Anime & Manga > Saint Seiya
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Autore: Gondolin    14/12/2010    4 recensioni
- Come ti chiami? - domandò Ikki alzandosi in piedi.
- Ilias. E tu?
- Ikki.
- E' un nome strano.
- Non sono di queste parti. Quanti anni hai?
- Cinque-quasi-sei. - rispose con la velocità tipica dei bambini, abituati a sentirsi domandare l'età - E tu?
- Quindici.
La conversazione si interruppe. Dopo tutto non c'era molto che un guerriero di quindici anni e un bambino di cinque potessero dirsi.

...o forse sì?
Fra graditi ritorni, cittadine sperdute in Macedonia e addestramenti massacranti, si svolge la storia di Ilias.
Genere: Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Phoenix Ikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Soundtrack: Farò di te un uomo (colonna sonora di Mulan); One Republic - Too Late To Apologize

Nota preventiva: scusate per la boiata delle mele, ma non ho resistito. Pensavo a Mele Avvelenate di LeFleurDuMal, e poi ho guardato fuori dalla mia finestra, e, sapete, abito in un posto ridicolo e sperduto dove non hanno niente di meglio da fare che coltivare mele e urlarsi marlene da una finestra all'altra. Che io sappia, nemmeno le coltivano, le mele, a Milos.

 

 

07. Dell'infanzia

 

- Cade.

Ilias si voltò sorpreso verso la vocina. - Cosa?

Una bimba poco più grande di lui era ferma in un angolo del negozio di frutta e verdura. Ilias si meravigliò di non essersi accorto prima della sua presenza.

La bimba indicò un sacco di patate poggiato sul bancone. Era vicino al bordo, ma non sembrava affatto in procinto di cadere. Un attimo dopo però il fruttivendolo rientrò dal retrobottega e, per fare spazio alle verdure che aveva preso per Ilias, spinse la cassa di cespi di lattuga accanto al sacco. Che cadde con un tonfo sordo.

Ilias si voltò nuovamente verso la bambina. Il fruttivendolo, seguendo il suo sguardo, interruppe a metà una colorita imprecazione. - Thekla! - esclamò scuotendo il capo, contrariato, e la poca luce del negozio si rifletté sulla sua lucida pelata - Non dovresti essere qui! Cosa dirà la mamma?

- La mamma non lo sa. - risposa la piccola, un luccichio furbo negli occhi.

- Ma se ne accorgerà presto. Fila a casa!

- Ma io... - allo sguardo severo che ricevette, Thekla iniziò a considerare la ritirata, dirigendosi di malavoglia verso la porta.

Il fruttivendolo tenne gli occhi fissi su di lei finché non la vide uscire, poi sospirò. - E' mia figlia quella, la mia bambina. Ah, io me la terrei qui molto volentieri, sai? - aggiunse, riempiendo un sacchetto di mele -lui sosteneva che venissero dall'isola di Milos, ma Ilias aveva visto che ci toglieva i bollini con scritto Melinda.

- Però? - chiese Ilias, in parte curioso e in parte per tener vivo quel discorso che somigliava tanto alle chiacchiere che facevano sempre gli adulti fra loro. Il fruttivendolo aveva anche lo stesso tono che usava sempre con gli altri clienti grandi.

- Mia moglie non vuole, sai, è molto tradizionalista e vorrebbe che stesse di più a casa ad imparare ad essere una brava donnina. Dopo tutto è lei che bada sempre a Thekla, che decida un po' lei come fare. - concluse, pesando frutta e verdura. Poi gli fece l'occhiolino e aggiunse un paio di albicocche.

Ilias ricambiò con un sorriso, pagò, si caricò addosso le scorte di “robe verdi e sane” ed uscì.

Sarebbe tornato spesso, nel corso degli anni, e ogni tanto avrebbe anche incontrato Thekla, che gli sembrava proprio simpatica. Non capiva come mai sua madre non la lasciasse giocare coi maschi, ma qualche volta che lei l'aveva accompagnato fino alla fine del paese, Ilias l'aveva ascoltata lamentarsi e l'aveva confortata. Lui di tempo per giocare non ne aveva affatto, ma andava bene così. Non aveva dovuto parlarle del Mondo Segreto, o darle spiegazioni, perché Thekla aveva sempre l'aria di aver già capito tutto. Anche se non si vedevano spesso, si può dire che finirono col diventare amici.

