.
Fu allora che Lavi comprese che Krory era in realtà un vampiro, e una volta usciti all’esterno, lo attaccò, compiendo il suo compito di ammazzavampiri. Dei cinque residenti erano rimasti solo loro due.
Il Conte gli chiese di non ucciderlo, dandogli almeno il tempo di dare una degna sepoltura alla sua amata, che ancora stringeva tra le braccia. Lavi, tra la pietà e l’ucciderlo in un unico colpo, piantandogli quel paletto color cremisi in mezzo al cuore, aveva deciso di fidarsi, di credere in lui e nelle sue parole, in onore dell’aiuto che gli aveva dato in quella missione rivelatasi troppo difficoltosa – anche lui aveva ammazzato diversi vampiri della casata Akuma -, e aveva così salvato dalla seconda morte quell’essere immondo. Lavi aveva sempre creduto di essere riuscito a vedere oltre quel muro di tenebra che avvolgeva il cuore di Krory, riuscendo a scavalcarlo ed arrivare dietro quel buio creato dalla solitudine e dal dolore. In quella terribile missione, lui stesso aveva perso i suoi migliori amici che gli facevano da spalla in quei compiti, e il Conte Arystar III aveva perduto la sua amata compagna che aveva tramutato lui stesso in vampira per poterle donarle ciò che lei tanto bramava: l’eterna bellezza, l’essere come un fiore che non sarebbe mai appassito. Krory si era dannato per lei, per poterle fare quel regalo che sarebbe valso un’eternità – meglio di un diamante –, e dopo che Eliade fu interrata nel cimitero di famiglia Arystar, cominciò a desiderare unicamente la morte. Fu Lavi a farlo desistere, nei giorni seguenti, dall’auto-impalarsi per potersi ricongiungere ad Eliade all’Inferno. Lo aveva fatto perché quelle grosse lacrime salate che spaccavano in due il volto del vampiro che piangeva sulla tomba dell’amata erano uguali a quelle che Bookman aveva pianto sul corpo dell’amico. Da quel giorno, Arystar sembrò affezionarsi a quell’ammazzavampiri e decise che lo avrebbe seguito e aiutato durante le missioni, dopo aver salutato la bara dove giaceva la sua amante, addormentata per sempre, bella ed impeccabile come aveva sempre desiderato di morire.

