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Autore: marilynROY    13/12/2010    0 recensioni
2037, moltissimi anni dopo lo scontro tra Harry Potter e Lord Voldemort. Siamo in Italia, a Roma, e Max è un giovane mago purosangue ultimo di quattro figli. Tutti i ragazzi sognano di andare ad Izmar, la scuola di magia italiana, tranne lui per paura d'essere paragonato ai fratelli e di vivere nella loro ombra. Non sa però , che si trova quasi vicino alla realtà che circonda la sua nascita e la sua esistenza.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Premetto che è la prima volta che posto, e che adoro immaginare una storia con base la saga di Harry Potter ambientata in Italia. Eh si, dopo aver letto il quarto libro sono sempre stato curioso di sapere semmai in Italia ci fosse stata una scuola di magia e corrispondenza per giovani fattucchieri. Questa volta ho fatto presto a postare, volevo , col primo capitolo, dare un incipit della situazione. I prossimi capitoli saranno più lunghi, in linea generale.

Spero possa piacervi.


marilynROY <3


Mi diverto di più in mezzo ai Babbani !


15 Giugno, 2037.


La stessa cosa tutti i santissimi anni, l'ultimo giorno di scuola elementare equivaleva all'ultimo giorno per non beccare un bel due sulla pagella e non rimanere senza soldi per tutto il resto dell'estate.

Un tema su un argomento studiato. Quale argomento avevo studiato ? Dovete davvero spiegarmi quale, visto che non studiavo quasi mai e mi divertivo a raggirare le interrogazioni in modo tale da prendere un bel sette e non sorbirmi le lamentele dei miei genitori. Ma quelle scorciatoie, ovviamente, non potevano essere più usate. No, per colpa di uno stupido undicesimo compleanno.

Cos'era accaduto di così tanto sconvolgente al mio compleanno ? Nient altro che la comunicazione ufficiale della mia ammissione ad Izmar, la scuola per corrispondenza di stregoneria italiana. Un po' come quelle famose di Hogwarts in Gran Bretagna, Beauxbatons in Francia e Durmstrang nei paesi scandinavi. Almeno quelle scuole erano piene zeppe di maghi famosi e sconosciuti, non come la mia che di maghi famosi non se ne sentiva parlare da … l'epoca romana ? E come se non bastasse, oltre a dover andare in una nuova scuola , lontana da casa e da amici, avrei dovuto sorbirmi tutti i giorni mia sorella, nient altro che una delle responsabile della supervisione dei dormitori della scuola.

I mie che cosa ne pensavano ? Oh, un altro mago in famiglia ! Col cavolo un altro mago, tutti eravamo maghi ed io ero l'unico che non sopportasse il peso di esserlo. Già, chissà cosa fosse successo se fossi stato un Magonò … di sicuro sarei stato la pecora nera della famiglia, oppure la loro delusione più grande. Parole che, ovviamente, non sentii mai dire. Ma di sicuro la pensavano così.

Squillò la campanella, tutti gli altri miei compagni di scuola si alzarono in delirio consegnando in fretta il compito ed uscendo con esaltazione.

Max !”, esclamò la maestra guardandomi ancora seduto tra i banchi a finire di scrivere. “E' suonata la campanella, mi sa che devi consegnare il compito !”, il suo falso sorriso e il suo modo di porgermi una mano mi da la nausea.

Mi servono solo cinque minuti”, cinque minuti esatti , spaccati.

Non se ne parla”, credo che fosse stato un misto tra un urlo ed un ordine emanato con calma. Non esitai nel porgergli uno dei miei sguardi più maligni, sapeva benissimo ch'era l'ultimo giorno di scuola e che dovevo migliorare i miei voti. Non poteva comportarsi da bastarda che non era altro e , in qualche secondo, dovevo trovare una soluzione a quel problema. Il tempo scorreva troppo in fretta, non potevo fare altro che poter usare la magia. Anche solo per un secondo.

Guardai l'orologio, tenni stretto il foglio del compito al petto, chiusi gli occhi e quando li riaprii la campanella non era ancora suonata. Il mio foglio , come me , era rimasto intatto e non mutato nel tempo. Dovevo solo finire il compito, mancava qualche parola.

Ecco a lei , maestra”, dissi io porgendogli il compito.

