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Autore: Brixegael    12/12/2010    1 recensioni
-Luce e Oscurità... I mondi sono formati da queste due parti... Ove il regno della Luce splenderà glorioso, un'Ombra serpeggierà sempre al suo interno... Nelle tenebre dell'Oscurità, di conseguenza, vi risiederà sempre una Luce impetuosa...-
Queta è la storia di Brixegael, membro numero XIX dell'Organizzazione...
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Organizzazione XIII
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Più contesti
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Brixegael si ritrovò da solo in quell'enorme città, camminando lentamente tra i vicoli e le stradine. Pioveva. Per qualche motivo, ogni volta che era nella Città di Mezzo, l'acqua continuava a scorrere come delle lacrime dal cielo. Passo dopo passo si ritrovò nella piazza principale, la quale, come al soltio, pullulava di gente proveniente da un'infinità di mondi, da loro persi a causa degli Heartless. - Ringraziamo la pioggia, che lava via ogni peccato. Ringraziamo l'acqua, che purifica la terra. Ringraziamo il cielo, che la porta su di noi e ringraziamo le nuvole, che ci donano la meraviglia che è lo sperare di dimenticare. - Disse il Nobody a bassa voce fissando il cielo. Si tolse il capuccio, permettendo così alle goccie di bagnarli il viso. Gli piaceva la pioggia, nonostante tutto, è l'unica cosa che non cambiava mai. L'acqua gli scendeva dal viso, come se stesse piangendo. " Se solo fosse così... " Pensò Brixegael "...Non avrei motivo di fingere i sentimenti. " Mise la mano destra al petto, chiudendo gli occhi sempre col viso rivolto verso l'alto. - Anche quella notte pioveva... - Riaprì leggermente le palpebre - ...Anche se non provavo la fredda sensazione dell'acqua che cadeva sopra il mio corpo, ne ricordo il sordo rumore quando colpiva l'oscurità che mi avvolgeva. - I ricordi gli affollavano la mente, quei ricordi che aveva dimenticato e grazie a lei riacquistato. - Forse sarebbe stato meglio non ricordare... - Si rimise il cappuccio asciugandosi il viso. - ...Mi chiedo ancora perchè sono un Nobody... - Alzò la mano destra, nella quale comparve la Dark Dream. - ...Per combattere? Odio combattere, non mi piaceva farlo nemmeno prima... - Lasciò scivolare la spada al suolo, che, cadendo, causò un forte rumore metallico al quale nessuno ci fece caso. - ...Prima però era diverso, combattevo al suo fianco per salvare i mondi. Ora siamo nemici... - L'arma svanì in una pigra nuvola d'oscurità. - Insieme a me, in mille battaglie. Contro di me, in quella più importante. - Lentamente tornò a camminare, gettandosi nella folla accalcata nella locanda per prendere un sorso di birra, chiaccherare con gli altri o, più semplicemente, aspettare che il tempo passi in compagnia di qualcuno. Il Nobody si sedette su di una sedia, nel bar li vicino, con pochi clienti intenti a giocare a carte scommettendo qualche Munny dei loro risparmi. Li fissava, mentre ridevano, scherzavano e si divertivano, alzando sempre più la voce dopo ogni boccale di birra e dopo ogni giocata alta di uno dei partecipanti. Arrivò poco dopo la cameriera: una gonna un po' troppo corta visto il tempo di quel giorno, la maglia che le stringeva sotto il seno per renderlo più in rilievo e snellirle i fianchi, scarpe a prima vista di lusso, appariscenti, ma finte, indossate solo per darle un'aria più attraente.
- Cosa desidera? - Chiese con un largo sorriso la ragazza giovane.
- Li avete dei ghiaccioli azzurri? - Chiese in modo freddo Brixegael fissandole le labbra pasticciate di un rosso accesso.
- S-Si. -
- Portatemene uno. - La giovane si allontanò rientrando nel bar, affrettandosi nel trovare l'ordinazione del Nobody, il quale iniziò a picchiettare due dita sul tavolo.
- Ecco a lei, signore. - La cameriera era tornata offrendo il ghiacciolo al ragazzo che lo prese e iniziò subito a scartarlo.
- Sono 10 Munny, signore. - Brixegael mise una mano in una delle tasche interne del cappotto nero e le porse qualche moneta.
- Tieni il resto. - La ragazza fece un piccolo inchino con un sorriso per la mancia ricevuta e si allontanò rientrando nel locale. Egli portò il gelato a contatto con le labbra, il freddo ghiacciolo gelò la sua bocca facendolo rabbrividire per un attimo. Passò da li vicino una bambina, coperta con un cappotto smeraldo che la riparava dalla pioggia: osservava il Nobody con aria molto curiosa. - Bambina? - Disse.
- Si? - Chiese questa avvicinandosi sempre più.
- Sei qui da sola? - Allontanò il gelato dalla sua bocca per farsi sentire meglio.
- Si. - Rispose fermandosi proprio davanti a lui.
- Dov'è tua madre? O tuo padre? - La fissava negli occhi da sotto il cappuccio.
- Non lo so. - Scosse la testa: i suoi codini castani rimbalzavano da una parte all'altra come se fossero impazziti.
- Da dove vieni? - Continuò lui.
- Sono arrivata ieri, mi sono svegliata in una delle stenze nell'hotel qui vicino! - Rispose sorridente.
- Non hai paura? In fondo, sei da sola in una città grande come questa. -
- No! Non ne ho! -
- Perchè non ne hai? - Chiese il Nobody quasi spazientito. - Perchè il mio cuore è forte e sa che un giorno potrò rivedere la mamma e il papà! - Brixegael, in silenzio, si alzò dalla sedia accarezzò i capelli della bambina.
- Brava bambina, sii sempre forte e il tuo cuore ti porterà lontano. - Iniziò ad allontanarsi. - E ricorda, rimani sempre fedele al tuo cuore ed egli non ti tradirà mai. -
- NON TI PREOCCUPARE! - Urlò lei per farsi sentire - NON LO ABBANDONERÒ MAI! -
Egli si mise in bocca il gelato e alzò la mano per salutarla continuando sulla sua strada. Svoltato l'angolo dietro alla locanda si sedette su di una cassa di legno chiusa.
