Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: Alys93    13/12/2010    3 recensioni
Cosa succederebbe se qualcuno scoprisse il segreto di Kagome e del pozzo vicino al suo tempio? Soprattutto se quel qualcuno scoprisse di possedere poteri che non avrebbe mai immaginato di avere? Le avventure non mancheranno, ve l'assicuro! Se la trama v'interessa, sarò felice di leggere i vostri commenti e \ o suggerimenti (è la mia prima storia) Grazie in anticipo
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il pozzo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve a tutte! finalmente sono riuscita ad aggiornare la storia! Sono felice nel vedere quante visite ricevo! ragazze, siete fantastiche! vi ringrazio di cuore! Mia cara Visbs88, a te va un grazie speciale x la bellissima recensione! grazie per i tuoi numerosi consigli! sono fondamentali x me! ma nn ho intenzione di annoiarvi oltre. buona lettura!

 

Capitolo 14: Una morte, una vita e… sogni premonitori!

Kaori fissò la sagoma argentata del demone svanire oltre i primi alberi, ma non ebbe il tempo di riprendersi dalla sorpresa, che si ritrovò sommersa da abbracci e lacrime.
La madre la strinse con forza “Tesoro! Sono così felice che tu sia ancora qui! Sapessi il dolore… che ho provato..”.
Un singhiozzo le sfuggì dalle labbra, mentre le accarezzava il volto “Temevo di averti perso… Non immagini cosa abbia provato”.
La ragazza sorrise “Sto bene, mamma. Come vedi, sono ancora viva”, “Già, allegra e pimpante come un cerbiatto” mormorò Masaru, stringendola in un abbraccio soffocante.
“Ehi!” sussurrò la figlia, cercando di respirare “Se continuate a stringere così, mi ammazzate voi!”.
Inuyasha scosse la testa “Evita battutacce, per favore. Non sono proprio in vena!”, “E dai! Non fare lo scontroso!” sorrise Shippo “Tanto lo sappiamo che ci stavi male anche tu!”.
Prima che lo youkai lo colpisse in testa, il piccolo demone volpe saltò tra le braccia di Kaori, bisbigliando “Sono felice che tu sia ancora qui!”.
Lei sorrise e gli accarezzò la testa rossiccia “Sì, Shippo. Anche io sono felice. La vita è qualcosa di meraviglioso, te lo posso assicurare”.
Sentendo odore di lacrime, si voltò verso Kagome e Sango e le abbracciò, entusiasta come non mai di averle accanto.
Anche Miroku si unì al gruppo, trascinandosi dietro Inuyasha, e, a sorpresa, la demone lupo gli buttò le braccia al collo.
“Grazie per quello che hai fatto” sussurrò “Ti sono davvero grata. A te, ed anche a Koga. Vi devo la vita, almeno quanto la devo a Sesshomaru”.
Il capo della tribù Yoro arrossì vistosamente “Piantala di stringere così! Non ho fatto niente di eccezionale!”.
Aiko e gli altri della tribù sorrisero “La ragazzina è una tosta. Mi sa che quel Naraku avrà parecchio filo da torcere, d’ora in poi”.
Miyoga, anche lui sollevato dall’esito della situazione, saltò sulla spalla della ragazza, che sorrise “Avevamo fatto un patto, no? Abbuffati pure”.
“Ma non esagerare” lo avvisò Kagome “Kaori, ti devi riposare. Ci è mancato davvero poco che non tornassi più indietro!”.
Cercò di trattenere un singhiozzo e l’abbracciò commossa “Non ce l’avrei fatta a continuare questo viaggio senza di te. Noi siamo come sorelle…”.
L’altra sorrise e, trascinata Sango accanto a lei, ridacchiò “Ma noi siamo sorelle! Dai, e chi ci divide?”.
La sterminatrice sorrise a sua volta, poi chiese “Kaori, cosa volevi dirmi quando mi hai detto di non lasciarmi sfuggire l’occasione?”.
La vide ridere, allegra come non mai, “A buon intenditore, poche parole! Quello che ti ho detto vale anche per qualcun altro!”.
Kaori sentiva la vita, la felicità ed il calore dell’affetto donatole dagli amici scorrerle dentro e si strinse ai genitori, consapevole di aver rischiato di non rivederli.
Dopo aver viaggiato verso il confine di non ritorno, riusciva ad apprezzare meglio tutto ciò che aveva.
