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Autore: Kat Chan    14/12/2010    4 recensioni
[AGGIORNAMENTO del 05/07/2011 circa lo stato della storia, nel profilo.]
L x Misa. Un momento nel tempo. Un incontro avvenuto per caso. Il fato capovolto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Misa Amane
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Rewrite




Theme 24: Good Night ~ Buonanotte

Misa ricordava con chiarezza che l’ultima volta che aveva provato autentico terrore – ovvero il giorno il cui lo stalker l’aveva aggredita – delle ore che avevano seguito l’incidente non aveva conservato che una macchia sfocata. Non riusciva a ricordare nemmeno come fosse riuscita ad arrivare a casa tutta intera, figurarsi quello che aveva fatto una volta lì. Sapeva solo che, divorata da panico e paura, si era raggomitolata in una specie di distorsione temporale in cui tutto andava velocissimo, come in fast forward.

Ora che il suo spavento era fondamentalmente simulato era come se il ritmo del mondo fosse diventato atrocemente lento. Ogni secondo sembrava durare un’ora, e aveva una percezione talmente acuta anche del più piccolo dei suoni e dei movimenti che aveva quasi la nausea. La finzione iniziò a cedere il posto a nervosismo e ansia genuini. Non per la prima volta da quando Ryuuzaki aveva attaccato il telefono, si chiese se fosse stata una buona idea. Forse lui aveva capito che la sua era una messinscena, e stava semplicemente prendendo tempo per capovolgere ancora una volta la situazione a suo favore. Forse l’avrebbe anche costretta a parlarne apertamente.

Non aveva proprio pensato a cosa avrebbe fatto se Ryuuzaki avesse capito che la scoperta delle telecamere era stata premeditata. Lui era di gran lunga più intelligente di lei, questo era poco ma sicuro. E benché da un lato fosse certa di poter ingannare praticamente chiunque con le sue recite, sapeva altrettanto bene che L non era ‘praticamente chiunque.’ Il suo unico vantaggio su Ryuuzaki e Light era sempre stata la loro convinzione che Misa fosse non solo intellettualmente inferiore a loro, ma anche totalmente ignara di ciò che accadeva veramente attorno a lei. Non appena avessero intuito che era a conoscenza della verità, in un modo o nell’altro sarebbe stata spacciata.

Ma Ryuuzaki non le avrebbe mai fatto nulla di male, si diceva. A Ryuuzaki Misa piaceva, a modo suo. Lei gli piaceva. Per lui non era solo uno strumento, era fuori di dubbio. Anche se tutte le bugie che stavano – no! A Ryuuzaki Misa piaceva.

Era quello il pensiero che si stava ripetendo come un mantra quando sentì un paio di tocchi fermi alla porta di casa. Il rumore netto la fece trasalire, e finì per sbattere la testa nell’armadietto contro cui si era rannicchiata. Si massaggiò la testa e tra imprecazioni mugugnate strisciò fino all’ingresso, fermandosi solo un momento prima di aprire.

“Chi è?” domandò, la voce adeguatamente scossa.

“Fammi entrare, Misa-san,” ordinò a voce bassa Ryuuzaki dall’altra parte.

Con un profondo respiro allungò una mano e sbloccò la serratura, e quando lui aprì la porta senza aspettare quasi le finì addosso. La guardò per un attimo senza espressione, poi la superò ad ampie falcate, diretto in soggiorno. In una mano teneva una valigetta di metallo piuttosto grossa, che posò con cura sul tavolino. Dopo essersi assicurato che in quella posizione non corresse rischi di sorta si recò risolutamente in cucina, evitando nuovamente Misa, e aprì i vani più alti della credenza. Per un secondo, si domandò se stesse fingendo di cercare le telecamere, e rimase confusa quando sfoderò invece il barattolo del tè e un paio di tazze.

“C-che sta facendo Ryuuzaki-san?”