Tutto questo però Ilias non lo sapeva ancora, mentre raggiungeva casa carico di sporte.

- Tu sai nuotare, vero? - gli domandò Ikki mentre lo aiutava a mettere a posto la spesa.

- Certo, Maestro!

- Bene, allora presto mi farai vedere quanto sei bravo.

- C'è forse un fiume o un lago qui vicino? Non ne avevo mai visti...

- Meglio. - Ikki sorrise - Andiamo al mare.

Per poco Ilias non si mise a battere le manine per la contentezza. Erano passati mesi dall'ultima volta che aveva visto il mare, e per lui che era cresciuto al ritmo della brezza salmastra era un tempo davvero infinito.

- Quando andiamo?

Il sorriso di Ikki si fece un po' meno rassicurante. - Dipende da quanto te lo meriterai nei prossimi giorni.

In due secondi netti Ilias passò dal considerare quella proposta una sorta di premio al considerarla quasi una punizione. Evidentemente, pensò, il Maestro non era soddisfatto di lui e contava di farglielo scontare agitandogli davanti una meta che non avrebbe mai raggiunto. Stava già per lasciarsi sfuggire un sospiro sconsolato, quando il pensiero di tutte le imprese apparentemente impossibili che il suo Maestro aveva compiuto lo bloccò. Non aveva nessun diritto di arrendersi prima di aver tentato.

Meritarsi di rivedere il mare infatti si dimostrò assai difficile. Ikki lo spronò bel oltre il consueto, ma Ilias tenne duro. Se da una parte aveva la tendenza ad abbattersi un po' troppo facilmente, dall'altra non voleva assolutamente deludere il suo Maestro, e anzi voleva dimostrargli di essere un buon allievo.

- Già stanco?

Ilias non rispose, ma continuò a tenere il conto dei piegamenti sulle braccia. Le sue mani erano immerse nella polvere e la schiena gli bruciava per il sole a picco. Ed era in piedi dalle cinque di quella mattina.

Ilias non rispose anche perché altrimenti avrebbe dovuto ammettere che sì, era distrutto. Se la cavava molto meglio con la corsa veloce o con gli esercizi di riflessi; la resistenza non era il suo forte.

- ...centonovantanove, duecento. Finito. - più che sedersi, si lasciò cadere.

Guardandolo dall'alto del suo metro e settantacinque, Ikki fece una smorfia che poteva essere tanto di disapprovazione quanto l'esatto contrario. In realtà stava solo pensando che a quel punto di solito il suo maestro gli avrebbe assestato -tanto per cominciare- un bel calcio nel costato.

- Se pensi di essere in grado di alzarti, possiamo pranzare. Ricominciamo fra un'ora. - detto questo percorse le poche decine di metri che li separavano da casa senza voltarsi indietro.

Solo un'ora di pausa! Non ce la faccio. Se dopo mi fa fare addominali finisce che vomito il pranzo”, pensò Ilias sconsolato, tirandosi in piedi più con uno sforzo della volontà che dei muscoli. Si asciugò il sudore dalla fronte col dorso delle mano, ottenendo solo di sporcarsi la faccia di polvere. “Pensa che adesso potevi essere a piegare lenzuola con le amiche della mamma”, si disse per farsi animo -odiava piegare lenzuola, secondo lui era la cosa più noiosa dell'intero universo- “Forza e coraggio, Ilias. Non fare la lagna e cammina”.

Per quanto sciocche potessero sembrare, le brevi prediche che aveva preso a farsi di tanto in tanto da quando era arrivato lì funzionavano abbastanza bene. Così, pensando a gigantesche, sproporzionate, spaventose montagne di lenzuola, si avviò a passo svelto verso casa.

Nonostante la stanchezza accumulata, il pomeriggio trascorse in fretta. Dopo i temuti addominali, un po' di corsa e altri esercizi, Ikki dichiarò conclusa la giornata.

- Di già? - si stupì Ilias.

- Di già. Ti conviene andare a riposare un po' ora, perché stanotte ti mostrerò alcune costellazioni importanti.

Mai stato così felice di ubbidire, Ilias si lavò i denti in tutta fretta e saltò a letto. Si addormentò della grossa nonostante fossero solo le cinque del pomeriggio. Sognò la Via Lattea fino a mezzanotte, quando il Maestro lo svegliò.