- Sei sicura che non sarà lui ad abbandonare te? - Bisbigliò mentre continuava a mangiare il gelato. Alzando il viso riconobbe quel vicoletto: lì era stato trovato da Saix quella notte di qualche tempo prima. Finì il gelato mentre i ricordi gli imperversavano nella mente, come un fiume in piena. - Voi mi avete insegnato a rialzarmi... - Iniziò a mordere la stecca del ghiacciolo appena mangiato - ...Ma non mi avete insegnato a camminare. - Si alzò in piedi, tornando a passeggiare per i vicoli di quella grande città.
Quella notte, in quel vicolo, Fay aveva capito cosa significasse vivere come un Heartless. Quella notte aveva preso la sua grande decisione. Avrebbe combattuto fino alla fine. Avrebbe combattuto fino a morire. Avrebbe combattuto per riuscire ad avere una morte serena. Non si era del tutto ripresa da quell'esperinza, ma decise di affrontarla come faceva con tutte le altre faccende, importanti o meno, che riguardavano la sua vita. Fece come se nulla fosse. Aveva lasciato la sua casa quella sera, nonostante le sue gambe protestassero ad ogni passo inviando al suo cervello neurotrasmettitori infuriati che, rispediti al mittente, prendevano forma e consistenza. Quella di coltelli che le trapassavano le gambe. Rischiando di cadere ad ogni passo che faceva, Fay camminava rasente al muro, che le offriva un solido, seppur bagnato, sostegno. La pioggia sembrava non volesse terminare mai, cadeva imperterrita da giorni sui tetti della Città di Mezzo. La pioggia cadeva da giorni, e da giorni l'umore di Fay non poteva essere dei migliori. Neppure l'essere sfuggita alle nere grinfie della morte riusciva a strapparle dal viso il sorriso che le si stampava in faccia quando pioveva. Pochi secondi prima che cadesse a terra, solo per l'odore di pioggia che le nuvole portano con se, quel sorrisetto intraprendente le marchiava il volto. Nonostante la fatica che i movimenti le costavano, si trascinava claudicante per i vialetti della città, intenta a raggiungere la taverna del Cavallo Nero. Era per lei un'abitudine trascorrerci una parte della notte, e quella non faceva eccezione. Il padrone, nonchè barista, della taverna era una persona gentile, un omone grande e grosso, con grossi baffi color mogano e pochi capelli, tanto grosso quanto gentile. Si chiamava Ulisse Fastenwinckle, ma tutti, per semplicità e per presa in giro, lo chiamavano Frank. Ulisse 'Frank' Fastenwinckle aveva da poco superato la cinquantina, aveva una corporatura robusta, dovuta ad un passato da tagliaboschi, occhi celeste chiaro e capelli castano. Inoltre sul suo faccione spuntavano due baffi molto curati, che contribuivano a dargli un'aria quantomai mansueta. Quell'uomo era letteralmente innamorato dei suoi baffi, tutte le mattine perdeva una quantità di tempo incredibile davanti allo specchio fissato alla parete della sua camera da letto a lisciarseli e spuntare ogni millimetro di troppo. In passato Frank aveva svolto una quantità di mestieri davvero impressionante, dal taglialegna fino al sarto, nonostante il padre avesse intrapreso con successo l'attività di taverniere e lo avesse spesso invitato a lavorare con lui. Frank aveva sempre rifiutato, ritenendo giusto che si mantenesse da solo. Alla morte del padre aveva ricevuto in eredità il locale e un mestiere, che da quel giorno non avrebbe più abbandonato. Lo rendeva felice. E questo era tutto quello che Fay sapeva su di lui. Faceva quel mestiere ormai da tantissimi anni quando Fay lo aveva incontrato per la prima volta. Gli era apparso assai strano che una ragazzina entrasse in una taverna, e perdipiù ordinasse del latte freddo. Da quel giorno Fay tornava in quel luogo tutte le notti, e Frank non poteva essere più felice, si era molto affezionato a quella ragazza, pur irritante che fosse, ed era arrivato a considerarla una specie di figlia. Fay camminava sotto la pioggia, decisa a non interrompere la sua routine quotidiana per un fatto insignificante come un tentato suicidio. Girò a destra, l'ultimo cambiamento di direzione del cammino, e barcollando raggiunse il muro per riposare un paio di secondi, appoggiandovisi. Si guardò intorno, come in attesa di altri Heartless, ma nel vicolo vide solo una figura incappucciata che camminava verso di lei. Per un momento le si fermò il cuore, se quell'uomo l'avesse attaccata non avrebbe potuto difendersi, poi, maledicendo la sua stoltezza, pensò che quell'uomo probabilmente non riusciva neppure a vederla sotto quel cappuccio. Ripreso fiato si decise a riprendere il cammino. Di nuovo in cammino, di nuovo dolore. Barcollando in mezzo alla strada le ci volle qualche secondo per arrivare abbastanza vicino all'incappucciato da essere vista a sua volta, e qualche altro per superarlo. Girando l'angolo si concesse uno sguardo di sfuggita. Non vide molto, la notte di pioggia le impediva di avere una visione nitida di tutti i colori e delle forme. L'uomo aveva un viso giovane, con capelli scuri e occhi di una tonalità più chiara. Per un momento le sembrò che anche lui la fissasse.
Brixegael stava ancora passeggiando per i lunghi e interminabili vicoli che collegavano tra loro le varie strade principali della Città di Mezzo. Senza un motivo, senza una meta, il Nobody camminava, forse solo per schiarire la mente da tutti quei ricordi che, come un treno, viaggiavano veloci nella sua mente. La pioggia continuava a battere sopra il suo cappuccio con un ritmo quasi costante: goccia dopo goccia Brixegael si sentiva, in qualche modo, felice. Durante questa passeggiata, intravide una giovane ragazza, non molto alta e gracile che zoppicava lungo il vicolo in senso opposto. Non aveva visto nessuna come lei: aveva delle ferite profonde, probabilmente curate con magia elementare, ma nonostante questo aveva un largo sorriso stampato sul volto. Non si fermò a guardarla, continuava a camminare, limitandosi ad osserverla con lo sguardo.
"Perchè nonostante il dolore ha quel sorriso sul volto? " Si chiese il Nobody. " Dove starà andando con tanta determinazione? " Quando la incrociò riuscì a vederla meglio: aveva dei profondi tagli sulle gambe, non ne usciva sangue, ma si vedevano distintamente i segni delle cicatrici sulla sua pelle molto chiara e quel sorriso, probabilmente, poteva donarglielo solo la pioggia che le colpiva il corpo e quelle stesse ferite. La giovane ragazza continuò per la sua strada, svoltando l'angolo fissò Brixegael con la coda dell'occhio per un momento. " Un invito a seguirla? " Il Nobody si fermò. " Va bene ragazza, hai suscitato il mio interesse, vediamo dove mi porti. " Si fermò e, dopo aver guardato il cielo per un attimo, tornò sui suoi passi per seguirla: lentamente lei entrò nel bar dove, poco prima, aveva ordinato quel suo ghiacciolo.
