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Autore: LadyVoldemort    04/12/2005    12 recensioni
Voldemort è il mio passato, il mio presente e il mio futuro. Ma a volte è anche la mia maledizione più grande...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Harry Potter, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Voldemort è il mio passato

Voldemort è il mio passato, il mo presente e il mio futuro. Ma a volte è anche la mia maledizione più grande…

 

IO NON SO AMARE

 

Io non so amare. Non sono mai stato capace. Fin da quando ero un bambino.

Io non ho mai amato, e mai nessuno ha amato me. Almeno fino a questo momento.

In ogni momento chiudo gli occhi, e posso vedere dove sei, che cosa fai. Le nostre menti sono collegate da un potere a noi ignoto, che da anni sfrutto per guardarti di nascosto. È così che passo le mie giornate: seduto sul mio trono, al centro di una stanza fredda e vuota, ad osservare te. I tuoi movimenti sinuosi, la tua risata contagiosa, il tuo volto rilassato quando sei in compagnia degli amici. Sei perfetto.

E poi la notte… la notte mi rendi involontariamente partecipe dei tuoi problemi, delle tue preoccupazioni, della tua tristezza.

O mio giovane Sopravvissuto, che pesante fardello devono portare le tue spalle!

Così puro, eppure segnato dal destino di macchiare le tue mani col mio sangue. L’umanità vuole che tu diventi un assassino per eliminare un mostro; un mostro disposto a diventare umano pur di non vederti sprofondare nell’inferno.

Ma nessuno può capire. Solo l’angelo può capire il diavolo, e solo il diavolo può capire l’angelo; tutti gli altri non contano. Nessun uomo può capire ciò che provo. E nessun uomo vuole capire ciò che provi tu.

È per questo che ogni notte, quando cadi in tormentati incubi, io compaio accanto a te. Vederti soffrire mi fa male, quindi cerco di farti stare meglio con tutti i mezzi a mia disposizione.

Ed ora eccomi qui, accanto al tuo letto. Respiro affannosamente, come tutte le volte che vengo a trovarti. Mi avvicino piano, ho paura di svegliarti.

Sorrido divertito: Hogwarts non è poi così sicura come la dipingono. Il mago più malvagio al mondo può entrarne e uscirne a proprio piacimento.

Tiro fuori la bacchetta, e come ogni volta serro la porta e le tende di altri quarto letti a baldacchino. Nessuno deve disturbarmi. Quando tutto è sicuro mi siedo accanto a te. Te ne stai rannicchiato in un angolino del letto, e stringi con forza qualcosa al petto. Deve essere qualcosa di molto prezioso, se lo proteggi in quel modo. Delicatamente ma con decisione te lo porto via.

È una foto. Rappresenta un uomo con gli occhiali e i capelli spettinati, mentre stringe a sé una donna bellissima dagli occhi color speranza, che tiene in braccio un bambino. I tuoi genitori. Forse questa è l’unica foto che possiedi dove sei ritratto insieme a loro. Che cosa ho fatto…

Eri troppo piccolo quando queste mie mani li hanno uccisi. Non ricordi niente di loro, vero? Io te li ho portati via troppo presto. Prima ancora di capire il male che ti avrei fatto. Prima ancora di capire che era sbagliato. Prima ancora di capire quanto tu per me sei importante.

Io e te siamo le due metà della stessa anima. Siamo il bene e il male che si congiungono in ogni uomo. Io e te siamo un solo essere.

Voldemort è il mio passato, il mio presente e il mio futuro. Ma a volte è anche la mia maledizione più grande…

Ogni volta che uccido qualcuno mi appare davanti il tuo volto, e allora esito a pronunciare la fine dell’incantesimo.

Ogni volta che ho ucciso qualcuno, mi tormento pensando alle parole d’odio che riservi solo a me.

Mi odi...

Mi detesti quanto nessun altro al mondo. Sei felice quando pensi che prima o poi dovrai uccidermi.

Ma la notte tutto cambia. La notte è nostra.

Ti guardo.

Cercando la foto che ti ho preso, in un riflesso condizionato del sonno afferri la mia mano e te la porti al petto. Posso sentire il tuo cuore che batte.

Batte forte, ogni secondo sempre di più.

Ti agiti nel sonno. Cominci a sudare. Devi essere nel bel mezzo di un sogno orribile!

Metto la foto dei tuoi genitori sul comodino, e lentamente porto la mano che la reggeva verso la tua fronte. La accarezzo con delicatezza, come se appartenesse ad una bambola di porcellana particolarmente fragile. Sposto una ciocca di capelli corvini impregnati di sudore da davanti al tuo bellissimo viso.

Sfioro la cicatrice a forma di saetta. Tu rabbrividisci.

È quella la fonte di tutto. È lei che ci lega. È lei che ti ricorda, in ogni momento della tua giornata, che io sono quello da odiare. È lei che ti fa provare dolore in mia presenza.

Ma non stanotte.

Anche stanotte farò tutto ciò che mi è concesso per darti piacere e conforto.