All’improvviso, il padre le diede un cazzotto in testa e sibilò “Guai a te, se fai di nuovo una pazzia del genere! Hai idea di quello che abbiamo provato, razza d’incosciente?”.
La giovane gli fece la linguaccia “Se credi che un semplice cazzotto m’impedisca di rischiare nuovamente la vita per voi, ti sbagli di grosso”.
Gli sorrise comprensiva, ma la sua voce era ferma “Tu non sei solo mio padre, sei anche il mio capo. Fattene una ragione”.
Il suo sguardo s’illuminò quando aggiunse “È mio preciso dovere difenderti, anche a costo della vita. Così come difenderò ad ogni costo tutte le persone che amo”.

Il sole annunciò allegramente l’inizio di una nuova giornata e Kaori si stiracchiò voluttuosamente sotto i tiepidi raggi.
Adoro questo posto! sospirò allegra, mentre fissava gli amici prepararsi per riprendere il viaggio.
La ricerca dei frammenti poteva continuare a tutta forza e lei non aveva alcuna intenzione di permettere a Naraku di impossessarsi della sfera.
Non sapeva cosa ne avrebbe fatto Kagome, una volta che il gioiello fosse stato ricomposto, ma sicuramente sarebbe stato qualcosa di migliore rispetto ai subdoli desideri di quel dannatissimo demone.
Lanciò uno sguardo ai genitori, che ancora le rivolgevano occhiate un po’ tese, e sorrise raggiante.
“Dai, mamma! Non fare quella faccia!” mormorò sorridendo “Sto bene! Potrei stendere papà, se questo servisse a calmarvi!”.
“Ne dovrà passare di tempo, prima che tu riesca a battermi!” ridacchiò Masaru “Non sono un tipo facile da sconfiggere, sai?”.
“Non ne dubito” ridacchiò lei, abbracciandolo con forza, “Ci vediamo presto. Adesso che so dove trovarvi, mi avrete tra i piedi prima di quanto pensi!”.
“Sta’ attenta a Sesshomaru” si raccomandò la madre “Non so perché abbia messo da parte l’orgoglio e ti abbia salvata, ma non credo che rinuncerà ai suoi propositi”.
Le accarezzò la guancia “Non voglio che ti ferisca ancora. E, soprattutto, non voglio che tu faccia pazzie, sono stata chiara?”.
La figlia sorrise “E dai! Quella cicatrice è quasi scomparsa! È una sciocchezza!”.
“Intanto, la sciocchezza te la dovetti cucire” ribatté Kagome, sistemandosi lo zaino sulle spalle.
“Cucire?” sussurrò Fumiyo “Accidenti! Immagino che Kaori ti abbia dato un sacco di problemi! Dopo quell’incidente, la paura non l’è più passata”.
“Io non direi” sorrise la miko “Ha coraggio da vendere. Ha accettato di fare da donatrice quando Inuyasha ha avuto bisogno di una trasfusione!”.
Buona parte della tribù rimase in silenzio, chiedendosi cosa diavolo avesse detto la ragazza, mentre Masaru e la moglie sgranavano gli occhi, increduli.
“Kaori ha fatto cosa?” esclamò il capo tribù “Ho sentito bene? Una trasfusione?”; la demone lupo arrossì “Ho fatto quello che andava fatto. Fine della questione!”.
Lanciò un’occhiataccia all’amica e chiese “Ma glielo dovevi proprio dire?”, “Beh, è stato il primo passo per sconfiggere la tua paura”.
Inuyasha scosse la testa “Coraggio, dobbiamo rimetterci in marcia. Abbiamo parecchia strada da fare!”.
Masaru sorrise “Spero di rivedervi presto, ragazzi. Se mai aveste bisogno di aiuto, potete contare su di noi”.
Il suo sguardo si fece più duro quando aggiunse “Quando troverete Naraku, spero di esserci anch’io. Quel dannato non ha idea di chi si è messo contro”.
Sango trattenne un brivido e sussurrò a Miroku “Certo che il padre di Kaori non scherza proprio! Mi mette i brividi!”.
Il monaco la strinse a sé, sorprendendola, e ridacchiò “Meglio averlo come alleato che come nemico”.
Lei fece per rispondere, ma sentì la mano del bonzo scivolare lungo le sue curve e gli affibbiò un cazzotto in piena faccia, “Sei un maniaco!”.