Quando Fay aprì la grande porta di noce, fu investita da tutti gli odori dell'interno della taverna. Si coprì il volto con il cappuccio e fece un paio di passi in avanti, verso il bancone, e fece colare sul pavimento una miriade di goccioline d'acqua. Dentro il tepore era piacevole, in contrasto con il freddo della notte che troneggiava fuori. Fay fece ancora qualche passo, aveva quasi raggiunto il bancone quando qualcuno la richiamò con modi sgarbati per non aver chiuso la porta. Fece dietrofront e chiuse quel massiccio pezzo di legno con foga. Tornò a muoversi vero il bancone, sentì la voce profonda di Frank, che la aspettava come ogni sera, e si distrasse. Dai suoi vestiti al pavimento era caduta più acqua di quello che si era aspettata. La foga con cui si era girata dopo aver chiuso la porta le fece perdere l'equilibrio e cadde. Mentre cadeva, il suo cervello elaborò la scena come se fosse al rallentatore, passò poco più di un secondo da quando perdette l'equilibrio a quando cadde pesantemente al suolo, ma nella sua mente passarono decine di pensieri. Si chiese quanto dolore avrebbe sofferto con quella caduta, si chiese cos'altro potesse andare storto quella notte e si chiese se Frank sarebbe stato l'unico a soccorrerla. Con la caduta ebbe la risposta alla sua prima domanda. L'emorragia delle ferite era terminata, grazie alle pozioni, e sempre grazie alle pozioni non avrebbe potuto riprendere, ma erano comunque ferite profonde. Delle lame le attraversarono le gambe da parte a parte, per attutire il colpo mise un braccio avanti, che cedette sotto il suo peso facendole sbattere violentemente la testa. Stordita e dolorante non si accorse delle voci preoccupate e delle mani che la toccavano per aiutarla ad alzarsi. La sua testa ciondolante cadde all'indietro, flettendo violentemente il collo, e fece scivolare il cappuccio che la copriva. Non appena videro chi stavano sostenendo lasciarono la presa con disgusto, facendola di nuovo cadere sul pavimento.'Stavolta cadendo si ruppe il labbro inferiore, da cui uscì una gocciolina di sangue color rubino. Sentendo tutto quel fracasso Frank uscì dal retrobottega indispettito. Vide la scena e divenne furibondo. Dieci uomini stavano rapidamente prendendo le distanze dal corpo disteso al suolo. Frank, rosso di rabbia, aprì la bocca per urlare, ma poi si trattenne. Sapeva che Fay veniva considerata da tutti un portasfortuna vivente, ma quella volta avevano esagerato. Si avvicinò a lei e la sollevò, lasciandola dolcemente su un divanetto color verde screziato che fungeva da panca dove sedersi per consumare le ordinazioni. Voltando la testa guardò quei superstiziosi fifoni.
- Voi, cani superstiziosi, non vi vergognate a scappare così da una ragazza, senza prestarle soccorso? Tornate ai vostri tavoli, a marcire nelle vostre superstizioni - Rivolse la sua attenzione nuovamente verso Fay, che si stava riprendendo. - Come va? Hai sbattuto la testa? - le chiese lui, sottovoce. Lei fece l'unico gesto che le energie che rimanevano le consentivano di fare. Annuì, e così fece lui, preoccupato. Frank per lei era meglio di un amico, perchè lui era l'unico in quella stupida città che credesse all'esistenza di Heartless, e non alla sua fama di portasfortuna, tuttavia decise di non dirgli nulla dei turbolenti eventi di quella notte. Decise di non dirgli niente, non perchè celando la morte ne avrebbe cancellato la verità, ma perchè la verità del morire la si custodisce nell'intimità. - Vado a prenderti il tuo latte, rimani giù - disse, interrompendo il silenzio e corse al bancone. Anche se stordita si aggrappò al tavolo e si tirò a sedere con grande sforzo, si guardò intorno, e notò la bolla di vuoto che la gente aveva creato attorno al suo tavolo. Tutti si erano sparpagliati più lontano possibile. Tutti tranne l'uomo incappucciato che aveva incrociato in strada. Fece per alzarsi e raggiungere il suo tavolo, ma lui la precedette, bloccando il suo gesto sul nascere, e si avvicinò al tavolo.
Il Nobody si sedette proprio di fronte a lei, in silenzio, mentre la squadrava da capo a piedi. Lentamente si tolse il cappuccio, facendo cadere al suolo le goccie d'acqua piovana, le quali, lentamente, scivolavano lungo tutto il suo cappotto nero. Si passò una mano tra i capelli scompigliati a causa del cappuccio, per sistemarli ben ritti in su, come piacevano a lui. Si sedette composto, accavallando le gambe, mentre fissava la ragazza negli occhi.
- Scampata dagli Heartless... - Disse Brixegael, rompendo il ghiaccio per primo. - ... Vero? -
- Già...non immagini quanti fossero - disse tentando di mantenere una posizione eretta senza tremare -...Ehi, un momento, tu come fai a conoscerli? Pensavo che solo io... - disse eccitata.
- Non agitarti, ragazzina. - Disse il Nobody - Non sei la sola a conoscere quegli esseri. - Si guardò intorno, osservando quelle persone che la lasciarono cadere a terra, dopo aver visto chi fosse in realtà.
- Alcuni di loro sono stati attaccati dagli Heartless in mia presenza, e i pochi che sono tornati hanno diffuso quelle voci - disse con tristezza accorgendosi di dove puntava lo sguardo di chi aveva di fronte.
- Sei un Custode del Keyblade, non è così? - Tornò a fissare la ragazza, tremolante, un po' per le ferite provocate dagli Heartless e un po' per quelle presenti nel suo animo.
- E' così che si chiama quello che sono? - disse dopo un sospiro. Incredibile, la ragazza non sapeva nulla!
- Sai almeno per cosa combatti? - Chiese lui notando che Fay ignorava anche la sua natura.
