Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: Kisshou    12/12/2010    5 recensioni
Era carino.
Axel non lo avrebbe mai e poi mai ammesso, ma Roxas era straordinariamente carino.
Era delizioso quando entrava in classe, la mattina, gli occhi ancora pesti di sonno che andava a stropicciarsi con le sue manine pallide e soffici.
Era delizioso quando prendeva posto al suo banco, rigorosamente il terzo della prima fila, se visto da destra, il quarto se si guardava la fila da sinistra.
Axel conosceva a memoria ogni sua mossa.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axel, Roxas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

De Bello Gallico

 

 

 

- Tu sì che sei un eroe, Riku!-

La palla stava appiccicata al piede di un giovane dai capelli chiarissimi che correva a perdifiato schivando abilmente tutti gli avversari che gli si paravano di fronte.

La sua bocca era socchiusa in un respiro affrettato e superficiale, come se avesse bloccato le normali funzioni fisiologiche per essere libero di riprenderle solo dopo aver segnato.

Molte studentesse si sporgevano eccitate dagli spalti agitando in alto la mano in segno di saluto, illudendosi quasi che l’albino mollasse la partita e si unisse a loro per una cenetta romantica a lume di candela.

Ma Riku in realtà non sentiva nulla se non il battito irregolare del suo cuore e i leggeri tonfi che provocavano le sue scarpette appena si scontravano con l’erbetta fresca e curata del campo.

Eccola lì, la grande rete bianca. Stava per arrivare, ce l’avrebbe fatta.

- Riku, dannazione , passa quella palla!-

L’allenatore urlava e strepitava, una vena sulla tempia che pulsava spaventosamente quasi stesse per scoppiare, il fischietto che ciondolava freneticamente per i movimenti rabbiosi del suo corpo.

L’uomo sapeva quanto Riku fosse testardo e orgoglioso, ma non poteva negare che fosse un vero prodigio. Definirlo l’allievo più popolare della scuola sarebbe stato riduttivo.

Era un prodigio, un vero e proprio prodigio. I suoi voti erano inferiori soltanto a quelli di un ragazzino dal grande ciuffo blu di cui quasi nessuno conosceva neanche il nome. Ma questo non era nulla, se non una specie di fantasma, un’ombra scura e insignificante che si bruciava vista e cervello sui libri senza calcolare nessun altro. Riku, invece, era una vetta anche nello sport. Tutti lo conoscevano, tutti lo ammiravano. Non faceva parte del Circolo degli Scipioni, quella banda di bulli che tutti chiamavano così ma che in realtà non aveva nome, e che quindi non era neanche una banda.

Riku non li tollerava, a dire il vero. Aveva perso il conto delle volte in cui le sue nocche erano entrare in stretto contatto con le mascelle di quei brutti ceffi.

La grande rete bianca si avvicinava sempre di più e il ragazzo ghignò tra gli ansiti nel vedere una smorfia preoccupata deformare il volto del portiere.

Ormai gli avversari tentavano di tutto pur di fermarlo, comprese scivolate allo scopo di farlo cadere col rischio di fare un fallo e beccarsi un’espulsione.

Riku evitava quei disperati tentativi, aumentando ancora di più la velocità. Ormai erano solo lui e il portiere.

Concentrò tutte le sue forze in quegli ultimi metri. Ecco, c’era quasi.

Slanciò all’indietro la gamba, pronto a colpire la palla di punta con tutto il suo impegno. Si lanciò in avanti, il suo piede era vicino alla palla, vicinissimo…

SBAM!

La prima sensazione che percepì fu quelle di un lieve peso nello stomaco. Poi, dei capelli castani sparati in aria, una piccola bocca socchiusa e due enormi occhi che lo osservavano confusi.

- Sora!- Sbraitò Riku, togliendoselo di dosso con una spinta. L’arbitro fischiò la fine della partita e gli avversari se ne andarono lanciando sguardi divertiti e sollevati a Riku.

L’albino guardò malissimo il moccioso che gli era salito in collo così, nel bel mezzo dell’azione più fantastica… no, ok, ne aveva fatte di migliori, tipo quelle in cui alla fine riusciva a segnare.

Quel piccolo essere stupido e ingenuo non aveva la più pallida idea di come funzionasse il mondo e Riku, che ce l’aveva in classe da un anno intero, lo sapeva bene.