Si sedettero nello spiazzo di fronte alla casa. In quel luogo isolato, le luci umane non impedivano di distinguere i complessi disegni della volta celeste.

Ikki indicò diverse costellazioni, raccontando le loro storie al suo allievo. Alcune le conosceva già, poiché erano miti della sua terra, che aveva ascoltato sin dalla nascita. Ascoltò comunque rapito la voce bassa e piena del suo Maestro che scandiva con cadenza marziale le battaglie e dipingeva con delicatezza amori tragici e capricci di dei.

- Guarda lì accanto al Centauro, - gli disse Ikki quando ebbe finito di raccontare le storie più celebri - quella è la Croce del Sud.

Quella sera Ilias imparò a distinguere le cinque stelle che avrebbero vegliato su di lui, e a chiamarle per nome. Imparò che Acrux era la tredicesima stella più brillante del firmamento, anche se la Croce del Sud era la più piccola delle costellazioni moderne. Imparò che nello spazio definito dalla Croce c'era una nebulosa oscura nota come Sacco di Carbone, ma anche un ammasso luminoso chiamato Scrigno di Gioie.

- Adesso che ho imparato queste cose potrò vedere l'armatura? - domandò Ilias dopo aver ascoltato diligentemente la spiegazione.

- Ti ho già detto che nemmeno io so di preciso dov'è. - sbuffò Ikki - Quando te la sarai guadagnata la troverai, fidati.

- Ma almeno sai com'è?

- E' di marzapane rosa e verde e si può mangiare.

- Maestro! - protestò vivacemente il bambino con tono oltraggiato.

- Ilias? - rispose Ikki con tono falsamente mieloso.

- Mi prendi in giro.

- E tu mi fai sempre le stesse domande.

 

Il giorno successivo però non ci furono sconti sulla sveglia, ed Ilias dovette fare un discreto sforzo per non riaddormentarsi con la testa sulla tazza di latte. Tenere gli occhi aperti per tutta la giornata, poi, fu la parte più faticosa.

A metà pomeriggio Ilias si lasciò scappare un: - Ho sonno. - che gli valse un'occhiataccia fulminante.

Strinse i denti e continuò a sillabare lentamente la storia della capretta Amaltea che aveva allattato il fanciullo Zeus.

Dopo un tempo che parve infinito ad entrambi -Ikki aveva capito sin dal primo giorno che insegnargli a leggere e scrivere sarebbe stata la parte più faticosa- Ilias giunse all'ultima parola, che pronunciò con una grande soddisfazione.

- Va bene, per oggi abbiamo finito. Domani mattina ci svegliamo prima del solito.

Il bambino stava già per protestare, incurante delle conseguenze, ma Ikki proseguì: - C'è una piccola insenatura tranquilla a nord-est di qui, ma bisogna scarpinare un po' per arrivarci. Sempre che tu sia ancora interessato.

- Evvai! - esclamò Ilias, pensando: “Allora non sono così pessimo come allievo! Il Maestro non è deluso, che bello!”

Quando, alle quattro del mattino fu scrollato con forza, non era più così entusiasta. Si tirò le coperte fin sopra la testa e si raggomitolò su se stesso. - Ancora cinque minuti! - implorò.

- Risposta errata, ragazzino. - ghignò Ikki, una brocca d'acqua fredda già pronta in mano.

Il tono perfido del suo Maestro ebbe l'effetto di svegliare immediatamente Ilias. Aveva imparato, ormai, cosa comportava la frase “ancora cinque minuti”. Cercò di sgusciare fuori dal letto il prima possibile, ma non riuscì comunque a scansarsi in tempo.

- Ahi!

- Pensavo ti piacesse l'acqua.

Ilias giudicò prudente tacere, e riuscirono a partire senza altri incidenti.

Dopo qualche ora di marcia raggiunsero un sentiero che si inerpicava su una collina, al di là della quale c'era la costa. Il profumo del sale già si mescolava con quelli della rigogliosa vegetazione, ed Ilias si faceva impaziente. Ma, sotto lo sguardo severo di Ikki, non osava correre avanti.

Così raggiunsero insieme la cima, dove il sentiero iniziava improvvisamente a scendere, rivelando una distesa d'acqua resa quasi accecante dal riverbero del sole.

