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Autore: thewhitelady    13/12/2010    1 recensioni
- Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti gli incubi - Liam Keeran.
- Questo è solo la Genesi, dobbiamoa ncroa passare per il Levitico,l'esodo e il Deuteronomio prima d'arrivare a qualcosa - Eneas Clayton
Storia di una caccia al tesoro che si trasforma tra inseguimenti e una rapina in un museo in pericoloso gioco mortale. Storia di come un uomo scopre di essere ciò ch ha sempre combatutto, e della redenzione di un altro. Storia di due amici. Il tutto girando il mondo tra Inghilterra, europa dell'Est e estremo Oriente.
La mia prima storia, recensite ma soprattutto buon divertimento! :D
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le 4.25… Dio mio non sento più la testa…
Keeran aveva appena guardato le lancette dell’orologio di Fang e non poteva credere che fosse passato così poco tempo, s’era addormentato ed aveva tanto sperato di risvegliarsi che fosse già mattino, così almeno avrebbero potuto uscire da quella maledetta grotta e rivedere la luce del sole.
Quando si guardò intorno s’accorse però di non essere il solo insonne, Lyn se ne stava a prendere fogli e fogli d’appunti di fronte ai due draghi. Di soppiatto la raggiunse senza far neppure il minimo rumore, la prese dal dietro per i fianchi e le disse – Per il bene della cultura si fanno le ore piccole, eh? -
- No, sto solo qui a guardarli. Li adoro, hanno qualcosa di magnetico. Me ne porterei via uno – rispose lei totalmente assorta nel fissare i freddi occhi di smeraldo dei due draghi. Keeran aggrottò la fronte - Be’ si potrebbe fare, l’unica cosa non so se in giardino ci starebbe… Da dove viene fuori questo tuo lato oscuro? –
- Sai com’è, frequentando brutte compagnie – sospirò lei voltandosi verso Keeran per poi accostarsi al suo petto ed aggiungere più seria – Come fate tu e Dan a sopportare tutte queste cose? Io sarei già impazzita o come minimo avrei mollato tutto da un pezzo –
Keeran fissò un attimo pure lui il drago che li dominava dall’alto dei suoi tre metri e mezzo, poi andò oltre: rivide il cumulo di macerie color sangue, Poole, Jabbar e persino quell’incosciente di Lucas. Una notte, tanto era bastato per distruggere tre vite e probabilmente se non fosse successo il bilancio sarebbe stato ben più alto. – Ti ci ritrovi in mezzo e non sai mai cosa potrebbe accadere, bisogna solo aspettare. Pure tu hai vissuto questa sera ed hai visto come possono essere gli uomini del male, in un certo senso gli hai visti tutti. Ho vissuto abbastanza per sapere che gli amici che mi credono uno perfetto 007 non mi conoscono veramente; io al massimo sono Money Penny – disse passandosi una mano sugli occhi stanchi e pesanti, eppure lo sapeva quella notte sarebbe stata senza sonno.
- Sì però là fuori c’è tutta una vita. Il mondo non finisce qui -, più che un’affermazione quella di Lyn era una protesta, perché non poteva davvero credere che tutto si riducesse infondo ad una grotta e nient’altro.
Keeran scosse la testa e soggiunse rassicurandola – No per fortuna c’è dell’altro. Ed è per questo che anche se non sono portato per le seconde volte… aspetta un secondo -, prese qualcosa e lo nascose nel pugno, poi s’inginocchiò e passando una mano a ravviarsi i capelli esordì dicendo – So che non è il massimo, non è da sogno, io non sono da sogno però – fece una pausa e schiuse la mano liberando da quella specie di gabbia uno smeraldo, grande come un uovo di gallina e scintillante più d’una stella, poi proseguì – Giuro che avevo preso un anello da Bulgari, ma ora mi rimane solo questo; quindi mi vuoi sposare? -.
Keeran aveva ragione, non era affatto da sogno, lui era conciato così male che probabilmente persino un barbone incontrandolo gli avrebbe fatto la carità ed il momento forse non era esattamente dei più propizi, però Lyn non ebbe esitazioni, la risposta poteva essere una sola. Keeran però non s’accorse neppure che lei gli aveva annuito anche se quasi impercettibilmente, era troppo agitato, le mani gli sudavano e per poco non fece cadere persino lo smeraldo; se solitamente era un uomo brillante, ora gli pareva che la lingua gli si fosse incollata arida al palato e che non avesse mai imparato una sola parola. Perché lei non parlava?
- Sì – dovette ripetere lei quando s’accorse che Keeran non aveva ben recepito il messaggio e che un filo di panico s’era insediato nella sua espressione.