- Si combatte per un ideale, per una ragione. Sfortunatamente io non ne ho, combatto solo perchè qualcuno lo ha deciso al posto mio - disse dopo averci pensato su qualche secondo. Brixeagel rimase in silenzio, fissando negli occhi la ragazza mentre diceva quelle parole: notava della tristezza, odio, solitudine. Molta solitudine.
- Hai ragione. - Disse infine - Credo che se la scelta fosse toccata a te, sicuramente non saresti mai scesa in battaglia contro di noi. -
- Contro di voi? Voi chi? - disse attonita.
- Mi chiamo Brixegael, sono il membro numero XIX dell'Organizzazione. - Rispose il Nobody.
- Oh, giusto. Piacere. Il mio nome è Faith, ma tutti mi chiamano Fay - disse, poi tentò di alzare il braccio e porgere la mano all'altro, ma non riuscì a raccogliere le energie sufficienti, e fece solo metà del movimento. Le fece cenno di rimanere composta a suo agio, per non affaticarsi troppo.
- Se non ti dispiace, preferirei chiamarti Faith. -
- Come vuoi, anche se ormai l'ho persa da parecchio tempo - distese nuovamente il braccio sul tavolo, e trasse un sospiro di sollievo - Perchè dovrei combatterti? In fondo conosci gli Heartless, e parlare con te è piacevole, quindi perchè? - chiese.
Brixegael sospirò. - Non sai proprio nulla sulla guerra che stai combattendo eh? - Scosse leggermente la testa, prima di prendere fiato per spiegarle vagamente cosa stesse accadendo. - Faith, tu sei un Custode, ovvero, uno dei Prescelti nell'utilizzo del Keyblade. Io, al contrario, sono un Nobody, una persona che molto tempo fa, perse il cuore. Fin qui è tutto chiaro, ragazzina? -
- Custode, Nobody, chiaro - disse indicando prima se stessa e poi chi aveva di fronte.
Egli annuì con il capo. - Bene, continuiamo. Tra me e gli Heartless, quegli esseri neri che ti hanno attaccato, c'è una grande differenza: quando io persi il cuore, conservai anima e corpo, loro invece persero tutto tranne il loro cuore. -
- Uh-hu - disse la ragazza, annuendo. In quel momento il proprietario del locale tornò al tavolo, portando con se una grossa tazza di latte. Squadrò con diffidenza il Nobody e poi rivolse a Fay un sorriso.
- Vorrei un ghiacciolo, se ve ne rimangono. - Disse Brixegael rivolgendosi a Frank.
- Glie lo porto subito - disse freddo Frank, che poi scomparve in retrobottega, tornando pochi secondi dopo con il ghiacciolo. Tornò a guardare Fay intendendogli trasmettere la sua preoccupazione alla ragazza. Non gli piaceva quel tipo con cui stava conversando. Di rimando anche Fay sorrise, e Frank se ne andò a servie dei nuovi arrivati al bancone. Il Nobody scartò il ghiacciolo e velocemente se lo portò a contatto con le labbra. Chiuse per un attimo gli occhi, mentre provava di nuovo quella fredda sensazione. Lentamente li riaprì per fissare la ragazza, la quale, aspettava di saperne ancora di più.
- Gli Heartless, quindi, sono solo una rappresentazione fisica di un cuore caduto nelle grinfie dell'oscurità. - Si rimise in bocca il gelato, gustandoselo con calma.
- Come il cuore si apra all'oscurità mi è noto, ma come può un cuore avere quella forma? Come può graffiare e ferire in questo modo?- chiese Fay sentendosi vagamente una sciocca a non sapere nulla del mondo in cui era stata catapultata. Riflettè un momento sulla simmetria della sua domanda. Un cuore, simbolo della vita, che si apprestava a strappargli la vita dal petto. Quasi scoppiò a ridere, ma si bloccò per la fitta al costato che la rapida espansione dei polmoni le aveva causato.
- Gli Heartless non sono tutti uguali, e hanno perciò una diversa forma. Più il loro cuore brama l'oscurità, più diventano forti e cambiano in tal modo il loro corpo. - Fissava lo spasmo della ragazza mentre continuava a leccare il ghiacciolo.
- E i custodi in tutto ciò cosa c'entrano? -
- Gli Heartless divorano i cuori delle persone e dei mondi, i Custodi sono coloro che impediscono loro di far sprofondare tutto quanto nell'oscurità. -
- E se non volessi fare nulla per impedirlo? -
- Non potresti sottrarti al tuo destino comunque Faith. - Si tolse lo stecco del ghiacciolo dalla bocca, gettandolo sul tavolo di fronte a lui. - Sei un Custode, il tuo compito è quello di combattere gli Heartless. Che tu lo voglia o no, lo dovrai fare. -
- C'è sempre una terza opzione - bisbiglò ripensando agli eventi di quella notte che la stavano portando ad una lenta e dolorosa morte - Hai detto che dovrò combattere gli Heartless, ma allora tu cosa c'entri? Tu non sei un Heartless - aggiunse perplessa.
- Hai ragione, non lo sono, ma ricorda che, comunque, non sono dalla tua parte. - Si mise comodo sulla sedia, gettando all'indietro la testa, fissando il soffitto. Le travi di legno viaggiavano da una parte all'altra della locanda, su alcune di essi penzolavano degli stracci, sui quali veniva raffigurato l'emblema di un cavallo nero imbizzarrito.
- Forse ne sei convinto, ma se davvero lo fossi, non mi staresti spiegando tutte queste cose - disse Fay con convinzione. Brixegael sorrise, uno di quelli che non si concedeva troppo spesso, anzi, quasi mai.
- Te le spiego, perchè non voglio che qualcun'altro faccia la mia stessa fine. - Fay riflettè su quelle parole, ma non aveva abbastanza elementi per capire se l'altro stesse mentendo oppure dicesse la verità.
- Quindi non hai un cuore - disse infine Fay.
- Esatto, l'ho perso a causa degli Heartless. - Si rimise composto fissando il bicchiere della ragazza, ancora pieno di latte fresco. Fay se ne concesse un sorso prima di continuare, asciugandosi poi la bocca con la manica.
