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Autore: lovinfaber    14/12/2010    0 recensioni
Finale alternativo del film "Hellboy II: the Golden Army". Nuada viene salvato in punto di morte da una ragazza, che rivelerà di essere fuggita dalle grinfie di un'organizzazione criminale.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Principe Nuada, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo IV Selene era ormai stremata dalla corsa che aveva fatto per sfuggire ai suoi aguzzini. Aveva capito che volevano approfittare di lei da quando avevano cominciato a seguirla alcuni minuti prima, presso l’estremità est del ponte di Brooklyn, zona di solito frequentata da barboni e da creature che lei conosceva piuttosto bene. Era nottte fonda, la metropolitana era quasi completamente isolata, non avrebbe potuto chiedere aiuto a nessuno. Le poche persone che l’avevano vista, infatti, non le prestarono il minimo aiuto, limitandosi a guardarla, o peggio, volgendo la faccia. Una volta giunta in stazione, esitando per un momento, aveva commesso la follia di attraversare i binari, correndo con il cuore in gola dalla paura per diverse centinaia di metri, nella speranza che quei tre delinquenti avessero desistito dal farle del male. Ma era stato inutile, l’avevano seguita fin dentro quella grotta. Aveva tentato invano di difendersi, ma l’avevano immobilizzata. Dopo essere stata sbattuta contro il pilastro, la vista le si stava annebbiando. Capì che stava perdendo i sensi, il suo corpo si stava arrendendo al terrore e all’intensità del colpo che la indebolirono. Si accasciò al suolo, le ultime cose che riuscì a ricordare erano grida e rumori di spade. Per un attimo aprì gli occhi, riuscendo a distinguere che i suoi assalitori cadevano al suolo come birilli. Chiuse gli occhi, non udì più nulla, se non dei lenti passi. Tentò di riaprirli, e vide solo un paio di occhi color ambra che la fissavano. Non riuscendo più a tenerli aperti, li chiuse di nuovo. Poi il silenzio. Mezz’ora dopo, la ragazza riuscì a svegliarsi. Era completamente stordita, in uno stato di dormiveglia. Aprì gli occhi, non avendo la più pallida idea di dove si trovasse. Ricordò quasi subito cosa le era successo prima, e fu assalita da un’angoscia profonda. Forse quegli uomini erano riusciti ad abusare di lei! Tremò al solo pensiero. La sua testa era ancora un po’ dolorante. La alzò per un attimo, e notò di essere stata adagiata su dei cuscini. Sul suo corpo non c’erano segni di violenza, e ciò le diede un sollievo infinito. Diede uno sguardo sotto di sé, e si rese conto di trovarsi in un letto fatto di…grano. Trovò abbastanza insolito quel posto. Diede un’ altra occhiata intorno: si trovava in un cunicolo che dava verso la grotta nella quale aveva tentato di rifugiarsi. Scostò la tenda che separava il cunicolo dalla grotta e uscì, facendo attenzione a non cadere per terra, visto che quel piccolo “posto letto” era sopraelevato rispetto all’enorme spiazzo della galleria. Alla sua sinistra notò che c’erano tre gradini. Una volta giù, notò diversi oggetti sparsi su quella muratura. Di fianco al cunicolo infatti, c’era una piccola arcata che fungeva fa camino, inoltre c’erano delle strane piante conservate in ampolle e boccali chiusi ermeticamente. Notò anche degli attrezzi per lavorare e forgiare il metallo. Non c’era dubbio che quella grotta fosse abitata. Ma da chi? Spostò il suo sguardo verso destra, ammirando una bellissima scultura ad alto rilievo, raffigurante due figure, una di fronte all’altra, i cui sguardi erano rivolti verso un enorme albero che si frapponeva tra loro. Riconobbe subito quella rappresentazione sacra. " Aiglim!" Pronunciò ad alta voce. " Noto che conosci il nostro Padre Albero!" Fece eco una voce dietro di lei. Selene si voltò di scatto. Una pallida figura emerse dal buio, dai tratti somatici capì subito che si trattava di un elfo: i segni sul viso, gli occhi color ambra, quella sorta di cerchio