Uomini…
Appena capì, prima un pensiero gli saltò alla mente: Donne, perché accidenti non parlano?! Bisogna sempre tirare ad indovinare…
Poi saltò subito su a baciarla, almeno quella era stata l’intenzione, invece presero entrambi una testata incredibile.
- Hai ragione fai davvero schifo come principe azzurro – concesse Lyn tra il riso, due lacrime le stavano scendendo lungo le guance per via dell’imprevista e violenta botta. – Guardati un po’ tu! – replicò Keeran prendendole tra le dita una ciocca degli arruffatissimi capelli, mentre la pelle d’albastro era ancora in gran parte coperta da polvere rossiccia.  
- Be’ però è una gran prova d’amore se dici d’amarmi anche se ho i capelli che sembrano stati masticati da dei cani – osservò arricciandoli tra le dita a sua volta, poi s’accostò nuovamente contro lui.
- Ed io che mi ero preparato pure un bel discorso, persino Shakespeare volevo citarti… Senti un po’: due luminose stelle, tra le più fulgide del firmamento avendo da sbrigar qualcosa altrove, si son partite dalle loro sfere e han pregato i suoi occhi di brillarvi fino al loro ritorno -, Keeran recitò a memoria quelle poche righe senza sbagliare una virgola ed anche se sapeva che Lyn avrebbe dato poco conto a quelle parole, infilate in un discorso scherzoso e quasi per caso, lui però le sentiva per davvero al contrario di Shakespeare e se ne fosse stato in grado per lei sarebbe riuscito a comporre frasi e versi d’una bellezza ancor più grandiosa.
Lyn corrugò la fronte fintamente perplessa ed aggiunse – Ed io che m’ero convinta d’aver per fidanzato un allitterato! -    
- Un che? –
- Lasciamo perdere - sospirò lei – M’accontenterò dei pettorali, della folta chioma e basta…- proseguì guardandolo con sguardo condiscendente.
- Sai le uniche cose che ci separano dall’essere due vecchi pensionati bisbetici è che io non ho ancora perso i capelli e che tu non hai le scalmane, per il resto siamo una coppia di settantenni -.
Passarono più o meno così il seguente quarto d’ora tra chiacchiere, baci ed effusioni d’amore che furono bruscamente interrotte quando Fang dopo essersi svegliato cominciò a suggerire qualcosa a Keeran decisamente con poca discrezione, da principio quello cercò d’ignorarlo continuando a tenere tra le braccia Lyn, poi perse la pazienza e prontamente estratta una scarpa la scaraventò contro il sopracitato amico, facendo immancabilmente centro. – Mi stavo dimenticando, c’è una piccola clausola matrimoniale che ho dovuto barattare in cambio dello smeraldo; cito testuali parole: io, Daniel Isaac Fang ogni mercoledì e giovedì notte avrò a mia libera disposizione il divanoletto coniugale, posto sotto il tetto della barca coniugale, nonché l’adiacente televisore cinquanta pollici. Causa vicini che producono rumori molesti… Ambasciator non porta pena – concluse saggiamente Keeran dopo aver riferito il tutto. Si domandò se Lyn avrebbe accettato, insomma convivere con l’amico del tuo ragazzo per un mese era una cosa; ma vivere a stretto contatto con Dan Fang, rumoroso e indiscreto inquilino per due sere a settimana, che come minimo si sarebbero duplicate, non era affatto facile.
Lyn aggrottò e sopracciglia, fece finta di ponderare la cosa pensierosa, faccia da poker – Ok, accetto. Però allora metto io una clausola: ti toccherà rimediare a tutti i compleanni con delle gardenie -.
- Va bene, dissiperò tutti i miei risparmi in gardenie, una carrellata di gardenie bianche! Però per ora dovrai aspettare – fece Keeran, convinto che quello non fosse soltanto un bieco ricatto come poteva parere, ma un rimando a quella volta, la loro prima uscita, a cui s’era presentato trafelato, ricorso come sempre dai suoi guai e con in mano un impresentabili mazzo di sciupate gardenie strappate in fretta e furia dal giardino adiacente alla casa di Lyn.   
- Per ora m’accontento di tornare a casa. Portami a casa, Liam - disse Lyn, scossa all’improvviso dal tremendo desiderio di barricarsi nel suo studio, derogare a qualcun’altro il compito d’occuparsi dei dragoni e del tempio. Voleva solo occuparsi dei suoi amati vasi dell’epoca Mancia, dei preparativi per il matrimonio e nient’altro. Era troppo stanca per bramare qualcosa al di fuori di casa sua, ora le ambizioni riguardo la scoperta d’un meraviglioso tesoro gli parevano lontane millenni, stravaganti follie che sarebbero dovute appartenere solo ai pazzi perché a quel punto riusciva solo a pensare che chiunque anelasse al successo, all’avventura era perché non avesse mai vissuto una vera avventura, mai assaporato la paura reale. Non c’era nulla di divertente ad essere la versione venuta male di Indiana Jones.