- E quindi perchè dovresti essere mio nemico e non degli Heartless che ti portarono via il cuore? -
- Perchè combattere al fianco di uno sconosciuto, senza cuore, che finge le emozioni solo per provare a vivere come faceva prima? -
- Io stessa fingo emozioni nella maggior parte della giornata, con la maggior parte delle persone, quindi non c'è tutta questa differenza fra noi. Inoltre, tu sei solo quello che un altro crede che tu sia, e per me sei stato un pericolo, uno sconosciuto, un maestro, ma tutte queste figure hanno un cuore. Quindi tu ne hai uno, per me almeno -
- Ma non tutti la pensano così... - Si mise una mano al petto abbassando lo sguardo. - ...E il fatto che tu menta ad altri, nonostante tu possegga comunque un cuore, è una tua libera decisione, che prendi per non far soffrire gli altri. - Tornò a fissare dietro di sè, osservando Frank che, anche se stava servendo le persone affamate, continuava a tenerli d'occhio.
- Tuttavia non ho motivo per combatterti, e tu non hai motivo per combattere me. Oltre ai Custodi, siete antipatici anche agli Heartless o siete alleati con loro come sembrerebbe logico che sia? -
- Ne uno ne l'altro. - Scosse la testa.
- E allora che obbiettivo ha la vostra organizzazione? - Fay cominciò a domandarsi se prima o poi quell'uomo le avrebbe spiegato qualcosa senza che lei gle lo dovesse chiedere.
- Kingdom Hearts. - Rispose semplicemente lui.
- Kingdom cosa? - chiese facendo lo sforzo di gettare fuori quelle parole con il tono più espressivo possibile.
- Kingdom Hearts, il luogo dove finisco i cuori una volta liberati dall'oscurità. Perseguiamo questa guerra, fino a che non giungerà il momento di raggiungere quel luogo, così che anche noi, come un tempo, potremmo sentire battere forte il cuore in petto. -
- E come vengono liberati i cuori? - chiese, poi bevve il latte rimanente nel bicchiere.
- Il Keyblade non apre solo la serratura della porta di casa - tutto l'effetto che questa frase sortì in Fay fu farle aggrottare le sopracciglia, curiosa. - Grazie al Keblade dei Custodi, i cuori si liberano dall'oscurità che l'avvolgono, come un serpente che stringe la sua preda per non farla fuggire. Ogni Heartless che viene colpito dalla lama di quell'arma, libera il suo cuore che va ad aggiungersi agli altri, in Kingdom Hearts. -
- Quindi voi vi servite di altri per raggiungere il vostro obbiettivo, come parassiti - pensò di averlo offeso, ma dovette ricredersi quando il Nobody la interruppe bruscamente.
- Noi ci serviamo di voi solo perchè le nostre mani non possono strappare il cuore dal petto degli Heartless. -
- Quanti cuori servono per renderne uno ad un Nobody? - era stufa di fare domande che portavano solo ad altre domande.
- Una volta sconfitti tutti gli Heartless, la guerra finirà. Sarebbe più opportuno chiedere quanti esseri senza cuore rimangano in circolazione. Gli Heartless sono cuori che sono stati catturati dall'oscurità in essi presente. Quindi la domanda è: gli uomini smetteranno mai di bramare l'oscurità? - Scosse il capo. - Mai. -
- Non hai risposto alla mia domanda - disse cupa, finendo il suo latte. Poco dopo un cameriere, probabilmente inviato da Frank, gle lo riempì di nuovo.
- Semplicemente, tutti quanti. - Fissò il cameriere allontanarsi per tornare dal proprietario, in piedi dietro al balcone, al quale riferiva qualche parola, probabilmente Frank voleva sapere di quello che discutevano i due.
- Ma allora nessuno di voi potrà tornare ad avere un cuore, se ognuno di voi ha bisogno di ogni cuore esistente - ragionò Fay.
- Purtroppo, hai ragione. - Disse lui. - Immagino che ora ti stia chiedendo perchè continuiamo comunque a combattere la guerra, beh, per quanto riguarda me, ho bisogno di un cuore solo per essere accettato di nuovo da una persona. Il resto non mi importa. -
- Come si crea un Kingdom Hearts, intendo, come si fanno agglomerare tutti i cuori dispersi in uno solo? Con la magia?-
Fissò per un momento la ragazza negli occhi. - Fammi indovinare Faith, non sai nulla di magia vero? - lei abbassò lo sguardo, vergognandosi della sua ignoranza in materia.
- Nulla - Brixegael annuì lentamente.
- No, non si fa con la magia, quando dei cuori puri si trovano a stretta vicinanza, si uniscono in uno solo. -
- E quindi tutti quelli liberati dal Keyblade - riflettè Fay - Ma allora si può creare più di un Kingdom Hearts? -
- Esiste solo un Kingdom Hearts, dove finiscono tutti i cuori una volta liberati. -
- Hai detto che due cuori puri si uniscono se vicini, quindi se tu riuscissi a legare più cuori potresti creare il tuo Kingdom Hearts - disse con aria testarda.
- Anche se fosse, i due Kingdom Hearts si unirebbero in uno molto più grande no? - Rispose lui.
- Non se tu li tenessi separati, magari celandone uno in te. Così facendo avresti nuovamente un cuore, no? - Scosse leggermente il capo, senza rispondere alla sua domanda. - Producente parlare con te, specie quando fornisci risposte così dettagliate - disse sarcastica. Il Nobody sorrise di nuovo.
- E' già la seconda volta che, in tua compagnia, sorrido. - La fissò negli occhi. - Comunque, non credo che ti possa interessare a te questo, tu il cuore ancora ce l'hai. -
- Ehi, io ho bisogno di qulcuno che mi informi nel mondo in cui uno stupido pezzo di ferro mi ha catapultato, e tu hai bisogno di un cuore per recuperare il rapporto con quella persona - disse fissando gli occhi castani del giovane che aveva di fronte - Tu hai bisogno di qualcuno che ti aiuti, hai bisogno di me, e io ho bisogno di te - disse incalzandolo - Di qualcuno che mi protegga e mi spieghi la situazione - continuò - Posso insegnarti le emozioni, e tu la magia... -
- Le emozioni non si possono imparare, mi dispiace - Continuò lui - E per quanto vorrei aiutarti nel tuo compito, noi non saremo alleati, solo... - Si rimise il cappuccio rialzandosi - ...Non ti combatterò semmai ti dovessi incontrare di nuovo. - Disse mentre si incamminava per pagare il conto al balcone.
