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Autore: lastessazoediieri    11/12/2010    2 recensioni
Heyla!:) La storia parla di un figlio di Hermes che un giorno scopre di avere poteri sovrannaturali. L'ho fatta partire in medias res, da quando Peter, il figlio di Hermes, arriva al camp e gli viene assegnata la stanza, quindi non c'è la cerimonia di riconoscimento... Non sapevo come farlo senza copiare Rick Riordan... Perfavore recensite anche se solo con ''Bello'', "Continua ma... (aggiungete voi)" ''Brutto'', ''Terribilmente schifoso'' !! Grazie mille!! :)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- E questa è la vostra casa fino a quando Zeus, non avrà dato i fondi al nostro camp per altre case. Vedete, questa era originariamente la casa dei figli di Zeus... Ma adesso le divinità sono aumentate e le case sarebbero davvero troppe... - Un sacerdote basso e tozzo con la barba bianca, aveva portato l'ultimo gruppo di semi-dei nell'ultima casa del camp. La sua voce stridula echeggiava nel silenzio della sera, alta.

Aprì la porta e un spettacolo affascinante si presentò agli occhi dei ragazzi.

In mezzo alla grande sala in cui erano stati portati, c’era una grande scala che divideva la casa in due diverse parti e al piano di sopra si apriva una grande vista consentita da un’ampia finestra che dava sull’intera valle del Campo Mezzo-Sangue. Sui muri c’erano milioni di piccoli affreschi che luccicavano alla luce morente del sole che calava. Il pavimento, invece, era popolato da mosaici, impreziositi di decorazioni d’oro, che raccontavano le storie e i miti dei greci.

- Le stanze sulla destra delle scale saranno occupate dalle ragazze, quelle sulla sinistra dai ragazzi. E il bagno è in comune. Maschi e femmine, stesso bagno - Scapparono suoni di sconforto da tutta la stanza. - Non si fanno storie! Alle otto sulla piazza comune, puntuali! - disse e uscì chiudendosi dietro la porta.

Era stato loro detto che le camere sarebbero bastate per tutti, visto che erano un gruppo di 18 persone e le camere erano venti. 

Jake e Peter salirono le scale per arrivare alle camere sulla destra quando dalla porta di entrata arrivò una ragazza alta e filiforme, con i capelli scuri e gli occhi color ghiaccio. Aveva una spada che pendeva su un lato della sua cintura e un coltellino posto in una fibula sul bicipite.

- Hey tu!- gridò, appena entrata.

Si girarono tutti per guardarla.

- No, non tutti! Tu - disse, puntando a Peter - Vogliono vederti i capi camp - aggiunse, posando il braccio sul fianco.

Peter si sentì quasi minacciato dalla figura della ragazza ma le chiese - Posso almeno andare a mettere le borse in stanza? - chiese Peter.

- Si fai pure con comodo! Tanto qui abbiamo cent'anni per aspettarti! Fatti pure una doccia e, perché no? porta a spasso Quilchee... - disse con un tono che gocciolava ironia - Devi venire adesso. È importante - aggiunse, calmandosi.

I ragazzini che le erano stati vicini avevano cominciato ad indietreggiare lentamente, come se avessero paura che cominciasse ad usare quel coltellino.

- Okay! Calmati - rispose Peter, alzando le mani al cielo. Poi si girò a Jake e disse - Jake ti dispiacerebbe portare le mie borse in una camera? - chiese, volgendo uno sguardo confuso all’amico.

- Si, si. Va bene - disse - Stai attento è una figlia di Ares - aggiunse e si tirò il pollice lungo la linea del collo. - So di cosa parlo - 

Jake era stato confermato essere figlio di Ares quando, due anni prima, era entrato al camp dopo essere quasi stato ucciso da un’empousa.

Peter scese le scale velocemente e varcò insieme alla ragazza la soglia, lei veloce come un fulmine. I suoi capelli rossicci le cadevano perfettamente sulle guance come ad una dea.

- Scusa.. come ti chiami? - chiese Peter, dando voce ai suoi pensieri.

- Melissa Panter e tu sei Peter Brown, figlio di Hermes - rispose, sbuffando.

- Già. Vorrei sapere cosa c’è di tanto importante da non poter andare in camera a mettere giù la mia roba - chiese in tono sarcastico.

- Lo scoprirai quando sarai arrivato - rispose fredda. Non si era neanche voltata a guardarlo in faccia ma Peter aveva l'impressione che i suoi occhi stessero luccicando di pura ira.

Arrivarono davanti ad una grande porta e Melissa entrò velocemente senza aspettare di essere sicura che Peter fosse entrato e facendogli quasi arrivare la porta in faccia.

La porta apriva in una grande sala illuminata da tantissime candele d'oro. Uno dei muri era ricoperto da un grande specchio, che brillava di mille colori. Quando Peter provò a guardarsi sulla superficie riflettente, vide un ragazzo che gli assomigliava alzo e muscoloso che indossava un’armatura aurea con in mano una spada e nell’altra uno scudo.

Stette a guardare, meravigliato e spaventato, ma un' occhiata di Melissa lo fece tornare alla realtà.

- Quello specchio ti fa vedere quello che diventerai o quello che vorresti diventare - disse. Questa volta la sua voce era più dolce. Si girò verso di lui e gli sorrise - Mi spiace se sono stata così burbera ma Eustachio mi usa come serva e non è che mi piaccia molto... Senza rancori? - disse e gli porse una mano.

- Senza rancori - confermò Peter, sorridendole.