Solo per te, Harry.

Calco con l’indice sulla cicatrice, tu ti contorci dal dolore.

Ti prego, stai fermo. È una cosa veloce.

I tuoi occhi si gonfiano, e le lacrime cominciano a rigare le tue guance lisce e morbide. Non piangere, ti prego.

Ti prego…

A bassa voce pronuncio un incantesimo, ed eccomi. Trasformato in quello che ero, allo scopo di consolare l’unica persona in grado di farmi cambiare da come sono a come sarò.

Harry Potter, sono nel tuo sogno.

 

Di nuovo. Di nuovo quel sogno.

Voldemort sta uccidendo i miei genitori. Io corro, corro con tutte le mie forze. Devo impedirgli di farlo.

Non faccio in tempo. Li ha uccisi.

E adesso ucciderà anche il me bambino.

Mi getto a terra. Non voglio vedere. Fa troppo male.

Ma poi qualcosa si frappone tra me e l’omicidio in corso. È un imponente cavallo nero, montato da un giovane vestito di nero.

Tunica nera, mantello nero. Un cappuccio nero gli copre il volto, ma io so che nasconde capelli neri e due profondissimi occhi del medesimo colore.

È il Cavaliere delle Tenebre.

Anche stavolta è venuto a salvarmi.

Abbassa il cappuccio, e io gli sorrido.

Tom Riddle è tornato per me, ancora una volta, soltanto per me.

 

Scendo da cavallo.

Non sembro affatto il principe azzurro, eppure Harry è felice di vedermi.

Mi corre incontro e mi abbraccia con tanta foga che cadiamo a terra. Io ricambio la stretta, e lui comincia a piangere.

«Sta tranquillo, Harry. Adesso ci sono io con te.» gli dico. Cerco di farlo calmare accarezzandogli la nuca, mentre soffoca i singhiozzi contro il mio petto. Lui per reazione si stringe più forte a me.

I miei occhi diventano lucidi a pensare che se piange così è solo colpa mia.

«Scusa. Scusa per tutto quello che ti ho fatto.» riesco a malapena a dire mentre mi metto a sedere.

Lui si tira su e si asciuga le lacrime. Si siede tra le mie gambe aperte, facendo aderire la propria schiena al mio petto, e abbandonando la testa sulla mia spalla sinistra.

Posso sentire il suo respiro caldo sul mio collo.

È tremendamente eccitante, non so per quanto tempo ancora riuscirò a trattenermi.

«Non devi scusarti. Non sei stato tu a fare tutto questo. Tu non sei Voldemort, o almeno non ancora. Tu sei solo Tom.» è la sua risposta.

Io sospiro. Non sa che si sbaglia. Tom non esiste più da tanto tempo. Io sono Voldemort, il Voldemort di adesso. Ma è meglio che lui non lo sappia. Non è ancora giunto il momento di dirglielo…

Poi, alle nostre spalle esplode un urlo agghiacciante.

Se non sbaglio, la storia di quella notte dovrebbe essere arrivata al punto in cui Sirius Black trova i corpi dei genitori di Harry.

Sento il mio angelo rabbrividire e stringersi ancora a me. Ha ricominciato a piangere.

Mi alzo in piedi e lo prendo in braccio. Lo adagio sul mio cavallo.

Lui non si lamenta, né si agita; semplicemente si regge forte alle briglie. Io monto dietro di lui e gli passo le braccia intorno alla vita, per prendere meglio il comando dell’animale.

Con un colpo deciso faccio partire il cavallo. Cominciamo a galoppare senza sosta, verso chissà quale meta. Galoppiamo attraverso il tempo, fino al presente. Ora Harry ride serenamente, carico di allegria. La mia missione sta andando a buon fine.

Smontiamo da cavallo in un campo sterminato. Accanto a noi compare un morbido letto matrimoniale, circondato da fiori di ogni genere.

Harry si accomoda sul letto, e io sopra di lui.

«Sei contento adesso?» domando.

«Lo sono sempre, quando sto con te.» mi risponde; io sorrido.

Harry si avvicina pericolosamente. I nostri visi sono praticamente a contatto.

Così presto? Non era mai successo che cercasse di tagliare corto con le chiacchiere per passare subito a fare l’amore. Si vede che ormai si trova pienamente a proprio agio con me. Gli sorrido.

Mi posiziono meglio sopra di lui. Comincio ad accarezzargli un fianco, mentre con sensualità spingo le mie labbra sopra le sue. Le nostre lingue cominciano a rincorrersi.

Lo sento fremere ai miei tocchi. So esattamente che cosa gli piace. E anche lui sa cosa piace a me.

Le sue mani mi sfilano il mantello, per poi insinuarsi esperte sotto la mia tunica. Ormai i vestiti sono di troppo. Ma non facciamo in tempo a toglierli.

Un tonfo echeggia intorno a noi. Non riusciamo a capire da dove proviene. Mi guardo intorno in cerca della fonte del rumore, ma non riesco ad individuarla.