La seconda guerra mondiale”, disse lei soddisfatta. “L'ultimo giorno di scuola, il primo a consegnare ! Me ne congratulo!”.

Abbozzai un sorriso, guardando qualche stupido compagno di classe che mi fissava con rabbia.

Mi raccomando alle scuole medie, Massimiliano !”, fece lei. “ Ricorda i verbi come si usano !”.

Cosa le fa credere che ne avrò bisogno, nella mia scuola ?”, e dette quelle parole uscii dalla classe, per non farvi più ritorno.

Speravo con tutto me stesso che nessun coglione del ministero della magia avesse scoperto dell'utilizzo dell'incantesimo del dejavù , da me adoperato. Se m'ero scampato un brutto voto alle elementari, ora chissà se sarei riuscito ad evitare l'espulsione prematura da Izmar. Da una parte mi sarebbe piaciuta la cosa : io non volevo andare ad Izmar. Non volevo essere andato lì per essere paragonato ai miei fratelli, studiosi e diligenti. Già e chi si scorda di Marco, il migliore, il responsabile dell'ufficio relazioni internazionali al ministero della magia. Vogliamo parlare di Roberto ? Uno come lui , ambizionista e strafottente, non poteva che scegliere la carriera dell'Auror. Uhm … Aurora ? La migliore strega della sua età, ad Izmar. Ed io ? Nient altro che Massimiliano Renzo Bragadin , un ribelle nato secondo i miei genitori che si lamentavano sempre dei miei comportamenti al di fuori degli schemi, e sulla mia voglia di rimanere ad usare la magia tra i Babbani. Eggià, io mi divertivo in mezzo ai Babbani. E poi, non volevo abbandonare la mia bella Firenze, la città italiana più famosa del mondo.

La nostra casa era in periferia, io ci arrivavo in un modo molto semplice : una passaporta dietro scuola, un calzino rosso nascosto in un buchetto nel muro dove gli uccelli un paio di volte c'avevano fatto il nido. Mi bastava toccare quell'insulso calzino, mi sarei ritrovato nella nostra casetta di campagna in periferia.

Giorno mamma”, dissi io non appena entrai.

Ecco. Lo sguardo di mia madre era minaccioso. L'avevano avvisata a riguardo dell'utilizzo della magia di fronte ai Babbani.

Chi ti ha insegnato l'incantesimo del dejavù ?”, chiese mia madre.

Non le risposi.

Mio dio, quante volte te lo devo ripetere ? Niente magia di fronte ai Babbani, anzi, niente magia e basta!”, cominciò ad alterarsi. “Hai undici anni, Max ! Non puoi permetterti di farti sequestrare la bacchetta prima di andare ad Izmar !”.

Ho forse scelto di essere un mago ?”, chiesi.

Mia madre scosse la testa.

Non per questo devi rinunciare ad esserlo”, si avvicinò a me mettendomi una mano sulla spalla. La guardai negli occhi, quelli blu come il mare perfettamente intonati con il castano chiaro dei suoi capelli. Non era per niente simile a me, come io non lo ero a lei e agli altri della famiglia. Avevo i capelli rossicci, quasi come l'arancione della carota, gli occhi verde smeraldo, ed avevo il viso più lungo con un po' di lentigini.

Credimi se ti sequestrassero adesso, a soli undici anni prima di poter andare a Izmar, la bacchetta … te ne pentiresti più in là”, ammise.

Io non voglio andare ad Izmar”, dissi. “Io trovo scorretto non poter usare la magia davanti ai Babbani e così … divertente ! Cioè , possiamo fare cose che loro non riescono a fare, e c'è molto più sfizio ad essere Maghi.”.

Mia madre ridacchiò.

I Babbani sono stupidi, si crederebbero chissà cosa”, affermò, e stava per continuare la discussione finché il rumore di una macchina proveniente dall'alto non distrasse la nostra attenzione. Non poteva essere che papà, di ritorno da Venezia con Michela, appena tornata da Izmar per le vacanze estive.

Vedo che stamattina hai sistemato la station vagon “, disse mia madre non appena mio padre e mia sorella furono in casa. “ Spero che i Babbani non v'abbiano visto.”.