- Ok adesso devi girare a destra e poi dovrai dire il tuo nome e il nome del tuo genitore divino davanti ad una porta dorata - sorrise - Buona fortuna -

- Grazie - rispose, mentre Melissa camminava elegantemente verso la porta.

Peter si incamminò verso dove gli era stato indicato da Melissa e trovò la porta dorata.

- Peter Brown, figlio di Hermes - appena lo ebbe detto si creò una nebbia colore del mare intorno a lui e dopo poco si trovò sdraiato in un campo, sotto un cielo azzurro, punteggiato da nuvole color panna. 

La città che si presentò sotto i suoi occhi ers di una bellezza straordinaria. Al centro della radura, in cui era sommersa, c’era un maestoso tempio, fin troppo grande perché ci stessero dei comuni mortali. Intorno ad esso, c’era un piccolo villaggio in cui saltellavano piccoli satiri con le loro lire e le loro piepe, mentre ragazze vestite di tessuti leggeri e colorati.

A interrompere i suoi pensieri fu una ragazzina con i capelli color del miele e occhi che invitavano a sedersi e contemplare il suo bel viso.

- Salve, Peter Brown - disse la ragazza, sorridendo.

- Salve - rispose Peter.

- Sono Estia - disse la dea con un sorriso caldo - Sei qui perché devi incontrare gli dei - dissi indicando una piccola radura vicino al tempio, che Peter aveva contemplato prima.

Attraversarono un grande portale di pietra che circondava l’entrata dalla radura.

- Ok tu siediti là - la dea indicò il trono e gli mise una mano sulla spalla - Ora vado a chiamare gli altri dei -

Si guardò intorno. Il cielo era chiaro ma  si cominciavano a scorgere le stelle che brillavano e Peter poteva vedere le costellazioni. Il trono era in mezzo ad un giardino pieno di rose che emanavano un profumo intenso.

Mentre si guardava in giro, sentì in lontananza passi pesanti che si succedevano. Si voltò e vide giganti con armature che venivano da Ovest. Pochi secondi dopo questi sparirono e lasciarono posto a scie colorate di blu, rosso, verde e altri colori.

Poco dopo comparve un gruppo di uomini e donne armate (tranne una) insieme ad Estia.

- Questi sono gli dei, Peter- disse Estia con tono pacato.

- Salve - ripeté Peter, attonito davanti alla grazie della sua famiglia divina.

Il primo che parlò fu un uomo grande ma dallo sguardo gentile. Indossava un’armatura argentea e sandali, come del resto tutti gli altri. Aveva gli occhi blu e la barba sul mento. – Hermes credo che dovresti presentarti a tuo figlio non credi?- Sorrise guardando un uomo alla sua destra.

Hermes. Dunque lui era suo padre...

Era un uomo alto e snello aveva uno sguardo felice. Ai piedi aveva sandali dorati con ali - Ciao Peter - esordì - Io sono tuo padre, Hermes - aggiunse, dandogli un sorriso.

Peter salutò suo padre con un cenno della testa e poi gli strinse la mano che il dio gli aveva dato. 

- Ora vatti a sedere sul trono, Peter - disse Hermes, sorridendogli incoraggiante.

Peter andò a sedersi. Il padre gli sedeva accanto e dopo pochi secondi una potente luce li inondò. La luce era azzurrina e una scia con scritto Ἑρμῆς comparse sulla sue testa attorniata da due ali. Una folata di vento li riportò da dove erano venuti. 

Nel giardino tutti gli dei si erano seduti ad un banchetto che sembrava essere spuntato dal nulla, che conteneva ogni tipo di pietanza. 

– Adesso assaggia l’ambrosia e nettare, cibo e unico cibo degli dei immortali - disse Hermes mentre gli porgeva una conchiglia di madreperla che conteneva un liquido color miele che profumava di fiori e acacia. Ne sorseggiò un po’.

- Wow! - Era stata la prima volta che aveva parlato in tutta la sera.

- È una forza vero? La prima volta che l’ho bevuta ho quasi vomitato e mi sono dato a bere il vino di Dioniso per riprendermi dallo schif... -

- Ok basta, Apollo! Credo che Peter debba tornare al Camp Mezzo-Sangue – Peter guardò l’uomo. Era piuttosto alto e una folta barba bianca popolava il suo mento. Il suo sguardo non era sereno. Aveva una punta di stress e ira allo stesso tempo. In mano teneva una folgore.

“Zeus!” si trovò a pensare Peter.

Una dea bellissima si fece avanti. Era l’unica senza armatura –Io sono Afrodite. Dea dell’amore, della bellezza eccetera eccetera tutti sanno chi sono! - prese la mano e Peter e lo portò dentro alla sala da cui era arrivato. - Non sai come sarà bella la tua storia d’amore. Ah e nel caso non avessi capito chi erano gli altri erano gli dei dell’Olimpo! Era era quella che teneva il braccio di Zeus, Efesto era quello che sedeva tra me e Ares, che aveva una spada in mano. Poi vicino a me c’era quella zoticona di Atena che aveva vicino Apollo, che hai incontrato. Poi c’era la casta Artemide vicino ad Apollo e poi c’era Dioniso che aveva sette bicchieri di vino davanti - aggiunse facendo l’occhiolino a Peter.

Quand’ebbe finito il lungo elenco di divinità la dea sorrise a Peter – Beh adesso puoi tornare al camp - sorrise - Afrodite – disse, poggiando la mano sulla porta che era nuovamente comparsa vicino a loro. 

L’immagine dell’Olimpo svanì sotto gli occhi del ragazzo. E si ritrovò di nuovo nel corridoio dorato.

   
 
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