Ora, cominciava persino ad essere sferzata da ondate d’incredibile spossatezza, ma non i sarebbe concessa il lusso d’addormentarsi, non almeno finché Keeran era sveglio perché dietro il suo apparente fare disteso e rilassato, la sua isola di pace, sapeva nascondersi un mare di pensieri e riflessioni che da qualche mese a quella parte era perennemente in tempesta. Certamente non avrebbe fatto parola su ciò che era successo, ma Lyn sapeva di dover stare sveglia anche solo per far vedere che lei c’era.
Non si capacitava di come Keeran riuscisse a dissimulare qualsiasi cosa, a seppellirsela dentro ed almeno in superficie ad ignorarla malgrado si percepisse di tanto in tanto che chissà che gli stava come ribollendo all’interno gettando urla strazianti. Lui questo però non lo avrebbe mai fatto capire, e se ogni ora con Keeran portava un mistero era forse perché egli stesso era il più grande ed impenetrabile.
A Lyn rimaneva solo la forza per un’ultima frecciatina a Keeran, - Sai – esordì con voce falsa e lusinga, peculiarità femminile – Cindy m’ha chiamato -, si portò una mano dietro al collo ben attenta che gli occhi di Keeran stessero seguendo ogni singolo movimento – Hanno preso una casa nuova, altro che l’hangar… Be’ ma d’altronde con un bambino in arrivo che dovevano fare se no? –
Il cervello di Keeran da parecchi secondi ormai s’era già perso lungo il flessuoso collo chilometrico di Lyn, così che l’unico volenteroso neurone rimasto allerta impiegò qualche attimo prima di registrare l’informazione, sommarla allo sguardo della ragazza e quindi chiamare in aiuto i compagni per fare sinapsi.
Keeran saltò piè pari l’intercalare “che intendi”, per passare al più sincero e quasi incosciente “no” che gli sbottò in un singulto. Guardò Lyn, la cui espressione era sospesa tra serietà e sorridente beffa.
- Non dicevi per davvero – fece titubante. Nessuna risposta, l’espressione di lei che non mutava e questo l’impensieriva non poco. Non era pronto per un figlio, Lyn stava certamente scherzando, o forse no.       
Dubbio tremendo. – Dan! – chiamò all’indietro voltando solo la testa, Fang fece capolino da dietro le rovine che anticipavano l’entrata al tempio, - Una parola soltanto: bambino –.
- Ho di meglio da fare. L’hai voluta? Arrangiati -. Questa fu la lapidaria risposta di Dan Fang, infame miglior amico. 
Fino a quel punto Keeran era ancora realmente convinto della veridicità delle parole di Lyn, almeno finché non si voltò verso la ragazza che stava trattenendo a stento il riso – Dovevi vederti, eri disperatamente incredulo – mormorò facendo scendere Keeran dal mondo delle nuvole, ora lui però era pronto ad attuare la vendetta: la sollevò, anche se con qualche problema da terra tenendola per le gambe, se la caricò su una spalla e cominciò a dirigersi verso il dirupo.
Era una cosa che le dava la nausea, chissà perché il discostarsi dal suo metro e sessantacinque era una cosa che non riusciva a sopportare, ma non ci poteva essere malessere in grado di farla smettere nel prendere in giro Keeran. – Se è maschio – cominciò a dire, intanto lui prima d’iniziare a roteare su se stesso disse – Vediamo se resisti -.
 - Se è maschio lo chiamiamo Liam Keeran III! – esclamò mentre Keeran la sballottava a mezz’aria, i lunghi capelli corvini della ragazza che gli sferzavano il viso ad ogni giro; - S’è femmina la chiamiamo come te. Eh Rosalynd, che dici? – ribatté  l’uomo.        
- Schifo di nome… Ok hai vinto, dai uomo delle caverne ora però mollami! – intimò Lyn facendo segno di resa, lo stomaco sotto sopra e la chioma ordinata come un cespuglio in cui fosse appena avvenuta una lite tra cane e gatto.
Keeran la soppesò ancora per un attimo tenendola sospesa tra le mani, prima però che potesse anche solo muovere un muscolo un sibilo acuto gli giunse all’orecchio, come d’una lama che fendesse l’aria. Quell’improvviso, breve sibilo presto si tramutò in grido, in richiamo che riecheggiò a lungo nella grotta finché non si spense nel silenzio più muto.
Morta.
   
 
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