Shippo scoppiò a ridere davanti alle espressioni sorprese dei demoni lupo, che non conoscevano quel lato di Miroku, e mormorò “Miroku non cambierà mai!”.
“Mi auguro per lui che lo faccia” sibilò Sango, sistemandosi l’hiraikotsu “O giuro che, prima o poi, lo ammazzo!”.
Kagome ridacchiò, pensando a quello che lei e Kaori avevano intuito e che invece sfuggiva ancora alla povera Sango.
Scosse la testa e disse “Adesso è meglio che andiamo, o non riusciremo a raggiungere il prossimo villaggio”.
Prima che la figlia si allontanasse, Fumiyo la trattenne “Tesoro, come sta andando la scuola? Hai avuto altri… problemi a scuola?”.
La vide sbuffare “Per mia fortuna, no. Takeru si tiene alla larga, per il momento. Quindi, il preside non mi ha più chiamata”.
Un vago sorriso le incurvò le labbra “E, comunque, non me ne preoccupo. Credo proprio che, dopo quest’anno, lascerò la scuola”.
Il padre la fissò serio “Vuoi restare qui a vita? Rinunciare al mondo dove sei nata e cresciuta?”, “Sì, perché è questo il mio mondo. Il luogo in cui posso essere me stessa” rispose lei. A
bbracciò i genitori e disse “State tranquilli, starò lontana dai guai. Ci vediamo presto!”; poi seguì gli amici, sparendo rapidamente alla vista.

Kagome fissò il cielo plumbeo e si strinse nella giacca, reprimendo un brivido di freddo.
Per fortuna, l’inverno era quasi finito e, nell’epoca Sengoku, quei mesi erano stati caratterizzati dalla neve, fredda e tremendamente fastidiosa.
Una volta erano stati sorpresi da una tempesta e ci erano volute ore prima che riuscissero a liberare un passaggio per uscire dalla grotta dove si erano rifugiati.
Inuyasha non la smetteva di lamentarsi che quelle continue nevicate rallentavano la loro marcia e la ragazza non poteva dargli torto.
Aveva dovuto montare le catene da neve alla sua bicicletta per evitare di restare impantanata in qualche cumulo freddo!
Si strinse ulteriormente nella giacca e si rannicchiò vicino al fuoco, cercando un po’ di calore.
“Forza, ormai manca poco alla fine di questa stagione” mormorò agli amici, che, imbacuccati in sciarpe, cappelli e guanti portati dalla sua epoca, si stringeva tra loro.
“Sarà, ma non ho mai visto un inverno più freddo!” commentò Sango “Persino Inuyasha si è dovuto mettere il cappello…”.
“Altrimenti gli si congelavano le orecchie!” ridacchiò Miroku, “Guarda che ti sento benissimo, bonzo!”.
Il mezzo-demone si sedette sul portico rialzato e sbuffò “Neanch’io ho mai visto tanta neve in una volta sola. Non vedo l’ora che smetta!”.
“Guarda i lati positivi” gli suggerì Shippo “Stiamo dormendo più spesso al caldo e, con questo tempaccio, anche Naraku avrà non poche difficoltà a muoversi”.
“E inoltre” aggiunse il monaco “Questo freddo ti da il pretesto di stare più vicino alla Divina Kagome!”.
“Non farti venire strane idee” lo avvertì l’altro “Io non ho due mani che si muovono come tentacoli, al contrario di te!”.
“Non posso darti torto” convenne Sango, bloccando il braccio di Miroku, che si stava pericolosamente avvicinando al suo fondoschiena.
Kaori trattenne uno starnuto e mormorò “Come diavolo fai a non gelarti? Cammini continuamente scalzo, eppure non hai neanche un po’ di raffreddore!”.
“I demoni sono più resistenti alle basse temperature” replicò lui dal bordo della porta “Anzi, mi chiedo come mai tu senta tutto questo freddo”.
“Vorrei saperlo anch’io” mormorò la demone lupo, stringendosi nel maglione, “Mi sa che ho sopravvalutato le mie capacità”.

Il sibilo del vento non conciliava certo il sonno, ma la ragazza strinse a sé Shippo e cercò di dormire almeno qualche ora.
Fortuna che si erano procurate dei sacchi a pelo invernali, o sarebbero morti di freddo!
Nell’oscurità della notte, poteva sentire chiaramente il respiro di Kagome, rannicchiata contro Inuyasha.
Un po’ la invidiava.