«Tom, che ti importa? Non preferisci me?» mi chiede provocante.

Torno a concentrare su di lui le mie attenzioni, ma c’è qualcosa che non va. Lo sento inconsistente tra le mie braccia: sta scomparendo.

E questo vuol dire solo una cosa. Vuol dire che si sta svegliando.

Cerco di ricompormi e corro via. Mi sento il mostro che sono, a scappare da Harry mentre lui mi implora di tornare. Ma non capisce. Io non devo essere a Hogwarts quando si sveglierà.

 

«Tooooooom! TOOOOOOOOOOOMMMMM!!!»

Urlo il suo nome con tutte le mie forze, ma lui non mi risponde. Neanche si gira indietro a guardarmi.

Ma cosa gli è preso? Non è da lui ignorarmi in quel modo!

Tom…

Comincio a piangere. Tutti mi hanno abbandonato, e adesso anche Tom.

Chiudo gli occhi, e quando li riapro sono nel mio letto nel dormitorio Grifondoro.

Finalmente sono sveglio.

Ma lui è lì, sopra di me. Allora non era soltanto un sogno…

 

Sono fuori dal tuo sogno. Anche stanotte è stato bellissimo farne parte.

Tolgo il dito dalla tua cicatrice e provo ad alzarmi, ma l’altra mano è ancora stretta al tuo petto. Cerco la foto dei tuoi genitori che avevo appoggiato sul comodino, ma non la trovo.

Guardo in terra e la vedo, circondata da schegge di vetro. La cornice è a pezzi. E così era stata la caduta della foto a provocare quel rumore…

Non faccio in tempo ad aggiustarla e a sostituirla alla mia mano per poter scappare.

Dicendo il mio nome ti svegli. I tuoi occhi verdi incontrano i miei.

«Tom… allora sei qui davvero. Sei veramente qui per me!» sussurri incredulo, allungando le braccia verso l’alto per cercare di raggiungere il mio volto.

Io devo approfittarne per andarmene, anche se ora che hai visto che non esisto soltanto nei tuoi sogni vorrei restare qui con te. La tentazione è troppa ma non posso cedere. Mi avvicino, e tu getti le braccia intorno al mio collo.

«Sarò sempre qui per te, amore mio.» ti sussurro a fior di labbra. Ti deposito un casto bacio sulle labbra, non posso permettermi davvero di fare di più, poi ti chiudo gli occhi e sparisco.

 

Riapro gli occhi e tu non ci sei.

Tom, dove sei andato?

Eppure stavolta non era un sogno! Io ti ho visto veramente, tu eri qui!

Tom, ti prego, torna da me. Non lasciarmi solo.

Non voglio riaddormentarmi. Ho paura a dormire se non ci sei tu con me, a rendere piacevoli i miei incubi peggiori.

Guardo l’orologio. Sono le cinque. Tanto vale alzarsi.

A quest’ora del mattino la Sala Comune è fredda e solitaria, ma mai quanto questo stupido letto.

 

Mi siedo sul mio trono, e lentamente riprendo il mio vero aspetto.

Ripenso a quello che è successo stanotte, con te.

Mi si stringe il cuore a pensare a quello che mi hai detto. Non mi ritieni colpevole per ciò che è successo ai tuoi genitori.

Se solo sapessi…

Se sapessi chi è in realtà il tuo Tom…

Se sapessi la verità non mi vorresti più.

Mi bandiresti da tutti i tuoi sogni.

Penseresti che Tom è un bugiardo, soltanto un bugiardo, e che Voldemort è un mostro, e i mostri non possono cambiare.

Ma invece ti sbagli. I mostri possono cambiare.

Io quando sono con te non sono un mostro. La tua compagnia mi rende quasi umano.

E poi, quando ti sei svegliato e mi hai trovato lì, per un momento ho pensato che potevamo trasportare i tuoi sogni nella realtà. Essere felici insieme come accade ogni notte nella tua mente.

Come ho potuto essere così stupido? Per fortuna sono scappato appena ho potuto.

Eppure la tua presenza mi manda in estasi, e starti accanto nella realtà mentre mi chiedi di restare con te, invece di urlarmi contro che mi odi, mi ha fatto sragionare.

Com’è che ti ho chiamato?

Amore mio...

Ti ho chiamato ‘amore mio’.

Ma da quando uso la parola ‘amore’?

Io non so amare. Non ho mai saputo amare.

Ma forse questo non vuol dire che sarà così per sempre.

Tu, mio angelo, mi insegnerai ad amare, e allora amerò soltanto te per sempre.

 

 

 

 

Questa storia è il parto della mia mente malata in un pomeriggio come tutti gli altri, durante il quale avrei dovuto studiare per il compito in classe di storia invece che scrivere cavolate. Comunque mi è uscita di getto, quindi non so come possa essere venuta. È la mia prima one-shot, siate clementi. E mi raccomando RECENSITE NUMEROSI!! La vostra piccola Serpeverde ne ha bisogno!

 

LadyVoldemort

  
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