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Autore: AllysonTH    12/12/2010    3 recensioni
Annalisa, 16 anni, italiana e romana D.O.C, sta passando un momento terribile, dopo il trasferimento dovuto al lavoro dei genitori. Gli manca la sua amata Civitavecchia, odia stare ad Amburgo. Ma... con il tempo comincerà a cambiare idea...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa, Tom Kaulitz
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Quanto mi è mancata questa FF. Mi sento anche in colpa per aver 'abbandonato' EFP! Sono tornata, finalmente, con il continuo della nostra 'My Fucking Life' (:
Grazie a tutti quelli che leggeranno e recensiranno <3
P.S. Grazie a
BloodyRose93, ThE_hUmAn_ToRcH_ e memy881 per le recensioni del precedente capitolo!
Annalisa_



“Com’è andata?” chiede Tom mentre mette in moto l’auto.
“Molto meglio di quanto mi aspettassi” sorride.
“Carina quella ragazza... Camilla...” so, what?
“Non pensarci nemmeno.”
“Ma dai, piccola, sto scherzando!”
“Sarà meglio per te” e ridiamo insieme.

Arriviamo a casa Tokio Hotel.

“Piccola!” saluta Georg che mi viene incontro.
“Ehi Georg!” lo abbraccio. Entro in casa seguita da Tom.
“Ciao Bill!” lo vedo che sta seduto sulla poltrona davanti alla tivù con un pacco di popcorn in mano.
“Guarda, è così preso da quella telenovela con non si accorgerebbe neanche di un terremoto” scherza Gustav.
“Capisco. Ciao Gu” sorrido e lo abbraccio.
“Signorina Billa, non si commuova come tutte le altre volte!” dice Georg con una vocina flebile.
“Vaffanculo, Listing” Bill tira fuori una voce così ‘da duro’ che non riesco a trattenere le risa.
“Annalisa! Da quanto sei qui?” rido ancora e sedendomi vicina a lui, rispondo: “Pff, sono appena arrivata!”
Quatto quatto, Tom si avvicina, mi fa alzare, si mette seduto e a sua volta mi fa sedere sulle sue ginocchia.
“Oh, ma che carini!” Tom fa una finta risatina e Bill in tutta risposta quasi urla:
“MERDA!”
“Cos’è successo??” chiedo io.
“E’ finito l’episodio!” urla ancora lui, quasi disperato. A volte mi fa paura quel ragazzo.
“Ora, da bravo, va a cucinare che è ora di pranzo.” Dice Tom a mo’ di ‘signore-padrone’.
“Bello stronzo che sei… chi mi aiuta?”
“Dai, veniamo noi.” Dice Gustav includendo anche Georg.
“Si, sei davvero uno stronzo.” Dico io alzandomi.
“Ehi, dove scappi?”
“Eh..” mi piace fare questi giochetti subdoli con lui. Il bello è che poi se la prende sul serio.
“Dai vieni qui!” mi sta implorando con voce da cucciolo. Obbiettivo raggiunto. Rido e torno da lui. Mi fa sdraiare sul divano e si mette sopra di me.
Comincia a baciarmi, dappertutto e io come al solito, comincio a non capire un cazzo. È come se entrassimo in una bolla, isolati dal mondo.
“Ehm, ehm. Qui sarebbe pronto” Bill fa capolino dalla porta della cucina.
“Arriviamo!” dice Tom. Che non si alza.
“Alzati.”
“No.” Aria di sfida.
“Vuoi la guerra, Kaulitz?”
“Con molto piacere.”
“Come vuoi.” Lo distraggo avvicinando il viso sempre di più al suo, sfioro le mie labbra con le sue, gli lecco il piercing e..
“Cazzo!” urla dal dolore. E io rido come una scema, liberandomi dalla sua presa.
Beh, un cazzotto nelle parti basse non è di certo il massimo.
Ridendo sempre di più, vado in cucina e lui mi segue.
“Bambini cattivi, smettetela di litigare!” fa Bill come per sgridarci.
“Mossa sleale!” comincia a ridere anche lui. Gli altri non capiscono niente e ridono.

Adoro questa casa. Adoro i Tokio Hotel.

***

Torno a casa, sono all’incirca le dieci di sera.
“Io amo solo te.” Tom, dopo avermi accompagnata, mi da un piccolo bacio sulle labbra e io, dopo aver risposto con un sorriso quasi compiaciuto, mi avvio verso il vialetto.
Neanche apro la porta, che mi si piazza mio padre davanti: “Annalisa, tesoro! Dobbiamo parlarti.”
Ecco, cosa sarà successo?
Mia madre è seduta sul divanetto del soggiorno: “Mettiti seduta.” Obbedisco senza fiatare.
“Annalisa, da quant’è che siamo qui ad Amburgo?” chiede mio padre.
“Quasi due anni.” Rispondo io con tono da ‘è-una-cosa-ovvia’.
“Ti ricordi, invece, cosa dissero a papà prima di trasferirci qui?” chiede invece mia madre. Scuoto la testa per dire ‘no’.
“Dissero che, dopo due anni, tuo padre doveva riprendere il lavoro a Civitavecchia.” Ci penso giusto quei secondi che saranno stati cinque, mentre i miei occhi diventano lucidi.
“Posso far finta di aver capito male?” la voce trema, una lacrima scende.
E nella mia testa, pulsano solo quattro fottute parole: ‘Io amo solo te’.
  
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