“Preparo il tè, è ovvio,” rispose, monotono. “Immagino che tu non sia nell’umore adatto per giocare a fare la padrona di casa con me. E poi,” aggiunse proprio mentre lei si apprestava a dare in escandescenze, “ti serve qualcosa per calmare i nervi. Un po’ di tè e latte dovrebbe funzionare.”

Lei arricciò il naso. “A Misa non piace il tè col latte.”

“Ciononostante, è questo che ti preparerò. Fa meraviglie.”

Suo malgrado, le scappò un sorriso mesto. “Tu lo bevi?”

“Quand’ero piccolo mi è capitato di berlo, qualche volta.”

“Ryuuzaki-san non sembra il tipo di persona che beve il tè col latte. Scommetto che ci versavi sempre tutta una scatola di cubetti di zucchero.”

“Neanche uno.”

Lo fissò incredula.

Lui chiarì. “Non è che avessi una grandissima voglia di berlo, all’epoca. Me lo facevano bere.”

Non riusciva a immaginarsi qualcuno che lo costringeva a fare alcunché, e glielo disse.

“Beh, ecco, ero piccolo. Non mi permetterei più di finire nella stessa posizione. Non che ce ne sia più bisogno. Ma posso affermare con certezza,” Piegò le ginocchia per avvicinarsi a lei, porgendole una tazza colma e fumante. “che per quanto lo trovassi sgradevole, mi rilassavo davvero.”

Lei gli scoccò un altro sguardo dubbioso, ma ne sorseggiò un po’ per farlo contento. Contraendo prontamente i lineamenti in una smorfia per il sapore. Odiava ammetterlo, ma improvvisamente invidiava il tè privo di latte e carico di zucchero che stava bevendo lui.

Con sua somma sorpresa, Ryuuzaki attese pazientemente che bevesse fino all’ultima goccia. Quando ebbe finito raccolse in silenzio la tazza vuota e la ripose nel lavandino assieme alla sua, prima di inginocchiarsi finalmente di fronte a lei con un’espressione seria in volto.

“Misa-san,” cominciò, il tono gentile ma deciso, “dove hai visto la telecamera?”

Lei si morse il labbro inferiore, il respiro che accelerava. Indicò esitante l’angolo della cucina. “Laggiù. L’angolo fra il bancone e il muro.”

Lui si alzò e diede un colpetto alle fibbie della ventiquattrore per aprirla con la dimestichezza di un esperto, svelando vari attrezzi, dei quali Misa riuscì a identificare soltanto delle pinze lunghe e un headset con le lenti di ingrandimento. Afferrò quello che evidentemente riteneva gli sarebbe servito e si accostò al punto che lei gli aveva mostrato, pungolandolo e punzecchiandolo, fin quando non si udì il suono preciso e secco di cavi elettrici che venivano tagliati. Quando si ritrasse, sollevò le minuscole lenti di una telecamera da cui pendevano dei fili spezzati.

“A quanto pare avevi ragione riguardo alle telecamere, Misa-san,” disse, e doveva riconoscergli un tono all’apparenza piuttosto stupito. “Ho il sospetto che ci sia qualche altro pezzo di filo che non ho ancora rimosso, ma togliere la lente dovrebbe essere più che sufficiente.”

Lei corrugò la fronte. “Non crederai che ce ne sia solo una, vero?”

Se aveva delle sopracciglia dietro quella folta chioma di capelli disordinati, avrebbe scommesso che in quel momento erano inarcate. “Certo, no. Si tratterebbe di uno stalker piuttosto incapace se avesse impiantato solo una telecamera dopo tutta la fatica che deve aver fatto per irrompere in casa senza farsi notare. Ce ne sono sicuramente delle altre, e neanche poche.”

“Non mi piace tutta questa considerazione che gli dai.” borbottò dal suo posto sul pavimento.

