L’Avana, Cuba, 1977
Agosto
Javier e Katie raggiunsero il centro
della pista appena in tempo. Si erano appena sistemati, quando l’orchestra
iniziò a suonare. Javier la strinse di più a sé, e Katie ebbe un flashback delle
loro prime lezioni insieme. Le sfuggì un sorriso, mentre si muovevano a ritmo
di musica, come la sera precedente, come avevano fatto decine di volte in
quell’inverno vecchio di vent’anni. Era impossibile seguire uno schema: tutto
si basava sull’improvvisazione, quella sera. I balli, i passi, gli sguardi, le
conversazioni, i gesti: tutto sarebbe stato lasciato al caso, quella sera.
L’orchestra finì il pezzo, e la
cantante annunciò le cinque coppie finaliste. Javier e Katie furono scelti,
senza sorpresa alcuna. Tra le coppie che si sarebbero contese il titolo di
quella sera, incredibilmente, figuravano anche Isabella e Ricardo, che
nonostante l’inesperienza di lei se la stavano cavando molto bene. Le coppie
ripresero a danzare, non appena l’orchestra ebbe ricominciato a suonare. Katie
lasciò che fosse Javier a guidarla lungo la pista, in ogni singolo passo,
rivivendo ogni sensazione che credeva ormai dimenticata.
Poco alla volta, tre coppie vennero
eliminate, lasciando sulla pista soltanto Katie, Isabella e i loro rispettivi
cavalieri. Un’ultima melodia concesse loro la possibilità di vincere il titolo.
Al termine di quell’ultima prova, la cantante riprese il microfono e comunicò i
risultati dei giudici. Durante quella fase di stallo prima di conoscere il
verdetto, Javier si voltò a guardare Isabella. Era bellissima, proprio come sua
madre. Eppure somigliava anche a lui. Come
ho fatto a non accorgermene?, si chiese ancora. Poi, all’improvviso, lei si
sentì osservata e si voltò nella sua direzione. La vide sorridere, e poi
tornare a guardare la cantante.
“E’ stata una decisione difficile,
perché sono tutti davvero bravissimi. Ma i giudici hanno deciso che Javier avrà
tante altre occasioni per essere il Re della Rosa Negra, quindi, per questa
settimana, il Re e la Regina della Rosa Negra saranno Ricardo e Isabella
Suarez!”
Gli altri avventori applaudirono, e
Javier tornò a guardare la ragazza. Un altro sorriso confermò i suoi dubbi: lei
sapeva di essere sua figlia. Si congratulò con Ricardo e abbracciò la ragazza,
mentre l’orchestra tornava a suonare. “Complimenti, Isabella” le sussurrò,
mentre ancora la stringeva tra le braccia.
“Devo ringraziare i miei genitori.
Ho il talento di mio padre.”
Ore dopo, quando la stanchezza
iniziava a farsi sentire, Isabella chiese alla madre il permesso di farsi
accompagnare in hotel da Ricardo, mentre Lucy se n’era andata con Enrique
qualche minuto prima. Katie approvò, senza pensare che così facendo sarebbe
rimasta sola con Javier. Ma quando si accorse della fretta nel licenziare la
figlia, era ormai troppo tardi.
“Credo che dovremmo andare anche
noi.”
Katie annuì. “Sì, si sta facendo
tardi per me. Mi… mi accompagneresti?”
Javier le prese la mano, deciso a
non lasciarla finché non fossero arrivati a destinazione. Decisero di passare
per la spiaggia.
“E’ stato bello ballare ancora con
te. Ma sono contenta che stasera abbia vinto Isabella.”
“E’ bravissima” commentò Javier. “Ma
con due genitori come noi, credo fosse inevitabile.”
“Già… e pensare che non aveva mai
ballato, prima di quest’estate.”
“Katie…”
“Sì?”
“Parlami di tuo marito.”
“Che cosa vuoi sapere?”
“Tutto. Voglio sapere tutto quello
che hai fatto in tutti questi anni.”