Il turbo invisibile esiste appunto per questo”, affermò mio padre. “Ehi, guarda chi c'è qui ? Ciao, Max !”.

Mi accarezzo i capelli. Nemmeno lui somigliavo : aveva i capelli neri, gli occhi erano simili ma tendevano verso il castano. Manteneva ancora quella giovinezza da trentenne, mentre la sua età ruotava attorno ai cinquanta.

Ed ecco lei, la so-tutto-io della famiglia. Michela Lucia Bragadin , ovvero la mia unica sorella. Per quanto invidiassi i suoi modi di fare, la sua bravura a scuola e il modo di accattivarsi le persone le volevo un gran bene. Forse con lei mi ci trovavo molto di più, rispetto agli altri due. Ci dicevamo tutto, o almeno quasi tutto. Lei non mi nascondeva niente, mentre io se qualcosa la volevo tenere per me riuscivo benissimo ad evitare di dirglielo. E poi, era bella : il viso piccolo con i lineamenti ancora da bambina, alta un metro e sessantotto, snella con i capelli neri lunghi fino al senso. I suoi occhi erano azzurri, proprio come mia madre.

Allora”, cominciò lei salutandomi con un bacio in entrambi i lati della guancia. “Come te la sei passata quest'ultimo anno a scuola ? Immagino che hai terrorizzato qualche cretino con i tuoi scherzetti.”.

Lasciamo perdere la questione”, s'intromise mia madre. “Ho ricevuto una comunicazione via patronus proprio prima che lui tornasse da scuola, dove aveva eseguito senza uso di bacchetta un dejavù. Non so per quale ragione l'abbia fatto, ma se si ripete un'altra volta in questi tre mesi prima di andare ad Izmar … mi sa che non lo ammetteranno a scuola “£.

Michela mi lanciò un'occhiataccia. Era stata lei, infondo, a insegnarmi quell'incantesimo quando avevo nove anni e lei undici. Un banale incantesimo “quasi” perfetto, che permetteva al mago di rivivere un momento passato da qualche istante o piccolo arco di minuti. Potevo farlo quando avevo nove anni, ovviamente, non dopo l'ammissione ad Izmar. “Dovevo guadagnarmi la sufficienza in Italiano”, ammisi quando ci sedemmo a tavola a mangiare. “Non sopportavo l'idea di avere un tre, mi avreste dannato per un'intera vita. Anche se, comunque, non riesco a capire a che pro, visto che sto per andare ad Izmar fra due mesi.”.

Non c'entra niente, fratellino”, Michela si fece seria. “ La cultura generale è importante all'interno di una famiglia di Maghi che vive in una comunità Babbana, serve a non farci smascherare. Non sopporterei un'altra strage come quella di Salem , in America.”.

Oh, al secondo anno di Storia della Magia siete arrivati già a Salem ?”, chiese mio padre a Michela masticando un pezzo di pane. “Quando cominciai il secondo anno eravamo ancora all'epoca di Merlino.”.

I tempi sono cambiati papà, le storie crescono”, sorrise. “Quarto e quinto anno è tutto incentrato sulla vita Riddle, anche se quella è storia riguardante l'area inglese. Ho visto i programmi di quinta, studiano la seconda guerra magica come ultimo argomento.”.

Beh credo sia importante , come avvenimento.”, disse mia madre. “Come mezzosangue, non credo avrei avuto una vita facile se adesso Lord Voldemort fosse ancora qui tra noi.”.

Lunga vita ad Harry Potter !”, esclamò Michela.

Già. Il mio mito, uno dei più grandi maghi conosciuti nel nostro mondo. Dopo il sommo Merlino ed Albus Silente , ovviamente. Anche se nessuno di loro, a diciassette anni, era stato capace di uccidere il più grande mago oscuro esistito. Ma appena si parlava di Harry Potter, in famiglia, scoccava il silenzio tra i miei genitori. Piccoli sguardi di intesa, parole nascoste come Non ce ne è bisogno di fargliene parola. Ho sempre pensato che i miei genitori mi nascondessero qualcosa, ed ero sempre stato sicurissimo che la chiave per scoprirlo era Harry Potter.

Ho sentito dire che tra qualche anno si farà il torneo Tre Maghi”, annunciò mio padre. “Marco m'ha scritto una lettera, molto probabilmente Izmar sarà una delle partecipanti assieme ad una scuola dell'America Settentrionale.”.

