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Autore: Halosydne    13/12/2010    7 recensioni
Un vero amico è colui che entra quando il resto del mondo esce. -(W.Winchell)
L'amicizia di Sirius e James è qualcosa che li lega profondamente. Tanto che nessuno dei due riuscirebbe mai a chiudere fuori l'altro dalla sua vita, dalla sua mente, dalle sue emozioni, neanche se lo volesse davvero. Neanche se è un momento critico.
Questa storia si è classificata quarta nel Prongs&Padfoot Contest indetto da malandrina4ever e Lellas92 sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Un vero amico è colui che entra quando il resto del mondo esce. (W.Winchell) 

 

 

«È inutile, Pads» disse Moony, seduto placidamente per terra, fuori dal dormitorio. Come mezz’ora prima, aveva il grosso libro di Trasfigurazione aperto sulle ginocchia.
«Già» aggiunse Wormy serio, ingoiando un grosso marshmellow alla fragola con un buffo suono strozzato. «È uno di Quei Momenti».
Sirius li ignorò, e bussò nuovamente alla porta, più forte.
«Prongs» chiamò, tradendo una nota di impazienza che poco avrebbe dovuto avere a che fare con la sua Nobile e Antichissima Stirpe. «Prongs, se non apri questa dannata porta la faccio saltare in aria» minacciò, rabbuiato.
Nessuna risposta da dentro.
Sirius estrasse la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e la puntò contro i cardini dorati della massiccia porta di legno.
«Io non lo farei se fossi in te, Black» fece la voce del Caposcuola Longbottom alle sue spalle. «Le porte sono stregate, non puoi aprirle con la magia se sono state chiuse dall’interno» spiegò.
«Ma io devo entrare!» esclamò Sirius.
«Lo so. C’ero anch’io al Lago mezz’ora fa, so che Potter ha bisogno del suo inseparabile» sorrise, bonario, e dallo stesso taschino su cui aveva appuntato la spilla di Caposcuola estrasse una forcina per capelli. «Tieni» disse porgendogliela «con questa e un po’ di pazienza dovresti riuscire ad aprire la porta».
Remus ridacchiò. «Scommetto che quella volevi restituirla alla Caposcuola Prewett, eh?».
Longbottom arrossì violentemente. «Questo non c’entra adesso! Comunque, gradirei riaverla indietro, dopo. Alice tiene molto alle sue cose».
«Oh-oh!» Remus rise ancora. «Non era “Prewett” per te, fino a due settimane fa?».
«Taci, Lupin» borbottò Longbottom, ancora piuttosto rosso, e ficcò in mano a Sirius la forcina, per poi sparire giù per la scala a chiocciola.
I tre Malandrini si scambiarono per un attimo uno sguardo estremamente divertito. Poi Padfoot tornò serio, e così gli altri due.
«Rem» fece Peter «mi accompagni in biblioteca a ripassare Trasfigurazione?»
«Certo, Pet» annuì Moony. «In bocca al lupo, Pads» augurò a Sirius indicandosi con un piccolo inchino ironico, ben sapendo che in quella situazione solo Sirius, e solo con molta fortuna, sarebbe riuscito in tempi brevi a far uscire James dal dormitorio. O almeno, a far sì che l’altro lo lasciasse entrare.

 

 

 

 