all’altezza della tempia e quelle cicatrici che solcavano il naso erano tratti inconfondibili. Esitò un attimo, poi si chinò: " Si, vostra altezza." Nuada fu sorpreso dalla reazione della ragazza: erano passati secoli dall’ultima volta che un essere umano lo aveva riconosciuto. Si avvicinò con estremo sospetto:" Chi sei? Come fai a sapere chi sono?" " Il mio nome è Selene. Sono di queste parti, e… vi ho riconosciuto dal sigillo reale, sire." Selene rispose orientando il suo sguardo verso il simbolo guerriero che Nuada portava all’altezza della vita, poi riabbassò subito gli occhi, restando inchinata. " Conosco il tuo nome. Ora alzati." Selene si alzò, continuando a tenere tuttavia il capo chinato. Nuada girò attorno a lei, studiandola. Poi riprese: " Devo dedurre che hai studiato da qualche parte la nostra cultura!" " Si, vostra altezza. Sono stata istruita a sufficienza riguardo al vostro popolo". " Da chi?" " Si chiamava Barbara Wood. Era mia madre" rispose Selene. " Il nome sembra umano." " Lo era, infatti." " E tu? Cosa sei?" " Vorrei saperlo anch’io, mio signore. Da tempo cerco di scoprirlo…". Nuada le rivolse un sorriso ironico: " Cerchi di scoprirlo mettendoti nei guai?". Selene si limitò ad arrossire. La provocazione di quell’ elfo le ricordò il pericolo nel quale si trovava prima. Volse lo sguardo verso il pavimento dove aveva giaciuto appena qualche ora prima, sotto i colpi dei suoi aspiranti stupratori. Di loro non vi era traccia. Si chiese dove fossero andati. Leggendo la curiosità nei suoi occhi, Nuada le disse: " Sono morti. Non c’è pericolo che tornino qui a farti del male. Ho chiesto ad un paio di troll di liberarsi dei corpi". Selene non era di certo il tipo che amava la violenza, ma in quel momento non era in vena di moralizzare al punto da non riuscire ad essere grata a chi l’aveva salvata. " Grazie, altezza…per avermi salvata ". " Dov’è la corona reale di Beethmora?" Chiese il principe dopo un momento di silenzio. " Eccone i suoi due pezzi" rispose lei, porgendoglieli. " Dammi il terzo! " " E’ in un posto sicuro, maestà. Vi ho restituito i due pezzi che vi spettavano, come aveva stabilito vostro padre, re Balor, durante la tregua". Un lampo d’ira si accese negli occhi del principe. Afferrò la sua lancia, puntandola dritta alla gola di Selene. " La tregua è finita, umana. Dimmi dov’è il pezzo, e forse ti verrà risparmiata la vita. L’incantesimo che hai usato su di me non ti salverà dalla morte se continui a provocarmi!" " Vi prego, sire…" sussurrò in un impeto di terrore, mentre tentava con le mani di allontanare la lama da lei. Si sentiva soffocare da quel freddo merallo che premeva contro la gola, al punto da farle uscire un rivolo di sangue. " Dimmi un motivo per cui non dovrei uccidere te e la tua specie!" Riprese Nuada. Il suo sguardo si faceva sempre più truce mentre la fissava. Selene, oppressa più dal suo sguardo che dalla sua arma, sussurrò: " Esiste….una cura…." " Una cura?" " Si, per gli umani…" Continuò, mentre Nuada cominciava ad allentare la pressione della sua lancia. " Non ti seguo, donna. Spiegati. Cosa dovrebbe curare?" Disse ancora il principe, mentre aveva abbassato del tutto l'arma. " Il vuoto che portano nel loro cuore. Altezza, è noto tra le creature magiche che gli umani hanno dimenticato il patto, per distruggere foreste e costringere i Figli della Terra a nascondersi. Beh…su questo sono costretta a darvi torto! Ci sono umani che non vi hanno abbandonato, che hanno tenuta viva la memoria in tutto questo tempo, e che nei secoli hanno lottato per proteggervi, ed impedire la fine della vostra specie, anche a costo della loro stessa vita…come…come la dottoressa Wood…" " Tua madre?" " Si… faceva parte dei tanti ricercatori e studiosi dell’occulto, che per secoli hanno cercato di trovare un modo per riscattare l’uomo, per salvarlo dalla sua avidità. Per tanto tempo hanno provato, con scarsi successi. Ma un giorno, la dottoressa