Anche le Americhe possono partecipare ?”, chiesi io.

Mio padre annuì con gran stupore.

E' sempre stata una questione europea il torneo”, fece lui. “Ma dopo la caduta del Signore Oscuro, la faccenda non s'è limitata solo alle scuole del nostro continente. E' un po' come le Olimpiadi, si da la possibilità a tutto il mondo di poter affrontare il più grande torneo tra scuole di magia.”.

Vorrei proprio non vederlo, significherebbe non essere ad Izmar, fu il mio primo pensiero.

Dopo pranzo mi rintanai in camera mia, ove mia sorella era già seduta alla scrivania ad eseguire i compiti delle vacanze. Aveva tanto da studiare per tenersi preparata all'inizio di Cura delle Creature magiche, più alcuni quiz a scelta multipla d'erbologia. Era perseverante nello studio, anche se non lasciava la sua vita sessuale da parte. Era fidanzata con un certo Vincenzo, un montato che voleva lasciare la scuola per potersi arruolare nelle forze dell'ordine della magia al Ministero. Non vedevo altro che difetti nel ragazzo di Michela : vanità eccessiva, cura del corpo uguale a quella di una donna ed ideali alquanto e troppo … militareschi !

Non voglio andare ad Izmar!”, dissi io, non sapendo il perché di quella affermazione.

Si girò di scatto, mi guardò malissimo.

Tutti i ragazzi sognano di andarci, perché tu no ?”, una domanda alla quale vi trovò da sola subito una risposta. “Pensi ancora che la vita da mago sia più gratificante tra i Babbani ? “, gli scappò una risata. “Non sai davvero quello che dici, fratellino mio. E' deciso da più di un millennio, che i Babbani non possano essere a conoscenza della magia. A Salem, in America, le streghe vennero torturate e sterminate per essere artefici di stregoneria. Solo pochissimi maghi americani riuscirono a salvarsi.”.

Ma qui è tutto più semplice la vita”, dissi io. “Ad Izmar tutti la possono usare.”.

Izmar è un posto stupendo”, sorrise. “Ci si fanno tante amicizie stupende, che dureranno per tutta la vita e forse anche oltre. E poi bisogna diventare dei maghi completi, ed Izmar te lo permette.”.


Passai tutto Luglio rintanato in casa, delle volte mi recavo alla stazione di Termini con mia sorella, quando si doveva vedere con Vincenzo. Era solo un modo per uscire di casa, visto che comunque non è che avevo assai amici. Mi ritenevano alquanto strano in città, a scuola , dappertutto. Forse la mia diversità, il mio essere mago si notava troppa. E forse anche la mia famiglia era un po' troppo strana, a scuola sentivo dei battibecchi di maestre a proposito di stregonerie nelle campagne, stupide superstizioni e credenze di qualche Babbano che aveva assistito a qualche scena magica ed era stato obliato; dentro di se doveva essere rimasto qualche residuo di memoria.

Di tanto in tanto vedevo Roberto, sempre che non era impegnato con il suo assiduo lavoro al ministero della magia. Marco , ch'era quello che passava più spesso a casa, mi parlava spesso del fatto che nemmeno lui, lavorando al ministero, vedeva spesso “Rob”. Come pensavo sempre io, era un menefreghista nato. Sapeva scusarsi solo dandoti una banconota da cinque euro oppure un paio di falci, oppure comprandoti quella cosa tanto desiderata.

Le prime settimane d'Agosto arrivarono in fretta, provai a chiedere a mio padre di portarmi ad Hogsmeade , l'unico villaggio inglese abitato solo ed esclusivamente da Maghi. Ovviamente, cosa poteva mai rispondere mio padre ad una richiesta del genere ? No, no , no e ripeto no ! Ed il motivo ? Vaglielo a chiedere …

Così prendemmo la station wagon, eseguimmo dei vari controlli al turbo invisibile e volammo alle porte della Corsica. Come se ci fosse di tanto innovativo andare in un'isoletta italo-francese, alla quale è possibile andarci quando si vuole … non è distante come Hogsmeade.