Trick. Trock. Tlack.
A quei suoni strani provenienti dalla porta, James distolse lo sguardo dal baldacchino del suo letto per la prima volta dopo venti minuti. Sentì Sirius sbuffare, in corridoio, e suo malgrado sorrise lievemente.
Trick. Trock. Tlack.
Si sistemò più comodo, incrociando e caviglie e poggiando la nuca sulle mani intrecciate. I suoi occhi castani percorrevano gli arabeschi cremisi del baldacchino, assenti. La bacchetta, nella tasca dei pantaloni, gli premeva fastidiosamente su una gamba, ma non gli andava di muoversi. Voleva restare lì, immobile, fino alla fine di giugno, poi alzarsi, salire sull’Espresso di Hogwarts e andare via.
Con un ultimo tlack Sirius aprì la porta emettendo un sospiro soddisfatto ed entrò passandosi la mano libera tra i lunghi capelli scuri. Come se non avesse appena passato dieci minuti buoni a tentare di forzare una serratura con una forcina per capelli – ormai irrimediabilmente piegata, e i due Capiscuola avrebbero preteso il suo scalpo per questo – il rampollo di casa Black si diresse in tutta tranquillità al suo letto e vi si abbandonò con assai poca eleganza.
I due Malandrini stettero così per un po’, ciascuno perso nei suoi pensieri.
James lasciò che il silenzio si diluisse tra loro, perché non gli andava per niente di iniziare quel discorso.
Sirius lasciò che il silenzio si diluisse tra loro, perché sapeva che il suo migliore amico voleva che fosse così.
Dopo quasi un’ora di completo silenzio, Padfoot si schiarì la voce.
Prongs sollevò un sopracciglio, voltandosi verso di lui. «Mi chiedevo quando avresti smesso di fissarmi sperando che a iniziare a parlare fossi io».
«Non fissavo te, Jamie, ma la graziosa macchia d’inchiostro che non si sa come hai sull’orecchio» ribatté pronto l’altro, sorridendo mentre James quasi inconsapevolmente si strofinava l’orecchio destro. «E non speravo che iniziassi tu, sapevo che l’avresti fatto. Aspettavo» spiegò, ammiccando.
«E sentiamo» James si girò su un fianco per guardarlo negli occhi. «Cosa sperav… aspettavi che io dicessi? Che oggi la Evans aveva i capelli sciolti per la prima volta in mesi e mesi? Che anche mentre mi urlava contro aveva un viso bellissimo? Che è così adorabile quando difende tutto e tutti, anche quella feccia di Snape? Era questo che aspettavi di sentirti dire?»
Senza sapere come, James si ritrovò seduto, i pugni stretti. Sapeva di aver alzato la voce. La vista gli si era un po’ appannata: stupidamente, si tolse gli occhiali e cominciò a strofinarli sul lembo della camicia che era sfuggito dai pantaloni mentre correva su per sette piani per precipitarsi in dormitorio, dove avrebbe potuto lasciare tutto il mondo fuori dalla porta. Continuò a cercare di pulirli, e Sirius continuò a fingere di non aver capito che ad offuscare gli occhi dell’amico non erano ditate sulle lenti, ma lacrime. Lentamente, Padfoot si sollevò dal letto, e si mise seduto.
«No» disse, pacatamente, guardando James con attenzione mentre cercava di tirare su col naso il più piano possibile e rinforcare gli occhiali. «Aspettavo che esplodessi, che fingessi di nascondere le lacrime… e che poi tentassi di scusarti con me per aver urlato» continuò alzando leggermente il tono di voce, prevenendo le parole di James e facendogli chiudere la bocca con un solo sguardo. «Non devi scusarti, Prongs. Sai che puoi urlare quanto vuoi con me».
James annuì. Non servivano parole, non con Sirius.
«Però sai anche» continuò questi, facendosi serio «che puoi raccontare palle a tutti, perfino a te stesso. Ma non a me».
«Eh?» domandò Prongs, guardandolo stranito. «Non ho detto proprio nient–».
Sirius alzò una mano, e James si interruppe. «Perché te ne sei scappato, dopo che la McGonagall ti aveva rimproverato per le mutande di Snivellus?» domandò.
«Non mi andava di restare là dopo che la cara Minnie mi aveva fatto la predica davanti a tutta la scuola, quando era Snivellus ad avere torto» rispose prontamente l’altro, guardandolo quasi con sfida attraverso le lenti tonde dei suoi occhiali.
«Non era la prima volta» fece notare Sirius. «Quante volte Minnie ci ha fatto pelo e contropelo negli ultimi cinque anni?»