La sua amica non si era mai resa conto del potere che aveva sul sesso maschile (Hojo era solo uno dei tanti che speravano di uscire con lei!), ed ora stava beatamente abbracciata al suo ragazzo.
Un sorriso le incurvò le labbra nel vedere il mezzo-demone coprirla meglio, evitando che prendesse freddo.
L’amava in un modo incredibilmente intenso e la demone lupo trattenne a stento un sospiro.
Perché nessuno si era mai interessato a lei?
Perché l’avevano sempre vista come una strana?
Una che non sembrava mai normale?
Accidenti a me borbottò innervosita Sono una demone. Che cavolo pretendo? È normale che sia sembrata strana….
Scacciò quei pensieri dalla propria mente e non riuscì a trattenere un sorriso materno quando Shippo cercò rifugio tra le sue braccia.
Quel cucciolo le faceva davvero tenerezza.
Il suo sensibile udito fu improvvisamente attratto da un fruscio di passi, appena oltre la tormenta.
Chi poteva essere così pazzo da sfidare gli elementi e camminare a quell’ora della notte?
Un leggero scricchiolio la fece voltare e vide Inuyasha fissare il punto da cui proveniva il rumore.
Vedendo che era sveglia, le fece cenno di restare lì ed uscì silenziosamente dalla capanna.
Per quanto la neve fioccasse in vortici di vento, riusciva a vedere una figura che avanzava sul manto bianco.
L’odore che ne proveniva lo mise in allarme e, conscio che l’amica avrebbe sentito le sue parole anche oltre il vento, sussurrò “Resta di guardia. Devo sistemare una cosa”.
Avanzando tra i cumuli gelati, giunse in una piccola radura riparata dal vento, per nulla sorpreso nel trovarvi Kikyo.
Sapeva che prima o poi sarebbe venuta a cercarlo e lui era deciso a mettere in chiaro la situazione una volta per tutte.
Non voleva che Kagome soffrisse, mai più.
La miko alzò lo sguardo dal terreno brullo e sorrise “Inuyasha, da quanto tempo… È molto che ti cerco”.
“Come sempre” replicò lo youkai, infilando le mani nelle larghe maniche del kariginu “Cosa vuoi, Kikyo?”.
“È questo il modo in cui accogli una persona che ti ha cercato a lungo?” chiese la donna, fissandolo cupa.
Poi sorrise di nuovo e gli si avvicinò “Inuyasha… Sai bene cosa voglio. Ciò che ho sempre voluto fin da quando ci siamo conosciuti”.
Si appoggiò a lui, cercando quel tepore da sempre negato al suo corpo di terra e cenere, “Ciò che voglio è restare con te. Per sempre”.
“Kikyo” mormorò Inuyasha, cercando le parole migliori per spiegarle quella situazione.
“Kikyo, non voglio scendere negli inferi. La mia vita sta continuando e non voglio mettervi fine. Non adesso”.
La miko lo fissò incredula “Cosa stai cercando di dirmi? Non hai intenzione di venire con me?”.
“Ho ancora molto da fare, in questo mondo, Kikyo” rispose il mezzo-demone “Devo sconfiggere Naraku e, per farlo, devo restare qui”.
“Cosa t’importa di Naraku?” chiese lei, mentre il dubbio iniziava ad insinuarsi nella sua mente “Possiamo stare insieme! Che c’importa se continuerà a vivere? Noi saremo insieme! Come abbiamo sempre sognato”.
“Devo farlo. Non solo per vendetta” lo sentì rispondere “Ma anche per rendere questo posto più sicuro”.
A quel punto, tutto si fece più chiaro; il dubbio si era trasformato in certezza e la rabbia si fece largo tra i suoi pensieri.
“Lo stai facendo per quella femmina, vero?” esclamò Kikyo, riducendo gli occhi a due fessure “È per lei, non è così?”.
Afferrò i lembi del suo kariginu, costringendolo a fissarla in volto, “Per quella ragazzina… Kagome. Per una mia copia! Una mia stupida reincarnazione!”.
A quelle parole, lo youkai sentì la rabbia montargli dentro, ma controllò la voce “Kagome non è la tua copia. È una persona totalmente diversa da te”.
Rimase sorpreso nel vederla sorridere, “Non ti rendi conto che io e te siamo ancora legati?” gli chiese la miko “Ti sei innamorato di lei perché il suo viso ti ricorda il mio”.