Wood, unendo le sue conoscenze scientifiche con alcune pratiche magiche, riuscì a scoprire un siero in grado di far regredire l’avidità umana, fino a farla svanire del tutto". " Se è vero ciò che dici, perché la dottoressa non ha mai informato il popolo magico su questa scoperta?" chiese Nuada. " Perché non ne ha avuto il tempo…" gli occhi di Selene si immalinconirono. Poi continuò: " Alcuni umani, tenendo viva la memoria di ciò che accadde all’alba dei tempi, hanno cercato di trovare soluzioni come quella di mia madre…Altri invece… hanno sfruttato le conoscenze su di voi per darvi la caccia e uccidervi. Negli ultimi anni hanno catturato diverse creature magiche…" Rimase per qualche istante in silenzio, poi ricominciò: " …Quando sei loro prigioniero, nel migliore dei casi muori. Nel peggiore invece…diventi una cavia da laboratorio…" Nel dirlo, si coprì il polso destro con la mano sinistra. Nuada le afferrò il braccio, spostando leggermente la mano , e scoprì una scritta marchiata a fuoco: PROPERTY OF HDC. " HDC…?" chiese. " Human Defense Corporation. E’ un’organizzazione segreta, i cui esponenti si celano dietro le più alte cariche umane, politiche e sociali…Complottano da anni contro le creature magiche, conducono atroci esperimenti su loro… E’ volta a preservare la razza umana, e ad eliminare le altre che, secondo loro, sono inferiori. Quando mia madre scoprì la cura, l’HDC non smise per un solo giorno di darle la caccia. Lei sapeva che se avesse chiesto aiuto al popolo magico li avrebbe certamente condotti dritti da voi…per cui vivemmo come reiette, girando da un posto all’altro, con nomi falsi". " Ma tu…cosa sei?" Chiese ancora Nuada. " Io…sono una sorta di scherzo della natura. Sono metà elfo, metà umana. Mia madre riuscì a combinare il codice genetico umano con quello elfico. E’ così che sono nata. Lei mi ha cresciuta, mi ha protetta da coloro che hanno ritenuto pericolosa la mia esistenza. Mi ha difesa al punto da perdere la sua stessa vita…. ". " Come hanno fatto a trovarti?" Disse ancora il principe, volgendo ancora il suo sguardo sul polso destro. " Non lo so…so solo che cinque anni fa hanno ucciso mia madre e mi hanno catturata…sono riuscita a scappare solo due anni fa. Da allora fuggo per il mondo, proteggendo la cura, che ho sempre con me". Dicendo ciò, estrasse dalla sua lacera borsetta a tracolla una fiala con uno strano liquido arancione. " Perché hai rubato la corona?" " Temevo che l’armata d’oro venisse distrutta da quelle persone che vi hanno seguito in Irlanda. E…. con tutto il rispetto, altezza, non appoggio la vostra scelta di sterminare l’umanità intera. Il nemico è un altro: è molto più grande, e subdolo, di quello che voi credete". Nuada restò scosso dal racconto della ragazza. Scese tra i due un silenzio inquietante. Il principe aggrottò la fronte, cercando di riflettere sulle conseguenze di una eventuale collaborazione con lei. " Dammi la tua mano, ragazza!" Le ordinò. Lei sollevò timidamente la mano destra, lui la sfiorò con la sua, e lesse dentro di lei. Scoprì che stava dicendo la verità. Trovò anche che era priva di quell’insaziabile vuoto che gli umani avevano nel cuore. Probabilmente era anche immortale, come gli elfi. Di umano aveva solo l’aspetto. Riabbassò nuovamente la sua mano, e lei fece altrettanto. Nuada chiese a Selene: " Ti aspetti dunque che io accetti la tua proposta di divulgare questa sorta di terapia tra gli umani?" " In tutta sincerità, si, vostra altezza". " Ammessa la seppur remota possibilità che io mi sottoponga a questa follia, cosa mi garantisce che tutto funzionerà?" Ribatté Nuada. " Ben poco, maestà. Però potrete almeno cercare una soluzione alternativa al genocidio. Inoltre, qualora dovessimo fallire, avrete sempre l’ armata d’oro pronta a proteggervi". Rispose Selene. " Mi stai dicendo che mi darai la corona se qualcosa dovesse andare storto?" " Esattamente, sire".
   
 
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