- Cristo, quello era un goal sicuro! Mi spieghi che hai in quella testa, a parte la ruggine?!-

Il moretto si tirò indietro, la maglia troppo larga, arancione, che aveva indosso lasciava scoperta buona parte della sua spalla sinistra.

- Ma io non… oh Riku, stavo inseguendo un gatto!-

L’albino inarcò un sopracciglio

- Cioè hai mandato a monte la mia vittoria per uno stupido gatto?-

Il moccioso annuì, quasi soddisfatto. Riku si morse un labbro pensando che se si fosse trattato di qualcun altro (magari di Axel o Zexion) gli avrebbe volentieri spezzato il setto nasale con un pugno ben piazzato.

Purtroppo, aveva davanti a lui un ragazzino troppo fragile per essere paragonato ad Axel e troppo solare per essere paragonato a Zexion.

Non si poteva picchiare una bestiola del genere senza tenersi poi per secoli quell’orrida azione sulla coscienza.

Ovviamente sapeva alla perfezione che quella del gatto non era che una balla. Voleva renderlo ridicolo davanti agli altri e per questo si era tuffato in mezzo al campo facendolo cadere e rifilandogli la scusa del gatto. Non era poi così ingenuo, ripensandoci.

- Non dire cazz…bugie.-  Si corresse l’albino, chissà se poi Sora si impressionava e andava a dire a sua madre che aveva appreso una nuova “parola”. Sembrava proprio il tipo.

Sora si alzò in piedi, tendendo una mano a Riku che lo fulminò per poi alzarsi per conto suo.

- Non dovresti essere in classe?-

Sora sbuffò in modo a dir poco esagerato. Lui non era come quel secchione di suo fratello, preferiva sprecare il suo tempo in altri modi.

- Guarda che non lezione, adesso, e poi…-

Il suo sguardo azzurro si illuminò quasi come avesse visto l’ingresso al paradiso.

- E poi…?- Lo incitò a continuare Riku, le braccia incrociate davanti al petto, ancora seccato per l’interruzione e per la stronzata del gatto che gli aveva rifilato per pararsi quel bel culetto. Un momento…”bel culetto”?!

Riku scosse freneticamente la testa. Ok, era solo la stanchezza. Doveva essere stanco morto, era l’unica spiegazione. Non poteva davvero essersi soffermato a guardare il culo di Sora!

Tornò ad osservare  con impazienza il morettino, il quale però sembrava non prestargli più alcuna attenzione.

Stava osservando qualcosa alle sue spalle, e lo stava facendo con talmente tanta enfasi che Riku si chiese se per caso avesse visto un pony rosa, conoscendo il carattere infantile dell’altro.

Sora gli rivolse un gran sorriso prima di fargli ciao con la manina e precipitarsi a correre dietro qualcosa di piccolo e bianco che fuggiva rapido tra i cespugli.

Riku si scrollò un po’ di terra di dosso, prima di avviarsi a passo lento e rilassato verso gli spogliatoti.

Allora c’era davvero, un gatto.

 

- Pulisciti i piedi prima di entrare in casa mia.-

Axel sbuffò, strusciando pigramente le suole delle scarpe da ginnastica nere sul tappetino ed entrando nella piccola villetta a schiera di Roxas.-

- Ehi, Roxas, non è che avresti un..-

- Il bagno è di sopra, ma per quanto mi riguarda puoi tranquillamente fartela addosso, io non c’entro nello stesso bagno in cui sei stato tu.-

Vuoi che si era asciugato i piedi come gli aveva detto, vuoi che era stato puntuale come gli aveva raccomandato, sta di fatto che Axel non trattenne una smorfia di rabbia, togliendosi l’impermeabile nero fradicio di pioggia e gettandolo sul divano con poca grazia.

- Cazzo, Roxas! Dillo che ce l’hai con me, almeno..-

- Ce l’ho con te.- Confermò subito il biondo, chinandosi per recuperare l’impermeabile e andando di malavoglia ad appenderlo.

Aveva già notato che ovviamente aveva lasciato a casa (o chissà dove) i libri, così si rassegnò all’idea di dover sacrificare i propri per tentare di immettere un minimo di sapere in quella testaccia vuota.

Invitò Axel a prendere posto sul piccolo tavolo di cucina, posando il libro di latino sul tavolo e ed emettendo l’ennesimo sospiro scocciato.

Il rosso teneva un gomito poggiato al tavolo, il suo sguardo verde e magnetico non abbandonava il biondino avvolto nella tuta da ginnastica bianca e nera neanche per un secondo.