“Le mie scuse. Stavo semplicemente cercando di dire che ci sono elevate probabilità che ce ne siano diverse sparse in giro per la casa.” precisò, agitando la mano.

Lei nascose il viso tra le ginocchia. “Basta così! Misa trasloca!”

“No.”

La sua testa scattò in alto, e si ritrovò faccia a faccia con Ryuuzaki. “Prego?”

“Misa-san,” Si accarezzò il tessuto sbiadito dei jeans. “gli stalker, come la maggior parte dei criminali, sono motivati da potere e controllo. Se tu traslochi, gli fai capire che può spaventarti al punto da farti fare ciò che vuole. Che lui è la causa del tuo effetto. Gli consegneresti il controllo. È questo che desideri, Misa-san?” chiese, mordicchiandosi la punta del pollice, fissandola con gli occhi scuri che non sbattevano mai. “Desideri essere dominata?”

Lei quasi si rimpicciolì di fronte a quello sguardo. Perché, tanto non la stavano già manipolando? Stava diventando sempre più difficile capire chi la stesse usando, e a quale scopo. E non ne poteva più. Non ne poteva più di chiedersi se fosse rimasto anche solo un briciolo di fiducia tra lei e Ryuuzaki. Ne poteva ancora di meno della fiducia cieca che riponeva in Light, soprattutto con gli avvertimenti costanti di Rem, e con la consapevolezza di cosa sarebbe successo se si fosse impossessato delle informazioni che aveva del detective. Non poteva continuare a saltare dentro cerchi di fuoco sperando di non bruciarsi.

“Misa vuole tornare a prendere le proprie decisioni da sola,” mormorò a voce bassa ma ferma, “Senza ripensamenti.”

Lui le diede un’occhiata curiosa – il fantasma di un sorriso – e annuì. “Allora lascia che mi metta al lavoro.”

E che lavoro: per ore, e ormai era notte inoltrata, setacciò l’intero appartamento, estraendo telecamera dopo telecamera, anche da posti che Rem non aveva localizzato. L’unica volta che Misa avvertì una nota di panico fu quando arrivò pericolosamente vicino al Death Note sotto il raccoglitore e i giornali vari sullo scaffale più basso del tavolino. Tuttavia, non essendo state posizionate telecamere pure lì, non si era preso il disturbo di rovistare minuziosamente la zona.

Verso le tre del mattino, Ryuuzaki dichiarò ufficialmente depurato l’appartamento di Misa, che dal divano su cui si era ricollocata assunse una smorfia incerta.

“Ryuuzaki-san ne è assolutamente sicuro?”

“Senz’ombra di dubbio. Ho avuto cura di controllare ogni stanza almeno tre volte per controllare ogni possibile punto che potesse essermi sfuggito in precedenza. Ho anche esaminato il bagno una quarta volta, come da tua richiesta.”

Lei tremò involontariamente, chiudendo gli occhi e desiderando che evaporassero tutti i pensieri spiacevoli che le affollavano la testa. Sobbalzò quando qualcosa di freddo le sfiorò le guance. Sbatacchiò le palpebre e vide che, con delicatezza e prudenza, Ryuuzaki le aveva appoggiato le mani ai lati del viso.

Le parole le uscirono dalle labbra prima che potesse fermarle. “Che fai?”

Lui tornò goffamente sui suoi passi. “Tentavo di consolarti.”

Lei sbatté le ciglia, ancora troppo stordita per comprendere appieno quello che aveva detto. “Eh?”

“Ammetto di non averlo mai fatto prima, ma questo sembrava il momento appropriato per provare a farti sentire meglio. Credo.” aggiunse, picchiettandosi il labbro inferiore. Misa notò lo sguardo quasi distante che aveva velato improvvisamente i suoi occhi: stava realmente cercando di capire cosa fare. Suo malgrado, trovò la scena tenera. “Sto sbagliando tutto? Ho qualche problema con le sfumature.”