Intanto, sul tetto spiovente di una casetta dalle tegole scure, era seduto Tyki, con le gambe a ciondoloni nel baratro e lo sguardo fisso nel vuoto, mentre fumava una sigaretta.
Dei piccoli passi leggeri sul cornicione attirarono la sua attenzione, ma non si voltò, sapendo bene a chi apparteneva quella voce:
«Ti ho ripreso la spada, Tyki. Va meglio il braccio?» chiese il ragazzo, avvicinandosi al compagno, fino a porsi di fianco a lui.
«Sì» annuì, tenendosi l’arto ancora premuto, cercando di non badare troppo al dolore che sembrava glielo stesse mangiando, come un cancro. Il vampiro che era venuto in suo soccorso gli aveva estratto il proiettile e succhiato via il sangue contaminato, per poi bendargli la ferita.
«Ti fa ancora molto male, Tyki» notò lui, posandogli la piccola mano inguantata sulla sua.
«Non importa» disse scontroso, allontanandogliela con un gesto di stizza, ma il ragazzo la riposò sull’arto.
«Tyki… Dovevi proprio intervenire?» gli chiese, mettendosi davanti a lui per poter specchiare le iridi – una volta argentate – in quelle di dorate del vampiro, come le proprie.
«Road è pur sempre mia nipote, anche se non di sangue. E’ una vampira della casata dei Noah, come te e me, ed è nostro compito vegliarci vicendevolmente. La mia sfortuna era stata quella di trovarmi nelle vicinanze, altrimenti non sarei neppure intervenuto. E’ il nostro patto di sangue, l’unica condizione che mi è stata imposta al momento della mia decisione» spiegò, alzandosi.
Il ragazzo, allora, si sollevò in punta di piedi e baciò gentilmente le sue labbra, afferrandosi al suo mantello.
«Non voglio perderti… non di nuovo, Tyki» sussurrò, baciandolo una seconda volta.
«Non accadrà, Allen» cercò di tranquillizzarlo.
«Ho aspettato ad intervenire, ma quando ti ho visto a terra non ce l’ho più fatta a restare fermo» soffiò dolce, avvicinando le labbra rosee al suo orecchio. «Andiamo a casa?» gli domandò, guardando con la coda dell’occhio Krory e Lavi che si allontanavano e provando una feroce stretta al cuore. Lavi gli mancava…
«Sì, andiamo…» annuì l’altro. «E’ inutile restare qui… Se ti vedesse non esiterebbe un attimo ad ucciderti per compiere la sua missione, dopotutto quelli della famiglia Bookman vengono scelti apposta perché non hanno cuore…» sbuffò un attimo. «Altrimenti si sarebbe innamorato di me… ouch!» a quell’aggiunta, Allen gli diede un pugno alla bocca dello stomaco, guardandolo con ira.
«Hai detto che avresti almeno tentato di starmi quanto più fedele possibile!» ci tenne a ricordargli. «Guarda che ho visto che lo stavi per baciare!».
«Non ti avevo detto di non seguirmi?» si ricordò solo in quel momento, cercando di sfuggirgli, ma venne fermato subito da un suo abbraccio.
«Tyki… Ti amo…» sussurrò contro la sua schiena. «Non farmi morire di dolore… Sono diventato vampiro pur di starti accanto…».
Solo in quel momento sir Mikk si lasciò andare il braccio dolente a posò le mani su quelle di Allen, allacciando le dita tra le sue. Lo sapeva bene: Allen gli aveva chiesto di trasformarlo in vampiro senza dire nulla a Lavi - se ne sarebbero andati via insieme e non si sarebbero mai più fatti vedere -, ma non avevano previsto che il guercio sarebbe arrivato proprio nel momento sbagliato, vedendo la figura di Allen riversa a terra, esangue, e Tyki aveva dovuto combattere contro di lui, prima di riuscire a defilarsi, facendo credere che il corpo di Allen fosse andato perduto, bruciato durante l’incendio scoppiato nella dimora degli Arystar.
E tutto perché Tyki era troppo affamato di vita, al punto da non voler mai morire, e Allen era troppo innamorato di lui, al punto di annullare se stesso e seguirlo in quella sua folle idea.
«Lo so, Piccolo… Lo so…» gli sussurrò, girando il busto verso di lui, in modo da poterlo baciare profondamente, per dimostrargli ancora una volta che non aveva mai dimenticato quel suo gesto: diventare un vampiro del clan Noah ed essere il suo eterno compagno, abbandonando il suo miglior amico facendogli credere di essere morto per non dovergli dare il dispiacere di combattere contro di lui.
Dopo qualche secondo, i due si separarono, e Allen aprì la spilla che gli fermava la cappa, facendola cadere a terra, mostrando la fine camicia di seta e i neri pantaloni di fustagno che lo vestivano, e piegando la testa di lato, in modo da offrire al proprio amante il suo collo algido ed invitante, che ancora portava i segni del morso del portoghese.
«Ahn…» sospirò Tyki, odorando il collo di Allen. «Così mi stuzzichi…» sussurrò, leccandogli la nivea pelle esposta.
«Lo so» rispose dolce il più giovane, posandogli una mano in mezzo alle gambe, trovandolo già eccitato.
«Oh, vuoi farlo qui?» chiese Tyki, mordendosi il labbro inferiore a quel gesto.
«No» sorrise maligno, strizzandogli le ghiandole con intrinseca cattiveria. «Anche con Lavi eri così?» chiese indagatore, ringhiando appena.
Tyki uggiolò di dolore, scrollando la testa in cenno negativo. Allen poteva essere davvero un mostro quando rilasciava il suo Dark Side.
«Lo spero» fece, allentando la presa e tornando a sorridere normalmente, accarezzando il membro del compagno, ancora sotto le vesti.
«Solo tu mi fai eccitare così…» ci tenne a dirgli Tyki, riprendendo a baciargli il collo con erotica lentezza, sperando che non fosse troppo arrabbiato.
«Bevi. Sarai senza forze» sussurrò Allen, che si era lasciato andare a quelle carezze, tremando nel sentire quelle labbra che lo baciavano e quella lingua che lo lambiva, mentre le mani di Mikk strisciavano sulla sua camicia piena di fronzoli, accarezzandolo con bramosia. «Tyki…» sussurrò a disagio.
«E’ colpa tua che metti le tue belle manine dove non devi» ridacchiò malizioso, mordicchiandolo appena, senza far stillare dal collo neppure una goccia di sangue. «Voglio mangiarti a casa… Anche se avrei anche voglia di una bella vergine da salassare…» sussurrò al ragazzo, fermando le mani ai suoi glutei sodi, che strinse con possessione.
«Ah! Non puoi Tyki, ti accontenterai di una pecora come sempre» fece, abbozzando un sorriso, separandosi da lui. «Stammi vicino durante il tragitto» sussurrò Allen.
Nonostante fosse passato dall’altra parte, aveva trovato un accordo con il proprio amante per continuare a proteggere gli esseri umani, almeno da lui: avrebbero mangiando solo animali, con forte disappunto per il portoghese.
L’inglese si portò una ciocca di capelli bianchi dietro l’orecchio, mentre si inchinava per riprendere il mantello, dove si avvolse, trasformandosi dunque in pipistrello, seguito a ruota da Tyki, volando poi con lui verso il loro rifugio in periferia. Nella loro casa, dove avevano trovato rifugio per poter vivere assieme.