Nemmeno Roxas era rimasto indifferente di fronte ai jeans neri di Axel, così attillati da mettere in mostra ogni singolo muscolo guizzante.

Si costrinse a pensare in modo razione e ad affrontare la lezione con serietà.

- Il De Bello Gallico, che suppongo tu non sappia che è stato scritto da Giulio Cesare, è composto da sette libri . Il nome corretto sarebbe “Commentarii de Bello Gallico”, ma credo che la prof considererà già un miracolo il fatto che tu ti sia ricordato che esiste una materia chiamata latino, quindi dubito che se la prenderà se lo chiami semplicemente “De Bello Gallico”.-

Axel prendeva appunti in silenzio, ignorando le frecciatine e fingendo di essere veramente interessatato ai ragionamenti di Roxas.

Era lampante che avesse accettato di dargli ripetizioni solo per poterlo sfottere meglio, e a modo suo lo accettava. Quel piccolo gatto crestato avrebbe imparato in seguito quale fosse il posto che gli spettava, senza ombra di dubbio.

Infine, senza trattenere un ghigno, lo interruppe.

- Il De Bello Gallico è un’opera scritta da Cesare tra il 58 e il 52 a.C. Per tua  informazione, scricciolo, esiste un ottavo libro che fu aggiunto ai precedenti sette da un luogotenente di Cesare, Aulo Irzio.-

Roxas sgranò gli occhi, tremando impercettibilmente. La matita che stringeva tra le dita gli scivolò cadendo sul pavimento, e quello fu l’ultimo rumore prima di una lunga pausa di silenzio da parte di entrambi.

Il biondo non voleva, non poteva crederci. Non solo sapeva di cosa si trattasse, ma lo aveva perfino corretto. Lo aveva corretto spiazzandolo e surclassandolo nella sua materia preferita.

Riuscì a riprendersi dopo diversi minuti, ancora scosso.

- Senti, se per te queste ripetizioni sono una scusa per farmi perdere tempo, sappi che non ho abbastanza tempo da dedicarti.-

Axel sorrise e si sporse un po’ verso il biondino, giungendo fino a far sfiorare la  punta del suo naso con la propria.

- Ho solo una buona memoria uditiva…-

Sussurrò sulle sue labbra, e Roxas si sentì travolgere da quel mare di sensazioni diverse tra loro. Imbarazzo, eccitazione, perplessità. Il suo fiato era dannatamente caldo.

Si sentì afferrare il polso sottile da una mano grande e rovente, poi la gemella di quest’ultima si strinse al suo mento guidandolo verso quelle labbra sottili che tanto lo desideravano.

Lo attirò seduto sul suo bacino, senza che il biondo avesse la forza o la volontà per allontanarsi.

Riuscì soltanto ad alzare una mano tremante per premergliela sullo sterno in un fasullo e non voluto tentativo di spingerlo via da sé.

- Sei uno stronzo…lasciami…- Sussurrò, mentre le sue gote rosee e paffute di tingevano di un adorabile rosso acceso.

Axel socchiuse gli occhi e gemette alla sola vista di quel ragazzino docilmente seduto sopra il suo bacino.

- Solo perché ti ho corretto?- Ghignò, il viso a pochi centimetri da quello dell’altro, una smorfia che lo faceva apparire ancora più sexy e crudele.

- Non sei obiettivo, Roxas.- Soffiò sulle sue labbra, inserendo le mani roventi sotto la giacchetta della tuta per sfiorargli il pancino con la punta delle dita.

Il biondino mugolò e quasi gemette, le dita della mano che stringevano la camicia scura e già stropicciata di Axel, pregna del suo odore.

No, in quel momento Roxas era tutto tranne che obiettivo. La sua testa era come avvolta da una tenue nebbiolina che lo estraniava dal mondo, ampliando la gamma di sensazioni già in partenza vasta che provava nel sentire le grandi mani affusolate del più grande che risalivano fino al petto per solleticargli maliziosamente un capezzolo.

Roxas gettò la testa all’indietro, un’espressione estasiata in volto che fece gemere il rosso il quale non perse tempo e si chino verso la sua gola, intrappolando piccoli lembi di pelle tra le labbra per succhiarli e mordicchiarli piano.