- Ehi aspettami! - le urlò dietro Fay, alzandosì di scatto ignorando il dolore che susseguì al gesto. Il Nobody fece finta di nulla e spalancò la porta, Fay gli arrancò dietro più veloce che potè, ritrovandosi nuovamente sotto la pioggia quando uscì. Si guardò intorno, ma del Nobody non c'era traccia, corse in strada e aguzzò lo sguardo per capire in che direzione fosse andato. Alla ricerca di un suo segno non si accorse di una piastrella particolarmente scivolosa, e per la seconda volta quella notte cadde in avanti. Di nuovo la scarica di adrenalina rallentò il tempo, e il suo cervello galoppò. Quando ormai, rassegnata al dolore, aveva stretto i denti preparandosi alla caduta quando si sentì trattenere per i vestiti. Qualcuno l'aveva presa al volo a pochi centimetri da terra.
- Attenta Faith. - Disse Brixegael alzando lentamente la ragazza riportandola in piedi - Dovresti stare attenta quando piove, specialmente con le tue condizioni di salute poi.
- Se tu non mi avessi fatto correre non mi avresti dovuto prendere al volo - disse arrabbiata, ma era solo una maschera, era felice che fosse rimasto.
- Dove abiti? - Chiese lui con l'intenzione di riportarla sana e salva a casa.
- Che c'è, non vuoi essere mio amico, ma vuoi portarmi a casa come un angelo custode? - disse fingendo ancora rabbia, cosa di cui il Nobody si accorse perfettamente.
- Avevo detto che non saremmo mai alleati, non ho mai detto che non volevo essere tuo amico. - Aggiunse lui. Gli occhi di Fay si illuminarono a quelle parole. Comprese che quell'essere non poteva essere suo alleato proprio per la natura stessa del suo essere, e che in quel modo stava cercando una scappatoia.
- Settecento metri in quella direzione, la c'è un moguri all'angolo della casa, abito al primo piano - disse alzando il braccio per indicare la direzione.
- Bene. - La prese in braccio. - Non ti affaticherai in questo modo. - Disse sorridendole per rassicurarla, mentre si incamminava lungo la strada.
- Grazie - disse lei con dolcezza. Lentamente avanzò con la ragazza in braccio, ad ogni passo cercava di non farla sobbalzare così che non provasse dolore. Faith non pesava molto, era gracile, troppo gracile, come poteva combattere da sola gli Heartless, come poteva anche solo reggere il Keyblade? Non che a Brixegael importasse più di tanto, " normale curiosità " pensò per un momento, poi fissando ancora la ragazza, che si era messa comoda tra le sue braccia, come se stesse riposando " Un cuore eh? " Scosse leggermente la testa mentre continuava a camminare. Quei settecento metri sembravano quasi interminabili, non era un lungo percorso dopo tutto, forse il passo, troppo lento, forse la voglia di non portarla a casa, forse per passare un po' di tempo, finalmente insieme a qualcuno. " Peccato che non ci sia lei tra le mie braccia " Un pensiero scattò istintivo nella sua mente, immaginando Hellen al posto di Faith, non cambiava molto la corporatura, forse i capelli e lo sguardo. Altri ricordi invasero la sua mente, ricordi di quei tempi in cui combatteva gli Heartless al fianco di Hellen, ricordi di quella notte in cui si trasformò in Nobody. Oltrepassò un'incrocio, non mancava molto ad arrivare a casa di Faith, quando vide proprio davanti a lui Hellen, intenta a combattere qualche Heartless.
Hellen si muoveva con velocità mentre gli Heartless continuvano a cercare di attaccarla, uno di essi c'era quasi riuscita aveva strappato un pezzo di stoffa della sua maglia ma niente ferite. Non si accorse che un Heartless la colpì da dietro, un ginocchio le cedette ma non si diede pervinta lanciò il suo keyblade verso esso e lo distrusse; non si accorse subito che qualcuno la stava fissando, si girò nella direzione in cui si trovavano il Nobody e la ragazza che aveva salvato un po' di tempo prima.
- Hellen... - Bisbigliò Brixegael. Tutto quel fracasso aveva fatto rinvenire Faith, che assisteva al combattimento: riconobbe la ragazza, la stessa che la salvò insieme ad altri Custodi quella stessa notte. Ora il suo passo diventava sempre più lento, finchè non si arrestò a qualche metro di distanza da Hellen.
- Tu?! - chiese con voce pacata piena di rabbia mentre teneva ancora fra le mani il suo keyblade, - Che ci fai con lei in braccio eh? - chiese avvicinandosi a loro due con passo pesante, lo fissava con occhi pieni di rabbia aspettando una sua risposta. Il Nobody indietreggiò di qualche passo allontanandosi da lei, cercando di sviare il suo sguardo, altri ricordi nascevano nella mente, quelli dei suoi dolci occhi, quando lo guardava in quei tempi ormai andati.
- Ora capisci Faith? - Sussurrò alla ragazza in braccio a lui.
Annuì - Tu la ami - disse, poi aggiunse - E lei amava te -
- Puoi ben capire che quel cuore che desideravo, ora non mi serve più. - Indietreggiò ancora di qualche metro. Il suo sguardo non cambiava continuava a fissarlo con rabbia profonda.
- Vuoi darmi una risposta prima che perda la pazienza - più che una domanda era un ordine verso il Nobody che continuava a inditreggiare, tratteneva quasi a stento ora la rabbia.
- Ehi! Tu! - le urlò contro Fay - Dimmi una cosa, se avesse avuto un cuore, avresti reagito così? - continuò.
- Ma per favore - disse accennando un sorriso sghembo, poi continuò - Neanche quando era un Custode possedeva un cuore - disse fissando Brixegael con molta acidità nelle parole che aveva pronunciato. Quelle parole ebbero su Fay l'effetto di un'ariete. Ecco perchè quell'uomo sapeva così tanto, era stato un Custode.
- Il Keyblade non può scegliere persone che non hanno un cuore, se davvero è come dici, allora quell'arma che impugni dovrebbe essere tra le mie mani ora. - Disse fissandola con occhi vuoti, privi di qualsiasi emozione. - Chissà se fosse stato il contrario eh, Hellen? - Sorrise. - Ma sai una cosa, va bene così. Visto che nemmeno prima ti importava di me. -
- Non l'ho mai detto che di te non mi importava nulla - riprese sospirando - E se fosse il contrario ti avrei già fatto fuori - disse sorridendogli, mentre i suoi occhi trabboccavano di odio - Comunque sia, non hai ancora risposto alla mia domanda - disse fissandoli.
