Non so dire
esattamente cosa stavo facendo, contro chi stavo combattendo, quando successe.
Ricordo solo
di aver sentito gridare qualcosa dentro di me, quando ho visto un lampo
verde
avvicinarsi a te, vidi la tua paura negli occhi.
Urlai, corsi
verso di te, incurante della pericolosità della cosa.
Mi accasciai
insieme a te, e ti abbracciai mentre respirasti per l’ultima
volta.
Accanto a
me.
Urlai.
Fu un urlo
straziante, un urlo silenzioso, nessuno lo sentì, un urlo
soffocante, di quelli
che ti lacerano il cuore, semplicemente perduto per sempre.
Non so
quanto stetti in quella posizione, il tuo viso tra le mie braccia.
Un’ora,
un
giorno..un anno… Per me il tempo semplicemente non esisteva
più.
Come se il
mondo si fosse fermato, esattamente quando il tuo cuore ha smesso di
battere.
Ricordo che
delle mani familiari mi staccarono da te, per sempre.
Mi aiutarono
ad alzare, sempre con quell’urlo straziato che faceva presa
dentro di me.
Fui convinto
solo dai miei amici a venire al tuo funerale.
Una bara
bianca, eri solo una ragazza.
Andata via
per avere combattuto per cause troppo grandi per la tua età.
Non piansi
quel giorno, anche se avrei tanto desiderato farlo.
Sfogare
tutto me stesso, la mia rabbia, la mia frustrazione, il mio dolore.
La mia
solitudine, da quando te ne sei andata dalla nostre vite.
Dalla mia
vita.
Non mi
accorsi neanche che alla fine delle parole Del professore Silente tutti
si
alzarono e silenziosamente lasciarono il campo.
Rimasi da
solo.
Harry non mi
ha fatto domande, sapeva che dovevo rimanere, e si è
allontanato con Ginny senza
dire una parola, sopraffatti anche loro dal dolore.
Passarono
ore prima che mi decisi a lasciare un fiore sulla tua tomba.
L’unico
fiore colorato tra le maree di fiori bianchi lasciati da tutti i tuoi
amici e familiari.
Lasciai una
semplice margherita, colorata con i colori dell’arcobaleno.
Il tuo fiore preferito.
Rosso, come
le tue guancie quando si colorivano quando ti emozionavi, e di cui
tanto ti
vergognavi, mentre io le adoravo.
Rosso, come
il tuo stupido gatto che tante pene ha fatto passare al mio vecchio
topo.
Rosso, come lo erano i miei compiti, dopo che tu me li correggevi con tanta cura.
Arancione,
come il succo di zucca, il tuo preferito.
Non poteva mancare per una colazione perfetta per te.
Arancione, come la sciarpa di Grifondoro che indossavi non tanto orgoglio, in qualsiasi momento della giornata, da vera Grifona.
Giallo, come
il tuo sorriso radioso che tanto faceva ingelosire il Sole.
Giallo, come il polline dei fiori, che tu, regina di questo tuo mondo floreale, tanto adoravi.
Verde, come
i campi della scuola, dove passeggiavamo, parlavamo. A volte ti fermavi
a
studiare all’ombra di qualche grande albero, così
concentrata.
Verde, come
il tuo libro preferito, di cui tanto mi parlavi.
Verde, come la speranza,che mai hai abbandonati, mai, fino all’ultimo.
Indaco, come
la maglietta che più preferivo su di te. Eri bellissima,
solare.
Indaco, semplicemente il tuo colore più preferito.
Blu, come la
notte, che tu passavi studiando e ogni tanto immergendoti nei tuoi
pensieri,
mentre io ti spiavo da lontano.
Blu, come il profondo. Come te.
Viola,dicevi
sempre che ti piaceva la pronuncia di questa parola. Com’eri
strana, ma
perfetta allo stesso tempo.
Ti divertivi
sempre,appena il tuo occhio si posava su questo fiore, a colorarlo con
i sette
colori che insieme formano uno spettacolo meraviglioso.
Ti lamentavi
sempre che non io non riuscivo, eppure era un incantesimo
così banale.
Ebbene, ce
l’ho
fatta.
Saresti
fiera di me, anche se saresti troppo orgogliosa per ammetterlo.
Finalmente
mi incammino verso il castello, voltandoti la schiena.
Attento a
non voltarmi più verso di te
Tu che sei
andata via.
Oggi, a distanza di 15 anni dalla tua scomparsa, ho guardato il cielo e ti ho rivista.
Uno
splendido arcobaleno faceva meravigliosi giochi di luce e forme, circondato da una
soffice
nuvola bianca terribilmente simile ad una margherita.