CHAPTER 12
Mi lancio sul letto e mi stendo con un sospiro, scalciando via le scarpe, che cadono a terra con un tonfo. Sfioro con la punta delle dita la base del mio collo, dove so che c’è quel dannato segno. Alla fine l’ho coperto con il correttore di mia sorella ed una maglietta con il collo molto, molto stretto. Fortunatamente era quasi all’altezza della clavicola, quindi non è stato molto difficile coprirlo, ma ho paura che Chiara se ne sia accorta lo stesso. Quando ci siamo salutati mi ha guardato con un espressione triste, si è morsa un labbro e ha detto “vorrei non doverti mai lasciare...”
Non so, forse sono solo le mie solite seghe mentali, ma ho davvero la sensazione che lei abbia capito qualcosa, se non tutto, e faccia semplicemente finta di nulla.
Scuoto la testa, cercando di scacciare questi pensieri, che non sono proprio da me, e mi metto in piedi, prendendo il libro di letteratura latina dalla cartella. mi metto alla scrivania ed inizio a fissarlo, nella vana speranza che le nozioni mi entrino nel cervello per osmosi. Nel giro di 20 secondi la mia testa è già volata completamente via, lontana da Cicerone, lontana dalla mia stanza. Chiudo gli occhi e mi ritrovo in un luogo al di fuori dello spazio e del tempo, un luogo distante anni luce dalla mia realtà. L’unica cosa che mi ricorda i miei problemi è una musica che raggiunge le mie orecchie, distante, come ovattata.
Dear God
The only thing I ask
of you
Is to hold her when
I’m not around
When I’m much too far
away…
Per un momento il sorriso dolce di Chiara mi attraversa la mente, per poi svanire lentamente, con il cambio della canzone.
E si la scuola è una giungla
Però non si scorda
Comunque sedici anni è una merda..
Il futuro è una macchia e manco mi importa
Io vado per inerzia..
Sorrido. O almeno, credo di starlo facendo, perché effettivamente non sento più la mia faccia. Gli Articolo 31... sono il primo gruppo che ho ascoltato, dopo Cristina D’avena.
E con un Click la canzone cambia di nuovo. Non capisco se sia lo stereo di mia sorella che va a random, o il mio cervello che è andato completamente a farsi fottere per colpa del fumo e dell’alcool.
I
I can remember
Standing
By the wall
And the guns
Shot above our heads
And we kissed
As though nothing could fall
And the shame
Was on the other side
Oh, we can beat them
Forever and ever
Then we can be heroes
Just for one day
Una canzone che parla di due amanti; e del loro coraggio. Quel coraggio di affrontare anche la morte uno per l’altro. Quel coraggio che a me manca. Forse ho sopravvalutato i miei sentimenti? Forse mi sono convinto di provare qualcosa che in realtà non c’è... Perché se fossi davvero così innamorato di Giovanni, avrei il coraggio di mollare Chiara ed affrontare tutti i pregiudizi della gente, per lui. Avrei il coraggio di affrontare i miei pregiudizi, per lui. E invece non ce la faccio...
Lo squillo del telefono mi fa tornare improvvisamente alla realtà, e mi accorgo di avere la faccia spalmata contro il libro di latino e un rivoletto di bava all’angolo della bocca.
Ma da quando in qua io sbavo mentre dormo?
Me lo asciugo, scuotendo la testa, e mi trascino stancamente fino al telefono.
<< Pronto? >>
<< Luca? >> chiede la voce di mio padre, dall’altro capo del telefono.
<< Si pa’.. >> rispondo con uno sbadiglio.
<< Senti, stasera sono fuori per una cena di lavoro... di alla mamma di non aspettarmi alzata, okay? >>
<< Mmh, sì.. >> mugugno, ma sono troppo assonnato, per poter formulare una frase dotata di un senso compiuto.
In lontananza sento la voce di una donna che lo chiama, e poi diverso rumori che non riesco bene ad identificare. Interrompo la telefonata e metto il cordless al suo posto. Forse era una sua collega, forse era la sua segretaria... ma ne dubito fortemente.
Tiro un lungo sospiro e torno in camera a prendere la mia giacca. Ho bisogno di uscire, di bere, di divertirmi un po’... di non pensare per qualche ora alla mia schifo di vita sentimentale, alla mia schifo di media scolastica, a mio padre che tradisce mia madre senza neanche preoccuparsi che i suoi figli non se ne accorgano.
<< Mamma io esco! Papà ha detto che stasera lavora e di non aspettarlo! >> urlo in direzione del salotto, afferrando le chiavi della mia moto dal mobile all’ingresso.
<< Luca? Ehy Luca! >> sento esclamare mia mamma. << Dove vai? Hai studiato per il compito di latino? >>
<< Vado a studiare da Gio’! >> mi invento sul momento, poi esco di casa, prendo la moto e mi dirigo verso i Navigli.
Mio Dio, dopo circa otto mesi ho aggiornato, e la cosa, ve lo assicuro, stupisce più me di voi. Che dire, questo capitolo l’ho scritto quest’estate, ma non mi convinceva molto, perché è un po’ troppo deprimente per i miei gusti, e poi è tipo tutto un enorme viaggione senza senso di Luca e boh. Non lo so, vorrei che mi diceste voi cosa ne pensate, perché io non ho ancora deciso XD
Come al solito ringrazio tutte quelle belle donne che leggono, mettono tra i preferiti, seguite o da ricordare, e ovviamente anche quegli angeli che recensiscono, che mi rendono sempre tanto felice. Vi amo donne!