James vacillò solo un istante. «Ero nervoso per gli esami» borbottò, evitando lo sguardo di Padfoot.
Sirius sbuffò. «Non attacca, fratello. Due settimane fa a malapena ricordavamo di avere i G.U.F.O. quest’anno» sorrise beffardo, quasi risentendo qualche predica isterica di Remus nelle orecchie. «Coraggio» riprese, di nuovo serio. «Dillo. Non riderò».
«Ma cosa?» sbottò Prongs, smettendo di evitare gli occhi chiari dell’altro. Sapeva quello che il suo migliore amico stava per dire. Sapeva che Padfoot aveva accesso ai suoi pensieri in un modo che poco aveva a che fare con la Legilimanzia.
Se a Peter aveva più o meno implicitamente affidato il compito di essere sempre pronto a meravigliarsi delle piccole cose, se aveva scelto Remus come mamma chioccia del quartetto, Sirius… Sirius era anche di più del fratello che non aveva mai avuto. Ecco cos’erano i suoi Malandrini: il suo Stupore, la sua Coscienza, parte della sua Anima.
Sì, solo una parte. Perché c’era un piccolo scompartimento di James sprangato, chiuso a tutti. A volte, persino a James stesso. Se fosse stato un Babbano – o se la sua mente fosse mai stata realmente concentrata a lezione di Babbanologia – avrebbe potuto definirla la sua Camera Oscura; quella dove si sviluppavano migliaia di negativi al giorno, centinaia ogni ora: immagini di Lily Evans. Piccoli pezzi di lei, minuscoli frammenti della sua vita, della sua voce, dei suoi occhi e dei suoi capelli. L’unico modo che aveva per sentirla almeno un po’ sua.
«Lo sai, che cosa devi dire, James» mormorò Sirius, piano.
Non l’avrebbe mai ammesso a voce alta. Quello che aveva capito solo pochi mesi fa – e che Pads, Moony e Wormy sapevano da anni – era che lui, James Potter, era stato sconfitto. Sconfitto prima ancora di accorgersi di aver iniziato la partita. Lily Evans lo aveva vinto fin dal primo momento, e Prongs aveva passato anni parlando della sua personale sfida con la Evans, niente di più, solo una delle tante, anche se più ardua e impegnativa. Ci aveva messo molto più di un paio di mesi a capire che in quel gioco di stuzzicarsi e pungersi non aveva possibilità di farcela, per una volta: perché lui non voleva vincere, lui voleva lei.
James sospirò. «E va bene» disse, rassegnato all’idea che non poteva più lasciare che parte della sua Anima rimanesse escluso dalla sua Camera Oscura. Si alzò in piedi e legò il suo sguardo a quello di Sirius. Nel tuo sguardo, io sono completo. Perché a te non posso nascondere quello che i miei occhi hanno deciso di non vedere. «Me ne sono scappato perché stavo male. Male sul serio, Pads». Cominciò a percorrere a passi nervosi il dormitorio, gesticolando con la voce che esprimeva una disperazione crescente e profonda. «La Evans mi… mi aveva detto delle cose orribili, e stavolta non era come le altre, non scherzava, non c’era neanche l’ombra di un po’ di ironia o divertimento in quello che diceva, era seria, era terribilmente seria e forse mi odia, e io ho capito di aver sbagliato sempre tutto con lei, tutto, perché pensavo fosse un gioco e invece no, non è un gioco…»
Anche Sirius era in piedi. Guardava James con un misto di divertimento e tristezza dipinti sul volto. Ma c’era anche altro: dolorosa consapevolezza. James era arrivato ad avere l’ennesima cosa che lui non avrebbe avuto mai – ma stavolta la differenza si sarebbe sentita. Sirius non si era mai fatto problemi notando quanto il suo migliore amico fosse benvoluto dai genitori, quanto fosse facile per lui farsi voler bene dalle persone, quanto gli venisse facile pensare che il calderone fosse mezzo pieno. Ma stavolta Prongs aveva l’Amore, e Padfoot sapeva che l’Amore non faceva per lui. Che lui non faceva per l’Amore. E Lily Evans prima o poi avrebbe capito tutto quello che c’era da capire su James, e anche lei gli avrebbe voluto bene: Sirius sarebbe rimasto solo.
«Non è un gioco?» chiese, mantenendo piano il tono della voce.
«No»
