"Ciao Fred, mi sei mancato."

Lui mi guarda, il sorriso della mia adolescenza risplende alla luce del sole.

"Avrai appreso che sono attecchito, a questo punto. Attualmente sono antiestetico e veterano."

"Sei ineccepibilmente come mi auguravo di divenire," risponde, con quello strano scintillio negli occhi.

"Ma come parli?" replico al suo sorriso, rivelando la dentiera interamente danneggiata.

Fred sogghigna alla mia battuta, portandosi una mano ai capelli.

"Osserva il giardino," bisbiglio. "Avvisterai la nostra famiglia. Tutto è variato, ne sei a conoscenza?"

Lui replica con una semplice frase, che causa l’arrestare, solamente per un secondo, del palpito del mio cuore. "A mio parere somiglia all'abituale noia."

Curioso dalla finestra e tutto si mostra completamente estraneo.

Mia madre è comparsa come all’epoca, giovane e piena di vivacità. Papà è tornato e si accomoda alla solita posizione. E’ da circa quarant’anni che non l’ho più incontrato, è stato il primo della “moderna” famiglia che ci ha abbandonato.

Ginny bisticcia con Ron, i loro volti come da bambini, per ghermire la scopa e un Percy irritato li squadra in modo scortese.

Bill si sistema i capelli color carota, gioendo a una battuta di Charlie, tornato proprio quel giorno dalla Romania.

Non c’è alcunché di estraneo, l’intera famiglia è tornata alle basi.

"Che cosa significa questo?" chiedo sorpreso, completamente attratto da quella vecchia prospettiva.

"Che cosa confidi George? Di essere in grado di lasciarmi da solo per l’eternità?"

Sorrido e mi sollevo. Il Sole è alto nel cielo e provo una sensazione di pace mai sentita in tutta la mia vita.
"Forza muoviti, è il tempo di andare. Siamo in ritardo."

Raggiungo Fred all’entrata della nostra stanza e mi giro. Dietro, su una grande poltrona, siede un vecchio, mentre nello specchio riflettono due ragazzi indistinguibili, giovani per sempre.