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Autore: Akuma    15/12/2010    3 recensioni
Non potevo risparmiarmi un titolo idiota, è nella mia indole! xD
Tuttavia, la presente raccolta contiene delle one-shot al sapore di zucchero e buonismo, come vuole la buona tradizione natalizia. Per cui, beccatevi queste storielle, che hanno per titolo la città del mondo in cui sono ambientate e per protagoniste le nostre immancabili coppie di eroi.
Una volta tanto anche io voglio essere scontatamente scontata e smielatamente smielata!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Montevideo.
Montevideo dai mille colori, Montevideo dai mille fuochi.
Il Natale non è certo fatto di latte e biscotti, pacchi e stelline, pupazzi e palle di neve, a Montevideo.
La capitale dell’Uruguay si anima come un carnevale fatto di musica e fuochi d’artificio. E’ spettacolo puro.
E mancava poco perché Ryoma Hino fosse certo di non aver mai assistito a niente di così festoso e scenografico, tanto che nemmeno il Capodanno a Tokyo sarebbe risultato tanto incredibile in confronto a ciò che stava per vedere.
- E piantala con questo Capodanno a Tokyo, non hai ancora visto niente di veramente spettacolare!- Ramon Victorino lo distrasse dalle sue considerazioni, tanto che il platinatissimo cannoniere si rese conto di aver parlato ad alta voce.
- Ehi, rispetto per la patria, amico.- asserì, tornando ad accostare il capo al poggiatesta del sedile passeggero.
- Ma quale patria, imbecille dagli occhi a mandorla! Te lo ripeto: quando rimarrai senza parole, dovrai darmi per forza ragione.-
Ramon sapeva essere molto gentile, quando voleva.
Inutile dire che quel momento non rappresentava una di quelle occasioni.
- Ti sei svegliato con un porcospino nelle mutande, stamattina? O sei semplicemente entrato nello spirito del tassinaro?- ridacchiò Ryoma, voltandosi verso il compagno.
La Pantera Nera sterzò e cambiò rapidamente marcia.
- Buona questa.- annuì - Ma mi dispiace deluderti, a Montevideo non vale il detto “a Natale si è tutti più buoni”.-
- Neanche a Tokyo, se è per questo.- ribatté il Bomber Giapponese, tutto tronfio per aver dato una stoccata allo spirito selvaggio di Ramon.
- E vuoi farla finita con questa Tokyo? Non fare come le ragazzine, ti prende la nostalgia sotto le feste?-
Ryoma scosse il capo e abbassò il finestrino, l’aria cocente e penetrante dell’estate gli invase i polmoni. Non si era ancora abituato a quella stranezza, per lui dicembre rappresentava da sempre il mese chiave dell’inverno e invece in Sudamerica si moriva dal caldo, il sole tramontava tardi e le cicale cantavano ininterrottamente da mattino a sera.
- Può darsi.- buttò là in tutta risposta, facendosi aria con la mano.
Victorino sorrise tra sé, aguzzando lo sguardo verso il primo parcheggio utile, non mancando di abbagliare con un colpo deciso di fari un ignaro pretendente all’area di sosta che aveva adocchiato lui per primo.
- Tassinaro al cento per cento, amico.- commentò Ryoma, sporgendosi dal finestrino per assicurarsi che l’improvvisato contendente non fosse sceso con la ferma intenzione di prendere Ramon a manganellate.
Certo era che se si fossero trovati a Tokyo, non avrebbe avuto vita facile. O meglio, non avrebbe avuto modo di comportarsi da pirata della strada, visto l’etica del rispetto per il prossimo che vigeva nel paese del Sol Levante.
O perlomeno così credeva, non ne era molto sicuro. Iniziava a dubitare dei propri ricordi, anche di quelli legati alle cose più sciocche. E forse, che diavolo, non aveva nemmeno mai badato all’etica del rispetto per il prossimo!
Forse, convenne tra sé, la doveva piantare di pensare al Giappone, dopotutto si trovava quasi dall’altro lato del mondo, circondato da gente dalla mentalità e dalle tradizioni opposte.
Sospirò.
La notte era appena nata, il cielo coperto di stelle sembrava respirasse a pieni polmoni da quanto era vivo e scintillante.
Con uno strattone al freno a mano, Ramon arrestò la marcia dell’auto e si affrettò a scendere, richiudendo la portiera dietro di sé.