Ecco. Il momento era arrivato. Poteva mentire a James, convincerlo che quello che finalmente era arrivato ad ammettere non era vero, fargli capire come poteva divertirsi davvero con le ragazze senza stare a farsi troppi problemi, oppure poteva rendersi degno di James. Degno di essere una parte della sua Anima, di essere ormai tutta la sua Anima, perché in quei cinque anni Prongs non aveva mai parlato seriamente con lui della Evans, e ora invece lo stava facendo; e Padfoot capì che James aveva scelto di non tenergli più nascosto niente, nessun pensiero, nessuna emozione, neanche se riguardavano Lily Evans e lo facevano sentire un idiota con le gambe molli e il cuore palpitante. James Potter aveva appena deciso di non permettersi di lasciare Sirius Black fuori da una parte della sua mente.
E Black si disse che per una persona destinata ad avere ben poco a che fare con l’amore e l’amicizia come lui quella era una cosa grande. E lui voleva essere grande abbastanza per meritarsi l’onore di riuscire ad avere accesso ai pensieri più nascosti e segreti di James.
«Lo so, James» disse quindi, guardandolo negli occhi. «So che non è un gioco, so che probabilmente non lo è mai stato. Forse lo so da prima ancora di essere Smistato e di finire in stanza con il Purosangue più complessato e di buon cuore di tutta l’Inghilterra» rispose con un sorriso alla domanda inespressa di James.
Questi si limitò a sorridergli di rimando. Sapeva e capiva ogni cosa che Sirius lasciava non detta. Una piccola ruga si formò tra le sue sopracciglia quando aggrottò leggermente la fronte e chiese «E adesso?».
«Adesso» rispose tranquillamente Padfoot «aspettiamo che Moony e Wormtail tornino dalla biblioteca e andiamo tutti giù in cucina a prendere qualcosa per la cena. Dopodiché torniamo quassù e tu confessi anche agli altri le stupefacenti rivelazioni che ti hanno colto oggi pomeriggio, anche se dubito che per loro saranno stupefacenti quanto lo sono state per te. E vedrai che con l’ottimismo di Peter, l’obiettività di Remus e la mia vastissima esperienza sul campo metteremo a punto un piano perfetto per far cadere Lily Evans ai tuoi piedi di qui a un anno».
«Così tanto?» domandò fintamente affranto, mentre intanto il suo cuore si scaldava alle parole dell’amico e lui si sentiva un po’ idiota per non aver mai parlato di Lily con Sirius prima.
«È pur sempre di te che stiamo parlando, Prongs. Voglio dire, sei un cosino ossuto ed occhialuto… ci sarà un bel po’ di lavoro da fare» sghignazzò Padfoot, dall’alto del suo fisico sicuramente più imponente di quello di James.
«Ehi!» esclamò l’altro, indignato ma sempre sorridente e felice. Poi colse un’ombra negli occhi del suo migliore amico, e un sospetto abbastanza plausibile lo colse.
«Ehi, Sir» disse, cercando di non suonare troppo serio. Il rampollo di casa Black, che aveva appena distolto lo sguardo per fissarlo alla finestra dietro la quale il pomeriggio declinava dolcemente in una calda sera di giugno piena di stelle, tornò a guardarlo «sai che nessuna prenderà mai il tuo posto, e che nel mio buon cuore ci sarà sempre spazio per un certo cagnaccio pulcioso e complessato quanto me?»
Sirius ghignò. «Sono felice che tu te ne sia accorto, Jamie».
L’altro lo guardò, interrogativo.
«Non hai appena ammesso di avere le pulci?» domandò, beffardo. Ma i suoi occhi erano pieni di gioia.
James parve realmente offeso. «Brutta palla di pelo insolente!» gli tirò il suo cuscino con l’infallibile precisione del miglior Cacciatore che i Grifondoro annoverassero tra le loro file da più di cinquant’anni, e com’era prevedibile i due finirono per rotolarsi sul tappeto, soffocati dalle risate e dai colpi che ciascuno cercava di infliggere all’altro in quella loro insolita manifestazione d’affetto.
Quando entrambi rimasero senza fiato, sdraiati l’uno a fianco all’altro sul tappeto, il silenzio calò di nuovo nella stanza. Ma stavolta era un silenzio diverso. Un silenzio che non aveva più bisogno di parole, perché tutto quello che c’era da dire era stato detto, e tutte le porte chiuse e sprangate erano state finalmente aperte, lasciando entrare la persona che più di tutte poteva comprendere cosa avevano tenuto nascosto fino ad allora.