- Spiegami una cosa - gridò Fay per farsi sentire. - Per quale diavolo di motivo ti comporti così? Da quel che ho capito vi amavate, e ora non puoi neppure sopportare la sua vista. Perchè? Il tuo amato è qui, davanti a te, e ti ama. Vuole tornare a possedere un cuore solo per te, e ora capisco perchè non si è rivolto a te per questo, in effetti non capisco perchè voglia tornare da te. In fondo non lo ami affatto -
- Perchè lui è un Nobody e io un Custode forse? - chiese con ironia, riprese - Non credo che gli serva a molto un cuore visto che distruggerò il suo corpo una volta per tutte - disse fissandolo - Tu appartieni all'oscurità e io combatto l'oscurità - disse glaciale mentre impugnava il keyblade per colpirlo.
- Cosa importano queste regole preconcette? Un Custode non è una macchina che lotta contro l'oscurità e un Noobody non è il portatore di morte. Guardalo. Mi ha portato fin qui per evitare che mi affaticassi. Credi davvero che solo perchè non abbia un cuore non sia la stessa persona che amavi? O forse semplicemente hai colto la palla al balzo, e hai sfruttato la scissione del suo corpo dal cuore per staccarti da lui? - Hellen rimase in silenzio, ascoltava le parole della ragazza, lanciò una palla di fuoco nero vicino ai piedi del Nobody che fece un balzo per schivarlo.
- Secondo me le parti dovevano essere invertite: io il Nobody, tu il Custode - disse dando le spalle ai due per andarsene.
- Ehi, credi di spaventarmi con un pò di fuoco? Torna qui e rispondi alla maledetta domanda che ti ho fatto, voglio sapere se è giusto aiutarlo a riavere un cuore. O magari lo faccio comunque, così non avrai scelta e dovrai mostrargli la tua indifferenza - Il Nobody mise una mano sulla bocca di Faith.
- Non serve. - Disse fissandola negli occhi. - Sai ragazzina, forse ho capito dove è finito il mio cuore. -
- Ma fate quello che volete a me non importa più nulla - disse scontrosa, riprese - Dai sentiamo dove? Sono propio curiosa di saperlo - disse con voce per nulla interessata a quello che dicevano i due. Brixegael rimase in silenzio, tenendo ben salda la ragazza con un braccio indicò il petto di Hellen.
- Ricordo che quella notte un cuore pigramente svolazzava, ricordo anche un altro cuore che cercava di riempire il vuoto dal primo creato. -
- E si è riempito di rabbia e odio - disse a testa alta mentre continuava a camminare dando le spalle a loro due. Brixegael rimase in silenzio, la fissava mentre si allontanava, Faith sembrava molto più pesante ora, dannatamente pesante. Cadde in ginocchio, sentì un forte dolore che saliva per tutto il corpo, si aggrappava ai muscoli e percorreva le ossa. Il nervo del ginocchio destro gridò quando colpì il gradino. Lasciò andare la ragazza davanti a se mentre stringeva i denti. Si lasciò cadere sul fianco, sbattendo violentemente la testa contro il corrimano di quella piccola salitella. " Non te ne andare... " Disse nella sua mente. " NON TE NE ANDARE! " La sua testa scoppiava, il sangue pulsava sempre più forte. " Fermati... " Come un tamburo, ogni pensiero, un dolore più grande e forte. - Salvami... - Sussurrò, la bocca si muoveva, sembrava quasi soffocare. - Stai qui... - Stavolta, dalla bocca non uscì nessun rumore, nemmeno una fievole sillaba si concesse al mondo. Con occhi pieni di dolore, fissava Hellen allontanarsi, la pioggia si placò per un istante, lo stesso istante in cui qualcosa uscì dagli occhi del Nobody a terra, lo stesso istante in cui sentì una stretta al petto, lo stesso istante in cui egli urlò piangendo - AIUTAMI! -
In quel preciso istante Hellen si fermò sentendolo implorare aiuto, si girò verso lui - Brixegael... - qualcosa era cambiato in lei; si diresse verso il ragazzo priva di rabbia ma, colma di rimorso, si inginicchiò affianco a lui, rimase in silenzio a fissarlo mentre appoggiava una mano sulla sua spalla per consolarlo. Il Nobody fissò prima la mano di Hellen sulla sua spalla, poi spostò lo sguardo sui suoi occhi verdi: per qualche motivo, piangeva, scorrevano di nuovo le lacrime sul suo volto. La stretta che sentiva al petto si faceva sentire poco a poco più forte, come se qualcosa si stesse facendo spazio nel suo corpo. Lentamente distolse lo sguardo, chiudendo gli occhi. Hellen lo abbracciò come se volesse sostenerlo - Scusami Gabriele - gli sussurò all'orecchio mentre lo teneva fra le sue braccia, la pioggia riprese a cadere su di loro, lei si sentiva malissimo per il comportamento di prima verso i confronti di una persona che l'amava ancora anche se non era più lui. Sentendo il suo vero nome il Nobody riaprì gli occhi, lei era li, con lui, di nuovo. Era li e lo stava abbracciando. I ricordi ora non causavano più dolore, la mente era libera, nessun pensiero, la riempiva solo il rumore della pioggia ripresa a cadere lentamente, non troppo forte. Egli non disse nulla, fissandola negli occhi, lentamente si avvicinò al suo volto. Il petto sembrava che dovesse esplodere, si aggrappò forte alla sua maglia, il respiro iniziò a farsi più pesante. Chiuse gli occhi quando portò le labbra sulle sue, lentamente, la mente si riempì di emozioni. Sentimenti reali, non finti.
- Ti avevo detto che avere o non avere un cuore non significa nulla. Siamo quello che gli altri vedono, il resto non ha importanza - disse rivolta al Nobody, poi guardò la Custode che guardò Fay a sua volta - Amalo e lui sarà la stessa persona che era prima, credi che sia diverso e lo sarà - era stremata, ma voleva che capisse. Hellen si lasciò baciare da lui, mentre questo accadeva sentiva anche le parole di quella ragazza, staccandosi dalle sue labbra.
- Hai ragione perdonatemi entrambi per il mio comportamento - abbassò il capo in segno di perdono. Mise una mano dietro al capo di Hellen, facendola poggiare al suo petto.
- E' passato. Ora è tutto un brutto ricordo. - Strinse forte a sè la ragazza alzando lo sguardo al cielo lasciandosi bagnare il volto dalla pioggia, che riprese a battere più forte. Lentamente abbassò il capo per poggiare il suo sguardo su Faith. - Grazie. - Sussurrò. Hellen appoggiò le sue mani sulla schiena del Nobody per poi accennare un sorriso mentre lo fissava negli occhi - Solo un brutto sogno - ripetè sotto voce la ragazza, il petto cominciò a farle male si mise le braccia attorno al propio petto per cercare di trattenere il dolore, per non farlo emergere e fare finta che non le facesse male. Brixegael le prese le mani e, lentamente, si rimise in piedi tirando su anche la ragazza.
