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Autore: Betrayed    11/12/2010    2 recensioni
Ino Yamanaka.
La principessa di ghiaccio.
L'irraggiungibile angelo che portava con sé le tentazioni del diavolo.
Cos'aveva di così speciale, da indurre a girarsi ogni ragazzo presente in corridoio al suo passaggio?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hidan, Ino Yamanaka, Itachi, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 1 - This is love, my little princess
    This is love, my pretty little princess.
Capitolo I                  


Ino Yamanaka.

La principessa di ghiaccio.
L'irraggiungibile angelo che portava con sé le tentazioni del diavolo.
Cos'aveva di così speciale, da indurre a girarsi ogni ragazzo presente in corridoio al suo passaggio?
Un paio di gambe bianche e magre, dalla forma perfetta, terminavano sotto una gonna viola a pieghe appena più alta del ginocchio.
I lunghi capelli color del grano le ricadevano dolcemente sulle spalle e scendendo lungo la schiena arrivavano fino ai fianchi stretti. Alcuni ciuffi le scivolavano appena sotto il collo e si poggiavano in una mossa studiata per attirare gli sguardi -non che ne avesse bisogno- sul generoso delcolletè, non troppo scollato da essere volgare, ma sfiorante i limiti della decenza.
Un paio di occhi color acquamarina, freddi e distaccati, non illuminati dal sorriso che aveva dipinto in viso, osservavano dritti davanti a sè, senza posarsi su nulla realmente, ma sfiorando ogni cosa. Non incrociava gli sguardi dei ragazzi poggiati agli armadietti, no, preferiva tenere stretta tra le dita pallide e affusolate la tracolla che le attraversava il petto, e il cui nero risaltava sul maglioncino di lana candidamente bianco, che si adeguava dolcemente alle forme del suo corpo, adagiandosi e formando quasi delle onde appena sopra le pieghe della gonna.
Portava ai piedi un paio di scarpe lucide comunissime, con circa cinque centimetri di tacco, color nero pece, grazie alla forma delle quali, si poteva notare come piegasse il collo del piede nell'atto di poggiarlo a terra, dando a quel movimento tanto naturale un che di sensuale, tipico delle ballerine di danza classica.
Proprio grazie a questa disciplina, praticata agonisticamente per anni, la sua schiena aveva preso una forma appena arcuata, accentuata dal portamento della danzatrice, le spalle rilassate e i muscoli delle gambe sempre in tensione.
Sakura, al suo fianco, con quei suoi capelli rosa confetto, sembrava quasi l'imitazione -alquanto malriuscita- della bionda.
Indossava una camicetta bianca  -orlata da un sottile strato di pizzo che arrivava fino al colletto- che metteva in risalto il suo seno poco abbondante e il viso dai tratti ancora infantili, sul quale risaltavano particolarmente due grandissimi occhi color acquamarina, che erano forse il suo unico pregio se si escludeva quelle fossette che le si formavano sulle guance quando sorrideva.
Anche lei teneva i libri in una borsa a tracolla, portata però su un solo lato, cosa che la obbligava, di tanto in tanto, a dovresela risistemare  per evitare di slogarsi una spalla sotto il peso gravoso della cultura.
Tale carico le sbatteva costantemente contro le gambe, fasciate da un paio di jeans neri terminanti nelle all star del medesimo colore, producendo il rumore di libri che cozzano tra loro.
Ma di tutto questo, la rosa, non sembrava curarsi più di tanto. Era troppo presa dal suo racconto, immersa in una felicità esaltante, che sembrava contagiare solo lei, dato che era l'unica che arrivava quasi a saltellare per la gioia.
"Oh Ino, io lo amo così tanto... E lui è così..."
"Freddo? Indifferente? Atarassico come una statua scolpita nella pietra più dura e fredda che esista?" la interruppe la bionda, mettendo così fine al monologo dell'amica, la quale la fissava interdetta.
"Non avrei usato quegli aggettivi, però..."
"Senti Sakura, sinceramente non capisco perchè ti ostini tanto con lui, mi pare ti abbia dimostrato più di una volta che non gli interessi minimamente -non che abbia mai mostrato la minima attrattiva verso alcuna ragazza- e allora perchè insisti tanto?"
In quel momento una fiamma di passione colorì il viso della rosa, che le rispose con convinzione.
"Oh Ino, non essere superficiale! E' OVVIO che fa così solo per vedere quanto lo amo! Non hai notato anche tu le occhiatine che ogni tanto mi lancia? Non hai visto che mi sta sempre vicino? Che trova sempre il modo per interloquire con persone che si trovano accanto a me? Vogliamo parlare del modo in cui brucia d'amore per me quando mi avvincino a tal punto da rabbrividire? Non sono questi forse PALESI manifestazioni d'amore? Lui mi ama, ma ancora non se ne rende conto, sta a me farglielo capire!"
"Non ho mai sentito tante cavolate in un solo discorso! E sto studiando per diventare avvocato, quindi posso tranquillamente ammettere che di difese disperate ne so qualcosa, ma la tua le batte tutte. Vuoi aprire gli occhi o no? Le "occhiatine che ti lancia" sono solo frutto del terrore che prova nel saperti in arrivo, così come lo sono i brividi che lo scuotono quando gli sei vicina! Inoltre, non è lui che si trova sempre accanto a te, mia cara, sei tu che lo segui ovunque come un cagnolino, o meglio, come una stalker ossessionata."
"Dici così solo perchè non sei mai stata innamorata! Se tu avessi amato anche una sola volta, mi capiresti!"
Ino prese un respiro profondo, sopprimendo gli istinti omicidi che l'avrebbero altrimenti spinta a trucidare l'amica.
"Può anche essere che io sia estranea all'amore, Sakura, ma a differenza tua so distinguerlo da un'ossessione morbosa dovuta ad una mancanza di attenzione."
A quell'affermazione la rosa ammutolì e dopo qualche secondo deviò il discorso, cercando di distrarla.
Fu così, che per la prima volta in assoluto, Sakura urtò Sasuke INAVVERTITAMENTE.
L'impatto fu talmente inaspettato che la ragazza non ebbe il tempo di evitarsi la caduta e finì sedere a terra, sul pavimento di lineoleum.
"S-Scusa, non volevo..." Balbettò.
Sasuke la osservò, dall'alto della sua statura, facendola arrossire e sentire talmente bassa da voler scomparire. Infine, senza proferire parola o esprimere alcuna emozione -come se in realtà ad andargli addosso fosse stato un moscerino e non una ragazza di quasi 48 chili.- le porse la mano, aiutandola a rialzarsi.
Infine, senza più degnarla di uno sguardo se ne andò.
Per Sakura, rialzatasi e passatasi una mano sui pantaloni per togliere eventuali residui di polvere, quel gesto influenzò l'intero andamento della giornata.
E per Ino fu una condanna, dato che avrebbe dovuto subirsi i discorsi della rosa per tutta la mattinata, ed era sicura che non avrebbe ascoltato in pace nemmeno una lezione, dato che entrambe seguivano gli stessi corsi.
"Hai visto com'è stato dolce ad aiutarmi? Sei troppo superficiale Ino, dovresti trovarti un ragazzo e divertirti."
Al che, la bionda le lanciò un'occhiata tale che se gli sguardi avessero potuto uccidere, dissanguare, strangolare, trucidare brutalmente o più semplicemente carbonizzare, il suo l'avrebbe fatto, e Zeus ne sarebbe stato invidioso.
Ricordava l'anno prima, quando quello era stato il suo motto, quando ogni sera era dedicata all'ubriacarsi con la rosa lì presente, a lunghissime uscite in centro che terminavano con un mal di testa insopportabile la mattina seguente.
Ricordava benissimo la droga che girava tra loro e che l'aveva spinta a perdere la verginità tra le braccia di uno sconosciuto, del quale non ricodava nè nome nè volto, e che aveva portato a mille altre "volte" con mille altre persone diverse.
E ricordava anche lo sforzo fatto per uscire dal giro, i problemi dovuti all'astinenza, per presentarsi "pulita" almeno l'ultimo anno di scuola.
Non voleva di certo ricaderci, proprio quando le sembrava che la sua fama andasse dissolvendosi, seppur lentamente, demolita dalla sua forza di volontà.
Aprì di colpo la porta dell'aula, spaventando gli unici due studenti presenti e si sedette al suo posto, pronta -si fa per dire- al racconto della rosa, il cui posto, CASUALMENTE si trovava accanto al suo.