Gli accarezzò la guancia, sussurrando “Credi di amarla, ma è me che vedi nei suoi occhi. Perché mi ami ancora”.
Il giovane sospirò “All’inizio la odiavo, proprio perché mi ricordava il tuo viso e quello che credevo il tuo tradimento. Ma le cose sono cambiate”.
Le puntò addosso i suoi meravigliosi occhi ambrati ed aggiunse “Kagome mi ha mostrato un mondo pieno di comprensione, di amore. La mia vita non ha senso senza di lei”.
La vide impallidire a quelle parole, ma non si fermò “Non sto dicendo che non provo più niente nei tuoi confronti, ma quell’amore che provavo è diventato gratitudine. Affetto. Non è più amore, Kikyo”.
La miko si staccò con un’espressione sconvolta “Non puoi dire sul serio! Stai mentendo! Quello che dici è assurdo!”.
Il suo sguardo, lo sguardo che tante volte si era sentita addosso, pieno di amore e speranza, adesso mostrava una chiara decisione.
Aveva scelto, e non sarebbe tornato indietro.
Si passò una mano sul viso, sussurrando “Non posso crederci… Dopo tutto quello che ho fatto… tutto quello che ho sofferto per te!”.
“Kikyo” mormorò lui “Anch’io ho sofferto. Sono rimasto inchiodato a quell’albero per cinquant’anni. Il dolore di quel momento in cui credevo che mi avessi tradito mi ha accompagnato per molto di più”.
Il suo sguardo si accese “Kagome è riuscita a mostrarmi che c’era ancora del bene in questo mondo. Lentamente, con dolcezza, è riuscita a curare tutte le mie ferite”.
“E, ogni volta che ci vedeva insieme, che tornavo da te, soffriva. Soffriva, ma si è sempre fatta da parte, cercando di non mostrarmi i suoi sentimenti per non mettermi in difficoltà” aggiunse in un sussurro “Capiva il nostro dolore e l’ha condiviso”.
La sua voce si fece più ferma quando disse “Per questo voglio che tu la lasci stare. Non voglio che soffra ancora. Ha già patito troppo. Lei non è una tua copia, Kikyo. È una persona totalmente diversa da te”.
Kikyo sorrise amaramente “E quindi… hai scelto lei. Non vuoi più vedermi, Inuyasha? Vuoi che sparisca per sempre?”.
“Non ho detto questo” replicò Inuyasha “Ma voglio che le cose siano chiare. Mi dispiace farti soffrire così, Kikyo, ma…”.
“Tu sarai sempre una persona molto importante per me” sussurrò, fissandola in volto, “Non potrò mai dimenticarti o odiarti. Io…”
Non riuscì a completare la frase, che un sibilo attraversò l’aria ed una freccia attraversò la radura, colpendo la miko in pieno petto.
Kikyo si accasciò al suolo, macchiando la veste e la neve candida con un fiotto vermiglio che le sgorgava dalla ferita.
Sembrava quasi che fiori purpurei nascessero dal sangue della sacerdotessa, nei punti dove la neve veniva macchiata dal caldo fluido vitale.
Il mezzo-demone le fu subito accanto, cercando con lo sguardo il punto da cui il misterioso arciere aveva scoccato la sua arma.
Vide una sagoma scura fuggire rapidamente, saltando da un ramo all’altro come solo un demone poteva fare. Ma chi?
Un lieve rantolo lo fece voltare e fissò gli occhi scuri della sacerdotessa, pieni di lacrime.
“Inu..yasha” sussurrò a stento “Mi.. dispiace… per non aver.. capito ciò che… desideravi”.
“Non parlare” mormorò lo youkai “Conserva le energie. Possiamo ancora salvarti! Coraggio, Kikyo!”.
La donna sorrise appena “Forse… forse era destino che le cose andassero così. Che noi non… potessimo stare insieme”.
Con uno sforzo, alzò la mano e gli sfiorò il viso “Promettimi.. promettimi che non mi dimenticherai, Inuyasha. Che non ti dimenticherai di quanto ti amo”.
“Resisti!” gemette lui, sostenendo quel fragile corpo tra le braccia “Kikyo, dannazione, resisti! Puoi farcela!”.
“Ormai… è giusto così” sussurrò la miko “Spero che tu possa essere felice con Kagome. Come avremmo potuto esserlo insieme”.