 

 

 

 

 

 

· · L'angolino di Rò · ·

Ciaoooo!
Allora, stasera avevo deciso di non passarla tutta al pc, quindi ovviamente Lellas e Malandrina hanno pubblicato i risultati del Prongs&Padfoot contest XD potevo astenermi dal rimanere tutto il tempo ad aggiornare la pagina, poi festeggiare per il mio quarto posto <3, aggiustare l'html e poi postare?
Ovviamente no :P
Soprattutto perché scrivere questa storia mi è davvero piaciuto e ne sono soddisfattissima, e i giudizi delle giudicesse mi hanno riempito di gioia, quindi eccomi qui a condividerla con voi u.u
Ah, e ovviamente pubblico anche per avvisare che:
1. il mio nickname non è più Miss Rainbow, ma Halosydne. Non spaventatevi, sono sempre  Rò, purtroppo per voi 8D
2. no, non ho dimenticato rockin' round 25 Christmas trees. Davvero. E' solo che la dannata occupazione -dannata perché non mi sono piaciute diverse cose che sono successe, in sé e per sé ho adorato occupare <3- sommata alla mia mancanza di ispirazione ha mandato a p... a rotoli, ecco, il progetto. Sì, anche quest'anno. Mi dispiace per i pochi che mi stavano seguendo, scusate davvero, ma aggiornare ogni giorno non fa per me XD però al contrario dell'anno scorso, che ho mollato tutto per aspettare il successivo Natale, ho deciso che appena giungerà l'ispirazione scriverò, e pubblicherò, anche se sarà Ferragosto. Promesso. E scusate ancora.

Comunque, torniamo a noi.
So e sapevo perfettamente che James che scopre di amare Lily e Sirius che teme di perderlo sono due delle cose più lette e rilette di tutta EFP, ma non ho potuto fare a meno di pensare a questo momento quando ho letto la citazione. Mi sono detta ma sì proviamoci, a dare una mia versione, ed ecco il risultato.
Sono comunque più che soddisfatta del quarto posto, soprattutto se considerate le altre partecipanti O_O
Eccovi il giudizio delle due care giudicie ^^"

QUARTA CLASSIFICATA: Let me in - Halosydne 

Giudizio di malandrina4ever: 
Grammatica: 10/10 
Stile: 9/10 
Originalità: 8/10 
Caratterizzazione: 10/10 
Attinenza alla citazione: 10/10 
Amicizia: 9/10 
Gradimento Personale: 9/10 
Totale 65/70
 

Grammatica praticamente perfetta, non ho trovato nessun errore, brava^^ Lo stile è buono, semplice e scorrevole^^ L’originalità non è proprio il massimo, James che capisce di amare Lily e ne parla con Sirius...è un momento di cui ho letto (e anche scritto XD) spesso. Parlando di gradimento e amicizia: alti entrambi, eppure non il massimo. Questo è perché avrei voluto vedere un po’ più James e Sirius e meno James/Lily. Non fraintendere, l’amicizia tra James e Sirius c’è e si vede, l’hai resa molto bene e ti faccio i miei complimenti per questo. Solo che per questo contest le storie dovevano essere incentrate assolutamente e totalmente sull’amicizia dei due malandrini. Nella tua storia l’amicizia tra James e Sirius è importante, sì, ma lo è più o meno allo stesso modo del suo amore per Lily, dato che lo hai descritto proprio nel momento in cui si rende conto di amarla. Questo per spiegarti perché non hai il voto massimo, ma come puoi vedere hai comunque ottenuto un voto di tutto rispetto direi. La caratterizzazione è perfetta, non c’è nulla da dire: sono proprio James e Sirius. Mi è piaciuta anche la comparsa di Frank, fantastico il momento in cui mostra il suo rispetto delle regole dando a Sirius la forcina XD In sintesi brava, la storia mi è piaciuta^^ 

