Il soffitto era immutabile.
Stesa a terra, stringendo una bottiglia di liquore nella mano, Sakura
fissava
il soffitto.
Bianco, con qualche traccia scura di dove una volta c'era stata una
ragnatela,
uccisa dalla sua letale scopa.
Si portò la bottiglia alle labbra sottili, ingoiando il
liquido che le
offriva.
Amaro, come ogni liquore che le bruciava la gola.
Dolce, come la previsione che ciò le
avrebbe fatto
dimenticare tutto, anche solo per un po'.
Bianco, ripeté stordita. Le sarebbe così piaciuto
essere inghiottita da quel
candore.
Si rotolò su un fianco, sentendo come le tempie urlassero
per quel movimento.
Era ubriaca, ubriaca fradicia, come ogni week end da due anni, come
ogni sera
libera, come ogni benedetta volta che vedeva la bottiglia che comprava
disinvolta al supermarket. Cosa c'era da stupirsi, ormai?
Sakura odiava bere, l'odore dell'alcool la stordiva e il sapore, troppo
forte,
la scuoteva violentemente.
Quando si preparava il primo drink, fissava il bicchiere con odio, ma
poi se lo
rigirava tra le mani cautamente, fintamente pensosa. Era
così carico di
aspettative quel liquido, maliziosamente la ingannava con promesse;
promesse di
offuscare il ricordo della guerra, del sangue e di tutti quei pianti. E
allora
cedeva, debole, ingoiando senza gusto.
Solitamente, prima di perdere il filo logico del mondo, Sakura riviveva
tutto,
ogni istante dell'interminabile guerra combattuta tra bene e male,
concedendosi
di essere dalla parte del bene.
Ricordava i sorrisi, le promesse, le cotte, gli esami della sua
adolescenza e
poi, all'improvviso, il dolore, i feriti, i morti ed i suoi amici. Li
aveva
visti cadere, uno dopo l'alto, stoicamente.
Uno dopo l'altro, tutti, tranne lei.
Morti, silenziosi e orgogliosi, per il bene delle future generazioni,
di cui nessun loro erede avrebbe mai fatto parte. Naruto se n'era
andato via
sorridendo, dicendole per l'ultima volta, mentre lei cercava di curarlo
come
una pazza, che l'amava, proprio come quand'erano adolescenti e
trascorrevano i pomeriggi
ad allenarsi con Sasuke. Già, Sasuke. Lui
era morto silenziosamente
invece, come al solito, lontano da lei: soltanto il suo corpo era
tornato a
Konoha, pallido e trasfigurato dalla guerra. Non gli aveva nemmeno
detto addio,
c'erano stati troppi feriti per pensare al dolore. Si era imposta di
rimanere
forte.
Anche Ino glielo diceva sempre, mentre prestava soccorso, accanto a
lei, alle
vittime di una guerra senza senso. E poi, era scomparsa anche lei,
silenziosa,
cedendo alla vendetta che il suo cuore urlava, lasciandosi trasportare
da quel
sentimento umano che bramava la morte degli assassini del team 10. E
Sakura
era rimasta in piedi piangendo, aveva esultato per la fine
della guerra,
da sola, e adesso viveva con quella manciata di
sopravvissuti che
tentava di ricostruirsi una vita. Non riusciva a dormire
però, quello no. I
suoi ricordi, le sue ossessioni, la tenevano sveglia, finché
insopportabili,
non la spingevano in cucina, tra le bottiglie che lentamente si
svuotavano col passare dei giorni.
Allora, stordita dalla vodka e sfinita dal lavoro, cadeva in un sonno
agitato,
dove non c'erano né sorrisi né bianco, soltanto
sangue.
Quando si svegliava, ancora più esausta, tendeva una mano
verso il soffitto,
sperando di esserne catturata e sparire; sbatteva le palpebre,
implorando di
essere inghiottita in quel candore, ma traditore, il bianco mutava e
glieli faceva
rivedere tutti, da Hinata a Tsunade, provocandole una stretta al
cuore.
"Essere forte" si diceva. Poi prendeva la prima bottiglia piena che
trovava e ci
incollava le labbra bagnate e tremanti, che sapevano di sale.
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Premettendo che Sakura la odio, sì, questa ff ce l'ho in mente dal 2009 X°D dovevo scriverla. Ovviamente è collocata nel futuro, dopo la guerra e la morte quindi, di tutti i suoi affetti.
Se è piaciuta...bene XD
Alla prossima <3