Poi una luce accecante l’avvolse ed il frammento dell’anima di Kagome, che le aveva permesso di tornare a vivere, tornò dalla legittima proprietaria.
Quando la luce scomparve, Inuyasha si ritrovò a sorreggere solo un corpo freddo come la neve che lo circondava.
Un dolore profondo gli trafisse il cuore, perché, nonostante tutto, Kikyo sarebbe sempre rimasta una persona importante della sua vita.
“Non ti dimenticherò mai, Kikyo” sussurrò a stento “Mai”, poi adagiò il corpo sulla neve.
Con l’aiuto di Tessaiga, spaccò il suolo gelato e scavò una fossa, dove adagiò la donna.
Fissò per un’ultima volta quel viso che aveva tanto amato in passato e gli sfuggì un sospiro.
Quando ebbe finito di seppellirla, pose un grosso masso sulla tomba e vi incise alcune parole. Qui giace Kikyo, sacerdotessa e donna che mi ha mostrato per prima il calore della vita.

Kaori fissò la tormenta che continuava ad abbattersi sulla capanna, chiedendosi dove accidenti fosse Inuyasha.
Sentiva chiaramente l’odore di cadavere bruciato e strinse gli occhi nel riconoscere l’odore di Kikyo.
Quella miko era tornata a cercarlo!
Innervosita, cercò di scorgere l’amico in mezzo ai fiocchi di neve, ma una piccola luce attirò la sua attenzione.
Una sfera luminosa si stava dirigendo verso di loro e la ragazza la vide attraversare il legno come se non ci fosse, per poi adagiarsi sul petto di Kagome, dove svanì rapidamente.
La giovane si alzò di scatto con un’espressione spaventata in volto e sussurrò “Kikyo è morta…”.
La demone lupo la fissò incredula “Cosa..? Ma cosa stai dicendo? Come fai a sapere che è morta?”.
“Il frammento di anima” sussurrò l’altra “Kikyo è stata riportata in vita con un pezzo della mia anima”.
Si poggiò una mano sul petto e sussurrò “Adesso mi sento nuovamente completa. So che il frammento è tornato dentro di me e… Questo vuol dire che Kikyo è morta”.
Si guardò intorno e sussurrò “Ma..Inuyasha! Dov’è Inuyasha?”, “Fuori” rispose la compagna “Ha detto che doveva sistemare una cosa”.
Che abbia ucciso Kikyo? si chiese incredula No, non potrebbe mai farlo! Non è da lui! Ma allora cos’è successo?.
Kagome fece per slanciarsi fuori, ma la yasha la fermò “Ferma! Vuoi congelare, per caso? Mettiti il mantello, o morirai assiderata!”.
Non l’aveva mai vista così sconvolta e l’aiutò ad indossare un pesante maglione ed il mantello, infilandole anche un berretto che le copriva anche le orecchie.
Poi la prese in spalla e corse fuori, cercando Inuyasha attraverso la tempesta di neve.
Lo trovarono fermo davanti ad un masso che aveva la vaga forma di una lapide, incurante della neve che gli copriva le spalle come un freddo mantello.
“Inuyasha” sussurrò Kagome, avvicinandosi a lui, “Cos’è successo? Il frammento di anima…”.
“Kikyo era venuta a cercarmi” rispose il mezzo-demone “Le ho detto che le cose tra noi sono cambiate… Che amo te e non voglio farti soffrire..”.
Fissò gli alberi dove si era nascosto l’arciere che aveva ucciso la miko ed aggiunse “Ma qualcuno ci ha seguiti. Ha ucciso Kikyo con una freccia. Non sono riuscito a fare niente”.
La ragazza gli strinse la mano “Non è vero. Le hai dato una degna sepoltura… Lei sa che non la dimenticherai. È una parte importante di te, così come lo è per me”.
Kaori rimase in rispettoso silenzio e si avvicinò alla tomba, sussurrando Forse mi ero sbagliata su di te, Kikyo. Tutto quello che hai fatto, lo hai fatto per amore. Dubito fortemente che Inuyasha e Kagome potranno odiarti, conoscendo i tuoi sentimenti.
Guardò gli amici e disse “Torniamo alla capanna. Domani verremo a rendere l’ultimo saluto a Kikyo".

Erano passate due settimane dalla morte di Kikyo ed il gruppo era ancora in marcia, stavolta riscaldato dal tiepido sole di primavera.