“Questo è sbagliato”  si disse Roxas, mentre con una mano andava a tastare i jeans scuri dell’altro in uno slancio d’audacia che sorprese perfino lui. “E’ sbagliato, sto facendo una cazzata e ne pagherò il prezzo, ma è fottutamente eccitante”

Fino ad una settimana prima avrebbe riso se qualcuno gli avesse detto che presto sarebbe stato avvinghiato ad Axel, sulle sue ginocchia, rosso in viso e mugolante come una ragazzina alla sua prima volta.

- La tua pelle sembra fatta apposta per essere morsa…eccitante, non trovi?- Sussurrò la voce di Axel, rauca.

L’eccitazione del rosso era ormai più che evidente e Roxas la percepiva perfettamente, nella posizione in cui si trovava. Si vergognava, si vergognava da morire, eppure in quel momento non avrebbe desiderato essere da nessun’altra parte.

La sua mano aveva raggiunto la cinta scura del rosso e tremava sopra di essa, non avendo il coraggio né l’audacia sufficienti per slacciarla. In fondo, non voleva spingersi così oltre, non con quello schifoso. Ok, magari non era del tutto schifoso. Oh, al diavolo, era del tutto eccitante, sensuale e voglioso.

La lingua di Axel tracciò il contorno delle sue labbra prima di inserirsi tra di esse. Roxas, dopo una flebile resistenza, cedette e l’accolse, sentendola giocherellare con la propria.

Erano baci carichi di passione, erano fiamme pure.

Roxas percepiva distintamente la sua eccitazione crescere e si abbassò la felpa quanto più possibile per coprirla, vergognandosi terribilmente.

Axel sorrise, compiaciuto ed eccitato dall’ingenuità e la mancanza di esperienza dell’altro.

Tornò a dedicarsi alla sua gola, leccando e lambendo la pelle bianca e sensibile che sobbalzava e tremava sotto le sue labbra, mentre con la mano tirava su la felpa quel tanto che bastava per fargli sfiorare il suo inguine senza intralci.

Roxas in quel momento si sentiva estraniato da tutto e da tutti, catapultato in un mondo di piacere e goduria di cui Axel, il suo respiro caldo, le sue mani esperte e lisce, era l’assoluto protagonista.

Il suo respiro caldo sulla gola faceva correre scosse rapide di eccitazione che scuotevano il suo piccolo corpicino acerbo e lo incollavano maggiormente a quello adulto e marmoreo dell’altro.

Il trillo del campanello fece allontanare di scatto Roxas da Axel. Il biondino cercò di ridarsi un contegno, aggiustandosi i vestiti e intimando ad uno scocciato ed eccitatissimo Axel di fare altrettanto.

Roxas aprì la porta d’ingresso lasciando entrare il fratello, Sora. Axel lo conosceva poco, ma l’impressione che gli aveva fatto non era stata delle migliori. Era stupido e infantile, sempre a ridere come un demente.

Tuttavia, in quel momento i suoi occhi grondavano lacrime e tirava su col naso in modo a dir poco disgustoso.

Roxas sbuffò, scocciato, chiudendo la porta alle sue spalle. Sora gli si lanciò addosso, stringendogli il collo e singhiozzando, pulendosi occhi e naso sulla felpa dell’altro che si tirò di scatto indietro, disgustato.

- Che schifo, Sora! Mi spieghi che è successo?-

Axel si aggiustò alla meno peggio i capelli e la camicia, indossando poi sopra l’impermeabile. Non capiva nulla di ciò che Sora stava farfugliando, in preda a singhiozzi convulsi che gli smorzavano la voce rendendo praticamente impossibile decifrare le sue parole. Al rosso sembrò di distinguere qualcosa circa un gatto che era fuggito, ma non ci avrebbe giurato e, del resto, non gliene fregava niente. Quel piccolo sgorbio aveva appena interrotto quella che si annunciava essere una scopata da urlo, troncata in modo così poco delicato.

Raggiunse il biondo in soggiorno e si chinò verso il suo visetto paffuto, sfiorandogli la schiena con due dita e facendolo rabbrividire.

- Ci vediamo domani in classe, allora?-

Chiese, soffiando sensualmente sul suo orecchio e mostrando l’ennesimo ghigno nel vedere l’espressione imbarazzata di Roxas, ancora concentrato a calmare il fratello.

- Ok.- Rispose semplicemente. Axel gli avrebbe volentieri chiesto un romantico bacio d’addio, ma il fratellino piagnucolone era come sempre d’intralcio per i suoi scopi.

Si limitò a soffiargli un bacio, senza smettere di ghignare, al quale Roxas rispose con un dito medio alzato, ma al rosso non sfuggì il tenue sorriso che gli colorò labbra e gote.