“No, Ryuuzaki-san stava facendo tutto alla perfezione. È solo che,” Piegò la testa di lato, “tu non mi hai mai toccato. Sono sempre stata io a toccarti. Sono rimasta sorpresa.”

“Non mi piace essere toccato, Misa-san,” confessò senza esitazioni. “Gradisco a tal punto il mio spazio personale. Consolare una persona angustiata richiede però solitamente tanto stimoli verbali quanto fisici.”

“Perciò, hai toccato Misa perché credevi di doverlo fare?”

“Beh, sì, anche. E anche perché non mi dà fastidio.”

Lei sollevò un sopracciglio fine. “Come?”

Lui stesso sembrava alquanto perplesso. “A quanto pare ho fatto il callo al tuo costante bisogno di contatto fisico. Suppongo che sia naturale, dato che gli esseri umani sono capaci di adattarsi a qualsiasi cambiamento sociale, dati i giusti tempi. Inoltre il tocco di Misa-san non è mai stato veramente spiacevole. Non mi dispiace, se sei tu.”

Non riuscì a reprimere il rossore che le accese le guance.

“E poi,” continuò, ignorando o magari neanche notando il suo imbarazzo, “sei turbata, non è così?”

Lei si imbronciò. “Sì.”

“L’uomo che ti ha fatto questo, che ti ha messo le telecamere in casa,” La sua voce era forte. “Ti ha spaventato?”

Lei si morse le labbra, il cuore che le batteva mentre bisbigliava una dolorosa verità. “.”

“Non permetterò che accada di nuovo.”

Misa emise un piccolissimo guaito di sorpresa quando Ryuuzaki le poggiò di nuovo le mani sul viso, con più sicurezza di prima. “Non permetterò che nessuno ti spaventi più, Misa-san. Nessuno.” Si chinò verso di lei, un’espressione grave in volto. “Te lo prometto.”

Fissando i suoi occhi solenni e immobili, Misa si rese conto che per la prima volta, dopo quella che sembrava un’eternità, credeva veramente a quello che le stava dicendo. E si sentì lievemente alleggerita del peso che non si era neanche accorta di avere sulle spalle.

Ricacciò indietro qualche lacrima e coprì le sue mani fredde con le proprie. “Ryuuzaki-san è davvero una brava persona. Anzi, è la persona preferita di Misa.”

Lui arretrò, muovendosi a disagio. “È tardi, Misa-san. Dovresti andare a dormire.”

Era inorridita. “E tu ti aspetti che dorma qui? Adesso?

“Certo. Siamo nel cuore della notte, dopotutto. Inoltre,” disse con una scrollata di spalle, “Non ho alcuna intenzione di portarti con me.”

“Mi lasci da sola?” frignò. “Ryuuzaki-san è una persona orribile!”

Evidentemente Ryuuzaki si era abituato anche ai suoi tumultuosi sbalzi d’umore. Senza una parola si abbassò e raccolse tra le braccia la creatura accartocciata che aveva di fronte. Ogni lamentela le morì sulle labbra dallo shock. La portò con facilità in camera sua, anche se la lasciò cadere sul letto con poco garbo.

“Ora sei al sicuro, Misa-san. Ti chiamerò più tardi per discutere di possibili metodi per aumentare la tua sicurezza.”

Le balenarono in testa le possibilità di quello che potesse avere in mente, ma le scacciò. “Non andartene, per favore. Ho paura.”

Lui sospirò, come un genitore al figlio che fa i capricci. “Non essere puerile.”

“Non sono puerile!” sbottò, provando a mettersi a sedere. “Un uomo ha riempito casa mia di telecamere per spiarmi. Misa ha il diritto di avere paura!”

“Questo non cambia il fatto che hai bisogno di dormire.” La rispinse giù.

Lei mutò repentinamente d’espressione, e socchiuse gli occhi, serrando le mani sul colletto della sua maglia. “Per favore, Ryuuzaki-san, passi la notte con Misa?”