- Stai bene? - Chiese a Hellen mentre si avvicinava a Faith.
- Si, si - disse con respiro un po' affannato ma non lo vece notare, il dolore la stava divorando.
- Sicura di stare bene? - Disse il Nobody girandosi verso di lei per fissarla negli occhi. Il suo viso era dilaniato dal dolore, si fissò la mano che aveva appoggiato dove le duoleva, era sporca di sangue, mise la mano dietro la schiena per non fargli vedere ma era inutile il sangue continuava a uscire dalla ferita e la sua candida maglia si stava sporcando di sangue.
- Ma tu stai sanguinando! - Corse verso di lei mettendole una mano sul volto. - Dobbiamo sbrigarci a raggiungere la casa di Faith, li potremo curarci. - Prese la mano di Hellen e raggiunse Faith, alzandosela sopra la spalla. - Scusa se farà male. - Fay strinse i denti.
- No problem - disse cercando di fare la dura. Hellen si teneva la mano sopra alla ferita facendo un po' di pressione per cercare di fermare l'emorragia ma, continuava a uscire sangue, lo seguiva cercando di tenere un ritmo sostenuto nel camminare ma era come se qualcuno la stesse pugnalando.
- Il Moguri! - Esclamò infine Brixegael. - Al primo piano vero? Sbrighiamoci - Entrarono nella casa salendo velocemente le scale. La casa era semplice, costituita solo da tre stanze aveva un arredamento spoglio. Entrando dalla porta subito sulla destra si accedeva alla camera da letto, in cui era incastonato anche un piccolo bagno, alla sinistra al salone, che fungeva anche da cucina.La camera da letto aveva un grosso letto appoggiato alla parete con vicino un armadio che conteneva i vestiti di Fay, e al lato una cassapanca, poco distante dal letto c'era la porta che divideva la stanza dal bagno. Il salone era spoglio, un semplice divano e una libreria, oltre ad una piccola scrivania e qualche sedia, era tutto l'arredamento; in un angolo c'erano dei fornelli poco usati. Tutte le pareti erano dipnte di bianco, e il soffito era attraversato da travi di legno a vista. Finalmente dentro il Nobody si diresse verso la camera da letto poggiando Faith sul materasso a malo modo, la quale strinse di nuovo i denti dal dolore; fece sedere poi Hellen spostandole la mano per vedere meglio la ferita. Accuratamente scostò i suoi capelli e, poggiando una mano sulla ferita, utilizzò Energia. Faith osservò la luce verde che usciva dalla mano di Brixegael, ne era attirata come un insetto notturno alla vista di una lampadina luminosa. Hellen stava passando da un dolore allucinante a qualcosa di lieve che le dava solo fastidio.
- Grazie - disse sotto voce, - Pensa a lei ora - disse fissandola mentre tratteneva a stendo il dolore. Il Nobody accennò con la testa mentre passava le mani dal viso di Hellen al corpo di Faith. Di nuovo utilizzò la magia per curarle le gambe e tutte le altre ferite. - Immagino tu la voglia imparare vero? -
- E' la frase più azzeccata che tu abbia detto oggi - disse lei, sorridendo.
- Ora però è meglio se vi riposiate entrambe. - Continuò lui - Non è stata una giornata leggera per nessuno. -
- Concordo con te Gabriele - disse accenando un sorriso rivolto a lui - Ma noi due non ci siamo ancora presentate, piacere Hellen Devil - disse porgendole la mano.
- Faith, ma tutti, tranne uno... - disse guardando il Nobody - ...mi chiamano Fay - le strinse la mano con poca energia, tutta quella che le rimaneva.
- Custode del keyblade immagino - disse fissandola mentre lasciava la mano di Faith.
- Che importanza ha? Come ho detto prima non è importante chi si è... Si, Custode, anche se sull'argomento ne so quanto un sasso - disse Fay lasciando cadre la schiena sul materasso. Hellen accennò una risata sentendo il paragone che aveva fatto Faith.
- Comunque sono due le persone che ti chiamano Faith sai? - disse sorridendo.
- Perchè? E' un nome totalmente inadatto, io di fede non ne ho! - sapeva di sembrare una bambina piagnucolosa, ma non glie ne importava.
- Fay, Faith, che importanza vuoi che abbia? - Commentò Brixegael. Fay lo guardò con odio, stava rigirando contro di lei i suoi discorsi - E' solo un modo più semplice per chiamarti. Non è comodo dire "Ehi tu ragazzina" non trovi? - la "ragazzina" non rispose, ma continuò a guardarlo torvo. Hellen fissò prima lei poi lui, scoppiò a ridere come non aveva mai fatto rideva così tanto che stava per cadere dal letto. Il Nobody la fissava, sorridente.
- Sarà meglio che andiate veramente a letto ora. - la frase del Nobody fu l'ultima cosa che Fay sentì, prima di chiudere gli occhi e cadere nell'oblio delle follie oniriche.
- Lei dorme di già - disse alzandosi, spostò la coperta e poi la prese delicatamente di peso e la mise sotto le coperte - Notte Faith - disse sorridendo, si diresse verso il Nobody.
- Notte. - Sussurrò Brixegael. - Tu ancora non vai a dormire? -
- Uhm... Fra poco vado - disse dandogli un bacio sulla guancia - Notte Gabriele - disse andando verso il divano. Il Nobody sorrise di nuovo quando sentì il calore delle labbra di Hellen sulla sua guancia. Prese dal letto una coperta, stanto attento a non svegliare Faith e raggiunse la ragazza al divano.
- Notte... - Ricambiò il suo bacio sulla guancia dopo averla coperta. Con passo leggero raggiunse la cucina, poggiandosi ficino ai fornelli a braccia conserte. " Perfetto " Pensò " Ora dove dormo? "
- Il divano è abbastanza grande per due - disse Hellen sorridendo mentre appoggiava la spalla sullo stipite della porta. Sul volto di Brixegael si disegno un largo sorriso raggiungendola al divano.
- Allora se non ti dispiace, ti faccio compagnia... - Si sfilò il cappotto nero, ancora un po' bagnato. Si infiò sotto le coperte e abbracciò Hellen, chiudendo gli occhi.
   
 
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