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Autore: stillnotboring    16/12/2010    2 recensioni
E, se si sforzava, riusciva ancora a sentire il vago sapore di caffè e tabacco della sua bocca, il calore delle sue braccia, i suoi occhi così dannatamente felici, la neve impigliata nei suoi capelli, bianca su quel nero accecante.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Snow.
Angolo dell'autrice: Ciao a tutti! E' la prima fanfiction su Harry Potter che scrivo, o meglio che pubblico... venuta così, di getto, forse perchè fuori nevica :D è ambientata nei primi tempi dopo la morte di Sirius. Spero vi piaccia, e i commenti di ogni tipo sono sempre ben accetti ^^
See u soon! <3

Snow.

23 Dicembre.
Remus Lupin si svegliò di soprassalto da un sonno agitato. Sospirò, restando per un attimo a fissare il soffitto.
Era solo un sogno. Solo un sogno. È tutto finito, si disse, come per consolarsi. Ormai era normale routine. Lo stesso incubo. Lo stesso risveglio in preda al panico. Lo stesso vetro appannato dal freddo della finestra, e...
No, il davanzale pieno di neve effettivamente era una novità.
Si alzò lentamente, stropicciandosi gli occhi, e si avvicinò alla finestra. Il suo riflesso gli restituì l'immagine di un Remus tanto stanco e provato da sembrare più vecchio di una decina d'anni.
Nevica.
Gli venne d'istinto la voglia di uscire, così, tanto per non essere costretto a restare in quella camera, in quella casa, non un minuto di più.
Si infilò il mantello sul pigiama e uscì in cortile, e il freddo pungente lo colpì in pieno volto, facendolo rabbrividire.
Si sedette sull'asfalto e prese a smuovere piccoli mucchi di neve.
Scendeva così leggera e delicata, e nei suoi pensieri tornarono improvvisi una foto e una mattina di vent'anni prima.

Hogwarts era già di per sè un luogo stupendo, ma circondata dal bosco innevato era lo spettacolo più bello che Remus avesse mai visto, poteva giurarci.
Riusciva ad avvertire una strana poesia in quel freddo penetrante, nelle sue mani tese che raccoglievano mucchietti di neve per poi lanciarli via.
Era tutto così poetico, e silenzioso, fino a quando...
Pam.
Una palla di neve lo colpì in pieno sulla nuca, seguita da una sonora risata.
«Che accidenti fai qui alle sette di mattina? Si gela!» esclamò Sirius, arrivandogli alle spalle, ancora con un sorriso divertito sul volto.
«Idiota» rispose Remus, dandogli una spinta e non riuscendo a reprimere un sorriso. «Se hai freddo tornatene...»
Non riuscì a finire la frase e fu abbagliato da un flash.
«Non riuscivo a resistere. Hai tutta quella neve in testa!» ridacchiò Sirius.
«Dammi quella macchina fotografica!» sbraitò Remus. Odiava essere fotografato a tradimento. In effetti, odiava essere fotografato e basta.
Allungò la mano per prenderla, e Sirius alzò il braccio, togliendola dalla sua portata. I centimetri in più giocavano sempre a suo favore. Remus saltellò sentendosi abbastanza patetico, come se il sorrisetto sarcastico dell'amico non bastasse a farlo sentire idiota.
«Te la lascio solo se mi dai un bacio.»
Si fermò quasi all'istante, arrossendo. Ulteriormente patetico. Cos'era, una ragazzina?
Sbuffò, lo afferrò per la sciarpa e avvicinò le labbra alle sue.

E, se si sforzava, riusciva ancora a sentire il vago sapore di caffè e tabacco della sua bocca, il calore delle sue braccia, i suoi occhi così dannatamente felici, la neve impigliata nei suoi capelli, bianca su quel nero accecante.
Chiuse gli occhi, imponendosi di non piangere. Di non versare nemmeno una lacrima. Sempre ammesso che non le avesse già finite tutte.

«Mi fai un favore, però?»
Tornavano al castello insieme, la macchinetta al sicuro nella tasca di Remus.
«Cosa?»
«Sei carino nella foto. Non buttarla.»

E quella foto l'aveva conservata per anni in un cassetto, un po' come il loro amore.
Continuò a tracciare linee con le dita, senza rendersi conto della neve ormai sciolta e del pallido sole che illuminava timidamente l'uomo spento che era diventato.
«Remus?» la voce di Harry gli giunse chiara nel suo torpore, e lo vide accanto a lui, a fissarlo con il suo stesso sguardo triste. Gli posò una mano sulla spalla tentando di sorridere.
Lascia correre, Moony, gli avrebbe detto Sirius, e aveva ragione. Il bianco di quella neve, lo stesso che lo consumava giorno per giorno, non poteva durare per sempre. Se la scrollò dalle spalle, lasciando sull'asfalto quel bianco e, gli sembrò, anche un po' del suo dolore.

[Alla mia migliore amica, che sta passando un brutto periodo. Lascia correre anche tu. :)]
  
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