Finalmente la neve si era sciolta, anche se l’ultimo periodo dell’inverno era stato maledettamente freddo.
Ormai era tardo pomeriggio ed il sole stava rapidamente calando dietro le montagne, tingendole di sfumature infuocate.
Inuyasha era a capo della fila, sempre con gli occhi vigili sul sentiero; negli ultimi giorni, Naraku aveva dato il peggio di sé.
Non ricordava più quanti dannatissimi demoni aveva falciato con Tessaiga!
Una moltitudine!
Si voltò appena ne sentire il cigolio della bici di Kagome appena alle sue spalle e la vide fermarsi, il volto illuminato dagli ultimi raggi di sole.
Era bellissima.
Sembrava che, tra i suoi capelli, si nascondesse qualche fuoco sovrannaturale…
Kaori li aveva chiamati riflessi ramati.
Ancora si stupiva di come il cuore gli balzasse in gola solo nel sentire la sua voce.
“Inuyasha” mormorò lei “Tra poco sarà buio. Non è meglio iniziare a cercare un posto per accamparci?”.
“Sì. Abbiamo fatto abbastanza strada, per oggi” replicò il mezzo-demone, saltando su di un ramo per esaminare la zona.
Per loro fortuna, riuscivano spesso a trovare vecchie capanne abbandonate e, quindi, ad avere un tetto sopra la testa.
Dopo qualche minuto di attenta osservazione, scorse un rifugio che faceva al caso loro e guidò gli amici nella direzione giusta.
Shippo fece un grosso sbadiglio e si accoccolò subito sul sacco a pelo di Kaori, che sorrise e si premurò di rimboccargli le coperte.
Aiutò Kagome a preparare il fuoco e mangiò distrattamente qualcosa passato da Sango.
Era così distratta che si rendeva appena conto dei propri movimenti e gli amici non ci misero molto a capire che c’era qualcosa che non andava.
“Kaori, ti senti poco bene?” le chiese Miroku “Hai un’aria così pensierosa!”, “No, sto bene” mormorò lei “Non preoccupatevi”.
“Hai una faccia troppo strana” commentò Inuyasha “Che diavolo ti prende? Naraku non è mica nei dintorni!”.
“Non me ne frega un accidente di quel dannato idiota” borbottò al demone lupo “È che… ho una strana sensazione”.
“Mi sa che ti stai affaticando troppo” mormorò Kagome “Insomma, fai sempre i turni di guardia. Ti preoccupi che non ci siano imboscate varie e corri sempre avanti per essere certa che vada tutto bene”.
Uno sbuffo le sfuggì dalle labbra “La scuola, poi, è quello che è. Takeru ha ricominciato con i suoi tormenti…”.
“Sei stressata” concluse infine “Per stanotte, riposati. Faccio io il turno al posto tuo”, “Non se ne parla. Ormai non devo dormire come prima per recuperare le energie”.
Si stese accanto a Shippo, beatamente nel mondo dei sogni, e mormorò “Magari faccio l’ultimo turno, stavolta. Sarà meglio che faccia una tirata di sonno”.
Sango annuì “Sì, Kagome. È proprio stressata. Qualcosa mi dice che ci sono novità in arrivo”.
“Speriamo siano buone” sussurrò il monaco, stendendosi a sua volta, mentre Inuyasha iniziava il primo turno.

Il mezzo-demone si appoggiò allo stipite della porta, fissando la luna quasi piena, che risplendeva come un gioiello nel cielo.
Per fortuna, la luna nuova era distante e poteva concedersi un po’ di tranquillità.
Chissà cos’è preso a Kaori… mormorò incuriosito Non l’ho mai vista così distratta. Sento puzza di guai.
Un improvviso scricchiolio attirò la sua attenzione e rimase sorpreso nel vedere Kaori agitarsi nel sacco a pelo, come se non riuscisse a trovare una posizione comoda.
Eppure stava dormendo…
Perché diavolo si agitava tanto? Preoccupato per l’amica, le andò vicino e notò che aveva la fronte imperlata di sudore, aggrottata come se fosse in preda ad un incubo.
Non sapeva di quanto ci fosse vicino.

Non appena si era coricata, Kaori aveva sentito la tensione che si portava dietro aumentare a dismisura.
Qualcosa non andava, ne era certa.
Il suo istinto non aveva mai sbagliato e temeva che un pericolo minacciasse i suoi amici.