Intanto, in strada, Krory portava Lavi in braccio, stando attento a non sbatacchiarlo troppo.
«Kuro-chan, so camminare…» sussurrò Bookman, tenendo una mano sugli occhi per via dei capogiri.
«Lo so, ma quel dannato vampiro ti ha davvero fatto male… invero» rispose in pensiero.
«No…» pigolò il rosso, scrollando il capo. «Se avesse voluto, mi avrebbe potuto uccidere» spiegò.
Krory raggelò un attimo al solo pensiero che il suo amato sarebbe potuto rimanere ucciso nello scontro con quel traditore, e lo strinse più forte a sé.
«E perché non l’ha fatto?» domandò, abbassando il viso al suo e solleticandogli una guancia con il suo ciuffo albino, tornato ad essere comandato dalla forza di gravità.
«Ha detto che qualcuno si sarebbe arrabbiato, se mi avesse anche solo ferito».
«…Dev’essere stato il tuo amico Allen, invero» sussurrò, lanciando un’occhiata a Cross che camminava davanti a loro, tenendo in braccio il corpo e la testa mozzata della vampira, portandola all’ostello dove avrebbero finito con calma il rito per ucciderla senza possibilità di dubbio. «Non farmi più prendere certi spaventi, invero» sussurrò, adagiando delicatamente le labbra su quelle di Lavi, il quale lo afferrò per il colletto della cappa, trascinandolo immediatamente in un bacio dalle tinte forti, scaricando così tutta la paura che aveva avuto di perderlo. Le loro lingue si accarezzavano in maniera febbricitante ed il respiro si spezzava, mentre una perla trasparente moriva su una guancia del vampiro, rendendolo così debole e fragile da farlo sembrare un perfetto essere umano, e tutto per amore di quel ragazzo che portava tra le braccia.
Cross, che non era di certo sordo, sospirò pesantemente, pensando che lui – etero convinto, playboy e farfallone – non poteva di certo stare in una squadra peggiore. Aveva promesso a Lavi di mantenere il segreto su lui e Krory – glielo aveva garantito mentre vomitava dentro un catino dopo averlo sorpreso a letto con il vampiro, intenti in attività non proprio ortodosse -, e, in cambio, il guercio non avrebbe fatto rapporto al Papa riguardo i vizi di Marian, quali: fumo, donne e vino. Ma più passava il tempo, più notava che quello scambio non era stato affatto equo.
«Lavi…» sussurrò il vampiro, separandosi appena dal loro bacio, nel quale rimasero uniti in un filo di saliva. «Cosa vuoi fare con Tyki, ora?»
«Nulla» rispose, scotendo la testa. «Nessuno ce li aveva mai segnalati, quindi spero che possano vivere felici» disse mogio.
«Però, se solo tu volessi, lo ucciderei io stesso per fargliela pagare di averti fatto comunque soffrire, invero».
«Oh, Kuro-chan…» soffiò il rosso, con le labbra a forma di una perfetta e piccola “O”, quando sentì le labbra del compagno posarsi sul suo collo, lasciandogli dei piccoli baci bagnati, capaci di farlo rabbrividire.
«Tra qualche anno vorrei trasformarti in vampiro, invero, così non invecchieresti più» gli sussurrò, abbracciandolo stretto.
«Per il momento voglio godermi la mia vita da essere umano, Conte Arystar III» gli rispose, crogiolandosi in quelle carezze che tanto aveva desiderato ricevere, in barba alla diceria riguardo alla sua discendenza.
«Quando morirai, Lavi, allora, penso che anche io ti raggiungerò» gli sussurrò per poi soffiargli nell’orecchio due dolci parole, delle parole che non aveva detto in quel modo neppure alla sua defunta Eliade.
«Anche io, Kuro-chan…» gli sussurrò in risposta, facendo per rapire le sue labbra in un nuovo bacio, prima di sentire il berciare di Cross:
«Allora?! L’avete finita?!» fece scontroso, guardandoli con l’occhio a mezz’asta. «Queste cose fatele in privato che mi si accappona la pelle» borbottò, allungando il passo.
«Scusa, Marianna…» balbettò il guercio, mentre il romeno ridacchiava appena, cercando di non rimanere troppo indietro.

Lavi era un cacciatore di vampiri, e il suo compagno Krory era il discendente di un’antica casata di vampiri.
Dovevano essere nemici, ma il Conte Arystar III si era infatuato del ragazzo, giurandogli alleanza per tutta l’eternità.
Un accordo che si era evoluto, diventando un amore così profondo che fu in grado di rischiarare il buio nei cuori dei due amanti.


§Drops of Blood§
§Owari§
XShade-Shinra

  
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