- Ci sei?- diede una voce a Ryoma, il quale se la stava prendendo piuttosto comoda.
- Ehi, ehi, un attimo, perché stiamo correndo?- ribatté questo, stiracchiandosi.
- Quanto sei noioso, Hino! Datti una mossa e basta.- intimò l’altro, ruotando i suoi grandi occhi verdi con impazienza, tanto che il bomber decise di assecondarlo, qualsiasi cosa l’irrequieto amico avesse in mente.
C’era da dire che era piuttosto insolito il fatto che lo stesse trascinando in giro per Montevideo la vigilia di Natale, quando era ben noto che durante tutta la giornata la città fosse deserta.
Ciò che Ryoma non si aspettava era che questa si popolasse improvvisamente, al calar del sole.
Infatti, stranito, si lasciò guidare da Victorino su per una via di mattonelle squadrate sino a che questa non si spalancò inaspettatamente in uno spiazzo ampio ed i muri delle case si fecero d’un tratto sabbia, l’aria s’impregnò di salsedine, il brusio sino ad allora leggero ed impalpabile si trasformò in risate festose e chiacchierii vivaci e le luci dei lampioni divennero scintille di fuochi allegri e scoppiettanti.
Dinnanzi a loro si aprì improvvisamente l’Oceano Atlantico, le cui onde, infrangendosi sulla spiaggia chiara, offrirono loro uno spettacolo che riconciliava col mondo: la luna, meravigliosa, ardeva come una stella fiammeggiante, color dell’ambra più pregiata. Era enorme e irradiava la marea come una madre irradia d’amore il proprio figlio.
La brezza marina che risaliva per la Rambla, calda ed avvolgente come un abbraccio, scosse Ryoma da capo a piedi.
Allo stesso tempo Ramon si gettò alle spalle le scarpe che si era prontamente sfilato e cavò da una tasca dei calzoncini una manciata di quelli che al compagno parvero dei botti da armeria clandestina, troppo spropositati per essere dei normali petardi.
- Ti metti a fare anche il terrorista bombarolo, adesso?- fu il suo commento spassionato, facendo tanto d’occhi.
Ma Victorino questa volta sorrise sornione, invece di rimproverarlo di nuovo e si affrettò a passargliene un paio.
- Siamo arrivati appena in tempo!- fece, mentre la spiaggia fu inondata da un coro di voci trepidanti.
Era un conto alla rovescia.
- In tempo per cosa?- domandò Ryoma, gli occhi spalancati e l’aria smarrita.
Ramon fece scattare l’accendino e lanciò.
- Per questo!-
E mentre pronunciava l’ultima frase, le mille voci scoppiarono in un grido di tripudio.
I singoli botti lanciati dalle persone che affollavano la spiaggia esplosero quasi contemporaneamente, in un crepitio festoso: era scoccata la mezzanotte.
Quasi simultaneamente, la notte si tinse di rosso. E poi di giallo. E di verde. E di blu.
Nella volta stellata deflagrarono i primi fuochi d’artificio e tutt’un tratto gli occhi di Ryoma si spalancarono ancor di più, colmandosi dei loro lampi vivaci.
E per un attimo, un fugace e folle attimo, gli parve di essere stato catapultato a Tokyo, dove le luci illuminavano a giorno il cielo stellato. Eppure, inspiegabilmente, il calore e la genuinità dell’Uruguay gli rimbalzarono nel petto, finché non avvertì il cuore martellargli in gola, palpitante di vita.
La similitudine con il suo paese natio era sottile, astratta ed a tratti improbabile, eppure d’un tratto divenne talmente reale, tanto tangibile da intenerirlo.
Fu così che scoprì che, incredibilmente, a Montevideo il Natale si celebra con festeggiamenti per le strade, sulle spiagge e nei locali più disparati con fuochi d'artificio, musica e risate colme di sogni e speranze fino al mattino.
- Ti senti un po’ più a casa, ora?- sorrise Victorino, i cui occhi di smeraldo illuminati dai bagliori dei fuochi parevano ancor più inverosimilmente verdi.
Ryoma si voltò verso di lui, la bocca aperta dallo stupore.
- A casa.- annuì in risposta, distendendo poi le labbra in un sorriso grato.
   
 
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