Piccole noticine di inizio: il protagonista è il poeta latino Publio Ovidio Nasone, nel periodo immediatamente successivo alla sua relegatio a Tomi, che, secondo la leggenda, fu fondata da Eete per ricordare la morte del figlio Apsirte per mano della sorella, Medea. Per Ovidio, abituato alla moderna e civilizzata Roma, vivere in una terra così brutale e selvaggia rappresentava praticamente l'inferno.
La musa citata, Euterpe, colei che rallegra, è tradizionalmente la protettrice della poesia lirica; ho immaginato muto il suo flauto per via della tristezza di Ovidio.
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Euterpe, o di canti nel vento.
102. Cortometraggio di un esiliato.
«Quod tentabam dicere versus erat»
Questa terra maledetta è intrisa di sangue e vendetta; a ogni passo urla di odio e dolore mi scuotono il petto. Le onde rabbiose risuonano di lamenti ferini e ferite senza tempo.
Le senti anche tu, non è vero, mia cara?
È una landa aspra e selvaggia, come l’uva selvatica ai primi di marzo. L’oceano lambisce le coste con furiosa dolcezza, e non c’è nave che porti gentili novelle, o approda vascello che mi sospinga tra i vivi. Fabia mi attende al di là delle onde, e non ci sei che tu, al mio fianco, col tuo flauto silente.
Cantiamo, o adorata? La tua voce addolcisce quest’aria feroce, questo peso nel cuore che scioglie in sospiri.
Cantiamo, mia dolce, dolcissima Euterpe?
Note finali: Piccolo regalo di Natale per Lalla, segreta ispiratrice di questa storia ♥ Nella pagina di presentazione dell'autore, il mio libro di letteratura latina affermava che Ovidio avesse una Musa personale che davvero gli cantava dentro: non smise mai di comporre, neanche a Tomi, neanche nei periodi più bui. Questa frase mi ha sempre ricordato un po' te: ti ho sempre invidiato la straordinaria capacità di scrivere fluidamente in ogni momento, su qualsiasi cosa. La tua Musa deve essere davvero instancabile. Dedicata a te, quindi: buon Natale ♥