Quando Axel ebbe chiuso la porta dietro di sé, il biondo accompagnò il fratello a sciacquarsi il viso dato che, ridotto com’era, non si poteva certo definire un bello spettacolo.

Non ascoltò nulla dell’intruglio di parole che Sora stava formulando ancora in preda ai singhiozzi, era troppo occupato a ripensare al tocco rovente di Axel, alle sue labbra che lo avevano mandato letteralmente in tilt, alle strane reazioni audaci e impulsive che il suo corpo aveva alla presenza del rosso. E, constatò guardando distrattamente i segni rossi che aveva sul collo, al fatto che il giorno dopo sarebbe dovuto andare a scuola con la sciarpa.

 

 

 

 

 

Ok rieccomi qua! Scusate il ritardo, è indecente, lo so, ma a scuola è stato un periodo allucinante e la matematica non è disposta a deporre le armi contro di me.

Ho scritto questo capitolo un pezzettino alla volta e purtroppo manco del tempo sufficiente per rileggerlo. Visto che non mi piace postare capitoli senza averli riletti e corretti, abbiate un po’ di pazienza se non aggiornerò con la dovuta frequenza. Comunque non temete, non lascio la storia e appena ho un minuto mi catapulto al pc a scrivere. Vi ringrazio per le recensioni, sono veramente commossa, non mi aspettavo che questa spazzatura piacesse tanto! Non esitate a darmi consigli o idee, mi fanno sempre piacere e, soprattutto, mi fanno comodo! Spero che recensiate numerosi anche questa volta.

 

Jo_March_95: Ebbene sì, Axel arrossisce. Ho giocato di recente al 358\2 days e ti giuro che anch’io non potevo crederci. Purtroppo in quell’occasione arrossisce per Xion, ma questi son dettagli ^^”  No, comunque sarebbe troppo crudele da parte di Axel, non credo che lo farebbe. Credo che per le vacanze avrò abbastanza tempo da dedicare alla scrittura, o almeno spero!

 

Cisky_90: Davvero? Grazie, sono felice che ti piaccia e spero che continui ad intrigarti!

 

Princess of Bang: Carino, picchiare Roxas senza motivo! XD Ah, i personaggi della mia storia non muoiono di astinenza, semplicemente non voglio scrivere una lemon dopo 2 righe scarse di storia, al contrario di te! Ah, sabato poi siamo andate a vederlo, Harry Potter, anche se non c’entra niente con la storia! La prossima volta che andiamo al cinema insieme ti affogo nei pop corn. Voglio affogarti nei pop corn senza motivo! XD

 

_Ella_: Come ho già detto, anch’io non avrei mai creduto che Axel potesse arrossire prima di giocare al 352\2 days. È un evento che mi ha traumatizzato segnandomi nel profondo °__°

Per quanto riguarda gli altri due, Zexion è un cubetto di ghiaccio da sciogliere al sole, si sa! XD

Ciao alla prossima!!!

 

_AngeChan_: Sì, l’eritrofobia è la paura di arrossire in pubblico. Non preoccuparti, vale lo stesso per me. La prima volta in cui ho aperto il vocabolario di greco sono andata in tachicardia. XD Comunque, io e te condividiamo la stessa filosofia. Axel, con Roxas, è fondamentalmente ed essenzialmente sprecato! Vabbè, in questi ultimi tempi debbo ammettere che ho imparato a considerarli “carini” come coppia, ma continuo a considerare Roxas una pulce. Anzi, una tarma. Roxas è una tarma!

Sì, decisamente la natura è un grande mistero!

 

Rafael Nightmare: Faccio il classico anch’io e ti capisco perfettamente! Ti ringrazio molto per i complimenti e ti confesso che gran parte dell’ispirazione mi sovviene proprio a scuola!  La tua recensione mi ha fatto molto piacere, spero di sentirti di nuovo!

 

Axel Flames: Tu arrossisci, specialmente quando il Moretti entra ancheggiando in classe! XD E poi Zexion non mi schifa, ha solo un modo molto personalizzato di dimostrarmi il suo amore! U.U

Per quanto riguarda la lemon, spero di averti accontentato almeno un po’!

 

Vanpaia_Naito_4ever: Grazie degli auguri!! Sono felice che la storia ti piaccia tanto e, come al solito, spero di non averti deluso!

 

 

 

 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: Kisshou