Il fianco della collina digradava direttamente verso gli scogli a picco sul mare, piatto come una tavola nella piccola insenatura e appena increspato fuori, come fosse stato fatto apposta per tuffarcisi, facendo esplodere in mille schizzi quell'azzurro intenso. Cosa che Ilias non perse tempo a fare.

- Forza, Maestro, che ti lascio qui! - rise, muovendo le prime bracciate verso il largo.

- Cos'hai detto, marmocchio? Hai osato sfidarmi? - ghignò Ikki. E prima che Ilias avesse anche solo il tempo di avere paura, era già stato superato.

Proseguirono finché la costa non iniziò a farsi indistinta alle loro spalle, Ikki davanti ed Ilias alla sua continua rincorsa. Invertirono la rotta e tornarono a riva. Ma quando Ilias fece per uscire dall'acqua, il Maestro lo fermò. - Di nuovo.

- Cosa?

- Il percorso che abbiamo fatto ora. O credevi che questa sarebbe stata una gita di piacere?

- Nossignore! - esclamò il piccolo, determinato.

Fu a tutti gli effetti una giornata di allenamento, è vero, ma anche, a dispetto delle parole di Ikki, assai piacevole. Nell'acqua Ilias non sentiva i muscoli dolergli per lo sforzo, e arrampicarsi lungo il versante più scosceso della collina somigliava molto ad un gioco di bimbi, come anche correre sugli scogli. Anzi, a dire il vero quello sarebbe stato proibito a qualunque suo coetaneo.

Perché poi cadi e ti fai male e vieni a lamentarti da me”, pensò Ilias, imitando dentro di sé il tono degli adulti. Ridacchiò, sentendo la libertà nel fischio del vento, e aprì le braccia come per volare. Ed inciampò. Riuscì a riportare in tempo le mani avanti, e il volo -piuttosto epico, visto dal punto d'osservazione di Ikki, al quale ricordò molto Seiya prima di uno dei suoi numerosi impatti con le colonne del Grande Tempio ai tempi della prima guerra- si risolse solo con un ginocchio sbucciato.

Ilias sospirò, pensando che forse dopo tutto gli adulti non avevano sempre torto, e scese verso il mare per lavarsi la sbucciatura. Sapeva per esperienza che avrebbe bruciato, ma era meglio che lasciarla sporca.

Pensò che fino a poco più di un anno prima per una cosa del genere sarebbe corso dalla mamma frignando, e si sentì fiero di sé. Si sentì anche un po' triste al pensiero che lei non potesse essere lì a gioire con lui. Gli mancava. Sapeva che quella nostalgia l'avrebbe accompagnato sempre, e in fondo sapeva anche che era giusto così, significava che le aveva voluto molto bene. Proprio per questo cercava di non lasciarsi prendere dalla tristezza. Aveva già trascorso due compleanni senza di lei -quindici maggio, Toro come il nobile Aldebaran, ci teneva a sottolinearlo- ed erano stati i momenti in cui trattenere le lacrime era stato più difficile. Non era più la grande festa di un tempo, non c'erano più regali, ma solo l'allenamento quotidiano e gli auguri burberi del Maestro, che si vedeva che non aveva mai avuto una mamma che gli insegnasse a festeggiare.

A questo pensava Ilias mentre risaliva gli scogli con un ginocchio bruciante di sale, e avrebbe seguito ancora a lungo il flusso dei ricordi se non fosse stato richiamato bruscamente all'ordine. Riprese a correre.

Tornarono a casa ormai a notte fonda. Ilias ciondolava dal sonno, ma stavolta non si lamentò. Ikki gli scompigliò i capelli ancora impastati di salsedine e lo spedì di filato a dormire, risparmiandogli la doccia per il giorno successivo.

 

 

Turn Back The Pendulum -2

 

Erano anni che Galan si era lasciato alle spalle il mondo. A dire il vero il mondo non era composto che di pochi volti amici per chi viveva al servizio della Dea, ma anche quelli, per colpa o per destino, ormai li aveva perduti.

I suoi quattordici anni avevano segnato il confine fra la vita tutto sommato felice di un ragazzino che, seppur fallendo nel tentativo di ottenere l'armatura del Sagittario, aveva visto questa andare all'amico più stimato e amato ed era potuto restare nel Santuario per servirlo, e la vita di un reietto e un criminale. Con un furto ignobile si era disonorato, senza per questo riuscire a salvare la propria madre. Con un duello aveva cercato la morte e il riscatto, rimettendoci un braccio e guadagnandoci in amarezza. Con una sola notte di inganni sconosciuti si era ritrovato solo.