Il bagno sembrava quasi troppo piccolo quando lo si attraversava da una parte all'altra a falcate nervose, stringendo rabbiosamente il telefonino tra le dita, schiacciandolo all'orecchio nell'attesa che un certo degenere fratello rispondesse ad un certo dannato cellulare, infilato nella solita tasca del cappotto che indossava costantemente ma nel quale sembravano nascondersi misteriosi affranti data la difficoltà che il suo parente aveva nel rintracciarlo.
Finalmente, quando Itachi si decise a rispondere, Sasuke aveva già da un pezzo perso la pazienza.
"Ricordami che per il tuo prossimo compleanno devo regalarti un cercapersone, e magari anche un altoparlante collegato ad un megafono"
"Fratellino, come sei aggressivo."
Il minore si bloccò di colpo, cercando di riprendere la calma.
"Non è colpa mia se sei sempre troppo occupato per rispondere alle mie chiamate."
"Non è colpa mia se, a differenza tua, ho una vita sociale."
Ecco, in quella frase si poteva racchiudere la sua intera vita, rapporto con il fratello incluso.
Genitori invisibili e qualcuno in famiglia che sarà sempre meglio di te.
"Chi è la fortunata questa volta?" chiese, senza essere realmente interessato alla cosa.
"Non c'è nessuno, ero solo in auto caro fratellino, non ho sentito il telefono perchè era in silenzioso"
Itachi era il tipico stronzo, due anni più grande di lui, quello bello e impossibile, per intendersi.
Frequentava un'Università di alto livello e i suoi risultati erano ottimi, ma nonostante questo rimanev comunque uno del quale era meglio non fidarsi.
Sembrava che il popolo femminile non avesse occhi che per lui, infatti Sasuke non si stupiva se ogni sera il fratello arrivava a casa con una ragazza diversa.
Si chiudeva in camera e alzava la musica, fino a farsi scoppiare i timpani.
E vogliamo parlare del genere che piaceva ad Itachi?
Nulla a che fare con il concetto di suoni inteso dalla gente "normale". No, suoni distorti di chitarra elettrica, assoli di batteria eseguiti ad una volecità mostruosa, tale da far venire i brividi.
"Sasuke?" Il fratello lo richiamò, destandolo dai suoi pensieri.
"Oggi devi venirmi a prendere tu." sibilò, scatenando la risata beffarda di Itachi.
"Oh fratellino, dura non avere la macchina eh?"
Sasuke riattaccò.











   
 
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