Due settimane di assoluto inferno : papà e mamma che si davano alla pazza gioia al casinò, non appena il gufo di Vincenzo ci metteva ore ad arrivare in Corsica lei attaccava con una cantilena interminabile. Rimanevo da solo in un certo senso, anche se in compagnia di Michela. Ajaccio era bella, sguazzare nelle limpide acque che bagnavano le rive delle sue spiagge era unico.

Alla fine delle due settimane, mentre giravamo per i mercatini, rimasi affascinato da una bancarella. Vendeva statuette raffiguranti fate, elfi, libri fatti a mano , strani oli … ed un paio di Babbani erano lì vicino ad ammirare. Beh, forse qualcuno non si riteneva del tutto Babbano.

Sono Wiccan”, fece Michela.” Credono nella magia come una forza religiosa, e non una forza capace di dominare tutte le leggi della fisica e realtà. Credono che tutto ciò che chiedono ai loro dei si avveri , attraverso rituali e strani incantesimi in versi. Non sanno proprio che vuol dire un comando in lingua latina, un'intagliatura di bacchetta e le proprietà di quest'ultima.”.

Italiani!”, una voce urlò. Una voce femminile.

Ed eccola venire verso di noi a piccoli passi, con vergogna. I capelli erano castano dorati, gli occhi marroni, la pelle era bianchissima; doveva avere anche lei undici anni e passa.

Siete italiani , vero ?”, disse la bambina corsa.

Annuimmo.

Ah, bene”, disse lei. “Perdonate, forse il mio italiano non è tanto corretto.”, mentiva era perfetto, anche se comunque si notava dall'accento ch'era del posto. “Beh, a giudicare dall'aspetto sembrate proprio degli studenti di Izmar.”.

Ci sbiancammo. Come faceva a sapere di Izmar ? In un attimo mi vedevo già dietro al banco degli imputati al ministero, per essermi fatto beccare da una Babbana mentre … che ne so, mentre facevamo qualcosa che ricordasse il nostro mondo !

Ehm … n-noi ...”, Michela era semplicemente ridicola quando cercava di parare la situazione.

La ragazza rise.

Non fate quelle facce , su ! Sono anche io una strega”, finì per dire lei terminando la frase con un sorriso. “Vi sentivo parlare di magia, vicino a questa stupida bancarella sulla Wicca e … ho pensato d'avvicinarmi, sapete anche io sono iscritta ad Izmar.”.

Ecco svelato il mistero del perché parli italiano”, le dissi.

Aveva ancora le guance rosse, era sempre più timida la ragazza.

Come mai non vai a Beauxbatons ?”, chiese mia sorella.

I miei genitori sono italiani”, cominciò. “E per tradizione devo andare anch'io ad Izmar … non vedo l'ora!”.

Soltanto mia sorella se la pensava, arrivati a quel punto. Possibile che io era l'unico al mondo che non se ne fotteva di andare a quella cazzo di scuola ? Bah, forse ero davvero un mago sbagliato.

Primo anno ?”, mi chiese.

Annuii.

Scusalo”, cominciò Michela dandomi una spinta con il gomito. “Non è molto loquace ! E , sopratutto, non vuole andare ad Izmar … per una ragione alquanto cretina !”.

Lei mi guardò sorpresa, le sembrava strano che un mago non volesse andare a scuola di magia.

Eppure devo dire la verità”, Michela si fece seria. “Fare un incantesimo dejavù senza bacchetta, a soli undici anni … beh, non è da meno. Io ci sono riuscita soltanto al secondo anno, e non era nemmeno nel programma. Mio fratello ha talento, è soltanto troppo orgoglioso per ammetterlo !”.

Cercai di nascondere quel sorriso che riuscì a farmi sbocciare. Ecco! Michela aveva centrato il pieno, sapeva benissimo che elogiarmi serviva molto se volevi farmi cambiare idea su qualcosa. In parte, credo, ci riuscì … ma rimanevo comunque dell'idea che essere unico in mezzo a tanti comuni mortali ( i Babbani ) fosse più spassoso. M'appuntai in mente che quel pensiero non andasse condiviso con gli altri maghi, ovviamente. Qualcuno avrebbe potuto pensare che sarei diventato il nuovo Grindelwald, o peggio ancora Lord Voldemort durante i suoi primi anni di scuola. E sinceramente questo non mi andava.

  
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