Allora era entrato a servizio del fratello di un traditore. Non aveva mai rimpianto quella scelta, ma c'erano stati momenti in cui aveva fatto male, momenti in cui l'oblio sarebbe giunto gradito, momenti in cui vedere riflesso il Sagittario nel volto e nel cosmo del giovane Leone, e vederlo incrinato d'amarezza e rimpianti aveva minacciato di strappargli il cuore.

 

Le pietre rilasciavano lente il calore del giorno mente il cielo si faceva azzurro scuro nell'aria spessa di salsedine. Galan era seduto di fronte al Quinto Tempio, la schiena appoggiata ad una colonna, gli occhi chiusi e il volto rivolto al sole morente come un vecchio alla ricerca dei raggi che scaldino ossa ormai fragili.

Dalla scalinata sentì provenire voci e risa sottili che immaginò soffocate da candide mani di fanciulle. Il suo primo istinto fu quello di togliersi di lì per evitare ogni contatto, come faceva sempre. Ancora un momento, si disse, ancora un momento di questo sole. Poi se ne sarebbe andato di certo. Ma c'era un profumo di rosmarino e mirto, e... e... Galan non riuscì a ricordare l'altro profumo, ma solo macchie confuse di cespugli gialli e risa di bimbi, e gambe che facevano male dal tanto correre perché scappava a giocare dopo gli allenamenti quando ancora sognava di oro e di glorie, e poi perché scappava a giocare dopo aver lavorato, e di biscotti presi dalle mani già vecchie di zia Penelope e di tunichette strappate e guance sporche.

Quando riaprì gli occhi le due ancelle erano già di fronte a lui, eppure non le vide. Vide invece Demetra nei capelli intrecciati con spighe di grano della maggiore e Persefone nella chioma corvina della minore. Vide l'estate matura e la natura benigna, e il freddo che il sole non aveva potuto scacciare fino ad allora si fece più intenso mentre le lacrime che non aveva avuto il tempo di versare negli ultimi dieci anni, le lacrime per se stesso e più ancora per Aiolia, gli premevano dietro gli occhi come mai prima.

- Galan!

Solo allora riconobbe sotto le spighe di grano Kyriaki, l'amica d'infanzia. La ragazza, dal canto suo, si era portata una mano ai capelli con un certo imbarazzo, come scoperta in un travestimento infantile o in uno sfoggio di vanità fuori luogo. La sua compagna invece scrutava Galan con un certo sospetto, come se fosse stato sul punto di offrirle poco rassicuranti semi di melagrana.

Galan sbuffò e distolse lo sguardo, ignorandola volutamente.

- Andiamo, Kyriaki. - la incitò la più giovane.

- Arrivo, arrivo. - rispose, lasciandosi trascinare via ma senza risparmiare un ultimo sguardo verso l'antico compagno di giochi, uno sguardo improvvisamente stupito degli anni che erano riusciti a passare fianco a fianco senza mai ritrovarsi, e pentito. Non c'era condanna nei suoi occhi, occhi di un verde che Galan non ricordava così intenso.

 

 

 

* Per colpa o per destino è una bellissima espressione. Infatti non è mia, ma di questo geniale signore qui.

 

 

Note per maniaci (ovvero quanto ci piacciono le cronologie): Facendomi due conti ho pensato che Galan dovrebbe avere la stessa età di Aiolos, visto che hanno lottato per la stessa armatura. Aiolos muore a quattordici anni.

Ho inoltre supposto che il furto dell'Ichor sia avvenuto poco prima nello stesso anno, poiché nelle immagini in Episode G (che non sta per Episode Gattino, come molti sostengono, ma palesemente per Episode Galan) in cui si vede Galan prigioniero c'è un Aiolia con un'aria da micino sperduto ma un'armatura visibile sotto il mantello. Aiolia viene ordinato cavaliere a sette anni.

No, non è che ho proprio niente di meglio da fare, è che mi ci diverto sul serio *W*

 

P.S.: se ad Ilias piacciono le albicocche è colpa della solita nota e del fatto che mi ha chiesto il succo di frutta preferito del marmocchio per Make tweed not war.

  
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