Giudizio di Lellas92: 
Grammatica: 9.8/10 
Stile: 9/10 
Originalità: 9/10 
Caratterizzazione: 10/10 
Attinenza alla citazione/prompt: 10/10 
Amicizia: 10/10 
Gradimento Personale: 9.5/10 
Totale: 67.3/70 


Grammatica tutto bene, ti ho tolto un po’ per l’uso del verbo “diluire” riferito al silenzio, non credo sia una forma corretta, ma l’ho contato come un semplice errore di battitura. Niente di grave. Lo stile è buono e piacevole da leggere. Forse ogni tanto un po’ meno scorrevole, ma comunque nel complesso mi è piaciuto ^^ La storia è originale, cioè James che parla con Sirius del fatto che è innamorato di Lily Evans si è già visto molte volte, ma secondo me hai saputo far vedere un aspetto un po’ meno sfruttato dalle autrici in genere. Quindi il punteggio non è stato abbassato molto. La caratterizzazione è, ovviamente, massima. Hai fatto un ottimo lavoro a parer mio e sei riuscita a inquadrare bene entrambi i personaggi. Complimenti! Attinenza e amicizia sono, di nuovo, massime. Hai sfruttato in maniera giusta la citazione e quindi, di conseguenza, sei riuscita a far emergere il forte legame tra James e Sirius. Mi è molto piaciuta la storia, mi sono divertita a leggerla e l’ho trovata davvero carina. Ancora i miei complimenti ^^ 
TOTALE= 132.3/140


Ovviamente, sono contenta come una Pasqua, anche se è quasi Natale e fuori nevica (*-*)
Ok, battuta pessima, lo so XD
Prima che me ne dimentichi, ho un paio di cose da dire.
Innanzitutto, in molte storie che leggo Alice e Frank sono coetanei dei Malandrini.
Ho scelto di farli più grandi per due motivi: innanzitutto, perché quando impazziscono -a opera della cara Bella- sono già Auror molto famosi e stimati (dice Augusta), e considerando che il solo addestramento dura tre anni, e che il simpatico incontro con i Lestrange e compagnia i miei cari Longbottom lo hanno più o meno quattro anni dopo il diploma dei Malandrini... andiamo, è troppo poco tempo! (sì, sono fissata con i dettagli XD)
Altro motivo, più ovvio e meno palloso, è che trovo difficile pensare che se Frank fosse stato compagno di stanza dei Malandrini non ne avrebbe fatto parte: voglio dire, mi risulta difficile immaginare James che riesce ad escludere qualcuno (sì, Lui è un'entità quasi perfetta u.u).
Ah, e la scelta dei nomi e cognomi e soprannomi inglesi è dovuta alla cara eleanor89, e alla sua stupenda fan fiction, The 70's students, che spero conosciate tutti - e se non la conoscete, filate a leggerla, ve la consiglio!!
Da quando ho iniziato a leggerla non riesco più a pensare alle traduzioni italiane, vogliate perdonarmi. Comunque, piccolo dizionario per chi non conosce/apprezza la versione originale:
Prongs=Ramoso
Padfoot, Pads, Paddy=Felpato
Moony=Lunastorta
Wormtail, Wormy, Worm=Codaliscia
Pettigrew=Minus
Longbottom=Paciock
McGonagall=McGrannit
Snape=Piton
Ultimissima cosa e poi scappo - Merlino, non ho mai scritto NdA così lunghe O__O
Non so se veramente Alice facesse di cognome Prewett, ma nella fic di eleanor89 è così, dunque ho scelto questa versione. Sarebbe una specie di cugina di Molly Weasley, così.

Bene, ho finito sul serio, me ne vado. Scappo. Mi eclisso.
Buona serata a voi e a presto :)
Vostra,
Rò. 

Credits: tutti i personaggi, meno eventuali OC, appartengono alla splendida Zia Jo, alla quale sarò per sempre debitrice.
Il contest lo trovate qui. Ancora grazie alle due splendide giudicesse :)
La pic all'inizio della pagina... boh XD Mi sembrava azzeccata, non so perché. Non so di chi sia né chi siano i due fanciulli, comunque le modifiche apportate sono mie. 

Non scrivo per fini di lucro, ma per la gioia che mi sa dare la parola scritta.

   
 
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