Lo strattonò verso di sé, cogliendolo di sorpresa, infilandogli una mano in quel nido che aveva al posto dei capelli e premendo le labbra sulle sue. Il movimento lo trascinò sul letto matrimoniale e perse rapidamente l’equilibrio. Le cadde quasi addosso, ma riuscì a fermarsi giusto in tempo, anche se adesso i suoi pugni chiusi dalle nocche di colpo bianche fiancheggiavano Misa. Con suo deliziato stupore, non si allontanò subito. Al contrario, avvicinò perfino un po’ il viso, approfondendo per un attimo il bacio. Ma non durò che un attimo, e interruppe tutto, indietreggiando dal letto fino allo stipite della porta, adorabilmente stordito, a suo parere.

Però forse era stato un enorme sbaglio. “Ryuuzaki-san-”

“Devi riposare, Misa-san,” ripeté lui. Quando lei aprì la bocca aggiunse, “Non credo tuttavia che sia una cattiva idea rimanere qui fino a quando ti addormenterai.”

“Ma non passerai la notte con me?” Si accigliò.

Lui spense le luci. “No.”

Il suo cipiglio rimase per un secondo, ma venne poi rimpiazzato da un sorriso appena accennato. “Ryuuzaki-san, sei diverso dagli altri uomini che Misa conosce.”

“In che senso?”

“Tantissimi uomini non avrebbero mai respinto Misa se lei gli avesse chiesto di passare la notte con lei,” spiegò, stiracchiandosi sulle lenzuola e preparandosi alla notte. “Ma Ryuuzaki-san l’ha fatto senza esitare.”

Lui si morse il pollice, distogliendo lo sguardo. “Te lo assicuro, Misa-san, io… io non sono poi tanto diverso dagli uomini che conosci.”

L’allusione non le sfuggì, e di conseguenza arrossì. “O-oh.”

Calò un silenzio nervoso. Misa provò a restare sveglia quanto più possibile nel tentativo di trattenere Ryuuzaki per tutta la notte. Non si sentiva così protetta e felice da molto tempo e già detestava l’idea di dover abbandonare quella sensazione. Tanto lui non dormiva.

Il suo corpo aveva tutt’altri piani, però, e la stanchezza ebbe finalmente la meglio sulla sua più agguerrita determinazione. Quando si svegliò tardi la mattina successiva, Ryuuzaki e le telecamere erano sparite. Le aveva fatto la cortesia di pulire le tazze che avevano usato la notte precedente, e chissà come le aveva preso dalla borsetta strapiena (un’invasione della privacy che la urtava pur non sorprendendola affatto), e l’aveva messo a caricare.

La ragione le divenne chiara quando cominciò a squillare poco dopo che lo aveva trovato. Non c’era bisogno di essere il più grande detective del mondo per sapere chi fosse.

“Buongiorno, Ryuuzaki-san.”

“Salve, Misa-san. Spero tu abbia dormito bene. Ho pensato che questo potesse essere un buon momento per discutere le varie opzioni di sicurezza che ho messo a punto la scorsa notte.”



NdT: a-ha, aggiornamento in anticipo. No, dai, ma quanto è pucciolol 'sto capitolo? xD <3
E l’ho detto io che finirà in stupro. Davanti alla tomba fresca di Light, in un appagante stravolgimento di quella scena in cui Light ha un orgasmo o quasi davanti alla tomba di L. Sarebbe epico.
A dir la verità speravo di poter postare due volte al mese a partire dal 2011, ma salvo miracoli probabilmente rimarremo così. Mi spiace. ;_;
Ah, e avevo posticipato la data di pubblicazione di questo qui anche per farvi gli auguri in periodo più natalizio, non sono adorabile? ;o; *viene trucidata con un albero di Natale*
Passate buone vacanze, carissimi/e, ci si rivede nell’anno nuovo <3
   
 
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