A fatica, era riuscita a prendere sonno, ma si era immediatamente ritrovata in uno dei suoi incubi.
Spaventata, fissò la foresta oscura che la circondava, sentendosi esattamente come la notte precedente alla scoperta del pozzo, avvenuta quasi sei mesi prima.
Non sentiva niente, neanche con il suo nuovo finissimo udito, e la situazione non prometteva niente di buono.
Si assicurò di avere Sendeiga con sé e un sospiro di sollievo le invase la gola quando si accorse di avere anche il pugnale.
Meglio essere pronti a tutto. Questo posto non mi piace per niente! mormorò cupa, guardandosi intorno.
Un improvviso fruscio la fece voltare e, stupefatta, vide una figura che correva rapidamente tra gli alberi.
Sentiva il suo respiro affannoso, il cuore che gli batteva furiosamente nel petto, sentiva la sua paura.
Sospettosa, iniziò a seguire l’ombra, che saettava rapidamente tra i cespugli; non aveva dubbi, era un demone.
Solo uno di loro poteva correre a quella velocità. Ma chi era?
Di colpo, la luna fece capolino tra le nubi, illuminando la scena, e la ragazza trattenne un’esclamazione sorpresa.
Un ragazzo, sicuramente un demone, ma piuttosto giovane.
Stranamente, nonostante la luna illuminasse tutta la radura, riusciva a vederne solo gli occhi.
Erano bellissimi, azzurri e luminosi come il ghiaccio sotto i raggi del sole, ma esprimevano paura e sofferenza.
Qualcosa lo minacciava, qualcosa di oscuro.
E lui era bloccato contro una parete rocciosa; non aveva vie di fuga ed il suo inseguitore lo sapeva bene.
La giovane provò ad avvicinarsi, ma un paio di occhi rosso sangue fecero improvvisamente la loro comparsa tra gli alberi.
Vide lo sconosciuto irrigidirsi, mentre i tratti del suo volto assumevano un pallore tremendo, appena celato dietro una maschera di orgoglio.
La creatura dagli occhi rossi sembrò sorridere e le sue zanne luccicarono sotto i raggi argentei dell’astro.
Kaori lo vide slanciarsi verso il giovane e, istintivamente, un urlo si fece largo nella sua gola, mentre quell'orribile creatura puntava dritta contro il collo della sua vittima.

Kaori si alzò a sedere con un grido, sentendo il cuore batterle a mille nel petto.
Shippo fu letteralmente catapultato contro Miroku, che a sua volta colpì Sango e Kagome.
L’arco della giovane si abbatté di lato, colpendo la povera Kirara ed Inuyasha, che si era allontanato di scatto nel vederla urlare.
“Kaori!” esclamò lo youkai “Ma che cavolo ti prede? Sei diventata matta, per caso?”.
La ragazza lo fissò con gli occhi ancora sgranati per la paura e si portò una mano sul cuore, che continuava a martellarle senza sosta.
“Scusami” sussurrò a stento “Un incubo… orribile. Scusatemi, non volevo svegliarvi”.
Miroku si massaggiò la spalla e chiese “Cos’hai sognato?  Naraku? Sarebbe comprensibile, dato che ti ha quasi spedito all’altro mondo”.
“No” la sentì sussurrare “Non era Naraku. Era… Una bestia, con gli occhi vermigli. L’ho vista attaccare qualcuno…”.
Kagome le cinse le spalle con un braccio “Sta’ tranquilla, era solo un sogno. Va tutto bene, non preoccuparti”.
La demone si portò le mani al viso “È proprio questo il punto! Non era un sogno! Me lo sento, accadrà davvero!”.
“Un altro sogno premonitore?” chiese Sango; non era la prima volta che capitava e, se l’amica era così preoccupata, un motivo ci doveva essere.
“Chi è stato attaccato?” chiese rapida, “Nessuno di noi. Non conosco la persona che rischierà la vita… Ma era spaventata! Lo sentivo dentro!”.
Shippo le si accoccolò in grembo, rassicurandola, e la ragazza prese un grosso respiro “Speriamo che vada tutto bene. Non ho voglia di incappare in cadaveri”. 

Ok, ragazze!  ci siamo! chi sarà questo misterioso personaggio? che cosa ne dite? Kaori e gli altri ne vedranno delle belle, ve l'assicuro! le visioni della nostra demone sono maledettamente precise! state attente a questo sogni, mi raccomando ^_^

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Alys93